Maria maestra di verginità spirituale

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Chi è spiritualmente vergine? A quella donna che, rivolgendosi a Gesù, dice “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”, egli risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11, 28). Maria di Nazaret fu certamente beata, privilegiata per essere stata fisicamente la sede dell’incarnazione del Verbo di Dio, ma è evidente che ciò che l’avrebbe resa veramente grande e felice fu l’apertura del suo cuore oltre che della sua mente alla parola di Dio e la speciale attitudine, non priva di duro esercizio quotidiano della volontà, a metterla in pratica con assoluta coerenza. In questo senso, per riprendere il concetto agostiniano, “Maria è più felice nel ricevere la fede di Cristo che nel concepire la carne di Cristo” (Sancta Virginitate, 3). A che cosa le sarebbe servito l’aver messo al mondo Gesù, l’averlo allattato e allevato, l’essere stata in sua compagnia per tutta una vita se avesse avuto dubbi sulla sua divina identità, riserve o paure per se stessa circa il suo modo di parlare e di operare, chiusure o preclusioni verso Dio nel momento stesso dell’esplicarsi dei suoi disegni?

La sua verginità fisica avrebbe avuto ben poco significato senza la sua verginità spirituale che fu realmente esemplare e resta superiore a quella di qualunque altro essere umano. 

Superiore, certo; ma al tempo stesso istruttiva, utile e incoraggiante per tutte quelle creature che, sia pure con modi e tempi diversi e nel quadro di diversificate esperienze di vita, sentono il bisogno di Dio e lo cercano al meglio delle loro possibilità spirituali. Gesù è pur sempre il nostro unico maestro in fatto di fede e di spiritualità e la stessa Maria fu e si riconobbe sua discepola. Ma, tra tutti coloro che solo in Cristo possono essere o diventare figli di Dio, è certamente e solo Maria che può ergersi a maestra di spiritualità e di verginità spirituale. Una fede come quella che ebbe Maria è la fede che dovremmo avere noi tutti o quanto meno quella cui dovrebbe aspirare ognuno di noi con comportamenti inevitabilmente imperfetti ma tendenzialmente e reiteratamente virtuosi. E’ a lei dunque che bisogna sempre guardare per apprendere la vera arte della fede, è lei che bisogna pregare affinché ci insegni ad ottenere dall’Alto l’inestimabile dono della verginità spirituale, della verginità della fede.

La verginità della fede oggi significa accogliere senza riserve il Vangelo cosí come è stato tramandato dalla Chiesa pur nella varietà e nella ricchezza dottrinariamente unificanti dei suoi apporti esegetici. Ognuno di noi, nei limiti delle sue conoscenze e delle sue capacità critiche, ha senz’altro il dovere, più che il diritto, di interagire con le autorità ecclesiastiche al fine di cooperare al loro compito primario che è quello di approfondire continuamente e di custodire quanto più esemplarmente possibile nella storia la parola di Dio. Questo però non può mai implicare che si possa eccepire a proprio piacimento su articoli fondamentali della fede, specialmente quando tali articoli comportino il sacrificio del nostro io sia da un punto di vista intellettuale sia da un punto di vista pratico. Può capitare di dire: “questo non lo capisco”, per esempio il mistero della Santissima Trinità, oppure “la Chiesa è troppo esigente, al limite disumana”, ad esempio quando vieta il divorzio o si oppone alle cosiddette “coppie di fatto” o a tutta una serie di pratiche civili molto diffuse ma da un punto di vista evangelico e cattolico totalmente illegittime.

Ebbene, non è la Chiesa che deve sottomettersi all’andazzo e a certe presunte esigenze del mondo ma siamo noi che dobbiamo sottometterci alle regole di santità fissate non già dalla Chiesa ma dal suo fondatore. Solo cosí ci si può avvicinare a Dio e conseguire una vera pace interiore. Tanto più verginale sarà la nostra fede quanto più rigoroso e onesto sarà il nostro sforzo di cogliere intellettualmente il senso e i sensi autentici della Verità, che è Cristo, e di adeguare praticamente ad essi la nostra concreta condotta di vita. E’ la verità che libera, non è certo liberandosi dalla verità o sottraendovisi a colpi di arroganza intellettuale, di razionalizzazioni più o meno sofisticate e di istanze ‘civili’ più o meno arbitrarie, che noi potremo trovare risposta alla nostra inquietudine e al nostro desiderio di pace.

La propria coscienza, anche per i cattolici, è importante, ma essa, anche nel caso in cui sia particolarmente illuminata e retta, non può mai pretendere di porsi come l’ultima istanza che decide ciò che è giusto e ciò che è sbagliato in materia di fede. Contrariamente a quel che molti di noi amano pensare, è totalmente errata l’idea che si possa essere buoni cattolici pur non accettando tutti gli insegnamenti della fede e della morale impartiti dall’alto magistero della Chiesa. Certo, anche Maria eccepì e disse all’angelo che le preannunciava la sua maternità divina: “ma come potrà accadere una cosa del genere, visto che non conosco uomo e che ho fatto voto a Dio stesso di rimanere vergine per tutta la vita”? Ma questa è la domanda sensata di una persona che crede profondamente, che subordina ogni valutazione e decisione a princípi e a contenuti imprescindibili della sua fede, che sa bene come il Signore non possa disconoscere e infrangere certi santi propositi dei suoi figli e che dunque umilmente chiede spiegazioni al suo angelico interlocutore. Viceversa, molti di noi non esitano talvolta, non già a porsi domande e a riflettere in buona fede sul da farsi, ma proprio ad ignorare e a trasgredire i comandi di Dio e della sua Chiesa quando tali comandi ci impediscano parzialmente o totalmente di assecondare talune illecite o ambigue esigenze personali.

