La madre di Gesù e Maria Maddalena

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Che Maria di Nazaret sia stata l’immacolata concezione di Dio non significa affatto che ella non sia stata donna tra donne e non abbia vissuto integralmente la sua femminilità, la sua corporeità e la sua psichicità. Ci mancherebbe altro: Dio ha avuto bisogno di una donna vera, non di un manichino, non di una caricatura di donna. Tutto ciò che una donna normale avverte, lo ha avvertito anche lei: sensazioni, emozioni, sentimenti, turbamenti, affetti, passioni. Le altre donne furono e sono diverse da lei, in maggiore o minor misura, solo perché nessuna di esse è stata e sarà mai capace come Maria di conformare a Cristo Signore tutta la sua esistenza, tutta la sua realtà psico-fisica e spirituale. Ciò che fa la differenza tra Maria e le altre donne è il diverso peso esercitato dall’esperienza di Dio sulle rispettive esistenze che non possono dunque non modellarsi ed articolarsi in modi diversi. Sin da piccola a Maria accadde di sentire Dio non come un’entità astratta e lontana ma come la persona più importante della sua vita, beninteso non in senso patologico. Dio per lei non fu mai una fissazione paranoica, non fu un’ossessione o una sorta di censura morale funzionale ad un più efficace controllo della sua pulsionalità biopsichica. Al contrario, Dio da lei fu vissuto e sempre più interiorizzato come la persona reale più sapiente, buona, mite, dolce, interessante e affascinante della sua vita, come la persona più amabile, più seducente e coinvolgente che le potesse mai capitare di incontrare e di conoscere. Cosí si mise a servire Dio, in corpo ed anima, non tanto per dovere quanto per propria necessità spirituale, non tanto per sacrificio ma per gioia personale, il che non toglie che, strada facendo, il servirlo alacremente non comportasse anche una notevole fatica spirituale.

Per questo Maria avrebbe sempre avuto un grandissimo rapporto di familiarità con Dio, della cui grazia, del cui amore e della cui benevolenza sarebbe stata riempita oltre ogni possibile immaginazione. Cosí stanno le cose: niente di anormale, niente di patologico, e niente di iperbolicamente sovrannaturale, anche se indubbiamente la normalità esistenziale di Maria è qualcosa di umanamente straordinario e anzi unico. Dio fece certamente per lei ciò che ordinariamente non ha fatto e non fa per nessuno di noi: avrebbe messo lei, più di altri nella storia di tutti i tempi, nella condizione di corrispondere in modo ottimale alla sua volontà; ma bisogna considerare anche che il compito affidato a Maria fu, dopo quello e insieme a quello affidato a Cristo, il più difficile e il più delicato dei compiti da Dio assegnati a tutte le sue creature.

Non bisogna essere superficiali e commettere l’errore di pensare: “fortunata quella Maria di Nazaret!”. Chi sta più vicino a Dio è certamente più fortunato di altri, se proprio si vuole usare questo termine improprio, che sono più lontani da lui, ma la maggiore vicinanza a Dio, se è una vicinanza effettiva e non fittizia, è controbilanciata da responsabilità ed oneri di gran lunga più gravosi di quelli che incombono su coloro che hanno sperimentato di meno il favore divino. Non si è più vicini a Dio per caso o per un destino bizzarro: se gli si è più vicini, non esteriormente ma intimamente, è solo per portare una croce più pesante. Di questo si può essere sicuri.

Tuttavia, anche a chi ha avuto esperienze del divino meno esaltanti e meno sistematiche di quella mariana Dio può concedere il suo amore senza misura, essendo egli certo che coloro che davvero lo amano non si mettano a discutere le sue scelte ma anzi siano pronti a gioire anche per i doni immensi o sproporzionati che dovesse eventualmente elargire a coloro che sembrano amarlo di meno. Infatti, una donna molto diversa da Maria, con un percorso esistenziale molto più tortuoso e complicato del suo, con una fede iniziale presumibilmente quasi nulla, con esperienze di vita assai amare ed umilianti e con un quadro clinico e psicologico molto critico e preoccupante, avrebbe ottenuto alla fine da Dio, tramite il suo Cristo, lo stesso amore, anche se non lo stesso ruolo, da lui concesso alla santa vergine. 

