Maria tra Chiesa e Spirito Santo

Scritto da Angela Iazzolino on .

 

Maria è il simbolo dell’apertura spirituale per antonomasia e della Chiesa che aspetta la venuta dello Spirito Santo. La Chiesa e in essa tutti i credenti non possono imparare ad ascoltare e ad annunciare la Parola di Dio meglio che da Maria, la quale in tutti gli incontri e i momenti della sua vita è sempre in attesa di Dio e del suo Santo Spirito: è sempre pronta ad ascoltare la parola divina meditandola ed interiorizzandola con una tale sovrabbondanza d’amore da costringerla quasi a radicarsi nella sua stessa carne e dunque ad incarnarsi nel mondo, ed è sempre pronta ad annunciare la parola divina e quindi la grandezza di Dio e la fiduciosa obbedienza alla sua volontà. Questo duplice movimento dell’ascolto e dell’annuncio, che è il movimento caratteristico della stessa opera missionaria della Chiesa, lo si riscontra emblematicamente nel suo incontro con l’angelo, momento non puramente ricettivo ma attivo e responsabile di ascolto, e in quello con Elisabetta quando il saluto di Maria fa sí che sua cugina sia «colmata di Spirito Santo» (Lc 1, 41) e quando ella nel sentirsi chiamare da quest’ultima «madre del mio Signore» eleva il suo immortale Magnificat a Dio.  

Ma anche in occasione delle nozze di Cana, Maria, nel rivolgersi fiduciosamente a Gesù e nell’ottenere da lui per gli sposi e i convitati il “vino nuovo” (simbolo dell’amore messianico tanto atteso dai figli migliori d’Israele), dimostra di aver a lungo ascoltato e appreso i pensieri e i sentimenti più intimi del suo Signore determinando l’inizio della sua attività pubblica e soprattutto annunciando sia pure in modo parzialmente inconsapevole i due straordinari  eventi salvifici di cui sarebbe stato protagonista: la sua morte e la sua resurrezione. Ma anche sotto la croce ella appare in ascolto delle ultime volontà del figlio morente e in attesa che tutto si compia perché si possa subito dopo annunciare la vittoria della vita e dell’amore divino sulla morte e sul peccato. E ancora, a Pentecoste, ella è in mezzo agli apostoli pronta ad accogliere nuovamente lo Spirito Santo che, effondendo i suoi doni vivificanti e santificanti, in quello stesso momento rende possibile l’inizio della missione kerigmatico-salvifica della Chiesa nel mondo. Come si vede, Maria è sempre in ascolto e in preghiera, in contemplazione e in azione, in silenziosa e rispettosa meditazione e coraggiosamente impegnata non solo nel testimoniare personalmente il Cristo salvatore ma anche nel favorire l’annuncio e la diffusione del messaggio salvifico di suo figlio.

Maria, perfetta donna dell’ascolto, dell’annuncio, dell’attesa, ovvero della dedizione totale a Dio. Dio è sempre con Maria perché il modo di essere e di vivere di Maria attira irresistibilmente la Parola e lo Spirito di Dio. Dio è sempre con la Chiesa, pertanto, se essa si sforza di emulare Maria svolgendo correttamente e umilmente i propri compiti, pregando sempre il Signore, implorando la continua discesa del suo Santo Spirito sulla propria opera di annuncio e testimonianza, e affidandosi senza remore a lei che è la Donna inseparabile dello Spirito, sua fedele e potente compagna per l’eternità. Dio è sempre con ognuno di noi se chiediamo con umiltà ed amore a Maria di accettarci come siamo ma soprattutto di renderci come lei vuole e come il figlio suo celeste si aspetta che noi possiamo essere o diventare.

Il papa di recente ha ripreso magistralmente questi concetti: «La grande festa di Pentecoste ci invita a meditare sul rapporto tra lo Spirito Santo e Maria, un rapporto strettissimo, privilegiato, indissolubile. La Vergine di Nazaret fu prescelta per diventare la Madre del Redentore ad opera dello Spirito Santo:  nella sua umiltà, trovò grazia agli occhi di Dio (cfr. Lc 1, 30). In effetti, nel Nuovo Testamento noi vediamo che la fede di Maria, per cosí dire, "attira" il dono dello Spirito Santo» (Benedetto XVI, Riflessione mariana del 30 maggio nei giardini vaticani, Maria modello dei cristiani, in L’Osservatore Romano, 1-2 giugno 2009). E, sul Calvario, «La Madre e il discepolo raccolgono spiritualmente il testamento di Gesù:  le sue ultime parole e il suo ultimo respiro, nel quale Egli incomincia ad effondere lo Spirito; e raccolgono il grido silenzioso del suo Sangue, interamente versato per noi (cfr Gv 19, 25-34). Maria sapeva da dove veniva quel sangue:  si era formato in lei per opera dello Spirito Santo, e sapeva che quella stessa "potenza" creatrice avrebbe risuscitato Gesù, come Egli aveva promesso» (ivi). E, infine: «Cosí la fede di Maria sostenne quella dei discepoli fino all'incontro con il Signore risorto, e continuò ad accompagnarli anche dopo la sua Ascensione al cielo, nell'attesa del "battesimo nello Spirito Santo" (cfr. At 1, 5). Nella Pentecoste, la Vergine Madre appare nuovamente come Sposa dello Spirito, per una maternità universale nei confronti di tutti coloro che sono generati da Dio per la fede in Cristo. Ecco perché Maria è per tutte le generazioni immagine e modello della Chiesa, che insieme allo Spirito cammina nel tempo invocando il ritorno glorioso di Cristo:  "Vieni, Signore Gesù" (cfr. Ap 22, 17.20)» (Ivi).

