Massoni, cattolici e marxisti

Scritto da Francesco di Maria.

 

Ci fu un tempo in cui la massoneria dovette subire la ferma e risoluta avversione del cattolicesimo come del marxismo, mentre non di rado ebbe a verificarsi una coincidenza tra pensiero liberale e pensiero massonico. Per rendersene conto basta considerare le continue prese di posizione antimassoniche dei papi fino a Benedetto XVI, nelle quali ricorre costantemente la parola ‘scomunica’, la frequente e dichiarata incompatibilità tra massoneria e marxismo pronunciata tra ’800 e ’900 da alcuni degli esponenti più autorevoli del marxismo internazionale, tra cui Trotsky che vedeva nella prima “uno Stato nello Stato” teso a condizionare pesantemente in senso reazionario l’esercizio del o dei poteri all’interno dei diversi Stati capitalistici e borghesi, o Bordiga preoccupato soprattutto per il carattere interclassista della massoneria e quindi per la sua capacità di infiltrazione in tutti i ceti sociali e gruppi politici, ivi compresi quei giovani socialisti che avrebbero potuto essere indotti ad accettare l’idea della collaborazione di classe vanificando cosí ogni strategia e ogni spinta veramente rivoluzionarie. Quanto al rapporto di assidua continuità tra liberali e massoni, è invece ben più agevole rendersene conto alla luce della storia moderna e contemporanea dei maggiori Stati europei ed occidentali.

Non si può qui tacere soprattutto il timore di Antonio Gramsci di una graduale penetrazione del verbo relativistico massonico nello stesso Partito comunista italiano. Gramsci, nel Quaderno 22 “Americanismo e fordismo”, denunciava il pericolo di una massoneria capace di evolversi continuamente e di adattarsi ai continui mutamenti storici al fine di poter parare, dall’interno del sistema capitalista e di tutte le sue possibili varianti stataliste tra cui lo stesso Stato fascista, ogni possibile colpo mosso contro le strutture reazionarie di tale sistema da forze rivoluzionarie, quale per esempio il proletariato urbano, sempre però suscettibili di venire addomesticate da incursioni o infiltrazioni per l’appunto massoniche.

Per Gramsci, in America il Rotary Club (una massoneria senza piccoli borghesi e relativa mentalità) era l’avanguardia culturale della massoneria, mentre in Italia massoni e gesuiti erano in lotta tra loro al fine di contendersi la conquista dell’egemonia culturale a livello nazionale e talmente in lotta che i loro metodi di scontro sarebbero diventati, per più aspetti, cosí omogenei da favorire una specie di osmosi comportamentale.

Compito del comunismo, per Gramsci, sarebbe dovuto essere anche quello di mettere militanti e iscritti nella condizione di resistere criticamente e praticamente alla influenza massonica, così come la Compagnia di Gesù, con la sua capacità di influire sulle scelte politiche e sui governi nazionali di tutto il mondo, cercava di sbarrare il passo agli assalti massonici.

La verità storica, tuttavia, ha finito per essere quella per cui nel mondo contemporaneo la massoneria è riuscita in molti casi ad impadronirsi sia del cattolicesimo sia dello stesso marxismo comunista.

Per quanto riguarda il primo non si può non pensare a tanti cardinali, vescovi, teologi e semplici fedeli che, almeno a partire dal Concilio Vaticano II, e ancor più incontrovertibilmente a datare dal 12 settembre 1976, all’in domani appunto della pubblicazione sulla rivista OP (Osservatore Politico) di Mino Pecorelli di una lunga lista di eminentissimi cardinali e di alti prelati cattolici, sono risultati appartenenti a logge massoniche o comunque compromessi con personalità e ambienti del mondo massonico. Purtroppo, è innegabile che, se sul piano dottrinario la Chiesa ha sempre fermamente condannato la massoneria e sancito l’assoluta incompatibilità tra fede cristiana e fede o appartenenza massonica, sul piano del potere temporale invece non di rado essa è rimasta e probabilmente continua a tutt’oggi ad essere invischiata in commistioni di interessi e oscure frequentazioni con logge segrete della massoneria nazionale ed internazionale.

Fino a quando non si farà seriamente luce su certe dicerie, le dicerie resteranno semplice calunnie o maldicenze di cui bisognerà render conto a Dio, ma per il mondo cattolico sarebbe tragico se un giorno dovesse emergere che alcune accuse di appartenenza massonica oggi rivolte allo stesso papa Francesco non siano prive di fondamento: per esempio, il suo ecumenismo cosí gradito ai massoni (la massoneria, infatti, spinge subdolamente tutte le Chiese all’ecumenismo) perché non vincolante dal punto di vista confessionale e che a molti cattolici sembra invece indiscriminato e sin troppo a buon mercato perché basato sulla rinuncia aprioristica ad annunciare apertamente il vangelo di Cristo nella sua integralità e a convertire tutti gli erranti non credenti e tutti gli erranti credenti delle diverse Chiese cristiane non cattoliche alla vera Parola di Dio che è quella custodita e difesa attraverso i secoli dalla Chiesa cattolica; il fatto che il papa argentino sarebbe stato eletto socio onorario del Rotary Club di Buenos Aires nel 1999 quando era ancora arcivescovo di questa città; una foto in cui egli sembrerebbe mostrare consapevolmente la mano nascosta sul petto, che è un tipico gesto massonico di fedeltà; la calorosa accoglienza sempre riservatagli, ancora non asceso al soglio pontificio, da diverse massonerie nazionali e dalla stessa massoneria ebraica; l’aver sostenuto da cardinale le unioni civili omosessuali; l’aver relativizzato, ormai papa cattolico, il bene e il male riconducendoli alla valutazione della coscienza personale e quindi della soggettività umana.

