La barbarie laicista francese

Scritto da Francesco di Maria.

 

Con una lettera accorata, alla vigilia dell’incontro tra Francesco e il presidente Hollande, i cattolici francesi hanno confidato al Papa la loro "tremenda inquietudine" derivante dalle politiche anticristiane caparbiamente perseguite dal governo socialista francese: dall’imposizione del matrimonio omosessuale all’educazione al gender (per cui l’identità di genere dovrebbe sostituire la tradizionale identità sessuale) nelle scuole e alla fecondazione artificiale (con seme anche altro da quello del lui della coppia) o all’eutanasia. Quel che i cattolici francesi contestano fortemente sono queste politiche che sono non solo oltraggiose nei confronti dei princípi cristiani ma anche contrari “ai diritti fondamentali della persona umana”.

A ciò si aggiunge poi la denuncia «delle “campagne mediatiche di denigrazione” esplicitamente o tacitamente sostenute dall’esecutivo francese e» delle «“profanazioni  delle chiese”» cattoliche come quelle numerose promosse e poste in essere dal gruppo di femministe radicali noto come “le Femen” e «mai condannate dal medesimo governo», nonché la denuncia del vergognoso silenzio mediatico e politico che è sceso rumorosamente su tali vili profanazioni, a differenza del clamore e dell’unanime condanna mediatici manifestati contro aggressioni compiute contro altre comunità religiose (L. Marcolivio, I cattolici francesi confidano al Papa la loro "tremenda inquietudine", in “Zenit” del 23 gennaio 2014).

Nella lettera, i cattolici francesi eccepiscono giustamente anche che «la legge Taubira, nota anche come Mariage Pour Tous (Matrimonio per tutti), è…una “legge ingiusta”, in quanto “deliberatamente priva il bambino del suo elementare diritto ad avere un padre e una madre” ed “apre la via alla mercificazione del corpo umano”», là dove le manifestazioni cattoliche di protesta contro questa legge, benché si siano susseguite numerose nel corso dell’ultimo anno, «non solo sono state ignorate dal presidente Hollande, ma sono state oggetto di repressione da parte delle forze dell’ordine, “con metodi indegni, già denunciati dal Consiglio d’Europa, in una risoluzione del 1947”» (ivi).

I socialisti francesi, ormai incapaci di raccogliere consensi significativi, nel solco della loro migliore tradizione di lotta, su temi essenziali di natura economica e sociale, giocano la più facile e popolare carta di un consenso da ottenere intorno alla conquista libertaria di presunti diritti, in realtà rispondenti alle spinte rivendicative più turpi della società francese che probabilmente da qualche vecchio e saggio illuminista francese del ’700, se la potesse vedere oggi, sarebbe resa laicamente oggetto di pungente sarcasmo, a prescindere dalla pur manifesta avversione che in essa si manifesta nei confronti della Chiesa cattolica.

Ma il ’700 è ormai lontano. Oggi ci si deve accontentare dello stupido sarcasmo di Michel Sapin, ministro socialista del lavoro, che ha pensato di poter irridere la celebrazione eucaristica cristiano-cattolica con una frase che dice tutto sulla sua presunta originalità: “Non stiamo cantando le litanie. Non siamo a messa a pregare. Siamo invece nell’azione quotidiana”; oppure del funesto senso etico di Vincent Peillon, ministro dell’educazione nazionale, che vorrebbe «strappare gli allievi a ogni determinismo» a cominciare da quello familiare che consisterebbe, secondo questo genio francese, nella libertà di educazione che i genitori cattolici intenderebbero continuare ad esercitare nei confronti dei loro figli (ivi).

Intendiamoci: non è che la scuola e ogni altro ambito formativo della laica società civile non siano a loro volta legittimati ad esercitare la propria specifica influenza educativa e formativa su ogni individuo, ma non si capisce perché mai si dovrebbe impedire a dei genitori di dare il loro libero contributo alla complessiva evoluzione della personalità di un giovane uomo o di una giovane donna. Dove sarebbe il “determinismo”, visto che la personalità di ogni essere umano viene costituendosi proprio in virtù dell’interagenza in lui di diversi o eterogenei fattori educativi e formativi? Alla fine, sarà il soggetto a scegliere le sue idee, la sua via, ma è umanamente e socialmente importante che egli venga esercitando la sua libertà di scelta sulla base di una gamma sufficientemente ampia ed articolata di sollecitazioni e di opzioni.

