Maria, santa Signora della vita

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Tutte le volte che Maria non è percepita come una figura reale, e non solo come una figura simbolica, nella vita della Chiesa, delle famiglie, della società, delle persone; tutte le volte che ella non è percepita come la donna realmente e non solo idealmente dolcissima tramandataci dai vangeli e dalla Tradizione e in pari tempo come la donna non solo teologicamente ma storicamente ed esistenzialmente potente che può ottenere da Dio portentose rigenerazioni, tra gli esseri umani e nei singoli, di un amore ormai spento o assente, accade che il caos distruttivo dilaghi in tutti gli ambiti dell’umano provocandovi squilibri di ogni genere e compromettendo un ordinato progresso spirituale, economico e politico, ecclesiale e familiare, e persino scientifico e dottrinale.

Se non si è psicologicamente convinti che Maria è molto più di un’icona o di un simulacro, di una immagine sacra semplicemente ereditata da un’antica e gloriosa tradizione religiosa o di un personaggio ipotetico  e che, per quanto invisibile come il suo Figlio divino, è effettivamente e permanentemente presente, insieme a quest’ultimo e con un cuore materno ancora colmo di umanissima trepidazione, nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nei nostri luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle università e nei laboratori scientifici e dovunque uomini e donne si trovino ad operare e a vivere e a soffrire, non si è ancora nella condizione di rivolgersi a lei per chiedere delle grazie e soprattutto la grazia di essere fortificati e assistiti dallo Spirito Santo.

Maria, per le nostre vite, è più importante del nostro cervello e del nostro cuore, è più vitale e indispensabile dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo, è più necessaria della nostra stessa vita per farci vivere ancora al di là di essa, perché nessuna più di lei, amica com’è dello Spirito Santo, è in grado di strappare al Padre e al Figlio grazie speciali e insperati giudizi salvifici.

Non è sufficiente credere in lei, né pregarla, né venerarla: la dobbiamo sentire, la dobbiamo chiamare persino nei momenti meno liturgici e di minore raccoglimento della nostra quotidianità, e poi dobbiamo sapere che lei è una mamma infinitamente misericordiosa ma è anche una regina assolutamente fedele alle leggi di Dio. Chi la invoca può confidare sempre nel suo potere e nella sua benevolenza regali, ma deve rispettarla e anche temerla come va rispettato e temuto chi ci è in tutto e per tutto superiore: chi la invoca deve amarla più di come si può amare una persona particolarmente cara, deve amarla senza sciatterie, senza illudersi di poter contare sempre e comunque non solo sul suo amore infinito come quello di Dio ma anche sulla sua disponibilità a concederci tutto quel che vorremmo e a qualunque prezzo.

Però, è certo che, quando si sia consapevoli di tutto questo, a lei madre e regina non solo si può ma si deve chiedere secondo le proprie necessità umane e spirituali con l’affettuosa insistenza di un bambino. E tuttavia, poiché nel nostro chiedere potrebbero annidarsi anche inconsciamente elementi non leciti di egocentrismo o utilitarismo spicciolo, è necessario che la preghiera di richiesta sia sempre preceduta da un’attenta e accurata riflessione e, in ogni caso, non si dovrebbe mai pretendere di ottenere tutto e subito, perché chi pretende è già al di fuori di una feconda logica spirituale e di una sana ottica religiosa, né d’altra parte sarebbe legittimo e sensato recriminare là dove nel tempo la nostra preghiera non dovesse sortire gli effetti sperati.

Peraltro, la vera e più efficace preghiera di richiesta da rivolgere a Gesù e a Maria è sempre subordinata o, se si vuole, incorporata in una ben più essenziale e prioritaria preghiera di lode, che è per l’appunto la manifestazione più limpida e concreta di un’anima che si affida totalmente e incondizionatamente a Dio come all’unica persona che possa in ogni momento, persino dopo la morte, farci sperimentare la sua potenza di dare e ridare vita, farci sentire la sua salutare consolazione e inondarci di una imperitura felicità.

Chi loda il Signore non solo con le labbra ma con il cuore e con tutte le sue forze e, ancor più, chi rende raggiante di gioia il Signore lodando la sua mamma da lui proclamata Madre di tutte le genti e di tutte le umane creature, non può che sentirne continuamente la presenza benefica, anche o forse soprattutto nei momenti oggettivamente più difficili e drammatici e nei momenti soggettivamente più critici della nostra vita spirituale, la quale è non di rado soggetta a tentazioni tentacolari di ogni specie e spesso anche a dubbi e a cadute destabilizzanti. Proprio in questi momenti, la nostra fede ha il suo decisivo banco di prova, perché, come il Cristo insegna con la sua vita e la sua parola, è nella prova, nel dolore, persino nella disperazione che può misurarsi il proprio reale attaccamento affettivo e spirituale, il vero grado di riconoscenza a Dio e alla Madre sua, alla sua Sposa e Regina Maria.

In questi momenti, Maria sarà particolarmente vicina a chi la invoca, anche se non sono aprioristicamente determinabili le modalità di tale vicinanza. Dobbiamo avere, se non ovviamente la stessa integrità fisica e morale di Maria, almeno la sua stessa fede, impresa certo non facile ma, con l’aiuto dello Spirito Santo, neppure impossibile. E la fede di Maria è una fede fondata non solo sulla Parola che annunzia la croce, ma anche su quella che annunzia la vita.

La vita, come la storia, non rivelano il loro senso integrale se non alla luce di quella croce da cui Maria non si è mai distaccata e di quella risurrezione in cui Maria credette molto prima che fosse sperimentata come un dato storico-reale inoppugnabile. Se Maria non governa spiritualmente nelle comunità, nelle sedi istituzionali, nei processi economici, nei cuori dei singoli, la conseguenza è che il Regno di Dio, già compiuto in cielo, tardi molto ad avanzare significativamente anche su questa terra. Poiché oggi il caos, l’incapacità di distinguere tra bene e male, sembrano prevalere a tutti i livelli, viene di pensare che ciò accada proprio perché la Madre di Gesù sia stata probabilmente bandita dal cuore di troppa gente.

Ed è forse per questo che nella Chiesa stessa la verità di Cristo non appare più condivisa graniticamente come un tempo, l’esegesi biblica tende a differenziarsi in modalità e canali interpretativi sempre più eterogenei o divergenti, la vita pastorale viene associata a comportamenti e iniziative sacerdotali sempre più discutibili e talvolta persino bizzarri. Se poi, sul piano culturale e umano, con il concorso di una progressiva arrendevolezza spirituale e con il costante indebolimento del senso del religioso e del sacro all’interno stesso della comunità ecclesiale, si giunge a produrre addirittura una devastazione della natura dell’uomo (si pensi a tanti temi bioetici ed etico-civili su cui i cattolici stessi sono dolorosamente divisi), non ci si può certo meravigliare.

Ma Maria, madre e signora della vita, non abbandonerà né la Chiesa di suo figlio né i figli terreni che nel suo figlio celeste vorranno credere e riconoscersi con coerenza di parola e di comportamento. Non abbandonerà né l’una né gli altri, specialmente nel male, nelle possibili persecuzioni, nelle sicure emarginazioni, e poi nell’implacabile morte perché ella sarà ancora là, oltre la morte, ad attendere e a pregare il Signore di restituire ai morti in Cristo la luce gloriosa e intramontabile della vita. E non cesserà di accogliere in particolar modo «la preghiera del giusto fatta con insistenza». Infatti, come recita Giacomo 5, 16 e 19-20, «se uno di voi si allontana dalla verità e un altro» con la preghiera sincera e fervorosa «ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati».