Domani come a Cana di Galilea

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Nell’episodio evangelico delle nozze di Cana, non vengono resi noti i nomi degli sposi ma questa omissione non è casuale avendo essa un preciso significato teologico: quello di lasciare che “quegli sposi” possano essere identificati con gli sposi di ogni epoca ivi compresa la nostra. Negli sposi anonimi di Cana di Galilea palpita in realtà la storia di ciascuno di noi o dei nostri figli. A quelle antiche nozze parteciparono tre invitati speciali: Maria, Gesù e i suoi discepoli (ovvero la Chiesa), ma essi in realtà sono presenti alle nozze di tutti i tempi, se invitati e accolti dai credenti con cuore sincero e indiviso. Anche oggi il nostro matrimonio può diventare luogo e momento di incontro privilegiato con Gesù, con Maria, con tutta la Chiesa intesa quale comunità ecclesiale che preserva dall’errore e trasmette correttamente attraverso i secoli la dottrina di Gesù.

Anche oggi il nostro matrimonio è davvero festoso se è relativo a Gesù, se si svolge in sua presenza e sotto la sua divina benedizione; anche oggi il nostro matrimonio, per essere matrimonio di vero e profondo amore, ha bisogno del supporto materno di Maria, della sua discreta ma accorata intercessione presso suo figlio, della presenza della stessa comunità spirituale e apostolica fondata da Gesù e alla quale questi avrebbe dato il potere di “legare e sciogliere” in terra, ovvero di autorizzare e consacrare oppure impedire e interrompere nel suo stesso nome, tra l’altro, lo stesso rapporto  matrimoniale tra un uomo e una donna.

Anche oggi noi crediamo che la «verità ultima del matrimonio è Cristo sposo che accende negli sposi il mistero ultimo del suo Amore per la Chiesa, sua sposa». Gesù, accompagnato e amorevolmente sollecitato da Maria sua madre, «prende per mano gli sposi e li introduce al mistero grande dell’amore nuziale» anche per mezzo di quel “vino miracoloso” che evoca la presenza tra gli sposi, e nel rapporto stesso tra Dio e il suo popolo, di un amore non esangue ma ancora vivo e vitale, pieno di fiduciosa attesa e di gioioso trasporto spirituale.

Accettando «l’invito alle nozze Gesù intende dimostrare quanto la verità della famiglia sia inscritta nella rivelazione di Dio e nella storia della salvezza», ed è significativo che la prima manifestazione della sua “gloria” abbia luogo nell’ambito della famiglia, e proprio allo scopo di sottolineare che la famiglia, quella famiglia costituita da un uomo e da una donna con relativa e probabile prole, è la cellula imprescindibile della società e dell’intera comunità umana. Non era forse venuto lui stesso al mondo, alla società umana, al popolo di Dio, attraverso una santa famiglia?

Quegli sposi di Cana siamo noi, saremo noi fino alla fine del mondo se anche noi vogliamo e vorremo celebrare le nostre nozze in presenza di Gesù, di Maria e della sua Chiesa. Gesù è felice di essere con noi, di essere con tutti quei figli e figlie che contraggono nozze ancora oggi, che vorranno celebrare il loro amore nuziale ogni giorno sino all’ultimo giorno della loro vita. Maria, sempre attenta alle necessità obiettive degli sposi e delle famiglie ovvero delle chiese domestiche che attraverso di loro stanno per nascere, è felice di continuare a chiedere con lo sguardo e con parole molto discrete al figlio divino di voler provvedere ad alimentare un amore coniugale forse ancora ricco di risorse ma sempre in sé troppo fragile per poter resistere nel tempo senza il continuo sostegno dell’amore di Dio e senza quel vino di festa, di gioia, di entusiasmo e di felicità, che solo il prodigioso amore di Dio può miracolosamente produrre nel cuore degli sposi.

La Chiesa è anche lí partecipe di quella festa, di quella famiglia che nasce, di quell’amore che, benedetto da Dio e sotto il governo di Dio, si inserisce nel grande flusso spirituale della vita ecclesiale e della vita sociale, e testimone del fatto che solo con la presenza e l’assistenza di Cristo nella loro vita gli sposi possono realmente rigenerare il loro cuore e raggiungere la piena qualità dell’amore, perché, come dice Giovanni (15, 5), solo «chi rimane nel suo amore porta molto frutto».

Ma, avendo alla propria festa di nozze invitati speciali come Gesù, Maria e la loro Chiesa, anche coloro che domani convoleranno a nozze saranno facilitati a capire che sposarsi non significa tanto “guardarsi negli occhi” teneramente o romanticamente per tutta la vita, quanto guardare insieme nella stessa direzione, nella direzione indicata da Cristo, nella direzione che è Cristo stesso. E’ Maria che continuerà ad accorgersi anche domani che l’amore di quegli sposi è ancora troppo acerbo, troppo rozzo o istintuale oppure troppo abitudinario o meccanico. E’ Maria che, ancora prima che gli interessati si rendano conto del rischio cui sono esposti, farà presente a Gesù la situazione pregandolo implicitamente di ravvivare un po’ con il suo spirito quella fiamma d’amore coniugale che rischia già di attenuarsi o di spegnersi.

E, ancora una volta, Gesù sarà lí a risponderle: “Cosa c’entro io con le necessità di questi sposi? Non sono certo venuto per salvare le nozze di qualcuno! Non sai che sono venuto per salvare ben altro, che sono venuto per salvare l’umanità intera e quindi le nozze tra Dio e il genere umano? L’ora in cui io da sempre devo agire non è l’ora di questo matrimonio o di qualche altro matrimonio tra un uomo e una donna, ma quella in cui dovrà compiersi la volontà del mio Padre celeste e la sua universale opera di salvezza”.  

Tuttavia, Gesù continuerà ad accettare la silenziosa supplica di sua madre, ad intervenire persino nelle vicende umane più ordinarie, e a trasformare, per amore di sua madre, un matrimonio senza vino e quindi senza un amore convinto e realmente partecipato in un matrimonio festoso, in un matrimonio non meramente rituale o contratto per pura convenzione sociale o per semplici motivi di interesse ma concepito e vissuto come un rapporto pieno, come una gioiosa e reciproca fusione di anima e di corpo, come donazione reciproca all’insegna di un amore sincero e disinteressato, quasi riflesso dello stesso matrimonio tra Dio e l’uomo, tra Dio e il popolo, che non può essere puramente meccanico o abitudinario, che non può essere celebrato per tradizione e semplice consuetudine sociale piuttosto che per convinzione e fede incondizionata nella misericordia e nella giustizia divine ma generato dalla necessità spirituale di corrispondere continuativamente all’amore infinito e appassionato di Dio.  

Domani per molti sarà come a Cana di Galilea: tra gli altri, fra circa tre settimane, ad unire le loro vite per sempre in matrimonio alla presenza di Cristo, della sua santissima madre e della sua Chiesa, ci saranno anche Maria-Giulia e Pasquale, giovani decisi ad amarsi in un perenne vincolo d’amore per Te Signore, per Te beatissima Madre e per la vostra santa Chiesa. Vi chiedo con tutta l’umiltà di cui sono capace: benedite le loro nozze e le loro vite, benedite questa famiglia nascente, proteggete sempre il loro amore da ogni possibile intorpidimento e dagli inevitabili marosi dell’esistenza, e fatene soprattutto due buoni testimoni di vita cristiana! Grazie.