Che Dio abbia pietà di me se non dovessi augurarmi sinceramente che questi capi d’accusa siano falsi o destituiti di fondamento. Resta comunque il fatto incontrovertibile che le distanze tra massoneria e cattolicesimo siano ormai molto più ridotte, se non addirittura oltremodo esili, rispetto a quelle, incolmabili, che esistevano un tempo ormai lontano e a quelle che dovrebbero sussistere conformemente alla dottrina ortodossa della Chiesa. Anche perché non c’è dubbio alcuno che, se sotto il pontificato di Benedetto XVI tutti parlavano della sua lotta contro l’imperante relativismo etico-religioso, oggi di questo non si parla più essendo stato tutto spostato il baricentro dell’odierna agenda pontificia sui temi della misericordia, della guerra mondiale “a pezzi” e della povertà della Chiesa e nel mondo.

Ma, anche per quanto riguarda il marxismo, non è un caso che, già nel marzo del 1977, il pensatore marxista Cesare Luporini identificasse molti comunisti dell’epoca come cogestori della gestione delle istituzioni, della società, della politica, dello Stato, di quel determinato momento storico. Da allora la situazione è andata deteriorandosi ulteriormente perché, a dispetto della clausola statutaria dell’incompatibilità con la massoneria, in realtà prima nel PCI, poi nel PDS, si sarebbero verificati e continuano a verificarsi moltissimi casi di doppia appartenenza: al partito e alla massoneria, con conseguenze che tutti possono immaginare per la vita politica ed economica nazionale.

In data 9 giugno 2010, l’ex sindaco comunista di Pistoia, Renzo Baldelli, dichiarava che, su 21000 iscritti alle logge massoniche (744) di tutt’Italia, oltre 4000 risultavano essere i massoni di sinistra e, più segnatamente, i massoni diessini. Il guaio è che, rispetto ad un passato ormai remoto, è venuta prendendo sempre più piede la tesi, sostenuta in modo convinto anche da noti intellettuali come Paolo Prodi, Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Umberto Galimberti, Giuseppe Mussari, Ignazio Marino, Gian Mario Cazzaniga e tanti, filosofi, storici, accademici di reputazione e scienza preclare, che la massoneria sarebbe una grande scuola di etica e di classe dirigente e che la sinistra, non la sinistra corrotta e dell’illegalità, ma la sinistra pulita e trasparente, democraticamente coerente e progressista, sarebbe figlia anche della massoneria.

E’ un guaio serio, perché se un comunista è anche massone, nelle priorità della sua azione etica e politica prima ci saranno inevitabilmente i fratelli massoni, poi, se possibile, tutti gli altri e quei cittadini cui un convinto uomo di sinistra dovrebbe dedicare invece, in modo esclusivo, tutti i suoi pensieri e tutti i suoi sforzi. Identico ragionamento deve farsi per un cattolico iscritto alla massoneria o semplicemente massone senza essere iscritto ma sempre “proficuamente” in combutta con amici o conoscenti massoni a pieno titolo.

Sono ormai lontani gli anni in cui i Bordiga, i Gramsci, i Trotsky, si occupavano seriamente del pericolo massonico e ponevano una forte diga morale oltre che “ideologica” a difesa degli incontaminati valori etici e politici della migliore tradizione marxista e rivoluzionaria. Oggi abbiamo solo una “Critica marxista”, come quella di Aldo Tortorella e Aldo Zanardo, certamente brillante sul piano degli studi accademici ma alla fine tutta teorica e pateticamente chiusa nelle strette maglie di un’ideologia decrepita perché astrattamente e ipocritamente egualitaria, a dispetto di un mondo che, nella sua incontenibile necessità strutturale di cambiamento sostanziale, viene reclamando ormai non più logore e inefficaci analisi interpretative ma principalmente, in senso concretamente comportamentale prima e oltre che intellettuale, l’abbandono di certe inconfessate e indiscriminate pratiche consociative personali di fatto indirizzate a tollerare o avallare insopportabili e vergognose situazioni di iniquità più che ad introdurre nella società e nell’ambito del sapere elementi oggettivi di verità, di moralità, di competenza e di merito.

Poco importa poi se un intellettuale di valore come Zanardo, davanti a critiche di questa natura, possa sentirsi indignato.