La morte e i massoni
L’iniziato massonico accetta la morte come “rito di passaggio”, di passaggio dalla vita profana, cioè non vissuta massonicamente1, ad una vita spirituale inondata da una luce puramente intellettuale e spirituale che è principio e tramite di “rinascita”, di “vera e nuova vita” e di “salvezza”. Tuttavia, solo coloro che, durante la vita terrena, si saranno spesi, in stretta comunione di sentimenti e di intenti con i fratelli delle varie logge, naturalmente sottratte all’influenza delle Chiese e in particolare della Chiesa cattolica, a favore della libertà, della tolleranza, della solidarietà e dell’amore verso i propri simili, potranno accedere per l’eternità a quell’Oriente Eterno, a un qualche al di là non meglio precisato, che, per la filosofia libero-muratoria, non coincide necessariamente con uno stato esistenziale di natura fisica o materiale: di quale “involucro”, se corporeo o non corporeo, si cingerà il fratello defunto nell’altro mondo, non è dato sapere, ma quel che è certo è che egli continuerà a sopravvivere alla sua morte. E’ significativo quanto si viene elusivamente argomentando in Logge di più antica e sicura tradizione: «Con la morte termina il corpo fisico. Che fine fa tutto il bagaglio di animico e spirituale che ci accompagna? C’è una parte di noi che può dirsi puro spirito, ma anche una parte composta da sensazioni, sentimenti: questa seconda componente muore oppure no? Non importa rispondere, importa invece rivolgersi al nostro interno e lavorare per cambiarci». Di sicuro vi è solo la certezza razionale che nella dimensione dell’eterno non vi saranno né premi, né castighi, che alcune religioni hanno inventato per tenere sottomessi i loro fedeli2.
Dell’immortalità si sa solo che esiste ma non se ne può conoscere razionalmente l’essenza, e d’altra parte il massone non è uno che crede ma uno che conosce, non cercando egli, a differenza del cristiano-cattolico, la fede ma solo la conoscenza, il sapere. Per accedere all’immortalità, virtualmente già in questa vita, è necessario morire iniziaticamente alla vita profana per rinascere alla nuova vita, alla vita dello spirito, comprensiva anche di vita razionale ma ad essa non riducibile, la quale inizia ad evolversi prima della morte fisica per evolversi gradualmente, in forme sempre più elevate, al di là di essa. Simbolicamente, quando l’iniziando entra nel cosiddetto Gabinetto di riflessione, che sarebbe una sorta di luogo battesimale, egli compie il suo «suicidio metafisico», consistente nella solenne rinuncia a tutto ciò che è profano e quindi antitetico a princìpi di libertà, uguaglianza, tolleranza, solidarietà e amore reciproco, e questa morte iniziatica deve poter accompagnare il fratello massone costantemente in ogni suo singolo pensiero e atto di vita, dal momento che il suo processo di rinnovamento spirituale non può conoscere soste ma deve essere dinamicamente aperto a stati sempre più limpidi e significativi di purificazione spirituale3.
L’esperienza massonica sembrerebbe cosí contraddistinguersi per il suo finalismo etico funzionale al costante incremento della libertà morale e dei buoni costumi dell’iniziato: che, però, è un assunto non di rado invalidato da comportamenti massonici tutt’altro che esemplari sotto il profilo etico-civile. Io stesso sono testimone di come, in molti casi, l’irreprensibilità di soggetti massoni sia del tutto illusoria o si riveli una pietosa bugia. Docenti di secondaria superiore, presidi, professori universitari, politici, giornalisti, medici, professionisti di qualunque campo disciplinare, artigiani, comuni cittadini, uomini di chiesa: spesso sono tutti là a tramare contro ogni più elementare principio di verità (termine molto indigesto ai massoni), di onestà, di lealtà, di disinteressato altruismo, continuando a ritenersi paradossalmente “brave persone”. La rispettabilità dei massoni, in molti casi, è del tutto esteriore, formale, ipocrita, com’è del resto quella di molti individui non affiliati alla massoneria. Mi sento autorizzato a sostenere non da generiche e volgari dicerìe ma da precise e concrete esperienze di vita che l’etica, così ampollosamente enfatizzata da iniziati massonici di vario grado, non è universale, ma corporativa, particolaristica, privata, fondamentalmente funzionale alla promozione umana, sociale, professionale degli adepti più che a quella di persone bisognose o meritevoli in generale, al soddisfacimento delle necessità pratiche dei “fratelli”, degli iscritti a questa o a quella loggia, dei compagni del comune “cammino esoterico”. L’etica massonica è un’etica soggettivistica e gnostica e, come tale, «si pone oltre i dogmi … La Massoneria offre una spiritualità senza dogmi … L’accesso del massone alla verità avviene senza mediazioni dogmatiche o religiose o sacerdotali, bensì avviene direttamente tramite la Gnosi (Conoscenza) massonica … Il Grande Architetto dell’Universo non è il Dio universale … La Massoneria vuol far accedere gli Iniziati a Verità non accessibili ai non-massoni»4.
La logica massonica, al di là dei simboli e delle allegorie istituzionali e di fantasiose rappresentazioni cosmosofiche e metafisiche, essendo una logica esoterica la cui oggettività non è pertanto verificabile in senso intersoggettivo, non è in sostanza diversa da quella che vale per mafiosi, terroristi, affaristi, e, di fatto, spesso anche per credenti, per non pochi cattolici, evidentemente educati a concepire e a praticare la carità più per gratificare nascostamente il loro io, non di rado con tanto di corposi guadagni pratici, che l’io altrui, pur appellandosi al senso comunitario, alla necessità spirituale di vivere in funzione del noi piuttosto che dell’io. Tuttavia qui, la differenza tra cattolicesimo e massoneria consiste nel fatto che certe incongruenze etiche e spirituali dal primo, in quanto dottrina di fede, vengono ben avvertite e denunciate come erronee e peccaminose, mentre dal secondo non vengono sostanzialmente percepite se non come innocenti e marginali sbavature, tranne che nel caso in cui vengano ripercuotendosi contro la stessa organizzazione massonica, di una vita spirituale iniziatica comunque inondata di luce e di amore. La morale massonica è essenzialmente moralistica e volta a favorire la diffusione del credo massonico in questo e per questo mondo, è moralistica in quanto invoca una moralità generica per il mondo, per la società, per gli altri, senza che il singolo tuttavia se ne senta impegnato, coinvolto, responsabile in prima persona e ancor più severamente degli altri, anche perché in fondo il credo massonico fa proprio il rassicurante concetto lessinghiano per cui “il valore dell’uomo non è nella verità che ritiene di possedere, ma nello sforzo incessante per raggiungerla”; quella cattolica è una morale che ha ben chiari i valori specifici (non solo l’amore ma l’amore del Logos divino, non solo la libertà spirituale ma la libertà dai peccati identificabili alla luce della Parola di Dio) cui attenersi e da cui non derogare innanzitutto nella pratica personale di vita, per cui l’io credente che intenda operare in vista del Regno di Dio deve sentirsi impegnato a giudicare molto più severamente se stesso, la trave che è nel suo occhio, che non la pagliuzza che si trovi eventualmente nell’occhio del fratello5.
