Maria e la purezza del cuore

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Solo i puri di cuore vedranno Dio, ha detto Gesù, pur sapendo che nessun essere umano può essere puro di cuore per un’intera vita e che difficilmente riesce a rimanere costantemente tale anche dopo una profonda e radicale conversione spirituale. Ma per Gesù i puri di cuore non sono coloro che siano autonomamente capaci di raggiungere quella purezza che introduce in uno stato di perfezione, bensí coloro che in virtù della grazia di Dio fanno veramente di tutto per raggiungerla. Senza la grazia di Dio nessuno può tentare di essere o diventare puro: senza quella stessa grazia divina che riempì Maria sino a preservarla preventivamente dal peccato originale e da ogni peccato attuale in funzione dei meriti di Cristo e a sceglierla come madre di Cristo e di Dio stesso. E’ un mistero impenetrabile che forse mai potrà essere compiutamente compreso dagli uomini ma è anche un fatto che, per quanto avvolto dal mistero, ci aiuta a capire che solo da un soggetto umano, da una donna dotata della purezza di cui fu capace Maria, innanzitutto per grazia ma anche per suo indiscutibile merito, poteva nascere il divino tra noi.

Ma la purezza di Maria non annulla la sua umanità, la sua sensibilità, la sua stessa corporeità, i suoi bisogni fisici e psichici; non ne fa una specie di automa extraterrestre che, contrariamente ai comuni mortali, non subisce e non patisce in alcun modo i condizionamenti ambientali e culturali, le seduzioni del mondo o le tentazioni della carne: se persino Gesù subí e patí tutto ciò, pur rimanendo sempre fedele alla volontà del Padre suo celeste, avrebbe potuto Maria restarne al di fuori o sottrarvisi?

Ella ebbe a che fare certo con la migliore religiosità del popolo ebraico ma questo non l’avrebbe esonerata dal perfezionare lentamente e faticosamente la sua fede, ella sarebbe stata sempre affabile e amorevole verso i suoi conterranei ma questo non avrebbe fatto sí che fosse sempre circondata dalla loro comprensione e dal loro affetto, ella avrebbe amato Dio al di sopra di ogni altra cosa e di ogni umana creatura ma questo non avrebbe reso falsi o tiepidi i suoi sentimenti d’amore per il suo sposo Giuseppe o la preoccupazione di “salvare” le nozze di Cana, né d’altra parte la sua vocazione verginale l’avrebbe dispensata dal doversi opporre fermamente a legittime ma non vitali e non indispensabili sollecitazioni sessuali (non vitali e non indispensabili almeno per una donna ardentemente desiderosa di essere soprattutto “la serva del Signore”), cosí come il suo ruolo di madre di Dio non le avrebbe risparmiato il suo turbamento di madre apparentemente disconosciuta dal figlio (“chi è mia madre?”).

La purezza di Maria non è finta, non è meccanica, non è indolore, ma è ostinatamente ricercata, faticosamente e reiteratamente perseguita e conquistata, terribilmente contrastata dalle vicissitudini spesso drammatiche dell’esistenza. Certo: è un dono ma un dono consistente appunto nella predisposizione del suo cuore alla lotta contro il peccato e contro ogni forma di concupiscenza, alla condivisione delle necessità e del dolore altrui, alla subordinazione delle proprie pur legittime esigenze personali ai disegni sovrannaturali di Dio. E’ un dono, il dono però che non ti mette la felicità a portata di mano ma te la fa intravedere attraverso sofferenze e angosce inaudite, il dono che porta in sé una volontà divina che ti dice: “voglio che tu sulla terra soffra per me, che tu ti sacrifichi per me e per tutte le mie creature”.

Ecco chi sono “i puri di cuore”: quelli che non sono già puri ma vogliono diventare puri, quelli che sentono di non essere ancora puri ma che vogliono essere sempre più puri, quelli che non si sentono mai puri perché sanno che lo saranno solo se il Signore vorrà riconoscerli puri malgrado le loro persistenti imperfezioni. Il puro di cuore è colui che, pur sapendo di avere dei limiti, si sforza continuamente di essere sincero, onesto, leale; colui che, senza essere affetto da fariseismo intellettuale e morale, si sforza indefessamente di andare al vero nocciolo dell’insegnamento di Cristo: cerca di servire il prossimo bisognoso con tutta la tua intelligenza, con tutte le tue forze spirituali, con tutte le tue risorse materiali, se vuoi veramente amare Dio “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" e se vuoi amare “il prossimo come te stesso”. Il puro di cuore è colui che è in pace con Dio e con se stesso pur avendo coscienza del fatto che i suoi sforzi caritatevoli ed umanizzanti sarebbero sempre e comunque inutili se non potesse confidare nella misericordia divina.

