L'eternamente innamorata di Dio

Scritto da Rita Bellofiore on .

 

Ho trovato un bellissimo articolo mariano (intitolato “La carità di Maria verso Dio” e datato 8 marzo 2008) sul sito www.lucisullest.it. In esso si evidenzia magnificamente lo straordinario spirito di carità che Maria coltivò sempre, sia sul piano strettamente contemplativo sia su quello attivo e operativo, verso Dio. Esso merita di essere segnalato e quindi cercherò qui di riassumerlo nei termini che seguono.

Sant’Anselmo disse che «quanto più un cuore è puro e vuoto di se stesso tanto più sarà pieno di amore verso Dio». Un cuore, anzi l’unico cuore totalmente puro e vuoto di se stesso e quindi capace di amare incondizionatamente Dio, è stato quello di Maria che, ancor prima di essere assunta in cielo, seppe adempiere perfettamente il primo comandamento, ovvero “amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore”. L’amore di Maria verso Dio fu cosí ardente e potente che per forza di cose rimase immune da qualsiasi peccato e difetto.   

Per quanto Dio fosse sceso sulla terra nella persona storica di Gesù per infiammare il cuore di tutti i suoi figli con il suo amore divino, nessun cuore poté ardere del suo amore quanto quello di sua madre Maria. Quello che Maria, da madre, portò tra le braccia era un fuoco inestinguibile destinato ad accendere altro fuoco, non era un fuoco che devasta l’anima ma che la potenzia, la rafforza, la salva. Già infiammato dallo Spirito Santo, il cuore di Maria, a stretto contatto con l’amore incandescente di Dio nella persona del figlio suo Gesù, non poté a sua volta che diventare, nel quadro stesso della realtà trinitaria di Dio, una fonte inesauribile di calore umano, di consolazione e di speranza tra gli uomini. Per questo, come ebbe ad osservare san Bonaventura, Maria non fu mai tentata dal male: infatti, egli scrisse, «come un grande fuoco fa fuggire le mosche, cosí dal suo cuore ardente di amore venivano scacciati i demòni che non ardivano avvicinarsi a lei». 

 E, facendo eco a questo pensiero, Riccardo di san Vittore scrisse che «la Vergine fu terribile verso i principi delle tenebre, che non osarono avvicinarsi a tentarla, perché li spaventava la fiamma dell’amore». Per amare Dio, Maria non fece mai fatica perché percepiva Dio come la persona reale a lei più cara, come una persona unica ed insostituibile che non poteva non amare spontaneamente ed appassionatamente. Persino nel sonno, Maria non perdeva il contatto con Dio e sant’Ambrogio scrisse al riguardo che «mentre riposava il corpo, vegliava l’animo», realizzandosi cosí in lei quello che sta scritto nei Proverbi: «non si spegne di notte la sua lampada» (Pr, 31, 18). E quindi, pur dormendo, la sua contemplazione e la sua partecipazione della realtà divina furono più perfette di quelle che potettero o potrebbero conseguire da svegli le persone più sante. Insomma, con la sposa del Cantico dei Cantici ella poteva ben dire «io dormo, ma il mio cuore veglia» (Ct, 5, 2).

Ecco perché è legittimo pensare, per usare le parole di sant’Alberto Magno, che la beata Vergine, concependo il Figlio di Dio, «abbia ricevuto tanta carità quanto una semplice creatura poteva ricevere in questa vita» e che, di conseguenza, in senso strettamente umano non sia possibile amare né Dio né gli esseri umani più di quanto abbia fatto Maria. Del resto, se cosí non fosse, Dio non sarebbe sceso nel suo grembo a farsi uomo. L’amore di Maria per il Signore era cosí bello, cosí grande, cosí puro e travolgente ad un tempo, che egli, completamente rapito da esso, volle farsi uomo per stare o meglio per essere il più possibile vicino a Maria e, attraverso di lei, a tutte le altre creature. E’ solo grazie all’amore che Maria seppe porgergli dall’inizio alla fine della sua vita, e persino nel momento più angoscioso ed atroce della crocifissione, che Dio, attraverso il suo Cristo, poté affrontare il suo martirio sacrificale per la salvezza di ognuno di noi.  

E allora cosa potrebbe chiedere Maria a tutti i suoi devoti, a tutti coloro che si rivolgono a lei, se non che amino Dio al meglio delle loro possibilità? Pare che un giorno alla beata Angela da Foligno, dopo aver ricevuto la santa comunione, Maria abbia detto: «Angela, sii benedetta dal Figlio mio. Tu cerca di amarlo quanto puoi», e a santa Brigida pare abbia detto: «Figlia, se vuoi legarmi a te, ama il Figlio mio». E questo suo desiderio ella vorrebbe vedere sempre esaudito da tutti i suoi figli e figlie.

 Un autore classico come il Novarino si chiede per quale motivo Maria con la sposa del Cantico dei Cantici pregasse gli angeli di riferire a Dio con quale ardore ella lo amasse: «Vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio diletto, ditegli che languisco d’amore» (Ct 5, 8). Dio forse non conosceva già il suo amore? Ma il Novarino stesso risponde che ella «volle far conoscere il suo amore non a Dio ma a noi altri», affinché anche noi potessimo desiderare di amare Dio come lei, e san Bonaventura arriva a dire addirittura che «poiché fu ardente d’amore per il Signore, Maria infiamma e rende simili a sé tutti coloro che la amano e la avvicinano», e analogamente santa Caterina da Siena la chiamava «portatrice del fuoco» dell’amore divino. 

A motivo di tutto questo non c’è modo migliore di concludere che rivolgersi a Maria, l’eternamente innamorata di Dio e da Dio eternamente riamata, con le stesse parole di Francesco di Sales: «Madre mia, tu ardesti sempre d'amore verso Dio. Degnati di donarmene almeno una scintilla. Tu pregasti tuo Figlio per quegli sposi cui mancava il vino: «Non hanno vino» (Gv 2,3); e non pregherai per noi ai quali manca l'amore verso Dio? Dí pure: «Non hanno amore» e ottienici questo amore. Non ti chiediamo altra grazia che questa. Madre, per l'amore che porti a Gesù, esaudiscici, prega per noi. Amen».