Anche questa donna si chiama Maria, Maria di Magdala. L’evangelista Luca la descrive al seguito di Gesù in questi termini: «C’erano con lui i Dodici, e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni» (8, 1-3). Dunque, Maria Maddalena era al seguito di Gesù e dei suoi apostoli e insieme ad altre donne che, come lei, erano state guarite “da spiriti cattivi e da infermità”, quindi da malattie psichiche e fisiche molto serie e per niente indipendenti dalla loro stessa debolezza spirituale e dal loro stato di peccato (come può chiaramente evincersi anche dalle parole di Gesù in Lc 11, 24-26 e Mt 12, 43-45 dov’egli parla di “sette spiriti impuri” e di “malvagità” di coloro in cui si annidano), anche se solo dalla sua persona il Signore aveva dovuto scacciare ben sette demòni che sono il segno evidente di una condizione umana di particolare prostrazione e sofferenza, di particolare lontananza dallo Spirito Santo e quindi dallo spirito puro e benefico di Dio, ovvero dalla sua grazia.

Maria Maddalena, prima che Cristo la sanasse e indipendentemente dai suoi mali e dai suoi peccati specifici che non è dato peraltro conoscere perfettamente su base evangelica, era molto prossima alla condizione in cui si era trovata o si trova Eva dopo aver peccato contro Dio e aver rotto il rapporto di amicizia con lui. Lontana da Dio Maria Maddalena come Eva sta molto male, non vive più, non vive nella grazia di Dio, è quasi completamente morta e destinata a morire nel suo peccato. Ma Dio, per mezzo del suo Cristo, ha ancora pietà di lei, la tratta anzi come una creatura che non ha mai cessato di amare profondamente, impone di nuovo sul suo corpo e sulla sua anima le sue mani misericordiose e vivificanti, e Maddalena ritorna alla vita, anzi capisce solo adesso che cos’è veramente la vita, con il cuore ricolmo di gioia e capace di esprimere una gratitudine che non avrebbe mai più smesso di manifestare concretamente al Signore che dà la vita, a colui che ormai sarebbe stato per sempre il suo Signore. Al punto che Gesù, il suo Signore e non altro – penso sia chiara l’antifona per taluni esegeti tendenziosi e capziosi – il suo Dio e non un suo amante, il suo Maestro (Rabbuni!, Maestro mio!, lo chiama quando lo riconosce da risorto) e non un suo pari, da lei amato tanto castamente quanto appassionatamente come non aveva mai amato e non avrebbe mai più amato nessuno in vita sua, avrebbe abbondantemente contraccambiato questo amore inebriante per intensità devozionale e per purezza di spirito non solo perdonandole tutti i suoi peccati (Gesù stesso, non riferendosi a lei, aveva detto in una certa occasione: “sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”, Lc 7, 47), ma affidandole addirittura il compito angelico di annunciare ai suoi stessi apostoli la notizia più lieta e più importante della loro e della nostra fede in Cristo: la sua Resurrezione. Quella donna mondana e impura non solo era stata purificata e redenta ma era stata incaricata di dare alla chiesa nascente di Cristo e, per suo tramite, all’umanità intera quello che sarebbe stato l’annuncio più sensazionale di tutta la sua storia passata, presente e futura: Cristo è risorto e quelli che credono e vivono in lui potranno risorgere in lui e con lui!  

Maria di Nazaret aveva ricevuto tanti privilegi ma non quello di annunciare al mondo che Cristo era risorto! Sí, aveva ricevuto l’annuncio dell’angelo, evento anche questo inaudito, ma, per quanto il Magnificat sia un annuncio profetico-escatologico di altissimo valore, non le sarebbe stato concesso di annunciare a sua volta un fatto importante e decisivo (com’erano stati la nascita e la resurrezione di Gesù). Ma come, ma perché? La prima a non meravigliarsene sarebbe stata proprio lei, la quale ben conosceva l’eccezionale apertura d’animo, l’infinito spirito di equità e di equanimità del padre suo e del suo sposo celesti come del figlio suo divino, entrambi capaci di un perfetto e ineguagliabile spirito di misericordia e di giustizia.

La donna che Gesù aveva chiamato a nuova vita o a vivere finalmente nella verità e nell’amore era l’esempio più eclatante della misericordia di Dio, era un capolavoro della sua grazia, perché egli aveva portato quella donna disperata e peccatrice a vivere come Maria, la vergine santa, la sposa di Dio, la madre della Vita, la più fedele collaboratrice dell’unico Signore del cielo e della terra: la prima Eva aveva capito nella persona di Maria Maddalena che la vita poteva essere amata, posseduta e trasmessa per sempre solo dalla seconda Eva o attraverso la seconda Eva, Maria di Nazaret, la donna obbediente a Dio non per costrizione ma per amore. Maria nazarena probabilmente, senza poterne avere chiara o lucida consapevolezza, aveva intuito tutto questo e non poteva che gioirne lodando il Signore per il suo amore sconfinato. E l’indizio più evidente anche se indiretto di questa gioia e del rapporto di amicizia e di familiarità che si era instaurato tra lei e Maria Maddalena è dato dal fatto che quest’ultima è vicina alla santa vergine e alle altre donne a lei affettivamente legate, «che avevano seguito Gesù sin dalla Galilea per servirlo» (Mt 27, 55), nel momento dell’agonia e della morte in croce di Gesù: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Magdala» (Gv 19, 25).

Gli apostoli, piuttosto, avrebbero avuto probabilmente con quella donna salvata da Cristo su una riva del lago o del mare di Galilea un rapporto non difficile ma certo meno tenero e meno affettuoso di quello intercorso tra lei e la madre di Cristo. Se la madre di Gesù avesse annunciato loro: «Ho visto il Signore» (Gv 20, 18), il Signore è risorto, essi probabilmente avrebbero creduto per il sentimento d’amore e di stima e di vera e propria venerazione che avevano sempre nutrito per la madre del loro Signore. Oppure sarebbero rimasti quanto meno a meditare. Ma, in ogni caso, ancor più difficile era per loro credere ad altri, anche a qualcuno di loro (Tommaso giunse a non credere a tutti gli altri apostoli), e naturalmente alla Maddalena. Verso la Maddalena la loro disponibilità a credere era molto bassa, non perché donna, sia chiaro, bensí semplicemente perché memori che ella era una miracolata, una convertita, degna di affetto e di considerazione come lo sono tutti i convertiti di Dio, ma pur sempre una di quelle persone che, per aver sperimentato in modo molto pesante e drammatico le angustie e i tormenti del peccato, potevano essere più esposte a certe debolezze o suggestioni della mente. Per cui non era probabile, non era credibile che il Signore avesse pensato di farla «apostola degli apostoli»: «essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero» (Mc 16, 11).

Già allora, come si vede, anche se qui vengono spesso proposte interpretazioni deformanti o fuorvianti rispetto alla reale dinamica psicologica e spirituale di questo episodio evangelico, la Chiesa non si mostrava completamente all’altezza dei suoi compiti, non era totalmente “infallibile”. E infatti Gesù, che pur nella sua infinita mitezza non ne giustifica affatto certi errori di valutazione (purtroppo piuttosto ricorrenti nella storia della Chiesa), avrebbe rimproverato gli apostoli «per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto» (Mc 16, 14). Anche perché, in fin dei conti, non i suoi apostoli gli si erano mostrati fedeli sotto la croce ma, ad eccezione di Giovanni, le donne tra cui sua madre e per l’appunto Maria Maddalena. Quindi, anche da questo punto di vista, perché il Signore non avrebbe potuto sceglierla come ambasciatrice della sua resurrezione? E perché non avrebbe dovuto aver titolo ad essere creduta dai suoi undici apostoli? E’ pur vero che, nella società ebraica, la testimonianza di una donna non aveva alcun valore: ma questo semmai, per Gesù, era un motivo in più per cominciare a cambiare le cose anche in ordine alla dignità femminile. Agli stessi evangelisti non sarebbe sfuggita la singolare e significativa predilezione di Gesù per la Maddalena: prova ne è il fatto che ella, a parte naturalmente la madre di Gesù, è l’unica donna ad essere citata in tutti e quattro i vangeli canonici. Quante Maria di Magdala saranno rimaste e restano ancora inascoltate nella storia dalla Chiesa di Cristo? 

A volte ci dimentichiamo o siamo incapaci di pensare come nostro Signore e persino coloro che dovrebbero averne un’esperienza più ampia e una conoscenza più solida tendono talvolta a sostituirsi a lui o a prescindere da lui. Ma anche oggi, ben oltre le gerarchie e gli organismi decisionali della sua Chiesa, su cui tuttavia non cessa di soffiare lo Spirito, è solo il Signore che decide chi siano i suoi amici, i suoi discepoli, i suoi servitori, e non sulla base di criteri discrezionali e mutevoli, sebbene non si possa vietare a Dio di operare in modo discrezionale, ma sulla base di criteri oggettivi universali ed immutabili decretati ab aeterno dalla sua Parola e dalla sua Sapienza. E chi lo rappresenta in terra anche da un punto di vista ministeriale, posto che ne sia degno, non può e non deve derogare dai suoi criteri, magari inavvertitamente, proprio per non fare della sua Chiesa una navicella molto più debole e malandata di quel che potrebbe essere. Bisogna che la Chiesa, bisogna che noi tutti, ricordandoci di santa Maria di Magdala, torniamo sempre a riflettere sul reale significato e sulla vera portata salvifica dell’opera di Cristo.