Questo è lo spirito con cui anch’io, almeno in questo caso, sto cercando di esercitare un giudizio critico nei confronti del mondo e dei fratelli massoni, nel senso che il cristiano, se anche fosse il peggiore peccatore del mondo e tale si riconoscesse, avrebbe pur sempre il dovere di continuare ad onorare la verità nel descrivere e denunciare onestamente e obiettivamente le inique dinamiche del vero mondo profano: quello dominato, innanzitutto, dal peccato contro Dio e dal peccato che è causa di morte. Ma nel pensiero massonico il peccato, come tutto ciò che dipenda da princìpi dogmatici e da dogmi religiosi in particolare, non gode di buona fama, non perché in esso non trovi spazio l’esplicita condanna dei vizi e delle perversioni umane e l’esaltazione di interiori percorsi di liberazione da tutto ciò che contribuisca a indebolire e a corrompere la coscienza morale dell’individuo, ma semplicemente perché è massonicamente inconcepibile e contrario ad ogni più elementare criterio di razionalità il ritenere che la stessa struttura antropologica dell’umanità possa essere stata contagiata gravemente e mortalmente sia sul piano fisico che spirituale da quella specie di virus infettivo noto come peccato originale e introdotto nella storia del genere umano da un nucleo prestorico e originario di specie umana simboleggiato biblicamente da Adamo ed Eva.
Questo accade per effetto di una forte componente razionalistico-illuministica, o meglio di una componente razionalistico-intellettualistica intesa in forma troppo ristretta, indubbiamente presente nel pensiero massonico e preposta a sbarrare la strada del rigoroso discernimento razionale a qualsiasi interferenza di natura mitico-religiosa, anche se poi tale componente interagisce con un’altra componente, quella propriamente esoterico-iniziatica, che, fino alla fine del ‘700, tende a prevalere sulla prima per quanto riguarda la pars construens del processo di formazione permanente dell’interiorità umana, mentre dall’800 in poi, pur nel quadro di una continua e movimentata coesistenza storica di entrambe le componenti, sarebbe stata piuttosto la concezione illuministica dell’intelletto come esercizio critico rigoroso di razionalità ad assolvere una funzione primaria di sdogmatizzazione, demitizzazione, demistificazione dei contenuti del pensiero che avrebbero dovuto concorrere all’emancipazione spirituale dell’iniziato6.
Ora, la morte è il tema centrale della vita spirituale e della vita tout court dell’iniziato, seppure al di fuori del contesto cristiano di riferimento, in quanto per l’iniziato si può vivere solo sapendo morire ogni volta, nel corso dell’esistenza, a tutto ciò che si frappone ad un’autentica esperienza di vita, fino a quando non si sia divenuti totalmente coscienti di aver raggiunto un grado di libertà spirituale che ci garantisca di non essere più schiavi del nostro involucro corporale (desideri, pulsioni, passioni, atti irrazionali) e di essere destinati ad assumere involucri sempre più sani e luminosi nel viaggio verso l’eternità, dove però non pochi massoni si mostrano incerti nello stabilire se tale eternità sia di vita o di non vita. I fratelli massoni della Loggia Il Dovere di Lugano, per esempio, si esprimono in questi termini: «Vita e morte camminano fianco a fianco. Ci accompagnano, mano nella mano, sulla sottile linea del destino. Alla vita ci si affida con totale fiducia, certi della promessa del domani. Alla morte questa fiducia viene negata. Il suo “domani”, il dopo, è incerto. Siamo portati a considerare la promessa di una esistenza ultraterrena, da viversi in una dimensione spirituale, troppo labile per affidarci serenamente alla morte. Il “fiume” che ci apprestiamo ad attraversare è troppo impetuoso, l’altra sponda è nascosta dalle brume, l’ignoto ci terrorizza. Ma se avessimo la certezza che su quella sponda potremo proseguire nel nostro cammino, la morte non ci farebbe più paura»7. Dunque, implicitamente, i massoni di Lugano riconoscono di non avere alcuna certezza che, oltre la morte, ci sia ancora vita, e questo non può di conseguenza non costituire motivo di inquietudine. Che essi non abbiano alcuna certezza circa una vita ultraterrena è più che comprensibile dal momento che le loro supposizioni metafisiche su una vita ultraterrena si basano su semplici conoscenze storico-culturali e non su verità storicamente acquisite come verità rivelate da Dio.
Cristiani e cattolici credono alla parola di Dio, secondo la quale, dopo la morte, gli uomini potranno accedere ad una vita eternamente gioiosa oppure ad una vita talmente infelice da subirla come una eterna condanna. Ma i massoni, per evitare di ritenere possibile, accanto ad una vita immortale, anche una morte immortale, ovvero senza soluzione di continuità, preferiscono accantonare, eludere o interpretare gnosticamente la rivelazione divina contenuta nei vangeli, adducendo l’ipocrita motivazione per cui non sarebbero razionalmente accettabili credenze, previsioni o ipotesi di origine dogmatica e irrazionale. Il che, tuttavia, non impedisce che, da parte massonica e cattolica, si continuino a cercare convergenze e forme di conciliabilità in realtà inesistenti8. E’ vero che in taluni ambienti ecclesiali, oltre che ecclesiastici, della comunità cattolica, affiorano periodicamente, al riguardo, incertezze incomprensibili e intollerabili, o che addirittura non si viene esitando, da persone già battezzate in Cristo, ad abbracciare anche la fede massonica per motivi pratici, ovvero per poter raggiungere obiettivi sociali, economici, professionali, altrimenti irraggiungibili, senza tuttavia preoccuparsi di ricordare che il Signore non ha certo insegnato ai suoi seguaci a voler perseguire in questo mondo determinati scopi di natura pratica e utilitaria attraverso l’adesione ad associazioni in cui il suo santo nome non venga riconosciuto e considerato come il più importante e glorioso dell’universo. Se anche il papa, qualunque papa, a dispetto delle ripetute condanne storiche formulate dalla Chiesa nei riguardi della massoneria, la pensasse diversamente, egli dovrebbe essere ritenuto, a giusta ragione, non solo un eretico ma un rinnegato e un apostata della fede in Cristo.
