Maria immacolata come Cristo

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Dio non deve rendere conto a nessuno di quello che crea, di come crea, delle ragioni per cui crea. Noi sappiamo, in generale, che ogni opera divina è frutto di sapienza e amore infiniti, ma non siamo in grado di intendere aprioristicamente o in astratto i motivi e i fini specifici per i quali Dio decida di affidare alle sue creature compiti diversi dotando ognuna di esse di doni o qualità particolari funzionali al perseguimento di fini inerenti il suo complessivo piano di salvezza. Il Dio in cui crediamo noi cattolici è un Dio totalmente libero che compie delle scelte molto diverse da quelle umane, perché esclusivamente finalizzate alla salvezza degli uomini stessi ma tali da determinare una profonda diversità di giudizi tra questi ultimi, a seconda che si sia ricevuta la grazia illuminante dello Spirito Santo o si sia viceversa ostaggio di una volontà contraria al volere di Dio. Pertanto, se Dio dota qualcuno di un’attitudine che lo metta in condizione di espletare una determinata attività al servizio e a favore della comunità o del prossimo, l’unica cosa che cristianamente può e deve farsi è rendere lode al Signore per la sua misericordiosa decisione di arricchire il suo popolo di un’ulteriore possibilità di arricchimento spirituale attraverso i talenti ovvero le specifiche capacità carismatiche da lui conferite a qualcuno dei suoi membri.

Dunque, proprio nulla da dire e da ridire ma solo incondizionata ammirazione per il fatto che nostro Signore abbia voluto “immacolata” Maria di Nazaret. Non sappiamo perché l’abbia voluto ma sappiamo che alla base di questa decisione non vi è nulla di arbitrario e di ingiusto bensí solo una motivazione  favorevole alla condizione e al destino di ogni altro essere umano. Se non fosse stata Maria ma un’altra persona e un’altra donna l’immacolata di Dio, oggi noi staremmo ugualmente a chiederci: perché quella piuttosto che un’altra. E ci sono buoni motivi per credere che non ci eserciteremmo in una interrogazione molto sensata ed utile al genere umano. Per ognuno di noi il Signore ha avuto nella sua mente e prima della creazione un piano, ad ognuno di noi il Signore ha affidato un compito e determinate capacità per portarlo a compimento. Ma, nella sua sapienza e nella sua giustizia divine, in tal modo egli non viene discriminando nessuno né viene privilegiando alcuno rispetto ad altri.

Alla fine dei tempi apparirà a tutti chiaro che il “privilegio” concesso a Maria di essere stata concepita senza macchia, senza peccato originale, senza desiderio o volontà di contrapporsi ai disegni di Dio, in realtà avrebbe comportato storicamente tutta una serie di drammatiche controindicazioni che la avrebbero costretta a vivere tra continui pericoli, costanti paure, angosciosi presentimenti o premonizioni e a vedersi cadere il mondo addosso con la morte ingloriosa di suo figlio Gesù. E’ difficile che ci sia una tragedia umana, psicologica, esistenziale e spirituale, paragonabile a quella di Maria di Nazaret, e parlare di “privilegio” concesso a Maria è ciò che si può fare solo aposteriori ed ipocritamente dopo aver riflettuto sugli eventi di due millenni or sono e aver acquisito il ragionevole convincimento che ella fu effettivamente la madre vergine e verginale di Cristo e di Dio stesso e quindi estrapolando indebitamente tale dato o tale verità teologica da un contesto personale di vita per nulla facile e gratificante ma al contrario segnato da lacerazioni profonde e assai drammatiche vicissitudini.

Se, come è stato ben scritto recentemente, «Maria ha beneficiato di un privilegio unico, non è stato per suo profitto personale ma affinché potesse liberamente accettare la missione, umanamente incredibile, che le era stata chiesta» (Monsignor Jacques Perrier, Io sono l’Immacolata Concezione, in “Zenit” del 7 dicembre 2012).

Oggi il credente sa che la madre di Cristo è regina in cielo e in terra ma egli non può non rammentare che Maria è stata resa da Dio regina solo dopo aver sperimentato la condizione di serva non in senso metaforico o simbolico ma in senso marcatamente realistico e senza mai illudersi di essere stata una buona serva pur nella certezza di averlo servito al meglio delle sue possibilità.

