Con Maria si impara a chiedere

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Che Maria abbia confidato sin da bambina in un Dio giusto e misericordioso, giusto nei confronti di ogni possibile forma di giustizia meramente umana e storica, e misericordioso verso gli umili e gli oppressi capaci di riporre in lui ogni speranza di soccorso e di riscatto, si evince chiaramente dal Magnificat, che è al tempo stesso sia una meravigliosa e non improvvisata preghiera di lode per il Signore, sia una fiduciosa e amorevole seppur implicita preghiera di richiesta volta ad ottenere da lui la grazia di poter far parte o di poter continuare a far parte degli ’anawim, dei suoi “poveri”, del suo popolo santo.

Maria loda il Signore e gli chiede quel che i “servi” chiedono generalmente a colui da cui dipendono e a cui sono sottomessi: rendimi e rendici sempre partecipi della tua giustizia e del tuo amore misericordioso aiutandomi ed aiutandoci ad espletare con indefettibile fedeltà il nostro servizio verso di te e verso il nostro prossimo. Maria non chiede né buona salute, né ricchezza, né potere, né onori di sorta, non perché intenda demonizzare tutto ciò che fa parte integrante e non necessariamente in senso negativo della storia degli uomini ma perché sa perfettamente che non sono queste le cose che occorrono per essere degni servi o servitori di Dio e per poterne gioiosamente perseguire le beatifiche finalità messianiche.

Maria è spiritualmente consapevole del fatto che, data la nostra congenita incapacità di procurarci autonomamente i beni di cui abbiamo realmente bisogno e i mezzi necessari al loro reperimento, non possiamo che chiedere con umiltà al Signore di metterci nella condizione di poterli ottenere, anche se in mezzo alle tante e spesso notevoli difficoltà della vita. Ella sa, d’altra parte, che l’atto di chiedere presuppone una fiducia incondizionata in Colui cui ci si rivolge, non tuttavia una fiducia pretenziosa o in qualche modo attraversata dalla presuntuosa certezza di poter meritare quel che si chiede, ma una fiducia mossa al contrario dalla consapevolezza della propria indegnità, quali che siano le virtù esercitate e le opere buone compiute nel corso dell’esistenza, e della impossibilità di poter perseguire per sé e per gli altri altra felicità che non sia quella costantemente richiesta a Dio e da lui eventualmente o sperabilmente concessa.

Maria dunque ci insegna che uomini e donne possono solo chiedere ma che possono chiedere solo a determinate condizioni. Solo per esemplificare: se tu sei separata da tuo marito o non vai d’accordo con lui, non potrai certo chiedere a Dio di farti trovare un nuovo compagno sul piano sentimentale e sessuale ma potrai chiedergli di farti incontrare persone che possano arricchirti umanamente ed esserti utili spiritualmente, né la tua preghiera potrà andare a buon fine se nel frattempo ti chiuderai in un’orgogliosa e sprezzante indisponibilità a lasciarti aiutare da chi realmente e disinteressatamente potrebbe aiutarti; se tu parli sempre di Dio solo in realtà per disconoscere le capacità e i meriti altrui, ad eccezione di quelli ipotetici di persone già amiche e di personalità socialmente influenti o istituzionalmente potenti, le tue preghiere saranno totalmente prive di valore e non potranno certo giungere all’orecchio di Dio; se tu vai sempre in chiesa e ti accosti regolarmente al santo sacramento eucaristico con la mente volta soltanto ai bisogni materiali e spirituali della tua persona e della tua famiglia senza che in essa ci sia posto per i bisogni di tante persone e di tante famiglie che versano in condizioni analoghe o anche peggiori, inutilmente potrai sperare di essere ascoltato ed esaudito da Dio.

Più si affinerà la nostra capacità spirituale di chiedere a Dio cose essenziali, necessarie, indispensabili, a cominciare dalla sua grazia e dalla sua divina benedizione, dalla effusione dello Spirito Santo sulla nostra vita, più il Signore sarà pronto ad intervenire in nostro favore; più ci sforzeremo di accrescere con modestia non ostentata o esibita la santificazione della nostra vita, più il Signore sarà sollecito nel porsi al nostro fianco e nel consentirci di spostare persino le montagne.

