Natale per sempre

Scritto da Francesco di Maria.


Il Verbo si è incarnato perché altrimenti la carne non poteva essere salvata e, con essa, non potevano essere salvati i pensieri, i sentimenti, il bisogno di felicità, attraverso cui viene concretamente manifestandosi la vita del genere umano. Se il Verbo non si fosse incarnato e non avesse voluto sperimentare le debolezze, le amarezze, le ansie, le angosce, il dolore e la solitudine, e infine la morte, che sono proprie degli uomini comuni, l’uomo carnale non avrebbe potuto essere salvato perché il suo peccato o i suoi peccati d’origine non avrebbero potuto essere riscattati dal nuovo Adamo, da colui che pur lasciato libero di peccare non può e non vuole peccare per il semplice fatto che non può né vuole peccare chi è perfettamente identico a Dio e vive ontologicamente in Lui, con Lui e per Lui.

Il Cristo, in quanto Verbo incarnato, ovvero in quanto Presenza infinita, Sapienza infinita, Potenza infinita, che, per azione dello Spirito Divino, assumono i tratti costitutivi dell’essere carnale dell’uomo, viene a nascere nella storia, nella stessa storia di ognuno e di tutti, e non con un atto unilaterale del divino verso l’umano ma in virtù di una strettissima e amorevole collaborazione tra divino e umano, per elevare l’umana carnalità, nell’insieme articolato delle sue dimensioni e facoltà, a quella spiritualità originaria, fonte e fine di ogni possibile libertà, cui l’uomo era stato chiamato appunto in origine e a cui l’uomo aveva voluto subito dopo sottrarsi per affermare e contrapporre la sua libertà alla signoría stessa di Dio, precipitando cosí nella peggior forma di schiavitù: una libertà talmente parziale, finita, riduttiva, alienata, illusoria, incompleta e imperfetta, da rivelarsi del tutto insufficiente a soddisfare l’umano bisogno di duratura e definitiva felicità.

Cristo incarnato, figlio unigenito di Dio ma anche modello esemplare di umanità, con la sua rinuncia personale a tutto ciò che aveva determinato “la caduta” dello stesso umano restituisce da una parte a Dio-Padre un’umanità rigenerata e redenta, e dunque capace di pentimento e di conversione, finalizzando dall’altra il suo sacrificio salvifico alla concreta possibilità del singolo e del genere umano di reintegrare la sua carnalità in quella impegnativa ma elevata spiritualità originaria dove ha sede ogni vero germe di stabile ed eterna felicità.

Il Natale di Cristo, essendo un trasferirsi del divino dal cielo alla terra, un radicale abitare di Dio tra gli uomini e in ciascun essere umano, è pertanto sovrannaturalmente organico o funzionale alla possibilità di riscatto di ogni specifico individuo storico come di ogni determinata generazione storica. Dio decide di scendere non metafisicamente o teologicamente ma storicamente su quella stessa terra che era stata maledetta da lui dopo il peccato originale e sulla quale aveva scaraventato l’umanità adamitica; decide di abitarvi facendosi uomo tra uomini e facendosi carico dei loro travagli e della loro infelicità e innanzitutto dei loro peccati, disposto a portarne il tremendo peso espiatorio fino alla morte e alla morte di croce.

Senza un Dio onnipotente e affettivamente molto legato alle sue creature, quest’ultime non avrebbero avuto scampo: avrebbero solo vissuto tra gli stenti per un certo periodo di tempo e sarebbero stati poi inghiottite dalla morte in modo irrimediabile e definitivo. Il nostro Dio, invece, è un Dio che, pur provvisoriamente pentito di aver creato l’umanità, non si dà per vinto, non accetta di assistere al fallimento della sua opera, e, come in un primo momento aveva modellato con le sue dita la creta dalla quale aveva tratto la sua originaria opera creativa, cosí adesso, all’indomani del peccato originale, intende rifare tutto daccapo rinnovando tutte le cose in modo talmente radicale da mettere in gioco persino se stesso nella persona storica del suo Cristo.