Non si spingeva giustamente fino a dichiarazioni di tal natura, assolutamente legittime sul piano teologico, un bravo presbitero che presta il suo servizio ecclesiale nella provincia di Cosenza, anche per comprensibili ragioni di prudenza spirituale che per i sacerdoti ministeriali sono ancor più vincolanti, sotto l’aspetto disciplinare, che per i comuni fedeli, anch’essi tuttavia, in quanto battezzati, portatori di un preciso compito sacerdotale (sacerdozio universale), ma le sue parole erano e sono precise e taglienti come la lama di una spada: «È arcinota la strategia della fratellanza massonica tesa a utilizzare particolari simboli, messaggi e attività filantropiche per diffondere messaggi che non hanno nulla a che fare con un corretto approccio alla fede cristiana. Per noi Dio non è una sorta di vago noumeno kantiano o “G.A.D.U.” (Grande Architetto dell’Universo) che possa essere veicolato da tutte le religioni del mondo, purché infinitamente e indefinitivamente distante dall’uomo. Insomma, una sorta di neo-arianesimo sempre latente. Senza dover richiamare alcun ‘assioma rahneriano’, le nostre verità di fede si fondano su quel volto Unitrinitario di Dio che l’incarnazione, morte e resurrezione di Gesù ci ha rivelato. Come ci ricorda la stessa Congregazione per la dottrina della fede, con la Riflessione ad un anno di distanza dalla Dichiarazione sulla Massoneria: “Solo Gesù Cristo è il Maestro della Verità e solo in Lui i cristiani possono trovare la luce e la forza per vivere secondo il disegno di Dio, lavorando al vero bene dei loro fratelli”. Non abbiamo bisogno né di essere massoni, né di maestri, venerabili e no, con tanto di grembiulini colorati!»9.
Peraltro, ed è questo un elemento di primaria e insuperabile importanza, i massoni a più alto livello non hanno mai nascosto l’esistenza di divergenze radicali sul modo di concepire la morte tra il pensiero massonico e quello evangelico e cristiano, anche in considerazione del rifiuto massonico della dottrina della Chiesa sull’al di là e dell’esistenza da essa asserita del diavolo e dell’inferno: «Il pensiero umano è parte del corpo che diverrà cenere, noi siamo parte della Natura ... Il Bene e il Male sono solo nostri concetti». Non solo: «l’Iniziazione massonica è la morte del Candidato alla stirpe di Adamo e quindi la sua rinascita alla stirpe di Lucifero e Caino, stirpe del Portatore di Luce». A Lucifero e Caino è da aggiungere anche Prometeo, ben presente in diversi testi massonici, e già l’evocazione di questa triade, a metà tra credenza biblica e credenza pagana, rende possibile capire perché «l’Iniziato apprende che Luce e Tenebre, Vita e Morte sono solo in apparenza Opposti inconciliabili, ma sono invece Parti di un grande Tutto». La «Gnosi o Misteriosofia massonica insegna che Lucifero è in Dio, è parte di Dio… Tutti gli Opposti vanno riconciliati perché di per sé sono già Parte di un Tutto-Uno, di una Unità … Penso che questo sia il Fondamento Esoterico e Gnostico dell’azione massonica di Conciliazione tra Chiesa e Massoneria»10. Questo spiega perché i massoni siano, non di rado, così disinvolti nel fare uso della menzogna, del raggiro e del ricatto, e persino del crimine, nei confronti di chiunque si opponga o potrebbe opporsi ai loro spesso immorali, fraudolenti e malvagi programmi di vita. Nella loro dottrina non c’è nulla che li trattenga dal ricorrere all’inganno e alla violenza quando si tratta di ottenere qualcosa non importa se di natura lecita o illecita: a differenza dei cristiani che non godono affatto di una copertura dottrinaria funzionale alla legittimazione di atti peccaminosi e che, nel compierli, hanno anzi il gravoso obbligo di pentirsi con assoluta sincerità e di riparare ad essi con una condotta di vita sempre più integra e virtuosa.
La sapienza misteriosofica e cabalistica, le complicate e anche abbastanza teatrali pratiche esoteriche adottate, oggi forse in forme più semplificate di quanto non avvenisse in passato, dai seguaci della congregazione massonica, sono pensate come funzionali ad una perenne purificazione della coscienza personale sia dell’iniziando che dell’iniziato, la quale purificazione dovrebbe rendere possibile la graduale acquisizione o conoscenza mistico-esoterica di quella Luce divina (Logos) che trasmette la sua energia in ogni realtà dell’universo e in ogni creatura vivente. La Cabala utilizzata nella tradizione massonica dovrebbe servire a cogliere, attraverso simboli e immagini, il linguaggio stesso di Dio, pur senza nulla dire circa la precisa identità di quella entità divina, dove però non è difficile rendersi conto che, se il Dio massonico è destinato, come è destinato, a restare un Dio così ineffabilmente luminoso e numinoso, così terribilmente accecante, da risultare impersonale, anonimo, privo di una identità sia pure semplicemente rivelata, entro certi limiti, da Dio stesso, tale Dio non possa garantire niente di almeno sufficientemente preciso neppure intorno alla realtà interna della morte, alle sue eventuali implicazioni trascendenti o sovrannaturali, alla qualità della vita a cui essa verrebbe introducendo e preparando già durante gli esercizi iniziatici di morte simbolica e metafisica attuati nel corso del cammino terreno, anche se proprio questo enigmatico e radicale silenzio di Dio sull’al di là basta al massone per sostenere che nell’oltretomba, nella vita che è di là da venire, non esistano, se non come pure e semplici fantasie della mente, né premi né castighi, né zone di luce speciale né zone di spaventosa oscurità, e anche per rendere più serenamente disinvolte o spregiudicate le scelte e azioni terrene proprie e dei suoi fratelli affiliati. Tutta questa elaborazione mistico-intellettuale, alla fine, nel nome di una verità così profonda da risultare sconosciuta, non può che legittimare in qualche misura, soprattutto in chiave anticattolica11, orribili perversioni e nefande macchinazioni.
Non devono impressionare certe apparenti affinità, certe singolari analogie pure esistenti tra credo cristiano e credo massonico, dal momento che non è pensabile che i grandi artefici del pensiero massonico fossero degli sprovveduti: d’altra parte, è ben noto come la matrice luciferina sia stata da essi ben rivendicata come una delle principali fonti del loro esoterismo filosofico-religioso. La Massoneria non è basata su una concezione puramente mistica e spirituale della vita e del mondo e tale da non essere direttamente coinvolta nei processi, nei concreti interessi, negli affari ordinari dell’una e dell’altro, non è in sostanza una dottrina puramente speculativa, contemplativa, ma è al contrario una dottrina, un sistema di pensiero che, in forza di un apparato teorico sia pure artificiosamente complesso e oscuro, e non certo coerentemente ed efficacemente organizzato, articolato e profondo, e tuttavia sincretisticamente ricettivo e comprensivo di componenti mistico-religiose di diversa provenienza, ivi compresa principalmente quella cristiana, che è la più rilevante nella storia della cultura moderna, risulta essere stato concepito in funzione di un approccio pragmatico non tanto ai problemi spirituali dell’umanità quanto ai problemi di potere sempre centralmente e inestirpabilmente presenti, ricorrenti e predominanti nella storia stessa dell’umanità. Dio serve al massone come semplice e mistificante copertura ideologico-religiosa dei corposi e non sempre illeciti interessi mondani che gli stanno a cuore, e, d’altra parte, il suo è un Dio ignoto, senza nome, senza identità, senza volto, un Dio relativista, al cospetto del quale sia le tenebre che la luce, sia il male che il bene, sia l’iniquità che la giustizia, trovano una loro ragion d’essere e assolvono una panteistica ed equivoca funzione di legittimazione degli opposti, delle contrapposizioni, dei contrasti della vita e della storia, in quanto parti e momenti in egual misura costitutivi del Tutto-Uno, della divina e provvidenziale Totalità, da cui ogni evento storico-mondano dipende e a cui ogni esperienza umana tende come al suo supremo luogo e stato di perfezionamento12.
A corollario di tutto ciò, viene posta la morte come transito verso la vita ma verso una vita altrettanto ignota come la vera identità di Dio, giusto per non scoraggiare nessuno dei discepoli del verbo massonico intrepidamente proiettati ad agire nel mondo profano secondo un’etica tanto astrattamente nobile quanto ontologicamente orfana di verità. Nel sito on line della Gran Loggia d’Italia (degli Antichi Liberi Accettati Muratori) si legge, infatti, che «il graduale superamento delle difficoltà del percorso iniziatico, l’approfondimento dell’Arte [iniziatica] insegnano a capire che le verità sono molteplici e che quelle alle quali gli uomini aspirano e nelle quali credono con onestà sono tutte degne di essere conosciute e rispettate perché figlie dell’Idea Verità … Impariamo, quindi, dall’insegnamento massonico “ad accettare la verità qualunque essa sia” e che non esiste una verità assoluta se non come ideale al quale ci guida la virtù o forza morale che si oppone alle inclinazioni e vuole dominare le passioni. … La Massoneria offre un’altra importante lezione: se non esiste la verità assoluta, neppure la “verità intera è stata ancora rivelata” e “pur avendo errato fra gli uomini, consultati i monumenti, le tradizioni, i libri, le fedi, le opinioni di tutti, noi restiamo ancora ignoranti d’ogni problema essenziale che ci tormenta. Noi non abbiamo ancora trovato la Verità vera”». Appare del tutto giusto il commento del sito cattolico on line “La Nuova Bussola Quotidiana” (31 dicembre 2011): il progetto culturale massonico «insegna che non ci sono dogmi né principi non negoziabili, ma che tutto è soggetto alla discussione e alla mediazione. Questo metodo instilla nell’iniziato una visione della verità come relativa e condizionata da variabili indipendenti che la determinano, tipica di un certo relativismo. Com’è evidente, si tratta di una posizione antitetica a quella della Chiesa, per cui esistono verità che non possono essere messe in discussione e princìpi che non sono negoziabili e che non dipendono dal consenso».
Nella stessa Enciclopedia massonica internazionale si legge chiaramente: «Il punto di vista della massoneria riguardo al problema del mondo e dell’umanità si deduce dal relativismo. Nel suo simbolismo e nei suoi rituali appare chiaramente l’atteggiamento relativistico»13, per cui il candidato che voglia essere ammesso all’ordine massonico deve essere in possesso di «quell’intima libertà di pensiero che non conosce sottomissione a dogmi e a passioni»14. Quindi, tanto sul piano teorico che sul piano pratico, le Logge di tutto il mondo si attengono alle seguenti regole: «La massoneria non conosce dogmi, essa però accetta seguaci dei vari dogmi religiosi, politici e nazionali, nella misura in cui essi si sottomettano all’obbligo della tolleranza»15. In altri termini, ognuno può credere in quel che vuole purché sia disposto a rispettare le idee altrui e, di conseguenza, a non pretendere di avere il monopolio della verità, che è poi il vero motivo per il quale il cristiano-cattolico non può illudersi di essere un buon cristiano e un buon cattolico ove pensi di poter acquisire la doppia cittadinanza cattolico-massonica e di poter rivolgere le sue preghiere indistintamente al Dio-Padre del Cristo e al Dio-ignoto degli antichi greci poi riesumato e modernizzato dalla cultura massonica. Questa condizione è determinante. Qui la differenza fra tolleranza verso le persone e tolleranza verso le idee è di importanza decisiva. Non sussiste, pertanto, alcun dubbio circa la natura costitutivamente relativistica dello spirito e della lettera massonici, e non è un caso che, nella stessa Enciclopedia, si precisi che il «neoumanesimo e il pragmatismo presentano sostanzialmente molti punti di affinità con la massoneria, in particolare per il loro concetto relativistico della verità, che toglie spazio a ogni forma di intolleranza e vuole far trionfare la tolleranza»16.
Questa era e, almeno ufficialmente, resta ancora oggi la posizione della Chiesa che, ben conscia dell’insinuarsi della tentazione massonico-relativistica anche in casa cattolica, veniva resa nota all’inizio dell’ultimo quindicennio del secolo scorso: «La tentazione ad andare in questa direzione è oggi tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea. L’opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale. Proprio considerando tutti questi elementi la Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede afferma che l’iscrizione alle associazioni massoniche rimane proibita dalla Chiesa e i fedeli che vi si iscrivono sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione»17. Più chiaro di cosí! Ma molti cattolici fanno finta di non capire e continuano a vivere ostinatamente con una doppia anima: cattolica e massonica, ovvero con nessuna anima.
Ma il relativismo filosofico ed etico-spirituale di segno massonico non risponde semplicemente ad una necessità interna di modernizzazione culturale, bensì al progetto, molto poco teorico e molto più concreto, di espandere egemonicamente il potere massonico nel mondo per conquistare e controllare quanto più stabilmente ed efficacemente possibile, anche in forza di un consenso e di un sostegno popolari sempre più ampi, i centri decisionali internazionali della governance finanziaria, sociale e culturale, di tutto il pianeta. E non ha tutti i torti chi è venuto sostenendo, con buone argomentazioni storiche, che, da diversi secoli, potenti cenacoli anticristiani come la massoneria, il B’nai B’rith, il Bilderberg Group, la Trilaterale e via dicendo, di ispirazione ermetico-cabalistica, starebbero tentando in modo ossessivo di indebolire e distruggere gli stessi fondamenti della civiltà europea, della quale la Chiesa cattolica è componente centrale e, per molti aspetti, determinante18. Questo, peraltro, non comporta il disconoscimento dell’esistenza negli ultimi tre secoli, tra le fila massoniche, di grandi intellettuali, di uomini di genio, di rispettabili filantropi, che abbiano certamente contribuito al progresso materiale ed etico-civile del mondo moderno e contemporaneo19.
D’altra parte, uomini d’ingegno e mossi da nobili sentimenti verso le necessità storico-immanenti dell’umanità non sono mancati in tanti altri contesti storico-culturali: nel paganesimo greco e romano, nel moderno socialismo rivoluzionario (benché non si possano dimenticare numerosi casi eclatanti di comunisti marxisti, socialisti, anarchici – si pensi a Lenin, Arturo Labriola, Bakunin), e in tanta parte non massonica del liberalismo, in tanti altri filoni o correnti di pensiero in cui i massoni non sarebbero riusciti ad infiltrarsi in modo abbastanza pervasivo. Ma qui il problema è un altro e si riferisce alla necessità di stabilire quale debba essere la prospettiva storico-esistenziale complessiva degli uomini: se essa debba essere radicata nella fede non solo in una vita ultraterrena ma nella vita ultraterrena annunciata dal vangelo di Cristo oppure in una fede nell’al di là tutta filosofica e teosofica di marca strettamente esoterico-razionalistica e completamente avulsa da accadimenti storici e spirituali oggettivamente fondativi e costitutivi delle principali forme di vita e di pensiero della civiltà occidentale e non solo20. Il cristiano non ha, com’è noto, la sua vera patria sulla terra e tutta la sua spiritualità è o dev’essere finalizzata unicamente e coerentemente al ritorno silenzioso e sofferto, possibile solo per grazia, nella patria celeste rivelata da Cristo; il massone postula un generico mondo di là da venire e un’immortalità di forma e senso indefiniti confidando tuttavia di poter realizzare, già in questa patria terrena, con le sue forze spirituali che già in se stesse esprimerebbero lo spirito divino, le proprie speranze di un’umanità individuale e collettiva libera ed evoluta.
Per il cristiano l’impegno storico-temporale deve portare a morire continuamente non solo nella vita, cioè nel corso della vita del mondo, ma soprattutto alla vita del mondo in quanto negatrice più che affermatrice di vera vita, all’idea che tutto ciò che operiamo nel mondo possa bastare ad assicurarci la salvezza per l’altro mondo, mentre per il massone tutto ciò che viene perseguito soggettivamente, relativisticamente, in questo mondo nel nome di un qualche ideale di libertà e di giustizia, è già destinato ad essere prodromico al suo definitivo perfezionamento spirituale nel mondo ultraterreno. La morte del cristiano si pone come premessa o condizione di “rinascita”, di risurrezione, di vita eterna, non per i suoi meriti spirituali ma per meriti spirituali da lui invocati e tuttavia resi possibili solo da Dio, non da un qualche inconoscibile Dio, ma dal Dio oscuro e al tempo stesso rivelato, dal Dio imperscrutabile e inaccessibile del roveto ardente e di cui tuttavia si conosca a sufficienza il Logos e la volontà, attraverso il suo unto, il suo Cristo. Al cristiano non è necessario ricordare il memento mori, perché a farlo morire in modo sempre più lacerante è il modo stesso di vivere deliberatamente nel mondo e non di rado contro il mondo, è la vita stessa del mondo nella sua opposizione ad esigenze che stenta a riconoscere, è la vita del mondo che non ne approva non solo l’indisponibilità a ritenere in linea di principio e costantemente problematica la distinzione tra vero e falso, tra bene e male, ma anche e soprattutto l’intransigenza radicale verso il peccato, verso tutto ciò che la precettistica biblico-evangelica condanna come male, iniquità, corruzione, perversione, come infedeltà ricorrente o recidiva alla sapientissima volontà divina.