La fede verginale è una fede che fa di tutto per non tradire mai se stessa, cercando di capire cos’è veramente in gioco ogni volta che si tratta di decidere qualcosa, affidandosi pienamente e incondizionatamente a Dio e restando assolutamente certa che il Signore non può ingannarci anche se si serve di semplici uomini per conservare l’autenticità della sua Parola e trasmetterla di generazione in generazione. Maria non dice all’angelo: “quel che dici non è possibile” ma semplicemente “come è possibile”, cioè “ti prego di farmi capire in che modo quel che mi dici potrà avvenire”. Qui sta la verginità della sua mente: da una parte c’è la consapevolezza che la promessa di verginità fatta al Signore è una cosa buona che il Signore stesso non può chiedere di violare, dall’altra c’è lo stupore di chi non comprende come si possa diventare madre senza cessare di essere vergine e la conseguente e innocente domanda: “ti prego, fammi capire e fa che io non resti confusa”.

E’ forse questo il nostro atteggiamento quando, sottoposti alle violente e traumatiche sollecitazioni del mondo, cominciamo a dubitare della veridicità e dell’utilità spirituale di alcuni punti fermi della nostra fede in Cristo sino a chiederci se non sia un esercizio inutile e troppo stressante il nostro preoccuparci dei bisogni altrui in una società sempre più segnata dall’egoismo e dall’avidità, se sia proprio indispensabile darsi tanto pensiero di colpe di cui forse non siamo gli unici responsabili ed andare a confessare periodicamente i propri peccati a sacerdoti che sono uomini come noi e peccano magari più di noi, se sia veramente possibile e valga veramente la pena di credere che a questa vita terrena segua una vita eterna in cui ognuno di noi riceverà da Dio in base a quanto avrà seminato in questo mondo, se non sia piuttosto il caso di provvedere nel miglior modo possibile a soddisfare i nostri concreti bisogni di quaggiù senza andare troppo dietro alla speranza religiosa di una realtà meravigliosa che ci aspetterebbe lassù?

Ecco, molti di noi cattolici vivono la propria fede in modo incoerente e discontinuo. La conservano sí, ma non tanto per intima e profonda convinzione quanto piuttosto per un mero timore psicologico: quello per cui, nel caso in cui le nostre perplessità e la nostra stanchezza spirituali dovessero un giorno rivelarsi del tutto sbagliate e ingiustificate, potremmo rimanere esclusi dal “Regno di Dio”. Il dubbio per molti cattolici non è affatto simile a quello di Maria. Sarebbe simile se fosse sintetizzabile in questi termini: “sí, credo sinceramente in tutto ciò che tu hai detto, Signore, e la tua Chiesa continua ad insegnare. Però, fammi comprendere bene il senso più vero e profondo delle tue parole e concedimi la sapienza necessaria a cogliere la tua volontà e a decifrare i tuoi disegni in mezzo a questa Babele terrena in cui si levano spesso molteplici e chiassose voci di presunta sapienza e di molto incerta rilevanza morale e spirituale”. Ma, purtroppo, non è di questa natura il dubbio da cui molti di noi sono attanagliati.

Altro è il dubbio di cui si alimenta la fede, altro il dubbio che corrode e distrugge la fede. Maria ci insegna a dubitare solo per continuare a credere verginalmente attraverso una ricerca ininterrotta degli infiniti aspetti di quella Verità che a noi si è rivelata e si rivela tutti i giorni, ci insegna a come dubitare non per allentare la nostra fede ma per metterci sempre meglio a disposizione di Dio. Maria fu molto riflessiva ma il suo pensiero fu semplice e profondo, completamente privo di quelle artificiose complicazioni analitiche e dialettiche di cui sono spesso pieni i ragionamenti umani. Pur conoscendo bene la problematicità dell’esistenza e sapendo che la nostra vita è piena di misteri, ella non si allontanò mai, neppure nei momenti più enigmatici e drammatici, dalla fede nella giustizia e nella misericordia di Dio al quale chiese sempre di essere illuminata e orientata sulla strada della verità e della carità.

Cosí ella insegna mirabilmente a combattere il “padre della menzogna” (Gv 8, 44) e a contrastare la penetrazione nel nostro spirito del dubbio malefico, dell’ipocrisia, dell’orgoglio e della gelosia, e infine della diffidenza verso Dio stesso. Una fede verginale è quella che, confidando nella reale presenza di Dio e nella reale efficacia della o delle sue verità, ci consente, quali che siano i nostri tumulti interiori, di vigilare sul nostro modo di pensare e di agire evitando che pensieri ed atti fluiscano senza controllo. Solo una fede siffatta, pur non potendoci completamente preservare dall’errore e dal peccato, può tenerci davvero in guardia da ogni forma di idolatria, di compromesso e di falsità.

Né Dio né il mondo hanno bisogno di cristiani superficiali o tiepidi, ma di cristiani che cerchino di portare con parole e atti virtuosi e coerenti la luce del Vangelo in tutti gli ambiti della vita. Perché la nostra fede sia pura come quella di Maria dovremo lottare contro tutte le iniquità interne ed esterne del mondo e della nostra stessa vita, come le ingiustizie sociali, la concupiscenza della carne, l’impudicizia dei gesti e dei discorsi, l’ipocrisia, l’impazienza verso le persone e la mancanza di moderazione nelle stesse relazioni sentimentali e amorose.

Nessun essere umano più di Maria può aiutarci a diventare persone che amano nel senso più proprio e più veritiero della parola. La vita di Maria, anche in questo senso, è un dono della misericordia di Dio per gli uomini.