E’ come se questo Dio avesse detto: «voi non avete accettato di stare-con-me nella mia casa e nel mio giardino di eterne e immarcescibili delizie, perché forse avete pensato di poter avere di più e di poter ottenere condizioni ancora più soddisfacenti di vita con l’esercitare la vostra libertà anche al di fuori della mia legislazione o addirittura in antitesi ad essa. Il risultato lo conoscete, perché Colui che vi ha creato non poteva permettere che la sua Creazione si trasformasse al suo cospetto e nel suo stesso paradiso in un inferno di trasgressioni irrazionali e di passioni smodate, anche perché un inferno è stato da lui pensato e creato altrove proprio per tutte quelle creature celesti ed umane che non volessero vivere pacificamente e armoniosamente con Lui. Però Io, prima di perdervi, voglio fare un altro tentativo mostrandovi sino a che punto siete preziosi per me e può giungere il mio amore infinito per voi: se voi non vi siete voluti abbassare dinanzi alla mia onnipotenza amorevole, sarò io che mi abbasserò dinanzi alla vostra orgogliosa e irriducibile fragilità: scenderò in mezzo a voi, sarò con voi e con voi camminerò nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore; soffrirò come voi e anzi più di voi perché un Dio che vive e muore come un semplice uomo e per di più come il peggiore degli uomini deve soffrire necessariamente più del più innocente e giusto degli uomini; vi insegnerò, con la parola e con la vita, a liberarvi dal male e dalla forma più estrema di male che è la morte, sottoponendomi volontariamente e per amore ad una morte infamante e inflittami ingiustamente proprio a causa del mio messaggio e della mia opera di liberazione dalla menzogna, dalla malvagità e da ogni iniquità compiuta contro la sovranità di Dio e la dignità dell’uomo. Chi mi ascolterà e mi seguirà sarà salvato e farà ritorno alla mia casa. Chi non mi ascolterà e non mi seguirà, sarà per sempre dannato».

Il Natale di Cristo si spiega dunque con la sua volontà di operare nella storia di tutti gli uomini e di tutte le generazioni umane, di operare attraverso le generazioni fino alla fine del mondo e dell’umanità, di operare per farci nascere e vivere nella storia ma soprattutto oltre la storia. Il Natale di Cristo è un Natale che attraversa tutta la storia dell’umanità perché non c’è fase di questa storia in cui non necessiti la presenza di un Cristo Salvatore che, mentre ci aiuta a rinascere alla sua grazia in uno spirito di verità e carità, al tempo stesso ci sostenga nel nostro difficile e tortuoso cammino verso la salvezza e l’approdo a “nuovi cieli e a nuova terra”.

Dio nasce nella storia non solo in senso stretto, in senso biologico, anagrafico, in un senso spazialmente e temporalmente determinato e circoscritto oltre che socialmente e culturalmente caratterizzato, ma in senso largo, in un senso esistenziale, spirituale e religioso che travalica tutte le epoche e tutte le generazioni pur riguardando da vicino ciascuna epoca e ciascuna generazione umana con un messaggio di speranza e di salvezza che è sempre particolare e universale, contingente e permanente, e che attraversando tutta la storia avrà la sua conclusiva e più compiuta attuazione oltre la storia, in una gioiosa e gloriosa eternità metastorica anche se pregna della migliore e più significativa storia del genere umano.

Il Natale di Cristo non è solo di ieri, né semplicemente oggi si commemora come un evento che appartiene al passato. Il Natale di Cristo, sia pure nello scenario mutevole di questo mondo, è per sempre e per sempre continuerà ad essere celebrato anche in cielo con la festosa partecipazione di quelli che avranno fatto di tutto per capirlo e viverlo nel corso della loro vita terrena.