A Maria

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

A mezzogiorno del 26 novembre del 2003, Madre mia, hai rivolto la tua parola ad un mio carissimo amico che mi ha confidato questo miracoloso episodio. Io gli ho creduto e gli credo perché lo conosco da quando entrambi eravamo bambini, perché siamo cresciuti insieme e insieme abbiamo fatto tante cose sino ad oggi, talvolta anche litigando aspramente ma sempre rispettandoci e volendoci bene grazie ad un comune modo di sentire e al rapporto di lealtà che è sempre intercorso fra noi. Gli credo perché so che, pur avendo condotto per molto tempo una vita di peccato, oggi non è capace di mentire né a se stesso né ad altri. Ha riferito la sua esperienza spirituale a preti e a vescovi. Nessuno di loro gli ha mai detto: “non ti credo”, oppure “stai dicendo sciocchezze”, ma lui ha capito dagli sguardi e dai comportamenti di non essere stato preso sul serio. Inizialmente un po’ ha sofferto ma successivamente non se ne è fatto un cruccio, perché sa che cose del genere, obiettivamente difficili e delicate, capitano spesso e soprattutto capitano a persone che egli stesso ritiene più degne di lui. Pur essendo sposato e padre di famiglia come me, ha anche fatto presente alla Chiesa di sentirsi chiamato al sacerdozio benché consapevole che essa avrebbe opposto un rifiuto per motivi di diritto canonico. Un vescovo infatti gli ha detto che anche da laico avrebbe potuto esercitare il suo sacerdozio regale e profetico.  

Come laico continua a vivere la sua vita con un grande stupore nel cuore per quel che gli è accaduto, cerca di fare del suo meglio per essere d’aiuto ad altri anche se cosciente dei suoi limiti innalzando quotidianamente preghiere di lode e di supplica a Dio e a te santissima Madre e dolendosi amaramente ogni volta che si sente soggetto al peccato. Si chiede continuamente: perché non riesco ancora ad essere totalmente libero dal peccato e da talune sporadiche ma persistenti inclinazioni al male? Perché la santa Madre che mi ha parlato e mi ha elargito l’inaudito privilegio di sentire realmente la sua voce e la parola stessa di Dio non mi ha ancora liberato completamente dalle debolezze della mia carne e del mio io?

Io ogni tanto gli faccio osservare che persino san Paolo, quando chiese al Signore che gli strappasse (2 Cor 12, 7) la spina che aveva nella carne, non fu esaudito, e che pertanto, senza naturalmente adagiarsi sulle sue debolezze, forse egli dovrebbe capire che il suo cammino spirituale non è compiuto ma ancora in corso e che taluni insuccessi gli servono probabilmente a diventare più umile, a cominciare dallo sforzo personale di essere più misericordioso verso se stesso. Apprendendo ad essere più misericordiosi verso se stessi, verso le proprie colpe che tali vengono riconosciute senza attenuanti o giustificazioni e che come tali producono laceranti e lancinanti sofferenze spirituali, dovrebbe essere poi più agevole capire e scusare le mancanze altrui avendo sempre di che alimentare il proprio spirito di carità. Lo stesso san Paolo fa inoltre notare che chi si converte a Cristo non cessa immediatamente di patire la debolezza della sua carne e rimane quindi esposto alla possibilità di peccare ancora (Rom 6, 19), ma, per effetto della grazia divina, «il peccato non dominerà più su di voi, perché non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia» (Rom 6, 12-14). Il che significa che la grazia agisce, e anche potentemente, ma sempre nel rispetto dei tempi di crescita spirituale della singola persona che l’ha ricevuta e quindi senza mai sradicare di colpo la persona da se stessa e dalla sua particolare conformazione psicologica, intellettiva e culturale.     