Il puro di cuore non ha niente a che fare con l’anima bella che guarda il mondo dall’alto di una presunta superiorità morale o religiosa compiacendosi magari inavvertitamente di essere uomo o donna di preghiera e capace di una qualche attività missionaria ed evangelizzatrice, perché al contrario il suo destino spirituale è quello di sentirsi sempre realmente inferiore ai suoi compiti, sempre profondamente inadeguato rispetto alla volontà del Signore, anche se nella consapevolezza di amare sinceramente il Signore e il prossimo suo e di essere onesto testimone della verità.

D’altra parte, il puro di cuore non deve avere necessariamente l’espressione pia e ieratica ad un tempo del mistico di professione, né deve essere rappresentato come necessariamente avvolto dall’aureola della santità: queste sono costruzioni puramente umane di natura edificante, spesso suscettibili di risultare artificiose o arbitrarie.

La figura di Maria non ha nulla di artificioso, di agiografico, di irrealistico, perché è la figura di una vergine sempre immersa nelle cose più normali e talvolta anche più brutte e disgraziate della vita comune, di una madre purissima spesso circondata dalle tenebre antimaterne del male e dell’iniquità, di una donna forte e risoluta ma fragile e ansiosa ad un tempo, di una credente innamorata di Dio ma non di rado ignara delle implicazioni particolarmente angosciose e costose che derivano proprio da una condizione di fedele e rigoroso servizio a Dio o da taluni santi “privilegi” da lui ricevuti.

Perciò chi si sforza di imitare Maria, sia pure con i suoi limiti e le sue insufficienze personali, si sforza di conquistare una purezza di cuore non letteraria, non mitica, non statica o stereotipata, ma realistica e perciò realmente impegnativa perché quotidianamente cercata in mezzo alle contrarietà dell’esistenza e ai tumulti spesso dolorosi di una vita spirituale mai quieta, mai passiva o statica, ma sempre attiva e dinamica anche nei momenti di preghiera e di contemplazione spirituale e infine combattiva seppur intimamente intrisa della pace di Cristo.

La purezza di cuore può essere perseguita solo se si sia capaci di lottare con l’aiuto divino contro l’errore e il peccato che sono in ognuno di noi e nel mondo in cui si vive, contro quel rischio di ipocrisia e di apatia che può insorgere persino negli animi più sensibili e volitivi, contro quella minaccia di superbia e di supponenza che può insidiare financo l’integrità spirituale di chi abbia ricevuto il dono di conoscere adeguatamente la sapienza e la giustizia divine. La purezza di cuore è di quel puro di cuore che non si accorge di esserlo e che continua a chiedere: Signore aiutami, vieni ad abitare in me e purificami da ogni inganno e da ogni sozzura!

Gli inganni, le sozzure, naturalmente, sono anche quelli di natura sessuale, anche se specialmente su questo punto i sordi tendono ad aumentare vertiginosamente anche fra i credenti o sedicenti tali. Da questo punto di vista si è in presenza di troppi eccessi, posti peraltro in essere con stupefacente disinvoltura, che solo una mente stolta o perversa può considerare come “naturale evoluzione dei costumi”.

Non è vero che gli usi e gli abusi sessuali non incidano sulla qualità della vita degli uomini, perché fra l’altro, come si è soliti dire, ognuno ha il diritto di fare quel che vuole all’unica condizione che non si forzi la volontà di alcuno; è ben vero invece che essi, dovunque e da chiunque vengano commessi, inquinano l’ambiente morale dell’uomo e producono una lenta ma inesorabile erosione dei valori che non può non intaccare la stabilità emotiva di tante persone e la tenuta stessa delle famiglie e della società (R. Cantalamessa, “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”, in “Zenit” del 9 marzo 2007). Un rimedio c’è sempre: pentimento, conversione, riconciliazione, ritorno alla pratica della comunione eucaristica. Ma è un rimedio che rischia di diventare illusorio se per troppo tempo si resta attaccati ai propri vizi o alle proprie perversioni e si rinviano indefinitamente il ritorno a Dio e la risposta alle sue benefiche chiamate.

In ogni caso, quale che sia la condizione esistenziale e spirituale di ciascuno, la prima regola da osservare ai fini della propria purezza di cuore consiste non solo e non tanto nel non riconoscersi autosufficienti ma anche e soprattutto nel comportarsi e nell’agire effettivamente come persone non autosufficienti, pur nel doveroso e responsabile esercizio del proprio giudizio e della propria libertà. Questo ci insegna Maria, paradigma insostituibile di purissima umanità al di fuori di ogni facile e consunta retorica religiosa.