Evoluzione come fede o come problema? I cattolici tra sudditanza morale e autonomia critica

Scritto da Francesco di Maria.

 

Capiamo cosa abbia potuto infastidire Michele Forastiere, professore liceale e studioso cattolico di scienze naturali, nel vedere che avevamo pubblicato in questo sito un articolo dissacratorio sulla teoria evolutiva di matrice darwiniana, firmato da un noto e importante genetista americano quale Michael Snyder. Questi, a un certo punto, nel corso di una breve ma intensa e stringente trattazione volta a demistificare sul piano scientifico il neodarwinismo più radicale, scrive: «le persone comuni preferiscono accettare la 'verità' dell'evoluzione per il timore di essere additate dal branco come 'stupide'» (Teoria dell’evoluzione: 44 ragioni che la smontano, in “The Truth”, 8 gennaio 2014).

Infatti, a noi che lo avevamo invitato, nel nome della nostra comune fede religiosa, a dare un suo contributo su questo argomento da pubblicare nel nostro sito mariano, Forastiere risponde, tra l’altro, cosí:  «A proposito di epistemologie di riferimento, mi permetta di notare che, in relazione alla spinosa questione dell'evoluzionismo, è facilissimo trovare sul web critiche di stampo fondamentalista-protestante, basate in pratica su interpretazioni letterali dell'Antico Testamento», dove si fa appunto esplicito riferimento all’articolo sopra citato; e continua: «Ebbene, tali critiche - sebbene certamente ben intenzionate! - rischiano purtroppo di ritorcersi contro di noi», cioè contro di noi cattolici, «sia perché spesso lontane dalla "buona scienza" (la scienza, infatti, se ben applicata, è uno dei tanti doni di Dio), sia perché basate su concezioni teologiche, metafisiche ed epistemologiche non sempre allineate con la dottrina della Chiesa Cattolica (soprattutto con l'insegnamento di San Tommaso d'Aquino, appunto)».

Strano che uno studioso, tanto più se cattolico come in questo caso, anziché spiegare umilmente i motivi “scientifici” per i quali uno scritto come quello in oggetto sarebbe a suo giudizio carente proprio sotto il profilo specificamente logico-scientifico, ritenga non solo di potersi limitare a definirlo dogmatico e preconcetto (una critica fondamentalista-protestante all’evoluzionismo), ma di poter persino ammonire i suoi correligionari (come noi altri) nel nome “della buona scienza”, che però come tutti sanno è ricchissima di contrasti e conflitti logico-metodologici un po’ in tutti i suoi specifici settori di ricerca e non è mai univocamente e definitivamente definibile “buona” o “cattiva” nonostante la relativa e tuttavia feconda universalità di talune conquiste scientifiche, a non dare retta a certe posizioni troppo nettamente ostili all’evoluzionismo, peraltro in parte accettato dalla stessa Chiesa cattolica!

Ma, a parte il fatto che noi non siamo ostili all’evoluzionismo se non nella misura in cui venga presentato come una fede e spacciato come un dogma inviolabile, Forastiere, con un’umiltà inavvertitamente pari alla sua sussiegosa supponenza, è altresí premuroso nell’esprimere la sua fraterna preoccupazione di credente cattolico in questi termini: «Riguardo alla lontananza dalla scienza, oltretutto, si corre un grosso rischio: quello di essere tacciati di "creazionismo fondamentalista ed oscurantista", e quindi semplicemente di non essere più ascoltati, pur intendendo solo esprimere una più che legittima critica a un'errata concezione scientifica (il darwinismo). Pregiudizialmente, certo; però tenga presente che quello della critica al darwinismo è un campo terribilmente minato: cosa che ho avuto modo di apprendere anche a mie spese - nel mio piccolissimo - negli anni in cui sono stato presente con le mie poche e insignificanti righe su internet. Si tratta di una battaglia davvero molto dura, che il prof. Pennetta (fondatore del sito di Critica Scientifica, appunto) porta avanti coraggiosamente da anni, dopo essere riuscito a guadagnarsi il rispetto degli avversari più accaniti».