Madre santa, il 26 novembre di sei anni fa, tu parlasti ad uno di noi, per rispondere al suo esplosivo bisogno di perdono e di pace, per fargli comprendere che Gesù non si era stancato di lui e avrebbe continuato a sostenerlo malgrado le sue colpe passate e i suoi limiti attuali, per incoraggiarlo a chiedere con la preghiera e con l’amore tutto ciò che è gradito al Signore e a confidare in Lui sempre e comunque. Madre santa, avresti potuto ispirargli tutto ciò senza fargli sentire la tua voce ma tu hai invece voluto che egli la percepisse nitidamente: da quel giorno un tuo figlio, ancor oggi stupito di tanta grazia e di tanto mistero, ha continuato tuttavia a sperimentare, sia pure in una rinnovata e fiduciosa prospettiva di fede, che la nostra vita è sempre terreno di scontro tra uno spirito carnale e uno spirito divino, tra le tendenze carnali alla fornicazione, all’impurità, al libertinaggio, all’idolatria, alle inimicizie, alla gelosia e all’invidia, alle discordie più dissennate e ad esperienze disordinate e perverse di ogni genere, e le tendenze spirituali all’amore concreto ma disinteressato, alla gioia e alla pace, alla pazienza e alla benevolenza, alla fedeltà e al dominio di sé (san Paolo, Lettera ai Galati); e solo ora, con il cuore ancora gonfio di riconoscenza per te, comincia a capire anche che questo drammatico duello non viene azzerato una volta per sempre neppure quando nella nostra vita spirituale interviene possente la grazia di Dio la quale rafforza e vivifica la nostra spiritualità non lasciandola inerte e inattiva ma rendendola capace di lottare in modo sempre più profondo e radicale contro il male che continua ad insidiarci sino alla fine della vita senza tuttavia sovrastarci e sconfiggerci. Non è proprio questo che è accaduto anche a Gesù nel Getsemani, quando dovette lottare drammaticamente contro la tentazione di salvarsi come uomo e figlio di Dio e di non ottemperare alla volontà del Padre, o sulla croce, quando conobbe un momento di disperazione nel non sentirsi più sorretto dal Padre medesimo?

Il fuoco della carne è necessario alla nostra salvezza in quanto esso è pur sempre la sede naturale di ogni possibile itinerario salvifico ed è attraverso esso che ci è possibile discernere tra bene e male e apprezzare i santissimi doni di Dio. Tuttavia è pur vero che nel fuoco della carne non prendono vigore soltanto grandi sentimenti di amore e di giustizia ma anche vertiginose correnti di abbrutimento e di perversione, per cui in tal senso non è sbagliato affermare che il fuoco dei sensi e degli appetiti carnali nella loro generalità, seppur a livelli e in forma e misura sempre diversi, ci perseguita sino alla fine, pur potendo sino alla fine essere validamente contrastato e tenuto a bada in virtù di quello Spirito Santo che tu, Santissima Madre, chiedi sempre al Signore di far scendere particolarmente copioso soprattutto sulla vita di quei tuoi figli che ne facciano ostinata e perseverante richiesta nella preghiera quotidiana. E’ lo Spirito Santo il dono più prezioso che ognuno di noi può ottenere con una vita di preghiera e di caritatevole ed umile operosità, è lo Spirito Santo che può aiutarci a guarire gradualmente e in senso non necessariamente lineare dai nostri peccati e spingerci al bene attraverso il servizio ai nostri fratelli e sorelle più bisognosi e oppressi, è lo Spirito Santo che può innalzare il nostro spirito umano sino a favorirne una sempre più completa fusione con lo Spirito e nello Spirito infinitamente misericordioso di Dio. E’ lo Spirito Santo che accende i nostri cuori e la nostra mente rendendoci sempre più capaci e degni di annunciare e testimoniare il Vangelo.

Vergine santa, è da te, dalla tua esistenza terrena che noi traiamo la consapevolezza che nelle nostre preghiere non vi sia nulla di più importante da chiedere a Dio che la discesa del suo Santo Spirito tra noi e in noi, come ci ricorda una nota sequenza della liturgia della parola: «Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto; ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch'è sviato. Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna».  

Perciò, Vergine santa e Regina nostra, tu che sei la Figlia, la Donna, la Madre e la Sposa benedetta di Dio e del suo Santo Spirito, in questo sesto anniversario dello straordinario avvenimento di grazia che ho voluto qui ricordare per rinnovare a te la mia umile e riconoscente preghiera di figlio e di aspirante “servo inutile”, ricordati ancora una volta di chiedere al Signore di volerci fare sempre dono del suo Santo Spirito affinché, nonostante ogni ostacolo e ogni nostra debolezza, possa progredire la trasformazione della nostra mente e del nostro cuore e possiamo pensare e agire sempre meglio in funzione delle esigenze dello spirito e non secondo la carne abbandonata a se stessa e alle sue malefiche inclinazioni naturali. Fà, Madre mia, che il fuoco dello spirito sia in me e in noi che tanto ti amiamo molto più forte del fuoco della carne perché, anche nell’ora della tentazione o della caduta, della sconfitta e della disperazione, abbiamo la forza di rialzarci e di non sentirci perduti; fà che, specialmente nelle prove più dure e nei momenti di panico, riusciamo a confidare nella paterna vicinanza di Dio che non desidera che facciamo naufragio per sempre. Amen.