Chiesa ed eresia

Scritto da Amelia Gualtieri on . Postato in Compagni di viaggio, articoli e studi

 

Se il fumo di Satana, già alcuni decenni or sono, come disse Paolo VI nel 1972, “era entrato nel tempio santo di Dio”, sotto il pontificato di papa Bergoglio a non pochi cattolici sembra di poter affermare che oggi quel fumo si starebbe letteralmente impadronendo della Chiesa. Mi sforzo sinceramente di non essere ipocrita nel dire che è tuttavia sperabile che alla grave crisi della Chiesa contemporanea l’impulso primario non venga direttamente dalla catechesi pontificia, sebbene sia legittimo chiedersi se l’attuale magistero papale sia sempre inappuntabile sotto l’aspetto dottrinario.

Si pensi, per esempio, al discorso tenuto il 6 gennaio 2016 da Francesco sul dialogo interreligioso, quando egli in mondovisione pone sincretisticamente sullo stesso piano cattolici, ebrei, musulmani, buddisti e via dicendo in quanto “figli di un unico Dio” e conclude affermando che proprio questa sarebbe la “nostra unica certezza”, laddove in senso cristiano questa posizione, chiaramente insufficiente e inefficace, non può che essere corretta cosí: la nostra unica certezza è che l’unico e vero Dio è quello di nostro Signore Gesù Cristo, che l’unica verità della fede è quella annunciata da Gesù, che tutto il resto è errore e che a noi da Gesù è stato assegnato il compito di vivere secondo la sua verità e di testimoniare contro ogni genere di errore diffuso nel mondo, che tutti possano salvarsi solo in Cristo, ivi compresi i non cristiani purché avendone la concreta opportunità volgano la loro vita a Cristo Gesù. Ma molti altri esempi potrebbero farsi.

Anche il segretario di Stato, Nunzio Galantino, talvolta lascia perplessi se non allibiti i cattolici consapevoli, consapevoli almeno sotto l’aspetto biblico-scritturale. Come non ricordare, ad esempio, il clamoroso incidente esegetico di Galantino in occasione della Giornata mondiale della Gioventù svoltasi a Cracovia il 24 luglio 2016, allorché egli, in riferimento a Genesi 19, 1-26, affermò che Dio aveva risposto all’accorata preghiera di intercessione di Abramo con la decisione di salvare la corrotta e perversa Sodoma. In realtà, com’è ben noto, Abramo non aveva contestato il duro giudizio di Dio su Sodoma e Gomorra, ma, pur accettandolo in pieno, aveva chiesto di risparmiare comunque le due città per amore di quei giusti, almeno dieci, che il patriarca pensava esistessero e abitassero in esse. Ma la sua valutazione era troppo ottimistica dal momento che vi fu trovato un solo giusto, Lot, che in effetti sarebbe stato salvato, per cui le due città vennero inesorabilmente distrutte da Dio. Questa è la verità biblica e non può essere alterata o capovolta quale che sia la reale intenzione sottesa ad una sua manomissione.

Può darsi che, in questo caso, mons. Galantino abbia inteso evidenziare come l’infinita misericordia divina si manifesti soprattutto a chi lo preghi con cuore puro e sincero e come Dio ascolti le nostre preghiere e si preoccupi di rispondere ad esse in modo adeguato, ma il problema è che la misericordia di Dio può e deve essere compresa e spiegata pubblicamente solo nei limiti del racconto biblico e di una corretta interpretazione di esso e non alterandone la sostanza: questo è assolutamente necessario se si vuole capire e far capire non solo la misericordia ma tutto ciò che riguarda nostro Signore secondo la catechesi originaria ed eterna di nostro Signore, quale si trova racchiusa nei pur complessi capitoli della narrazione biblica, e non secondo nostre catechesi soggettive o meglio soggettivistiche che finiscano per risultare inevitabilmente arbitrarie e fuorvianti. Dio ascolta di certo le nostre preghiere e non fa mancare la sua risposta, ma poi tocca a noi ascoltare attentamente e pazientemente quest’ultima per stabilire se e fino a che punto ogni volta egli ci esaudisca, sempre consapevoli del fatto che se da una parte niente è impossibile a Dio, dall’altra nulla ci è consentito di pretendere contro la volontà e i piani salvifici del Signore.

Ora, nel caso di Galantino, è stato negato oggettivamente il dogma dell’inerranza delle Sacre Scritture, e già per questo motivo la sua posizione è da ritenersi eretica, perché non è possibile predicare ai fedeli il falso, il contrario di ciò che sta scritto nella Bibbia, ovvero nel caso specifico sostenere e sostituire la salvezza di Sodoma alla verità biblica secondo la quale Sodoma fu condannata, punita e distrutta.

Bisogna stare attenti, oggi più che mai, a come si ascolta la Parola di Dio, e soprattutto coloro che sono investiti della gravosa responsabilità di custodirla e tramandarla devono guardarsi dalla ricorrente tentazione di piegare la Parola di Dio alla parola e spesso alle false aspettative e alle chiacchiere del mondo. A volte, non ci si rende conto di voler apparire a tutti i costi misericordiosi anche al di là dei confini, peraltro difficilmente determinabili, della misericordia di Dio, e questo è peccato grave, è eresia, è tradimento di Cristo. Certo, tutti possono sbagliare, ma chi sbaglia pretendendo di essere infallibile o semplicemente non rendendosi conto di sbagliare gravemente, imbocca una strada pericolosa non solo per sé ma anche per coloro ai quali si rivolge. Il che, però, non deve indurre a recriminare e a “criminalizzare” ma a pregare umilmente e sinceramente il Signore perché ogni singolo cristiano, dal più importante al meno importante in senso storico-istituzionale, si sforzi di testimoniare il Cristo secondo un effettivo spirito di verità.

Gesù, a ben considerare le sue parole profetiche ed escatologiche, ci ha avvertito che la Chiesa avrebbe conosciuto al suo interno forti contrasti e divisioni laceranti, a volte salutari e a volte dannosi e deleteri, e che essa, soprattutto verso la fine dei tempi storici, avrebbe potuto rischiare il naufragio sotto i malefici e possenti colpi della menzogna interna oltre che esterna alla stessa comunità ecclesiale e della volontà umana di origine e ispirazione demoniaca di sostituirsi ancora una volta a Dio onnipotente. Un grande padre della Chiesa come Giovanni Crisostomo, sotto l’influsso dello Spirito Santo, avrebbe ben interpretato le parole di Cristo esplicandole con un commento assolutamente chiaro e inequivocabile: «Quando l’eresia si impadronirà della Chiesa sappiate che non ci sarà prova di vera fede e di cristianità se non con le Sacre Scritture, perché quelli che si volgeranno altrove periranno» (in Mattheum, homelia 46).

La verità di Cristo divide ma è proprio in questa verità che noi siamo chiamati costantemente ad unirci e ad unire. Una Chiesa unita ma carica di eresie a chi e a cosa potrebbe essere utile se non al principe di questo mondo, ai suoi affiliati e al suo regno di tenebre e disperazione?