Ma, ci si chiede, invece di trattarci non troppo velatamente da “ignoranti” (quali noi siamo, in ogni caso, sempre e comunque) in campo scientifico (come se la scienza, peraltro, fosse solo la biologia o la chimica o la stessa epistemologia e via dicendo); di invitarci ad evitare di essere tacciati di creazionismo fondamentalistico ed oscurantista; di ammonirci circa il pericolo di non essere (più) ascoltati dai nostri dotti avversari, come se la cosa, considerata l’indole generalmente ipocrita e menzognera di costoro, potesse minimamente turbarci; e poi ancora, invece di fare propaganda a favore di un altro collega cattolico, come il prof. Enzo Pennetta, a sua volta molto interessato a sentirsi apprezzato o lodato (a “guadagnarsi il rispetto dei suoi avversari più accaniti”) dagli accademici con cui fa di tutto per interloquire; ecco, anziché esibirsi in questa tiritera sgradevolmente paternalistica e inopportuna, il prof. Forastiere non avrebbe fatto cosa più utile e meno preconcetta, prima di risponderci, se si fosse soffermato un po’ di più su una parte almeno delle pubblicazioni ospitate nel nostro sito, per verificare se, al di là dello spirito devozionale che indubbiamente lo ispira e lo anima, siamo davvero  cosí digiuni di coscienza scientifica e cosí acritici e screditati come sembra di potersi desumere da tutto il contesto della lettera a noi pervenuta?

Ma qui torniamo all’affermazione iniziale: «le persone comuni preferiscono accettare la 'verità' dell'evoluzione per il timore di essere additate dal branco come 'stupide'», scrive polemicamente Michael Snyder, il quale peraltro, in un sito “autorevole” del partito evoluzionista italiano come “Pikaia”, diretto da un accademico spesso borioso e velleitario, figurava nel 2007 (21 agosto) come oggetto di un articolo intitolato “Forme diverse con geni simili” e firmato da Mauro Mandrioli, ricercatore molto serio e accreditato dell’Università di Modena, che scriveva di Snyder come di uno scienziato capace di verificare sperimentalmente un’importante ipotesi di studio volta a mostrare «come uomo e scimpanzè, pur avendo geni molto simili, presentano in diversi organi (ed in particolare nel cervello) grandi differenze nel numero di geni espressi e nel pattern (modello) di espressione di ciascuno di essi». Strano che uno specialista, ideologicamente organico ad una rivista on line come “Pikaia”, abbia trovato pacifica ospitalità in un tempio filosofico dell’evoluzionismo proprio su quel Michael Snyder cui, almeno in quell’occasione, nessuno studioso evoluzionista, pare,  ebbe alcunché da obiettare.

Si vede che certi nostri intellettuali cattolici sono più realisti del re, ma non per caso, bensí per un motivo ben preciso: quello per cui tengono intimamente molto ad essere legittimati da certi accademici italiani di orientamento laico o laicista che si occupano della loro materia, pur di non rischiare di essere declassati al rango di persone comuni assolutamente prive di intelligenza scientifica e sottomesse a qualunque tipo di conformismo. Laddove, però, come s’è visto, Snyder, uno scienziato e non un “semplice” storico delle idee o epistemologo di scienze naturali, afferma provocatoriamente ma a ragion veduta che «le persone comuni preferiscono accettare la 'verità' dell'evoluzione per il timore di essere additate dal branco come 'stupide'».

Tuttavia, Forastiere, senza forse rendersene conto, ci tratta come persone comuni che, per il bene stesso della religione cattolica, farebbero bene ad evolvere verso posizioni più concilianti, più aperte ai risultati raggiunti dai fautori del darwinismo e della teoria dell’evoluzione. Senonché, il problema nasce proprio su questo punto, non tanto sul riconoscimento dell’importanza storico-scientifica della ricerca darwiniana quanto sulla effettiva valenza teorico-scientifica da assegnare a Darwin e ai suoi continuatori o eredi sulla base di prove empiriche, di dati sperimentali inoppugnabili.

Qui, almeno in Italia, di solito si ha a che fare con teorizzazioni, con congetture, con postulazioni o asserzioni assiomatiche, che non solo hanno poco o niente a che fare con veri esperimenti di laboratorio, cui certi storici e filosofi della scienza non hanno mai assistito in vita loro, ma che, anche da un punto di vista strettamente formale, non sempre appaiono dotati di interna coerenza e di proficua vis esplicativa.

Noi siamo persone comuni, persone “non esperte”, “non specialiste”, ma persone che tuttavia, non per pregiudizio ideologico (come cattolici) o per approccio “scolastico” e inadeguato ai problemi della scienza, bensí per la loro ostinata volontà a tenersi sempre informate sugli sviluppi essenziali delle scienze, ove se ne dia una comunicazione non involuta anche se tecnicistica ma sufficientemente chiara e intellegibile,  non sono disposte «ad accettare la 'verità' dell'evoluzione per il timore di essere additate dal branco come 'stupide'», soprattutto perché pensiamo che Darwin, come la teoria evolutiva e della selezione naturale, con annessi e connessi, in tutti gli aggiornamenti possibili e immaginabili che se ne danno, vengono usati da molti dei cosiddetti “esperti” del sapere laico di ispirazione darwinista in modo strumentale, mistificante, ideologico: non già semplicemente per un amore viscerale che essi inevitabilmente sarebbero portati ad avvertire per le loro materie di studio (che è quello che può accadere ad ognuno di noi tutti) ma per il loro inconfessato eppur reale bisogno psicologico-esistenziale di rimanere vita natural durante devoti a personalità scientifiche e filosofiche, a metodologie e a tematiche specifiche di studio su cui sono venuti costruendo, con o senza merito, con o senza profitto intellettuale, la loro fortuna accademica ed editoriale.

