Commento alla nota dell’Arcidiocesi Cosenza-Bisignano del 19 giugno 2024

Scritto da Francesco di Maria.

Oggi pomeriggio è stata diramata una nota giornalistica dell’Agensir, 19 giugno 2024, in cui si comunica che il vescovo di Cosenza avrebbe pronunciato in Cattedrale parole molto critiche nei confronti del popolo di Dio. Infatti, dal comunicato risulta che monsignor Giovanni Checchinato, che i cosentini hanno soprannominato il vescovo dal sorriso sgargiante, soprattutto a favore di fotografi e telecamere, abbia testualmente dichiarato: «Oggi la società pretende di avere le sue radici nel cristianesimo e invece privilegia i ricchi, battaglia con i crocifissi in mano ma continua a far morire gente nel Mediterraneo. Sembra che una sorta di torpore stia invadendo le menti e i cuori dei cristiani dell’Occidente cristiano e che la potenza del Vangelo si stia ridimensionando sempre più».

La società pretende di avere le sue radici nel cristianesimo? Ma a quale società si riferisce il vescovo: non penso a quella ormai fortemente secolarizzata, che non conosce più neppure il significato più elementare di cristianesimo e che considera la Chiesa come poco più di un reperto archeologico. Piuttosto, dovrebbe essere principalmente la Chiesa a spiegare perché le radici della società contemporanea siano soprattutto quelle cristiane, ma non pare proprio che la Chiesa dei Bergoglio e dei Checchinato si senta molto motivata ad immolarsi anche per questa battaglia di verità. E’ vero, tuttavia, che questa società, come anche tutte le precedenti società, tenga in gran conto i ricchi, contro cui peraltro l’attuale pontificato, le curie vescovili italiane e di buona parte del mondo, scagliano dardi puramente retorici e/o ideologici.  Francamente, non mi pare che siano molti i cristiani a battagliare con i crocifissi in mano: se questo corrispondesse a realtà, certamente dovrebbe apparire ormai chiaro, a dispetto delle chiacchiere pseudoumanitarie di un cristianesimo ridotto a pura etica civile d’intonazione retorica, che è semplicemente irragionevole ritenere, e al di fuori di ogni principio biblico-evangelico di doverosa accoglienza,  che tutti i migranti del mondo possano riversarsi legittimamente sul continente europeo e sulla penisola italiana.

Pertanto, è vero che «il torpore stia invadendo le menti e i cuori dei cristiani dell’Occidente cristiano e che la potenza del Vangelo si stia ridimensionando sempre più», ma questo accade non senza il determinante contributo di un pontificato e di una generazione clericale o, se si vuole, presbiterale del tutto incapace di intendere e predicare correttamente la Parola di Dio e il Vangelo salvifico di Cristo. La potenza del Vangelo si ridimensiona sempre più principalmente in ragione dell’impotenza spirituale di un ceto sacerdotale ministeriale mondanizzato di spiegarne la natura, il significato, le implicazioni. Al vescovo l’augurio di provare ad evitare logori luoghi comuni,  di sorridere un po’ di meno a scopi mediatici e di non assecondare più il “cattolicamente corretto”, anche per potersi confrontare un po’ di più con chi gli chiede da tanto tempo, umilmente ma inutilmente, di essere da lui ricevuto.