Due frati: lodi mariane in versi
A Maria sono state dedicate nei secoli caterve di lodi in prosa, in musica, nelle arti figurative, in poesia, oltre che naturalmente nella semplice e comune preghiera. Si può dire che quando la lode a Maria viene espressa in forma artistica, essa assume un valore particolare perché espressione di uno speciale trasporto sentimentale e spirituale, anche se la lode mariana più vera, più genuina e originale, resta pur sempre quella che viene elevata attraverso una condotta quotidiana quanto più possibile virtuosa e santa, per cui, sotto il profilo religioso, a nulla varrebbe una magnifica lode di carattere poetico o musicale se colui o colei che la concepisca conduca una vita indegna. Ciò detto e premesso, tuttavia, non va trascurato il valore estetico e culturale che può assumere la lode mariana quando viene comunicata attraverso modalità e capacità artistiche molto rilevanti e particolarmente capaci di coinvolgere anche dal punto di vista emozionale.
Di recente mi sono imbattuto nelle bellissime lodi mariane di due frati, di epoche molto diverse, che a Maria hanno dedicato molto del loro impegno spirituale e poetico. Il primo è Bonvesin de la Riva, frate laico dell’ordine degli Umiliati e massimo scrittore religioso lombardo tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV secolo; il secondo è invece frate Davide Maria Montagna, nostro contemporaneo e compianto “servo di Maria”, che ha lasciato una amplissima raccolta di scritti dedicati per l’appunto a Maria e intitolata significativamente “In amore di nostra Donna”.
Del primo vorrei proporre una selezione di strofe mariane molto suggestive, scritte in dialetto lombardo e della cui trasposizione in lingua italiana che ho qui di seguito affiancato all’originale lombardo mi assumo la responsabilità. Esse sono tratte dalle «Laudes de Virgene Maria», la cui data di composizione non è sicura anche se pare possa collocarsi nell’ultimo decennio del ’200. Una prima strofa recita cosí: «Quella è nobel madona in tutte guise per rason, per gratia, per costumi et anc per nascïon: il mondo no fo mai femena sì nobel per rason com’ fo quella regina dra qual eo fo sermon. Per gratïa fo nobel e a Deo fo gratïosa: per k’ella fo dr’Altissimo fiola e matre e sposa; per bon costumi fo nobel com’femena virtüosa, com’femena casta e larga, humel, no dexdeniosa». Trad.: Ella è una nobile donna in tutti i sensi: per ragione, per grazia, per costumi e anche per nascita. Al mondo non ci fu mai donna cosí nobile per ragione come fu quella regina sulla quale io ho scritto questa composizione. Per grazia fu nobile e da Dio fu riempita di grazia: è in virtù di questa grazia che ella fu figliola madre e sposa dell’Altissimo; per buoni costumi fu nobile in quanto donna virtuosa, donna casta e caritatevole, umile e priva di superbia.
Una seconda: «Quella è nostra tutrix, nostra confanonera: ella defende zascun, ki vol star sego in sgiera; contra li nostri guerrer ella è molt forte guerrera; beao quel hom e femena ke sta soto soa bandera». Trad.: Ella è la nostra protettrice, la nostra gonfaloniera: ella difende tutti coloro che vogliono stare con lei in schiera; contro coloro che ci fanno guerra ella è una guerriera potente; beati quell’uomo e quella donna che stanno sotto la sua bandiera.
Una terza: «Ella è dolceza e requie a tugi i afadhigai, pur k’illi entre soe brace sïan recomandai; ella è consolatris de tugi li tribulai, ella è speranza grande de quilli k’èn desperai». Ella è dolcezza e riposo per tutti gli affaticati, per quelli che siano accolti tra le sue braccia misericordiose; è consolatrice di tutti coloro che sono tribolati, è speranza grande di quelli che sono disperati.
Una quarta: «Ella ne scampa multi da le man del falso serpente, li quai, s’ella no fosse, morravem malamente: quel peccaor è savio ke l’ama stregiamente, lo qual intre soe brace se buta fedelmente. Da multi mortai perigori multi homini guarentisce, quilli soi amisi k’èn iusti conforta e rebaldisce e quilli k’èn peccator a ben far convertisce; beao quel hom e femena k’in lo so amor finisce». Sono molti quelli che ella libera dalla mano del serpente ingannatore e che, se non ci fosse lei, morirebbero dannati: è saggio quel peccatore che l’ama ardentemente e che si getta fedelmente tra le sue braccia. Da molti peccati mortali guarisce molti uomini, conforta e rinvigorisce coloro che essendo giusti sono suoi amici e converte a nuova vita coloro che sono nel peccato; beati quell’uomo e quella donna che sono per sempre destinatari del suo amore.
Di Davide Maria Montagna, esimio poeta mariano anche se meno noto del suo confratello Davide Maria Turoldo, si potrebbero ricordare moltissimi versi mariani davvero commoventi, anche se qui per brevità si propongono i seguenti. E’ del 1986 la "Supplica di lode e d’impegno a Santa Maria", contenuta nella grande raccolta sopra citata: «Donna dell’Annunciazione, Santa Maria, noi ti riconosciamo oggi come specchio lucente della nostra comune vocazione. Donna della Visitazione, noi ti riconosciamo oggi come giovinezza a servizio della liberazione. Donna del Natale, noi ti riconosciamo oggi come grembo fecondo nella notte sterile della storia. Donna mediatrice del ‘vino nuovo’, noi ti riconosciamo oggi come icona vivente della divina tenerezza. Donna dell’‘ora’ dolorosa e gloriosa, noi ti riconosciamo oggi come la nuova madre dell’umanità che Dio ama. Donna della Chiesa nascente, noi ti riconosciamo oggi come la munifica donatrice dello Spirito ai discepoli. Donna assunta al Regno, noi ti riconosciamo oggi come segno fermo nel Cielo, irradiato dalla gloria dell’Agnello».
Non può non essere menzionata poi una preghiera come quella dettata per il ‘Congedo dall’Anno Mariano alla soglia del terzo millennio’, sempre ospitata in “In amore di nostra Donna”: «O Santa Maria, vergine degli inizi, fidenti ti invochiamo alla trepida soglia del terzo millennio di vita della santa Chiesa di Cristo: Chiesa tu stessa, tenda umile del Verbo, mossa solo dal vento dello Spirito. Misericorde accompagna i nostri passi verso frontiere d’umanità redenta e pacifica; e rendi lieto e saldo il nostro cuore nella sicurezza che il Drago non è più forte della tua Bellezza, donna fragile ed eterna, salvata per prima ed amica di ogni creatura, che ancora geme e spera nel mondo». Né si può qui omettere quel verso che dice: «Al nostro peccare sicuro riparo, orante presenza avvolgi ogni vita, o madre del Cristo: ti loda chi gode la tua protezione!». Infine, uno dietro l’altro, alcuni versi oltremodo incisivi: “Tu veglia, o madre, / - con mite tepore - / sul nostro domani". // "Viva icona di ogni creatura orante, o Santa Maria, / schiudi tu e sorreggi la nostra preghiera, / perché - con dolcezza e forza - riemerga / lo Spirito nelle nostre singole vite, / già in attesa del suo Vento salutare…". // "Vergine santa, / alba di Cristo, / occhi ridenti, / apri al tuo Sole. // "Cuor di fanciulla, / pura sorella, / prega, fedele, / entro la Chiesa". //