Notarella su potere mariano e potere petrino

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Quella del rapporto tra potere mariano e potere petrino è una questione delicata e complessa ma ormai chiaramente definita in alcuni importanti testi teologici e magisteriali della Chiesa cattolica. Recentemente, nella rivista cattolica on line “Zenit” (30 luglio 2013), si citavano alcuni di questi testi significativi a cominciare da un pensiero del teologo svizzero von Balthasar: «L'elemento mariano nella Chiesa abbraccia il petrino senza pretenderlo per sé. Maria è “Regina degli apostoli”, senza pretendere per sé poteri apostolici. Essa ha altro e di più» (1980).

Certo, ha altro, ovvero il potere di collaborare direttamente con Dio nel fecondare continuamente di presenza e vita divina il cuore degli uomini e delle donne umili e capaci di offrire se stessi per il bene dei propri simili e dell’umanità, e ha di più, perché il ruolo di comprimario di Dio, concesso a Maria per volontà stessa di Dio per ciò che riguarda la storia soteriologico-escatologica del mondo, è un privilegio che nessun altro essere umano può vantare nella stessa misura. Maria non ha dunque bisogno dei poteri pure salvifici degli apostoli, perché ella è già originariamente e costitutivamente partecipe dello stesso infinito potere di Dio da cui ogni altro potere, ivi compresi quelli apostolici, ha origine e trae la sua legittimità.

Tale concezione balthasariana pare essere molto presente nel pensiero mariano di papa Francesco, il quale di ritorno dal Brasile ha dichiarato quanto segue: «Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria. Il ruolo delle donne è l'icona della Vergine, della Madonna. E la Madonna è più importante degli apostoli. La Chiesa è femminile perché è sposa e madre. Si deve andare più avanti, non si può capire una Chiesa senza le donne attive in essa […] Ma ricordiamo che Maria è più importante degli apostoli vescovi, e cosí la donna nella Chiesa è più importante dei vescovi e dei preti».

Forse qui, con tutto il rispetto per papa Francesco e sempre che le sue parole siano state riportate fedelmente, si può eccepire che il paragone tra Maria e le donne in genere regge fino ad un certo punto, perché altro è “la benedetta fra tutte le donne”, altro sono tutte le altre donne che non recano in sé il crisma divino dell’“Immacolata Concezione”; per cui, pur essendo vero che è incomprensibile una Chiesa “senza le donne attive in essa” e che Maria sia “più importante degli apostoli vescovi”, è da ritenersi forse eccessivo il secondo e conclusivo passaggio: quello per cui, come Maria, anche la donna in genere sia nella Chiesa più importante di vescovi e preti, dal momento che, oltre i vescovi e i preti, della Chiesa sono parte integrante esseri umani di sesso maschile che non sono né vescovi né preti e che agli occhi di Dio potrebbero risultare, per la sua stessa Chiesa, più importanti sia dei vescovi e dei preti, sia delle stesse donne generalmente intese.

Ma, fermo restando che papa Francesco avrà certo modo di chiarire, già Giovanni Paolo II, in un’allocuzione del 22 dicembre 1987, era stato abbastanza chiaro sull’argomento. Egli disse infatti: «Questo profilo mariano è altrettanto – se non lo è di più – fondamentale e caratterizzante per la Chiesa quanto il profilo apostolico e petrino, al quale è profondamente unito [...]. La dimensione mariana della Chiesa antecede quella petrina, pur essendole strettamente unita e complementare. Maria, l'Immacolata, precede ogni altro, e, ovviamente, lo stesso Pietro e gli apostoli: non solo perché Pietro e gli apostoli, provenendo dalla massa del genere umano che nasce sotto il peccato, fanno parte della Chiesa “sancta ex peccatoribus”, ma anche perché il loro triplice munus (munus docendi, munus regendi, munus liturgicum) non mira ad altro che a formare la Chiesa in quell'ideale di santità, che già è preformato e prefigurato in Maria».

E, con un linguaggio chiaro, preciso e totalmente privo di ambiguità, Giovanni Paolo II ribadiva nella lettera apostolica “Mulieris dignitatem” del 1988 che «nella gerarchia della santità proprio la donna”, Maria di Nazareth, è “figura” della Chiesa. Ella “precede” tutti sulla via verso la santità; nella sua persona “la Chiesa ha già raggiunto la perfezione, con la quale esiste immacolata e senza macchia (cfr. Ef 5,27)”. In questo senso si può dire che la chiesa è insieme “mariana” ed “apostolico-petrina”».

Sulla stessa lunghezza d’onda è il Catechismo della Chiesa Cattolica che recita testualmente: «Maria precede tutti noi “sulla via verso la santità” che è il mistero della Chiesa come “la Sposa senza macchia né ruga” (Ef 5,27). Per questo motivo “la dimensione mariana della Chiesa precede la sua dimensione petrina”».