Chiedere il pane e il vino a Dio è certamente legittimo, ovvero le cose materiali di cui la nostra vita non può fare a meno o che concorrono a renderla più allegra o festosa, e quindi anche tutto ciò che occorre per soddisfare i bisogni più elementari e vitali della nostra persona, dei nostri familiari e dell’intera comunità umana, perché lo stesso Gesù ci insegna a chiedere al Padre celeste “di darci il nostro pane quotidiano”, ma tale richiesta sarebbe priva di senso se non fossimo interiormente capaci di chiedere a Dio ciò che maggiormente serve alla nostra vita spirituale e alla nostra stessa salvezza, vale a dire, insieme al suo stesso corpo e al suo stesso sangue in sede e in senso eucaristici, il variegato paniere di doni dello Spirito Santo: il consiglio, ovvero la capacità di capire cosa il Signore si aspetta da ognuno di noi e di dare agli altri indicazioni e suggerimenti adeguati con le parole e le opere; la sapienza, ovvero la capacità di vedere e sentire tendenzialmente le cose nello stesso modo in cui le vede e le sente il Signore; la fortezza, ovvero la capacità di resistere al male e quindi anche alla ricorrente tentazione di piegarsi a inique logiche di potere e di arricchimento personale; l’intelletto e quindi la capacità di non giudicare le cose secondo l’apparenza, le dicerie o i criteri banali del mondo, ma secondo il vero significato delle parole che si ascoltano e il reale valore delle persone che si incontrano o di cui si ha comunque esperienza; la pietà, cioè in primo luogo la nostra capacità di percepire la natura paterna di Dio e di sentirci suoi figli che sanno di poter contare su di lui in tutte le circostanze della loro vita, e in secondo luogo e conseguentemente la propensione a prendersi cura di tutto ciò che rientra nella volontà di Dio a cominciare dai bisogni umani, materiali e spirituali dei nostri fratelli; il timor di Dio, che non equivale al terrore di Dio ma alla necessità spirituale che Dio sia trattato con il dovuto rispetto essendo Lui la fonte e lo scopo della nostra esistenza; e infine la scienza, che sia pure in modi e a livelli diversi o diversificati consente di estendere e potenziare continuamente la conoscenza di Dio e l’amore per Dio, per cui tutto e tutti siano visti o considerati in rapporto a Lui, con la conseguenza che sia la propria vita sia la vita altrui siano suscettibili di essere costantemente migliorati.

Tutti questi magnifici doni furono concessi in sommo grado a Maria, che, pur senza conoscerne le definizioni teologiche attuali, chiese sempre al Signore di poter essere ammessa e mantenuta per sempre al suo “servizio” nei modi a Lui più graditi e con gli strumenti morali e spirituali che a Lui fosse sembrato più opportuno di concederle.

Naturalmente, può accadere che, pur chiedendo e ottenendo, le circostanze della vita siano talvolta cosí drammatiche e angoscianti da produrre dubbi, perplessità, amarezza o sconforto, in chi pure abbia beneficiato e benefici della grazia e delle grazie divine, ma è proprio in quei momenti che può verificarsi la forza o la consistenza della nostra fede. Maria passò momenti terribili quando dovette fuggire per salvare il Figlio da Erode o quando per ben tre giorni non riuscì a trovare Gesù bambino che era rimasto nel tempio di Gerusalemme per discutere con i dottori della Legge ebraica o ancora quando non sapeva più cosa fare per proteggere il Messia ormai adulto e pericolosamente impegnato nella sua pubblica attività dalle critiche dei suoi stessi parenti e dalle calunnie infamanti dei suoi nemici.

Maria, cui toccò persino di fare esperienza della “morte di Dio” e di una vita senza Dio, spesso non capí nella loro interezza i disegni di Dio, conobbe momenti di intenso e struggente dolore, forse di umana disperazione, ma non mise mai in discussione né la sua fede, né la misericordiosa onnipotenza del suo Signore. Ecco: da Maria noi possiamo apprendere l’arte di credere senza riserve, con Maria possiamo imparare a credere non solo nelle situazioni ordinarie della vita ma anche e soprattutto nelle circostanze più difficoltose e destabilizzanti, grazie a Maria ovvero al suo aiuto e alla sua onnipotenza di intercessione presso Dio possiamo ben confidare che, qualunque cosa accada, Dio sarà-sempre-con noi. Chiedendo a Maria, sapremo chiedere sempre meglio al Signore e potremo più facilmente ottenere l’ingresso nel suo Regno di luce, di amore e di “perfetta giustizia”.