Ad Jesum per Mariam oppure ad Mariam per Jesum?

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Adesso i mariologi, dopo aver scritto migliaia e migliaia di pagine su Maria di Nazaret, si accorgono che c’è ancora una questione che va chiarita e precisata, al fine di evitare che si coltivi una fede erronea: è veramente corretto continuare a ripetere il motto ad Jesum per Mariam o non sarà il caso di riproporre esclusivamente il più ortodosso ad Mariam per Jesum? Non voglio fare battute polemiche ma viene spontaneo chiedersi se queste preoccupazioni teologiche non siano in realtà questioni di pura lana caprina.

Come si articolano queste preoccupazioni? Non c’è dubbio, si dice, che Maria abbia cooperato alla salvezza operata da Cristo; però bisogna stare attenti al modo in cui questa verità viene oggi comunicata, in quanto si riscontrano, nel presente che stiamo vivendo, modi di presentarla e comunicarla piuttosto ambigui e falsi perché non rispondenti e anzi contrari ai dati biblici. Ed ecco uno dei passaggi centrali: «Presentare Maria come un’intermediaria che si frammette tra noi e Cristo, come lascia intendere il motto Ad Iesum per Mariam, può ingenerare l’idea che Cristo è lontano e il contatto con lui non sia immediato, ma sempre mediato da Maria. In questa ottica il fedele dovrebbe preoccuparsi d’incontrare direttamente Maria e solo indirettamente Gesù, che verrebbe contattato in Maria o attraverso lei» (S. De Fiores, Un problema, oggi, di comunicazione, nel sito “Madre di Dio”, agosto-settembre 2009).   

Quella che qui viene chiamata “intermediaria” è la Madre di Cristo e, sono certo di non sbagliare, è difficile che qualcuno, pur privo di particolari conoscenze teologiche, possa pensare che la Madre di Cristo possa frammettersi «tra noi e Cristo», visto che ella, a chi glielo chiede fiduciosamente, può consentire (perché ha ricevuto tale potere da Dio) solo di conoscere meglio il Figlio, di contemplarlo più da vicino e senza tutte quelle mediazioni esegetiche, spesso artificiose, che potrebbero anche ostacolare anziché favorire la visione del vero volto umano e divino di Cristo. Perché mai il più ingenuo dei credenti, nel rivolgersi a Maria, dovrebbe pensare che «Cristo è lontano» e che «il contatto con lui» debba essere «sempre mediato da Maria», dal momento che, nel rivolgersi alla sua madre celeste, non fa altro che eseguire la precisa disposizione data da Cristo morente sulla croce? Maria non media niente per sua volontà, ma, essendo pur sempre la Madre di Dio e contemporaneamente (per volontà esplicita di Dio) la madre di tutti i credenti, non può che assolvere il suo ruolo meraviglioso: di pregare Dio Figlio e Dio tout court a favore dei suoi figli terreni e di incoraggiare concretamente i figli terreni a seguire e ad amare Cristo (come si evince limpidamente dalle nozze di Cana).

Per cui il contatto con Cristo è certo «diretto e immediato mediante la fede e i sacramenti», come insegna la Chiesa, ma d’altra parte non saremo certo noi, con le nostre fisime o forzature teologiche, ad impedire a Maria di esercitare il ruolo che da Dio stesso le è stato biblicamente attribuito. Peraltro, per quale motivo Maria è stata resa immacolata, immacolata come Dio (sia pure in quanto creatura), ed è stata assunta in cielo secondo modalità che non potranno valere per nessun’altra creatura, ed è stata proclamata Regina del cielo e della terra per l’eternità? Tutti questi atti divini non testimoniano della volontà di Dio stesso di conferire a questa sua speciale creatura dei poteri eccezionali sino al punto di poter interagire stupendamente con la stessa giustizia e la stessa misericordia divine? Certo, l’Assunzione, il titolo di Regina, non sono dati biblici, ma sono comunque dogmi proclamati solennemente dalla Chiesa e nei dogmi, com’è noto, bisogna credere.

D’altra parte, se volessimo seguire letteralmente la preoccupazione del mariologo cui si fa riferimento (quella per cui il rivolgersi a Maria per procedere più speditamente verso Gesù potrebbe ingenerare l’idea di una centralità di Maria rispetto a Gesù), allora dovremmo nutrire la medesima preoccupazione anche per altre questioni: per esempio, per il dogma, pur biblicamente fondato, della Santissima Trinità, che, notoriamente, nei secoli ha ingenerato ma a torto moltissimi dubbi circa la credenza cattolica di un Dio uno e unico.  

Si osserva: «è certo risaputo che “sul piano umano la madre conduce sempre al figlio, ma noi ci troviamo sul piano della fede: il Figlio esiste prima della Madre e questa da lui viene scelta e preparata”. Nella fede annunciata e celebrata nella liturgia «protagonista è sempre il Signore Gesù», il quale associa la Madre alla sua opera di salvezza nella sua esistenza terrena e nella gloria». Benissimo: Gesù ha associato la Madre alla sua opera di salvezza nella sua esistenza terrena e nella gloria? E allora dov’è il problema, di cosa stiamo parlando? Se Maria è socia di Gesù in lungo e in largo, cioè compartecipe di tutto ciò che egli ha operato per la salvezza degli uomini, perché vogliamo gonfiare oltre misura i nostri scrupoli religiosi e teologici? Se Dio Padre ha voluto che Cristo giungesse a noi attraverso Maria, per quale ragione noi, nell’invocare Maria di portarci al Figlio, di pregare il Figlio per noi, di insegnarci a pregare il Figlio per gli altri nostri fratelli, dovremmo temere di essere eretici e di spodestare Dio dal suo trono inviolabile?

Paolo VI fece bene, alcuni decenni or sono, a chiedere ai fedeli che ci si liberasse da quella “ingenua mentalità” che “ritiene la Madonna più misericordiosa del Signore” e “con giudizio infantile” giunge “a definire il Signore più severo di lei, e che bisogna ricorrere alla Madonna poiché altrimenti il Signore ci castiga”. Ma non ci sono criteri sicuri e strumenti perfetti per evitare che le deviazioni e le eresie del sentimento popolare non abbiano storicamente mai luogo. Mutatis mutandis questo stesso pericolo non è abbastanza presente anche nella ricerca e nel dibattito teologici cosí rigorosi e raffinati di tutti i secoli?

Gli accorgimenti teologici, beninteso, quando sono ben motivati e adeguatamente spiegati, possono avere una loro utilità, ma, per quanto sinora detto, si hanno ottime ragioni per ritenere che non sia questo il caso: perché nessun sincero e lucido credente in Cristo, anche se privo di cultura, può pensare che il Signore Creatore, Salvatore e Giudice in cui crede, possa essere meno buono e misericordioso della propria Madre che ha offerto la sua vita proprio in ossequio alla infinita misericordia divina. Ciò tuttavia, è opportuno esser chiari sino in fondo, può legittimamente coesistere teologicamente con l’intimo convincimento, anch’esso biblicamente fondato (si pensi, ad esempio, a Mosè che implora il Signore di non punire il popolo disobbediente d’Israele), che nessuno come o più di Maria può fermare, ritardare o attenuare, nelle varie fasi della storia del mondo come nel momento del giudizio finale, il pieno manifestarsi della pur infinitamente misericordiosa giustizia divina.

Perciò, lasciamo stare. Una sana e ardente fede in nostro Signore Gesù Cristo si esplica attraverso il duplice e fecondo sentire di poter andare ad Mariam per Jesum e ad Jesum per Mariam.