A fare morire il cristiano sono gli effetti prodotti dal suo stesso modo di pensare, di parlare, di agire, di vivere, in una comunità umana che generalmente, persino tra i credenti, non ama atteggiamenti di pensiero e di vita troppo schietti, troppo espliciti o taglienti, anche se aperti all’ascolto e alla comprensione delle altrui esperienze e rispettosissimi della libertà e dignità altrui. Il cristiano muore tutte le volte che sperimenta l’ingiustificata e talvolta violenta opposizione dei suoi nemici o dei suoi stessi fratelli di fede, l’ipocrisia e l’arroganza di sedicenti teorici del libero pensiero ma anche della sua stessa Chiesa, la freddezza e l’ostilità di quanti si sentono disturbati dai suoi cristallini e articolati giudizi, e persino la ripulsa dei suoi familiari e dei suoi affetti più cari. Il cristiano vive solo, muore solo: in questo mondo egli è solo proprio per voler amare incondizionatamente e senza speciosi patteggiamenti etici il suo prossimo21.
Il cristiano che, al di là del suo viscerale spirito di verità, sia dotato anche di buone qualità intellettuali e munito di efficaci strumenti espressivi e argomentativi, un tempo forse non necessari per un’umanità meno preventivamente e maliziosamente portata a dubitare della buona fede dei testimoni di Cristo anche se, in molti casi e per interessi pratici, ugualmente diffidente e sprezzante verso i loro valori trascendenti e sovrannaturali, provoca spesso nel suo prossimo, senza volerlo e senza sentirsi meno peccatore di altri, risentimento più che comprensione, antipatia più che benevolenza, avversione più che apprezzamento, non può evitare poi di sentirsi evitato, giudicato, talvolta odiato ed emarginato. Sono questi i dolorosi e mortali, sebbene non sempre cruenti, effetti provocati da una presenza cristiana attiva, militante, nel mondo e che il mondo avversa nel nome di un ideale di libertà, tolleranza, uguaglianza, molto diversamente percepito e interpretato dai cultori moderni e contemporanei del libero pensiero, di un sedicente pensiero non dogmatico, ma, in apparenza, critico e aperto costitutivamente alle novità della scienza e della storia. Questo morire non è né quello del massone che muore solo nei suoi riti iniziatici e nei suoi esercizi di pedagogia istituzionale, volendo egli essere anzi ben presente anche se non necessariamente visibile nei più disparati scenari della vita civile, politica e istituzionale, né quello di atei conclamati nel segno dell’edonismo e dello scetticismo filosofico e culturale che dovrebbero proteggerli il più a lungo possibile dal sopraggiungere della morte, ma quello di chi sia persuaso che la vita può sgorgare esclusivamente dalla logica di una croce non semplicemente e compuntamente evocata ma portata realmente, per amore di Cristo, con grande disagio esistenziale ma anche con la speranza, sempre alimentata dalla mente e dal cuore, di poter condividere, di qua e di là dalla morte terrena, la felicità dei beati22.
La croce, per il cristiano, è la chiave di volta del problema della morte e la pietra miliare di un viaggio verso un al di là che può esistere solo sulla base di un atto di fede nella parola dell’unica persona che abbia potuto acquisirne diretta conoscenza nello spirito stesso del Padre, mentre le massoniche congetture ultramondane possono solo fungere da orpello teorico per una concezione del sacro in cui un profano e spesso volgare sentimento vitalistico di affermazione esistenziale venga in realtà spacciandosi per un genuino servizio spirituale reso in conformità alle fulgide ispirazioni privatamente rivelate nella coscienza del singolo iniziato da un fantomatico Grande Architetto Dell’Universo (G.A.D.U.)23.
Tutto si tiene: se l’illuminante verità che di volta in volta si rivela alla coscienza è di natura privata ed è intersoggettivamente comunicabile solo in quanto verità privata, individuale, personale, al più da confrontare con le altrui illuminanti e private verità, la conseguenza non può essere se non quella ogni individuo massonico sarà legittimato a perseguire in piena libertà di coscienza gli scopi che egli riterrà più consoni alle sue scelte di vita uguali e diverse per dignità a quelle di tutti gli altri fratelli massoni. Ma come è possibile che quella cattedratica con tanto di ordinariato accademico, dotata di titoli abbastanza modesti, incapace di tenere una lezione decente e costretta a basare la sua attività didattica sulla semplice e patetica lettura di pagine e pagine di libro al cospetto di studenti esterrefatti, possa aver vinto un concorso universitario, per volontà del padre preside della sua stessa Facoltà, noto massone e altro campione di scienza infusa, in conformità a valutazioni coscienziose e dignitose di vita morale? Questo era quello che, anni or sono, chiedevo a voce alta e deliberatamente polemica al cospetto di alcuni presunti massoni della mia città, che non mi avrebbero più rivolto il saluto. La risposta era, nella più totale e risentita imperturbabilità, che la giovane accademica, in realtà, era brava, era sicuramente qualificata. Se aveva ottenuto quella cattedra doveva essere per forza meritevole! Sí, perché, per gli affari di questo mondo, la fraternità o fratellanza massonica è molto più granitica, almeno in apparenza, di tutte le altre possibili forme di fratellanza, e non c’è reale meritocrazia che possa impedirle di produrre gli effetti desiderati. La fraternità massonica non è meramente rituale e non viene esercitata solo all’interno delle Logge ma anche al di fuori di esse e in tutti gli ambiti della società civile in cui gli iscritti hanno il dovere di tutelarsi gli uni con gli altri per preservare la loro onorabilità personale e il buon nome dell’organizzazione massonica che consente ad ognuno di essi di realizzare determinati progetti di vita e di lavoro, non importa se, come detto, a detrimento di oggettivi criteri etico-meritocratici e di quello stesso principio egualitario che pure rivendicano con tanta forza sul piano statutario e a virtuale beneficio dei loro fratelli.
Forse la massoneria è davvero una “cattedrale laica della fraternità”24, ma di una fraternità universale, disinteressata, scevra di intenti strumentali solo in sede ideologica e propagandistica, solo come principio di un programma spirituale, peraltro molto generico, omissivo, e soprattutto ontologicamente e finalisticamente assai vago e dotato di luminosa opacità normativa e deontologica. Non è che, nella prassi massonica, non si diano anche casi di fede etico-morale adamantina, di esemplare correttezza e coerenza comportamentali, ma, dovendo decidere se aiutare un proprio compagno di fede o un cattolico non massone, il massone sceglierà sempre il primo, specialmente se il secondo non solo non condivida la fede massonica ma sia anche dichiaratamente antimassonico. Per questa ragione, i frequenti proclami che si fanno nelle Logge a difesa della purezza morale della solidarietà spirituale massonica, sono solo il frutto di una subdola opera propagandistica e mistificatoria25.
