Maternità di Maria e maternità della Chiesa

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani


«Non siamo orfani. Abbiamo due Madri: Maria e la Chiesa!», ha detto ieri il papa. Maria è stata consacrata Madre dell’umanità e della Chiesa da Cristo prima che spirasse sulla croce, ma anche la Chiesa è madre quando si conforma alla volontà di Dio ovvero «quando fa la stessa strada di Gesù e di Maria: la strada della obbedienza, la strada della sofferenza» (Se soffre e obbedisce come Gesù e Maria, allora la Chiesa diventa Madre, in “Zenit” del 15 settembre 2014).

La precisazione di papa Francesco è stata opportuna, perché con essa implicitamente si riconosce che la maternità della Chiesa è pur sempre subordinata alla maternità che Maria esercita in modo perfetto e in massimo grado sulla Chiesa stessa, che è di origine divina ma che è amministrata, talvolta erroneamente, da uomini, benché anch’essa venga indubbiamente assolvendo una funzione materna, educativa e protettiva, tutte le volte che si mostra fedele a Dio e ai suoi insegnamenti.

Si può dire allora che se Maria è maxima Mater, madre in modo e grado eminenti, la Chiesa è Mater minor ma pur sempre importante e autorevole, Madre che tanto più è in grado di accogliere, educare e proteggere i suoi figli, quanto più fedelmente essa si conformi a quel modello supremo di maternità che è costituito dalla Santa Madre di Gesù.

La maternità della Chiesa, ha detto papa Francesco all’inizio di questo mese, «si pone proprio in continuità con quella di Maria, come un suo prolungamento nella storia. La Chiesa, nella fecondità dello Spirito, continua a generare nuovi figli in Cristo, sempre nell’ascolto della Parola di Dio e nella docilità al suo disegno d’amore» (La Chiesa è madre, Udienza Generale del 3 settembre 2014). Questo è vero idealmente se non proprio sotto l’aspetto fattuale. La Chiesa è madre perché ci partorisce nel battesimo e ci fa crescere nella fede, ci indica il cammino della salvezza trasmettendoci la Parola di Dio e ci protegge dal male anche con puntuali e severi avvertimenti, ci insegna poi a non trattenere il Vangelo solo per noi stessi ma a proclamarlo e donarlo generosamente agli altri con la parola e la condotta di vita: «la Chiesa ci allatta da bambini con questa Parola, ci alleva durante tutta la vita con questa Parola, e questo è grande! È proprio la madre Chiesa che con la Parola di Dio ci cambia da dentro. La Parola di Dio che ci dà la madre Chiesa ci trasforma, rende la nostra umanità non palpitante secondo la mondanità della carne, ma secondo lo Spirito» (ivi).

E ancora: «la Chiesa ha il coraggio di una madre che sa di dover difendere i propri figli dai pericoli che derivano dalla presenza di satana nel mondo, per portarli all’incontro con Gesù. Una madre sempre difende i figli. Questa difesa consiste anche nell’esortare alla vigilanza: vigilare contro l’inganno e la seduzione del maligno… Resistere con i consigli della madre Chiesa, resistere con l’aiuto della madre Chiesa, che come una buona mamma sempre accompagna i suoi figli nei momenti difficili…questa è la Chiesa, questa è la Chiesa che tutti amiamo, questa è la Chiesa che amo io: una madre che ha a cuore il bene dei propri figli e che è capace di dare la vita per loro. Non dobbiamo dimenticarci però che la Chiesa non sono solo i preti, o noi vescovi, no, siamo tutti! La Chiesa siamo tutti! D’accordo? E anche noi siamo figli, ma anche madri di altri cristiani. Tutti i battezzati, uomini e donne, insieme siamo la Chiesa» (ivi).

In questo senso, in senso cioè puramente analogico e genericamente spirituale, non c’è dubbio che la Chiesa è e resta sempre la nostra Santa Madre Chiesa, mentre meno controllato, mi perdoni il Signore, appare un altro passaggio del più recente e già citato intervento pontificio (16 settembre 2014): «Queste due donne – Maria e la Chiesa – portano avanti la speranza che è Cristo, ci danno Cristo, generano Cristo in noi. Senza Maria, non ci sarebbe stato Gesù Cristo; senza la Chiesa, non possiamo andare avanti», dove è certamente vero, persino ovvio, che senza Maria non avremmo avuto Gesù Salvatore e che senza la Chiesa di Cristo i cristiani non avrebbero alcuna possibilità di progredire nella fede e sulla via della salvezza, ma è anche evidente che Maria è senz’altro una donna in tutti i sensi mentre la Chiesa, che è solita richiamarsi peraltro più ai suoi grandi “padri” che non alle sue grandi “madri”, può esserlo solo sotto determinati aspetti spirituali e, in pari tempo, può anche deviare, e non infrequentemente devía, come tutti possono serenamente riconoscere, rispetto ad un atteggiamento pienamente materno come quello di Maria di Nazaret, anche se lo Spirito Santo non l’abbandona mai per troppo tempo all’errore e anzi ne utilizza le deviazioni o le cadute per trasformarle in beni più grandi per tutti.

In altri termini, se quel che si vuol sostenere è la pari maternità di Maria e della Chiesa, questo paragone, nei termini in cui l’ha formulato papa Francesco, non appare del tutto convincente. D’altra parte, in senso proprio non c’è nessuno al mondo che abbia o possa dire di avere due madri. Nessuno ha due madri: si può avere, oltre alla propria madre naturale e legittima, qualcuno che si comporti come una madre, che ci faccia da madre, che ci educhi o protegga come può fare una madre, ma la madre è una e una resta comunque per tutta la vita. Quel che può darci una madre vera, non potrà mai darcelo, con la stessa tenerezza e intensità, qualcuno che, per quanti meriti possano essergli riconosciuti, abbia semplicemente assolto un ruolo materno.

Maria è stata ed è sempre e comunque madre. La Chiesa invece può talvolta colpevolmente derogare, come tutta l’esperienza storica insegna, dalla sua funzione materna sino al punto di trasformarsi in matrigna. La Chiesa, nel bene e nel male, è testimone e portatrice delle promesse e delle speranze di Cristo, ma senza quella vera donna e quella vera madre che fu ed è Maria, ricolma di Spirito Santo e «fermissima presso la Croce» (ivi), «la nostra Santa Madre Chiesa gerarchica» (ivi), espressione diversa quella qui usata da Francesco rispetto a quella del 4 settembre secondo cui «la Chiesa siamo tutti», non avrebbe alcuna capacità di testimoniare, alimentare e perpetuare attraverso i secoli quelle promesse e quelle speranze.

Possiamo del resto dimenticare che, sotto la Croce, Maria si trovò ad essere quasi da sola, accompagnata solo da qualche donna e da Giovanni apostolo ovvero da un’infima seppur significativa porzione della Chiesa di Cristo?