Maria un giorno fu coperta, fu completamente avvolta dallo Spirito Santo che è lo spirito invincibile d’amore e di sapienza di Dio. Da quel giorno la Chiesa, tutte le volte che vuole avere la certezza di essere guidata ed ispirata dallo Spirito Santo, non deve fare altro che rivolgersi innanzitutto a Maria che sa come favorire un’osmosi tra le necessità della comunità ecclesiale e i desideri dello spirito stesso di Dio. Può darsi che a Maria la Chiesa non sempre riesca a rivolgersi nel modo giusto, cioè con una mente perfettamente assorta nella contemplazione mistica e attiva del volto e della vita di Cristo, e con un cuore totalmente traboccante di trepidante attesa messianica. In quei casi, anche se ugualmente implorato da Maria a favore di figli più o meno fedeli e devoti, lo Spirito tace o ritarda la sua azione soccorritrice: senza fare uno sgarbo a Maria ma solo per sollecitare la Chiesa nel suo insieme a pregare meglio e per cose nelle quali veramente creda sotto un profilo squisitamente spirituale. Questo può almeno in parte spiegare perché certi suoi fallimenti storici non sempre avvengano nel segno della croce e dell’amore per Cristo ma nel segno di una inescusabile sottovalutazione dell’impegno quantitativo e qualitativo che occorre profondere per continuare a portare sul serio la croce e la testimonianza di Cristo nel mondo.    

Ma Maria, che ha ben sperimentato personalmente la natura eminentemente pedagogica di taluni silenzi dello Spirito Santo, pur essendone compagna inseparabile, otterrà sempre che il Santo Spirito di Dio continui a scendere copiosamente con tutti i suoi doni sulla Chiesa in cammino e in travaglio nella storia sino a quando essa non abbia finito di attraversare il mar Rosso del dolore e della morte. Perché, come papa Benedetto ha ricordato pochi giorni fa, «lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa», e, anche se soggetta ad errore, essa «è incessantemente plasmata e guidata dallo Spirito del suo Signore» (La presenza dello Spirito Santo, tratto distintivo della Chiesa, in Zenit, 31 maggio 2009; concetti ribaditi e ampliati in Messa di Pentecoste, La Chiesa attraversa l’oceano della storia sospinta dal soffio dello Spirito, in L’Osservatore Romano, 1-2 giugno 2009): tanto più vantaggiosamente, si può aggiungere, quanto più, com’egli stesso si è diverse volte augurato, anche l’ispirazione religiosa e la formazione dei sacerdoti e dei pastori che verranno saranno adeguate o più adeguate di quelle odierne, vale a dire fondate essenzialmente sulla capacità di coniugare armoniosamente il dovere dell’annuncio evangelico non deformato con l’attitudine all’ascolto delle voci e delle domande che provengono dalla vita reale di tutti i giorni, con l’attitudine alla valorizzazione pratica dell’unità dogmatica ed ecclesiale nella diversità dei doni e dei progetti dello Spirito Santo e della diversità carismatica nell’unità spirituale e dottrinale di fede.

In modo tale che, sotto lo sguardo sicuramente benevolo di Maria e per mezzo della sua materna e regale intercessione, il Signore mandi il suo Spirito a rinnovare la terra proprio mentre la Chiesa venga impegnandosi ad assolvere sempre più proficuamente il suo ruolo di far “comunione” (e non semplicemente “comunicazione” che, anche ove sia efficace, non è sufficiente); ruolo che consiste appunto in un suo diligente ed autorevole adoperarsi affinché la forma comunitaria ed istituzionale e la forma personale e carismatica di questa realtà spirituale e sacramentale centrale della vita cristiana non abbiano mai a contrastarsi e a vanificarsi vicendevolmente ma sappiano stimolarsi virtuosamente l’un l’altra per rendere sempre più fruttuoso il sacrificio di Cristo.