Sappiamo bene quel che diciamo. C’è chi divinizza Darwin fino ad utilizzare l’abbreviazione a. D. non nel senso di Anno Domini (nell’anno del Signore) ma nel senso di Anno di Darwin (nell’anno di Darwin), per cui capita di trovare scritta su ponderose monografie una sigla come a. D. 50, per esempio, che sta a denotare il cinquantesimo anno dalla morte di Darwin! C’è chi a Darwin fa dire tutto e il contrario di tutto, chi lo utilizza disinvoltamente persino come teorico inconsapevole di una magnifica etica umanitaria, che sarebbe paradossalmente frutto dell’evoluzione casuale e necessaria ma anche, a quanto pare, dei suoi imprevedibili e “provvidenziali” meccanismi selettivi, anche se poi, nel privato, usa lo stesso biologo inglese per discriminare a proprio piacimento, nel quadro di una patologia tipicamente narcisistica,  tra i migliori e i peggiori, tra i capaci e gli incapaci, tra i meritevoli e i non meritevoli, tra pochi spiriti eccelsi e una moltitudine di idioti.

Certi esaltati ideologi del darwinismo (per i quali quest’ultimo è una fede, un inamovibile oggetto di culto), perciò, non possono che sentirsi costantemente incompresi, o meglio troppo evoluti per poter essere compresi da una massa indistinta di persone in cui rientrino necessariamente non tanto i cattolici come tali quanto piuttosto cattolici o non cattolici che sappiano evidenziarne le interne e contorte complicazioni psicologiche e le storture mentali, e sappiano mettere in discussione la supposta o presunta probità del loro impegno culturale, scientifico e filosofico.

Perciò, al fratello Forastiere dico che per lui non sarebbe stato certo difficile intervenire criticamente sul versante “fondamentalista” della critica cattolica e non cattolica al neodarwinismo, posto però che il prof. Michael Snyder è un “genetista” di tutto rispetto e non un ciarlatano qualunque, anche se oggi per “fondamentalismo” si intendono cose che fondamentaliste certo non sono nel senso corrente e deteriore del termine. Intervenendo generosamente sul nostro sito, ci avrebbe aiutato a capire che cosa vi sia di particolarmente scandaloso nell’articolo di Snyder, dando prova di competenza specialistica, di abilità confutatoria, di lucidità linguistica e concettuale, e persino di illuministica o illuminata capacità divulgativa: tutte qualità che purtroppo molti cattolici non potranno apprezzare.

Ma, soprattutto, avrebbe avuto una buona occasione per testimoniare significativamente la sua fede cristiana e per rendere onore a Maria di Nazaret, di cui siamo devoti e a cui il sito fogli mariani è intitolato. Che è poi il motivo principale, anche se non ostentato, per cui, pur perfettamente consapevoli della natura dignitosa del nostro lavoro, non disdegniamo mai di chiedere collaborazione, in particolare a nostri fratelli e sorelle di fede impegnati sul piano culturale.

Questo è tutto. E ci resta solo da ribadire che quello di guadagnarci il rispetto e la stima di taluni teorici italiani dell’evoluzionismo, dotati di una intelligenza senz’altro solida (anche se non geniale come pretenderebbero) ma al tempo stesso di una mentalità sostanzialmente scientistica e di un’umanità stupidamente e allusivamente sprezzante verso interlocutori oggettivamente seri e qualificati, non è un problema che rientri nelle mie priorità esistenziali.

Forastiere concludeva la sua mail con «l’augurio che il vostro sito possa crescere sempre di più nella luce dello Spirito Santo, sotto la guida materna della Vergine Maria», augurio di cui lo ringraziamo fraternamente, benché non abbia compreso che l’invito, a lui rivolto, di offrirci un contributo sull’argomento in questione, ci era stato ispirato probabilmente proprio dallo Spirito Santo, sotto la guida materna della Vergine Maria. Solo il Cristo evangelico può essere oggetto incondizionato di fede; tutto il resto, persino nei casi di più universale evidenza epistemica e scientifica, tra cui non può certo includersi il pur ‘rivoluzionario’ capitolo darwiniano, è solo e inevitabilmente problema.