D’altra parte, potrebbe una concezione dichiaratamente relativistica del mondo imporre a quanti l’abbiano condivisa e sottoscritta il rispetto di un reale obbligo di fedeltà a universali criteri di giudizio etico e a norme imperative di comportamento pratico? Tuttavia, anche nel mondo cattolico, anzi proprio all’interno della Chiesa gerarchica e istituzionale, il “fumo di Satana” continua a mietere vittime sul concetto di fratellanza e sul problema di un rapporto con la comunità massonica. Come ha ben precisato il cardinale Nicola Bux, richiamandosi a papa Benedetto XVI, «l’affermazione di una “fraternità universale” senza Cristo, stronca la missione», qualunque missione pensata e compiuta nel nome della fraternità. E, non senza un’evidente e coraggiosa allusione polemica, egli ha affermato: «Ci saremmo aspettati che l’anelito alla fratellanza universale che ha mosso papa Francesco a scrivere l’enciclica Fratelli tutti, partisse dalle parole di Gesù: “Uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8)»26. Ma il relativismo massonico non è solo incontrovertibilmente incompatibile con il cattolicesimo, bensí anche con la stessa pretesa programmatica massonica di avversare ogni forma di materialismo e di nichilismo ormai largamente invalsi nella società contemporanea. Tanto il materialismo scientifico e tecnologico quanto il materialismo storico sembrano infatti esorbitare nettamente dai protocolli di iniziazione esoterica, dai processi massonici di formazione e rigenerazione spirituali dell’iniziato, pur continuando a sperare i “maestri” massonici di questo tempo che, in un prossimo futuro, tutto ciò che attualmente sfugge ai criteri scientifico-sperimentali di spiegazione razionale senza però poter essere relegato in un ordine di cose scientificamente inintellegibili e irrazionali, possa invece risultare molto meglio comprensibile, e anzi utilizzabile, anche dal punto di vista critico e scientifico27.
Però, siccome la massoneria è vocazionalmente un porto di mare in cui approda di tutto, ecco che di fatto essa appare sempre ospitale verso chiunque possa ingrossare le fila delle sue avanguardie intellettuali e politiche (in senso lato) e rafforzare il suo potere di lento ma inesorabile scardinamento delle tradizionali istituzioni culturali e religiose che rappresentano ancora un significativo punto di riferimento per milioni e milioni di anime. In questo senso, non è scandaloso affermare che la massoneria, per quanto logicamente e metodologicamente, oltre che antropologicamente, chiusa ad approcci nichilistici al reale e alla storia dell’uomo, non disdegna, sia pure entro certi limiti, di interagire anche con apporti di stampo nichilistico28. Secondo il nichilismo postmoderno, non appaiono giustificabili, sul piano logico-conoscitivo, tutte quelle forme di pensiero che presuppongano fondamenti e valori assoluti per il semplice fatto che dell’assoluto non si dà esperienza e, di conseguenza, non si dà conoscenza, o almeno conoscenza che sia possibile dimostrare come universalmente valida. Ogni forma di conoscenza, come di etica e di religiosità, ha pertanto, necessariamente, un carattere di relatività che, pur non inficiandone il valore pratico-soggettivo e la funzione su un piano psicologico, emozionale, sentimentale, ne contesta il significato universale e l’eventuale pretesa di oggettività e di verità oggettiva. Come insegnano la scienza e la tecnica, vere e proprie divinità di un’epoca che su esse, più che su qualunque altra divinità tradizionale, fa affidamento, non si danno ormai più verità, teorie, credenze o valori, in grado di resistere alla forza erosiva del tempo e della continua evoluzione delle conoscenze e del sapere, anche se poi proprio questo dato di fatto, che sembrerebbe coincidere con una crescente polverizzazione culturale della verità, della moralità, del bene pubblico, della fede religiosa, della stessa libertà umana che si vorrebbe ridotta a mera capacità di adattamento alle trasformazioni imposte inesorabilmente da forze superindividuali ed extrasociali, venga non già a chiudere il discorso su ogni possibilità discorsiva di carattere oggettivistico, metafisico, ontologico, finalistico, ma a generare una nuova e più vigorosa domanda di senso, in particolare per quanto riguarda l’eterno e sia pur problematico rapporto tra immanenza e trascendenza, di cui il tempo tende certo a mutare, a modificare le forme, ma che nel tempo viene costantemente riproducendosi senza perdere la sua antica o tradizionale ragion d’essere.
Da una parte, quindi, la massoneria è nichilistica, perché un movimento di pensiero istituzionalmente fondato su un principio di tolleranza che implica una ricerca del vero e del bene non semplicemente pluralistica ma indifferenziata e non regolamentata da specifici e collaudati princìpi euristico-direttivi e quindi tale da non poter mai avere esiti significativi, nonché la coesistenza di fedi filosofiche e religiose diverse o addirittura tra loro inconciliabili29, è un movimento che nega in radice un genuino interesse per la verità e che viene proponendo una concezione meramente strumentale e direi anarchica della libertà. Dall’altra, è pur vero che, appellandosi alla sua interiorità, alla sua coscienza morale come fattore imprescindibile di retto discernimento e di virtuoso operare, il massone cerca di porre un argine alla disordinata e vorticosa corrente di laici rivolgimenti etici ed epistemici che potrebbero travolgerne aspettative o esigenze spirituali di natura metafisica e ontologico-trascendente, come direbbe il Gran Maestro Emerito della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M., avvocato Antonio Binni, mostrando in tal modo di volersi smarcare dalla morsa paralizzante del pensiero nichilista. Il massone, tuttavia, è che esso non riesce a ricomporre, a conciliare questi due aspetti contraddittori del suo credo in una unitaria visione d’insieme, finendo piuttosto per oscillare opportunisticamente ed acriticamente tra l’uno e l’altro, per cui egli non accetta intellettualmente che non ci sia più nulla in cui credere, avendo tutte le cose perso di significato e senso, e tuttavia è costretto, per via pratica, a smentirsi quando accetta di buon grado che, per la sua stessa sopravvivenza, nella sua casa, associazione o tempio, possano liberamente scorazzare anche individui totalmente antitetici alla sua presunta sensibilità etica e sapienziale30.
