Maria Immacolata icona di un'umanità non necessariamente peccatrice

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Solo una donna senza peccato d’origine, e quindi non ferita e non indebolita nelle sue capacità intellettive e morali, avrebbe potuto felicemente esercitare una funzione di intercessione e di efficace mediazione presso Dio e presso il Mediatore per eccellenza che è nostro Signore Gesù Cristo, nuovo ed eterno Adamo. Bisognava che ci fosse almeno una donna immacolata, capace di resistere al peccato e di rimanere fedele a Dio, perché Dio tornasse a prendersi cura dell’umanità che si era allontanato da Lui. Maria infatti, in quanto Immacolata Concezione, sta a dimostrare che l’umanità, uscita dalle mani di Dio, non necessariamente deve essere incline al peccato, a trasgredire l’ordine divino anche se perfidamente sollecitata da potenze malefiche che misteriosamente si oppongono alla divina sovranità.

Maria, in quanto è segno di un’umanità capace di non lasciarsi corrompere e trascinare verso beni apparenti ed illusorie forme di felicità, è colei che ha indotto Dio a sacrificare se stesso nella persona storica del Figlio unigenito al fine di redimere e salvare quell’umanità che sembrava essere perduta per sempre. Dio vede la purezza e la sensibilità spirituale di Maria, il suo sincero e innegabile desiderio di appartenergli per sempre senza condizioni e senza cedere alla tentazione di rivendicare una sua indipendenza esistenziale e di assecondare passioni o desideri infimi ed effimeri.

Dio cosí, nel contemplarne l’adamantina e fulgida bellezza interiore, si rende conto che quell’umanità, che egli aveva creato e che poi si sarebbe pentito di aver creato, in realtà, nonostante la sua originaria rivolta contro la divina legislazione, poteva essere ancora salvata sia pure per mezzo di un costoso autoannientamento divino nel Cristo, costoso e necessario a far comprendere in modo stringente ed inequivocabile alle sue creature che esse, se Dio stesso era disposto a sacrificarsi e a sacrificare il Figlio alla luce dei suoi princípi di verità, giustizia e carità, non solo avrebbero potuto e dovuto riconoscere nel rispetto di tali princípi la radice di ogni possibile e vera felicità umana ma si sarebbero potuti sentire altresí sospinti a sacrificare a loro volta se stessi per poter rientrare in quella casa celeste nella quale altrimenti non avrebbero potuto più avere alcun diritto di cittadinanza.

Maria è l’umanità che si sforza al meglio delle sue possibilità di non peccare contro Dio perché sa perfettamente che, senza Dio, non può conseguire alcuna felicità. In Maria Dio ricrea il mondo e l’umanità, nel senso che in lei comincia a fare nuove tutte le cose e a rigenerare la volontà e la spiritualità degli esseri umani, rendendo in lei possibile il misterioso e verginale concepimento di quel Messia, la cui venuta era stata prodromicamente annunciata dai patriarchi della fede, dai profeti e dalla parte più santa del popolo d’Israele di cui per l’appunto la giovinetta di Nazaret sarebbe stata l’espressione più alta e più nobile.

Questa piccola donna agli occhi di Dio è la più grande di tutte le creature perché è quella che, più di tutte le creature a lui più fedeli, come gli antichi patriarchi, come Mosé, come Davide o Salomone, come i profeti e tutti gli spiriti umili del popolo di Israele, sarebbe stata disposta a servirlo con un amore non solo illimitato ma viscerale, cioè esattamente con lo stesso amore tenero e struggente con cui Dio stesso ama le sue creature.

Una donna siffatta doveva essere necessariamente una donna immacolata, non solo una donna buona e sommamente virtuosa ma una donna capace di essere ontologicamente immune da tutte le tentazioni demoniache e da tutte le lusinghe e le vanità del mondo. Anche Maria viene creata dalla terra, dal fango, ma, diversamente da quel che accade per tutte le altre creature, la terra e il fango da cui ella viene creata restano più a lungo nella mente e nelle mani di Dio, per essere modellati secondo criteri creativi talmente audaci e per mezzo di una partecipazione emotiva talmente appassionata da rendere l’opera creata quasi simile al suo Creatore.

In tutto uguale agli altri esseri umani, anche nella possibilità di peccare, Maria fu resa da Dio talmente simile a se stesso da metterla nella condizione di amarlo al di sopra di ogni altra cosa e a dispetto di ogni possibile tentazione. In questo consiste il privilegio concesso a Maria, privilegio tuttavia implicante un di più quantitativo e qualitativo di sofferenza e di privazione esistenziale accanto a quelle del Cristo Salvatore: Dio la volle creare in modo lungimirante come carta di riserva da giocare nel momento in cui le forze malefiche a Lui avverse fossero riuscite a compromettere e a sciupare, a causa di un inesplicabile mysterium iniquitatis, la bellezza e la santità della sua creazione.

E’ grazie a lei che ognuno di noi è portato a desiderare di rimanere quanto più lontano possibile dal peccato, è grazie alla preghiera che le rivolgiamo che ognuno di noi ha la concreta possibilità di accrescere continuamente questo desiderio qualunque cosa succeda e quali che siano le contrarietà della nostra concreta esistenza. L’Immacolata, in questo senso, non è solo la carta di riserva di Dio ma anche una risorsa strategica fondamentale della nostra vita spirituale, una risorsa strategica che non ci consente di far confusione tra il vero e il falso, tra il bene e il male, persino in situazioni in cui sia oggettivamente molto difficile esercitare la propria capacità di discernimento ed operare nette ed inequivocabili distinzioni.

E’ Maria, con la sua fede e la sua vita, che ci insegna continuamente ad esser liberi, a desiderare di essere liberi in Cristo, ad esporre la nostra vita persino ai sacrifici più gravi e alle peggiori umiliazioni per amore di Cristo. L’uomo mariano è davvero un uomo libero, l’uomo mariano è davvero un cristiano! La stessa santità della Chiesa deve attingere continuamente e rigorosamente dalla santità di Maria se non vuole esaurirsi o depotenziarsi nel tempo o assumere forme inadeguate e non confacenti alla volontà di Dio.

E’ Maria infine che ci insegna a servire non in modo formale, non in modo banale o semplicemente istituzionale, ma con una serietà spirituale appassionata e refrattaria ad ogni possibile mistificazione, con un’accettazione non ipocrita o puramente ornamentale ma coraggiosa e coerente della croce di Cristo.