Il problema di fondo è che, come osservava Alessandro De Carolis a Radio Vaticana il 21 aprile 2005 in un suo commento al discorso tenuto dal cardinale Joseph Ratzinger qualche settimana prima su “Europa e cristianesimo”, il razionalismo illuminista e laico del ’700 «ha prodotto, per paradosso, che il continente dove il cristianesimo “ha trovato la forma più efficace” abbia generato anche le più forti contraddizioni al suo messaggio. La cultura illuminista…è in sostanza definita dai diritti di libertà. Ma tale libertà…viene dilatata a tal punto da essere l’unico valore di riferimento incontestabile: in altre parole, un dogma analogo a quelli che il relativismo vorrebbe eliminare». Proprio perché pensata dogmaticamente, questa libertà ha finito per trasformarsi gradualmente ma irreversibilmente in una “confusa ideologia della libertà” che ha alimentato e continua ancor oggi ad alimentare «un dogmatismo che si sta rivelando sempre più ostile verso la libertà» stessa.

Ora, qui non si tratta di rifiutare l’illuminismo e la modernità, osservava giustamente Ratzinger, sia perché bisogna riconoscere che «l’illuminismo è di origine cristiana» ed «è stato ed è merito dell’Illuminismo aver riproposto» molti «valori originali del cristianesimo e aver ridato alla ragione la sua propria voce» (J. Ratzinger, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli, Siena 2005), sia perché razionalità laica di origine illuminista e modernità possono essere di certo e adeguatamente utilizzate dal sapere religioso e cristiano; ma è evidente che, sin quando non verranno corrette e integrate criticamente alcune forme esasperate di razionalità e di libertà di origine illuministica quali si trovano nella cultura laica francese contemporanea, sarà molto difficile assicurare un ordinato ed equilibrato sviluppo della convivenza civile in Francia e, per riflesso, anche altrove.

Laicità è sinonimo di criticità, di una criticità chiamata ad esercitarsi in totale autonomia nei confronti di qualsivoglia autorità costituita e di qualsiasi ingerenza religiosa o teologica non già per dichiarare aprioristicamente e pregiudizialmente guerra ad una Chiesa e alla relativa fede religiosa ma per stabilire ogni volta che cosa vi sia, nelle posizioni e nelle istanze da esse espresse, di realmente legittimo e giusto oppure di sbagliato e obiettivamente inaccettabile. Ora, non c’è dubbio che i socialisti laicisti francesi compiono un delitto contro la ragione e la stessa libertà di cui si fanno disinvoltamente fautori quando parlano per esempio di un “matrimonio per tutti” da imporre per legge, con la pretesa di sopprimere antiche e vitali parole come “marito” e “moglie”, “padre” e “madre”, a tutto vantaggio di termini asessuati, indifferenziati, come “genitori”.

Qui si è realmente in presenza di un progetto dissennato che punta a togliere per via legale l’alterità sessuale e a mettere in discussione il fondamento stesso dell’identità umana ovvero la differenza sessuale e la filiazione che ne consegue. La filiazione, secondo un siffatto progetto, dovrebbe essere puramente “sociale” senza alcun rapporto con la realtà biologica ed umana degli individui, ove il presupposto giustificativo di tale filiazione sarebbe da ricercare in un nuovo ordine antropologico, non più fondato sul sesso ma sul genere, e quindi su una semplice “preferenza sessuale”.

E’ stato scritto, a ragion veduta, che «il “Matrimonio per tutti” è la fine della genealogia per tutti! Con l’adozione piena da parte di due uomini o due donne i bambini saranno considerati dalla legge come nati da due genitori dello stesso sesso, quindi privati volontariamente di un padre o di una madre. Saranno privati dell’accesso a una parte delle loro origini. E’ profondamente discriminatorio e ingiusto per i bambini». 

Ma è proprio quello che il governo socialista di Hollande sta cercando di attuare non per via referendaria bensí a colpi di maggioranza e in modo sostanzialmente antidemocratico. Non che la democrazia possa salvare da ogni barbarie umana, ma ogni possibile barbarie umana è destinata sicuramente ad infestare il mondo se persino la democrazia venga intesa e praticata in modo fazioso e settario. Ma, con l’aiuto di Dio, i cattolici, che sono sempre democratici e insieme onesti partigiani della verità, sapranno contrastare con tutte le loro forze le molte forme di barbarie che attraversano la storia dell’umanità, ivi compresa l’odierna barbarie socialista e laicista francese che, contrariamente a qualche forma di “socialismo reale” di qualche decennio addietro, non è una “barbarie dal volto umano”, per riprendere il titolo di un fortunato libro di Bernard-Henri Lévy (Marsilio, Venezia, 1978), ma una barbarie il cui volto è già carico di distruttiva disumanità.