Fedeli e combattenti come Maria
Dio ha voluto che Maria fosse la sua donna, la donna pensata ab aeterno per il suo piano di salvezza, la donna nella sua più alta e piena espressione umana, la donna massimamente esaltata nella sua triplice vocazione filiale materna e sponsale, la donna concepita come modello paradigmatico di un’umanità sempre fedele al Signore e capace di indomito spirito di combattimento spirituale. Ma allora Maria non ha avuto nessun merito? Anche in questo caso, non è possibile spiegare in che modo Dio abbia coniugato la sua onnipotenza con la libertà personale della sua creatura, ma sappiamo quel che conta, e cioè che egli ha predisposto le cose perché Maria fosse capace di corrispondere al suo volere pur senza comprometterne la libertà di scelta. Maria, pertanto, ha avuto l’altissimo merito di essere serva fedele e fiera combattente di Dio. E’ Dio stesso che ha fatto di tutto perché Maria acquisisse realmente per l’eternità questo altissimo merito al suo cospetto e al cospetto di tutte le creature celesti e terrene. Ma senza esercitare su di lei alcuna particolare pressione, al di fuori di quella salvifica del suo possente amore.
Attraverso il suo modo di operare con Maria, il Signore ci ha detto: è cosí che io vi voglio, fedeli e combattenti come questa donna; è per questo che io vi ho fatti, perché voi mi serviate in terra per essere glorificati in cielo; amatela questa donna, questa sposa, questa madre, che tanto ha faticato e fatica per voi, e vedrete che riuscirete ad imitarla sempre meglio, e persino i meno capaci di voi saranno da lei trascinati verso il Cielo. E’ accaduto cosí che questa donna, cosí semplice e tribolata, sia stata l’essere umano più puro e più tenero della terra, più esemplarmente credente e determinato nella lotta contro il peccato e contro il male in tutte le sue forme.
Maria è stata prescelta perché incarna il resto più santo di Israele e quelle che, nel progetto divino, avrebbero dovuto essere le due più importanti virtù di Israele: per l’appunto, la fedeltà e lo spirito di combattimento. Non si può essere combattenti di Dio al di fuori dello spirito di verità, né si può essere fedeli alla verità divina senza essere combattenti di Dio. Credente vero e gradito a Dio è colui che, nonostante ogni limite ed errore, ma alieno da ogni finzione o simulazione, si sforza di coniugare nella sua vita personale fedeltà e spirito di combattimento. E Maria fu fedele e fu combattente di Dio per antonomasia prima della nascita terrena di Gesù e poi, per sempre, insieme a Gesù e per Gesù.
L’esistenza di Maria, in questo senso, fu la lode creaturale più eccelsa di Dio. L’esistenza di Maria è la sua stessa preghiera, che non si esaurisce mai nei canoni della ritualità religiosa o della religiosità condivisa e consuetudinaria o meramente ripetitiva della sua gente ma che, persino nei momenti più oscuri e dolorosi, è sempre lode sincera e spontanea di Dio ed è sempre lode che, per riprendere un’incisiva espressione di Giovanni Paolo II, riflette una fede «personale e adulta, illuminata e convinta» (Ecclesia in Europa, 28 giugno 2003).
Ma, come è stato giustamente osservato, questa lode, che è espressione di esemplare fedeltà al Logos e alla volontà di Dio onnipotente, «assume un tono forte, una forma rigorosa, perfino contestataria: essa denuncia le false scienze che allontanano dalla fede, i poteri che alimentano le violenze, le ricchezze che moltiplicano le disuguaglianze» (R. Etchegaray, Il “Magnificat” di Maria e della Chiesa in cammino, in AA.VV., Una luce sul cammino dell’uomo. Per una lettura della “Redemptoris Mater”, Città del Vaticano, 1987, p. 82). Infatti Maria, la quale conosce bene gli inganni dell’animo umano e le dinamiche inique del mondo, crede in un Dio che liberi dalla presunzione del sapere umano, dalle logiche vessatorie dei potenti, dalle inclinazioni egoistiche e antisolidali dei ricchi, anche se non in una prospettiva semplicemente economico-politica ma in una ben più radicale e risolutiva prospettiva escatologica. Il Magnificat è una denuncia della realtà umana cosí com’è e dell’assoluta insufficienza dei valori mondani; è, al tempo stesso, l’annuncio del regno di Dio e quindi di un tempo senza tempo in cui, come dice l’apostolo Pietro, la perfetta giustizia prenda dimora tra gli uomini. Il Magnificat è la lode di una donna consapevole di essere una piccola donna e cosí bisognosa di Dio da essere disposta ad essere la sua “serva”, ma è anche la lode di una donna che ha esperienza diretta e personale di quel Dio che ha voluto fare cose grandi e non provvisorie in lei proprio in ragione della sua assoluta disponibilità ad amarlo e servirlo con tutta la sua mente, con tutto il suo cuore, con tutte le sue forze.
Maria magnifica Dio ma è poi magnificata dal Signore perché è umile sul serio: non è umile come chi parla di Dio senza percepirne la reale e immediata presenza, o come chi fa sfoggio di eloquio calmo e mite conducendo una vita tranquilla e rispettabile posta ben al riparo da incomprensioni ed insulti, o anche come chi è sempre tentato di fare un uso non già serio e sobrio bensí paternalistico e ricattatorio del concetto-valore di umiltà. Ella invece è umile come chi, sentendosi esistenzialmente e socialmente un niente pur senza autocommiserarsi, scopre con innocente ed immediato stupore di essere amato realmente, proprio per la sua naturale e non “artefatta” umiltà, da Dio e da quel Dio biblico che ha promesso di amare in eterno tutti coloro che confidano senza riserve nella sua misericordia ed hanno il cuore docile e pronto all’ascolto e all’osservanza della sua parola.
Maria è realmente umile perché è realmente fedele a Dio, perché fa della volontà divina la sua propria volontà, pur tra comprensibili pause di riflessione di una vita piena di ansie e di contrarietà, non esitando cosí con una semplicità ed un vigore disarmanti a combattere per il suo unico Signore, che redime i poveri e gli oppressi, i giusti e i mansueti. Maria, essendo fedele a Dio non solo nella sua “anima” ma nella sua stessa carne, non può fare a meno di combattere per lui, testimoniandone in modo aperto ma non mellifluo lo spirito amorevole ma indefettibile di giustizia e annunciando senza mezzi termini che esso è e sarà spirito di perdono ma anche di condanna, spirito di accoglienza ma anche di rifiuto, a seconda che le creature cerchino o non cerchino e cerchino sinceramente o ipocritamente il loro Creatore.
Maria combatte per il suo Signore portando, nella sua vita e nella vita tout court, il fuoco dell’amore, perennemente ardente e inestinguibile come il roveto biblico; un fuoco che tuttavia, pur essendo finalizzato alla salvezza integrale del genere umano e di ogni singola persona, non è solo causa di unità ma anche di divisione tra gli uomini e nel cuore stesso di ciascun uomo. Maria non è passiva, non è inerte, non è indifferente alla condizione e al destino dei semplici e degli ultimi, dei sofferenti e dei disperati, e di quanti cercano onestamente la via della conversione, ma combatte nello spirito di verità del suo Signore, amandolo e credendo senza discutere nel suo insegnamento. Perciò questa soave e coriacea combattente di Dio è e resta simbolo altissimo, nella storia religiosa e universale dell’umanità, di una religiosità non alienante e disimpegnata ma profondamente consapevole e radicalmente liberatrice. Ci aiuti Maria ad essere fedeli e combattenti come lei restandoci sempre accanto.