Maria ha dovuto sopportare la paura di sentirsi chiamare prostituta e di essere per questo lapidata, ha dovuto sottoporsi all’immane fatica di un lunghissimo esilio, ha dovuto patire l’umiliazione di non vedersi ricevuta e riconosciuta da suo figlio in mezzo a gente che forse per la prima volta si era a lui avvicinata, ha dovuto accettare di separarsi forzatamente dal figlio durante l’attività pubblica di quest’ultimo, ha dovuto assistere alla persecuzione e alla passione e infine alla morte più indecorosa di colui che gli era stato annunciato un giorno dall’angelo come sovrano di un regno che non avrebbe avuto mai fine, ha dovuto mettere le sue ultime energie terrene sia pure col cuore spezzato a disposizione di quella Chiesa nascente che corrispondeva ad un preciso desiderio di suo figlio Gesù. Siamo sicuri che, alla luce di questa vita e di questa storia, saremmo realmente in grado di rivendicare per noi stessi il cosiddetto “privilegio” concesso da Dio a Maria?

Ognuno di noi, che lo si sappia o meno, riceve da Dio nelle forme più disparate un privilegio, una concreta possibilità di collaborare con Dio, un modo effettivo di soffrire con e per lui, una tangibile opportunità di testimoniare coerentemente e strenuamente la propria fede in Dio, un invito a dimostrare di saper persino morire in Dio e per amore verso Dio. Ma, pur subendo un carico di dolore incomparabilmente inferiore a quello subíto da Maria, possiamo dire che ognuno di noi sia stato, sia o sarà mai all’altezza del particolare privilegio di salvezza nostra e altrui ricevuto in dono da Dio?

Maria non fu toccata dal peccato originale, fu una donna libera da qualsiasi schiavitù terrena, fu sempre una persona capace di vivere in perfetta sintonia ed armonia con il suo Dio, a lei invisibile e al tempo stesso visibilissimo, ma per essere degna di tutto questo dovette voler fare esperienza di situazioni umane oltremodo mortificanti e stressanti, quasi fosse stata chiamata da degnissima donna qual ella era non già a condividere il premio da Dio riservato secondo l’Antico Testamento alle creature virtuose ma il tremendo castigo comminato per creature empie e malvage.

Maria non conobbe fisicamente la croce ma la conobbe certo spiritualmente e forse in modo altrettanto doloroso del figlio nel momento stesso in cui avrebbe voluto trovarsi crocifissa al suo posto senza poter appagare questo suo infrenabile desiderio materno. Viceversa, molti di noi, pur avendo ricevuto da Dio dei “privilegi” gravidi di conseguenze o implicazioni meno cruente di quelle sperimentate sin da fanciulla dalla madre di Gesù, sono spesso incapaci di assolvere persino doveri elementari di umanità e di solidarietà verso gli altri e oltremodo insofferenti non appena certe contingenze della nostra vita accennano a diventare gravose.

Dunque, quando si parla dell’Immacolata Concezione, non bisogna parlare a vanvera, con il piede già schiacciato sull’acceleratore della polemica futile e pretestuosa, né bisogna d’altra parte rinunciare a riflettere sul vero significato teologico e sul più profondo valore spirituale del relativo dogma. Se Maria è la creatura più vicina a Dio e al suo regno per la incrollabile solidità della sua fede, è anche la creatura più vicina all’uomo e alla sua storia, sia pure alla luce di una granitica fede, per una capacità interamente umana di voler costruire un mondo migliore e più giusto pur tra difficoltà e angustie sempre gravi e risorgenti.

Non è, pertanto, che Maria sia stata privilegiata da Dio nel senso che, in quanto madre sua, ella fosse sempre sicura di sopravvivere a tutte le drammatiche contrarietà della vita, ma nel senso che la sua pur straordinaria fedeltà a Dio fu messa duramente alla prova per un’intera vita senza soluzione di continuità e che nessuno più di lei è mai riuscito o può riuscire a condividere con la medesima volontà di donazione le stesse pene inflitte a Cristo.

Maria fu e sarà sí proclamata beata da tutte le generazioni ma solo per essere stata sempre capace di non ribellarsi mai alla volontà divina e di soffrire con e per amore al fianco del suo Cristo e nello stesso modo di Cristo. Maria fu immacolata come Cristo ma immacolata solo perché capace come Cristo di ineguagliabile sacrificio e di irraggiungibile spirito di servizio per il bene eterno di tutti e di ciascuno