La fine del mondo secondo il vangelo

Scritto da Francesco di Maria.


E’ vero che il significato etimologico del termine “apocalisse” è “rivelazione”, ovvero la rivelazione della potenza e della gloria eterne di Cristo, ma questa rivelazione non sarà incruenta come lo fu la rivelazione salvifica di Dio nella persona storica del suo Figlio unigenito, venuto non per condannare il mondo ma per salvarlo. Al contrario, questa terza rivelazione, dopo quella di Dio sul Sinai nell’incontro con Mosé e dopo quella appunto di Dio attraverso il suo Cristo, sarà preceduta da grandi tribolazioni e da avvenimenti geologici e fisico-astronomici sconvolgenti e distruttivi.

Prescindendo completamente da tutta una serie di interpretazioni teologiche, di segno anche cattolico, che, puntando su un significato meramente simbolico e allegorico della “fine del mondo” descritta nel vangelo, finiscono per dissolvere completamente il vero e realistico significato di questa predizione escatologica, chi ascolta con mente attenta e cuore semplice e puro le parole di Gesù, non può fraintenderle.

Da una parte, infatti, Gesù non indica date o periodi precisi circa la fine del mondo, anzi dice che il “giorno” e l’“ora” della fine siano conosciuti solo dal Padre, benché san Girolamo ci spieghi che, lungi dall’ignorarli, egli mostri di ignorarli solo per costringere o sollecitare energicamente i suoi apostoli a vivere ogni giorno come se in ogni giorno della loro vita terrena dovessero essere giudicati (tant’è vero che, dopo la Risurrezione, agli apostoli che lo interrogano nuovamente sulla venuta definitiva del suo Regno, Gesù risponde in modo più chiaro lasciando implicitamente intendere che egli sa tutto al pari del Padre ma che non è conveniente che gli stessi apostoli sappiano cose che potrebbero allentare o ridurre il loro sforzo spirituale di preparare adeguatamente il ritorno definitivo e glorioso di Cristo: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1, 7-8).

Dall’altra, però, fa capire in modo evidente che la fine di questo mondo, la prima volta “salvato” con il sacrificio di Cristo ma che proprio per questo dovrà essere la seconda volta (parusìa) giudicato e condannato o assolto da lui stesso, a seconda di quanti avranno aderito alla sua offerta salvifica o l’avranno respinta, sarà ineluttabile e sarà preceduta da segni inequivocabili, come l’inganno di falsi profeti (che inganneranno persino “gli eletti”), di guerre, di cruente lotte fratricide, di carestie e terremoti, proprio mentre Satana, sempre operante nella storia dell’umanità, verrà manifestandosi ulteriormente con ogni specie di miracoli e di prodigi menzogneri e con ogni genere di seduzione marchiata dall’iniquità, pretendendo altresí di innalzarsi sopra ogni essere umano per farsi chiamare e adorare come Dio.

Insomma, quando ogni malvagità e ogni perversione verranno manifestandosi spudoratamente, senza maschere e senza giustificazioni di sorta, quando molti credenti in Cristo verranno perseguitati e uccisi, quando proposte di salvezza alternativa verranno in definitiva ad invadere letteralmente la storia e presunti uomini messianici finiranno per incantare molte anime ingenue o sprovvedute, saremo ad un passo dalla fine, donde il forte avvertimento di Gesù: non credete a tutte le fandonie che il mondo vi verrà propinando e soprattutto perseverate nella vostra fede quando le iniquità avranno raggiunto un livello cosí alto di pubblica accettazione che “l’amore di molti si raffredderà” (Mt 24, 1-31).

Ad un passo dalla fine e poi, quasi senza soluzione di continuità, la fine: «il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte» (ivi). Non si tratta, come sostengono, di riferimenti puramente spirituali che avrebbero solo lo scopo di sottolineare la pochezza di ogni potenza terrena e cosmica dinanzi alla potenza invincibile ed eterna di Dio, ma di precisi riferimenti a quel che accadrà fisicamente, astronomicamente, cosmologicamente, oltre che umanamente, nel giorno della “fine”, in cui si verrà anche a sapere chi sarà riuscito ad evitare “la morte seconda” e chi invece sarà stato condannato all’eterna infelicità.

Il carattere oggettivo e realistico di questa predizione è ribadita anche da Pietro che fa coincidere «la venuta del giorno di Dio» con la venuta del giorno in cui «i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno!» (Seconda lettera di Pietro, 3, 12)

Morale di questa esegesi: ogni credente è invitato ad essere fedele a Gesù fino alla vittoria finale sul peccato, sul male, su tutte le iniquità, e sulla stessa morte. Il giorno della fine sarà, per coloro che hanno amato con lui e per lui, hanno sofferto con lui e per lui, sono morti con lui e per lui, il giorno della loro liberazione da ogni forma di schiavitù a cominciare dalla schiavitù della morte. Quel giorno apparirà “un segno grandioso nel cielo: una donna vestita di sole” nell’inimmaginabile scenario di “nuovi cieli e una terra nuova”, come recita l’Apocalisse giovanneo, e verrà per sempre, in carne e ossa, ma nella luce sfolgorante della sua gloria immortale, il Figlio dell’uomo con il suo segno, la croce.

Viviamo dunque ben consci che l’ultima parola sarà ancora di Cristo, sarà questa volta non solo di Cristo Salvatore ma anche di Cristo Giudice supremo e definitivo che chiuderà per sempre il ciclo delle libertà umane deviate o impazzite.

Poiché è o sarebbe innaturale, per un cristiano convinto e responsabile, che, nonostante il suo dovere di annunciare il vangelo e di farsi strumento di carità, questo mondo pieno di odio e di violenza, di menzogna e di falsità, di prevaricazione e di malvagità, non debba mai finire, non si capisce per quale motivo anche nelle nostre parrocchie, sempre protese a rassicurare i fedeli ma quasi mai ad ammonirli, si faccia di tutto per non parlare di “fine del mondo” o per parlarne in termini cosí generici ed astratti da dissolverne la reale consistenza fisico-cosmologica ed escatologica. Anche di questo dovremo rendere conto a nostro Signore, perché anche la fine del mondo fa parte a pieno titolo del suo vangelo.