In realtà, il credo massonico, pur essendo aperto all’idea della necessità ontologico-esistenziale del morire in quanto condizione di “rinascita” durante il cammino terreno e di continue rinascite spirituali funzionali al godimento di una oltremondana vita immortale non meglio precisata, resta fondamentalmente coinvolto in una logica esistenziale non priva di incongruenze tristemente significative, le stesse incongruenze che incombono su tutti coloro e su tutte le istituzioni storiche che coltivano e professano ad un tempo nobili ma ambigui pensieri, sia per acquisire agli occhi del mondo una valenza etica e spirituale necessaria alla loro rispettabilità sociale e culturale, sia anche per non dover rendere conto di tante azioni, di tanti atti pratici di natura relazionale e pubblica al limite della liceità e talvolta o spesso anche oltre la liceità, se non al tribunale interno della propria coscienza vincolata tuttavia al rispetto della “segretezza” dell’ordine di appartenenza, non solo di una segretezza esoterica che tenda a svelare e a conservare profondi misteri di natura metafisica ma soprattutto di una segretezza volta a tenere nascosti anche intenzioni e pratiche di natura criminosa o delittuosa.
Qui la dottrina, relativistica e sincretistica, della Libera Muratoria non stigmatizza aprioristicamente errori o attività immorali ma già sul piano filosofico-normativo contempla la possibilità di giustificarli aposteriori, in quanto, come si è visto, luce e tenebre, verità e menzogna, bene e male, concorrono in egual misura, in chiave panteistica, alla effusione dello spirito divino nel mondo e nella storia31. Che è esattamente il contrario delle indicazioni dottrinarie del cristianesimo, che pone normativamente e precettisticamente distinzioni molto chiare tra il vero e il falso, il bene e il male, l’empio e il santo. Si deve morire agli errori dell’intelletto e della carne e alle “passioni tristi” del mondo: questo è quanto prescrive anche il cristianesimo, ma non semplicemente per rinascere ad una generica vita di innocenza e di laica santità, dai connotati abbastanza vaghi e indefiniti, bensí solo per convertirsi spiritualmente e sacramentalmente, con l’aiuto dello Spirito Santo massonicamente disconosciuto, alla inequivocabile e imperativa Parola di Cristo e per poter sperare di accedere non solo e non tanto ad una vita eterna di cui non sia possibile conoscere neppure sommariamente le caratteristiche identificative, ma ad una eterna vita di festa, di gioia, e di beata condivisione dello stesso stato divino, della stessa gloria di quell’unico Dio di cui possa godere chiunque abbia fatto proprio il messaggio salvifico del suo celeste messia32.
Non basta morire con spirito esoterico per accedere ad una condizione di vera e quindi piena e festosa vita immortale, ma bisogna morire in Cristo, ovvero immergersi nel suo corpo e nel suo sangue eternamente vitali, seguirne quanto più fedelmente possibile le chiarissime e inconfondibili orme sacrificali e redentive. Peraltro, non è detto che, dopo la morte fisico-biologica, l’iniziato massonico, per quanto dotato di profonda sapienza esoterica, trovi la vita da quest’ultima prevista, trovi altra vita, ancora vita, solo vita, vita probabilmente diversa dalla precedente ma comunque umanamente riconoscibile come vita. Non è detto, perché potrebbe rivelarsi perfettamente vero quel che il vangelo preannuncia in chiave escatologica: che la vita come la morte, la salvezza come la dannazione, possa darle a quanti avranno perseverato o non perseverato nel seguire la sua via, con la sua grazia e il suo perdono, solo Dio, non un Dio-Tutto anonimo, ignoto, impersonale, identificantesi panteisticamente con la natura e con ogni reale o possibile storia creaturale di marca massonica o heideggeriana33, ma l’unico Dio di verità e di vita, di giustizia e misericordia, l’unico Dio Padre e Signore onnipotente in grado di trasformare, per mezzo del suo Cristo crocifisso e a favore di quanti in lui abbiano vissuto e siano morti, la morte in vita gloriosa e immortale, oppure di trasformare la “prima morte”, quella naturale cui sono destinate tutte le creature su questa terra, nella “seconda e definitiva morte” a danno di tutti coloro che non saranno stati degni di essere scritti nel libro della vita ma solo di essere «gettati nello stagno di fuoco» (Ap 20, 14-1). Parola del celeste Maestro contro la parola di tutti i maestri massoni!
NOTE
1 Come precisa autorevolmente Massimo Rizzardini coautore di AA.VV., All’Oriente d’Italia. Le fondamenta segrete del rapporto fra Stato e massoneria, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2014. La vita di estrazione massonica è, in realtà, molto più opaca e immorale di quel che vorrebbero dare ad intendere i “maestri muratori” e gli adepti di diverso grado dell’organizzazione: si veda F. Pinotti, Potere massonico. La «fratellanza» che comanda l’Italia: politica, finanza, industria, mass media, magistratura, crimine organizzato, Chiare Lettere, 2021, in cui si sottolinea come sia importante essere consapevoli dell’enorme potere massonico al fine di difendere la democrazia e contrastarne le degenerazioni, io aggiungo al fine soprattutto di difendere la fede in Cristo da nefaste contaminazioni dell’ideologia massonica.
2 Autore anonimo, Massone malpensante. Appunti sul mio cammino. Oriente Eterno: dialogo tra due Logge (nell’autunno del 1978 la Loggia Carducci n. 103 di Bologna fece conoscere una tavola “collettiva” nata dalle riflessioni dei Fratelli. La Loggia Garibaldi n. 520 di Forlì continuò la riflessione), 11 novembre 2016.
3 Cfr. I. Mainguy, Le Iniziazioni e l’Iniziazione Massonica, Roma, Edizioni Mediterranee, 2010; I. Mainguy, La Massoneria Spiegata ai Suoi Iniziati. L’apprendista, vol. 1, Roma, Edizioni Mediterranee, 2012; La Massoneria Spiegata ai Suoi Iniziati. Il compagno, vol. 2, Roma, Edizioni Mediterranee, 2013; La Massoneria Spiegata ai Suoi Iniziati. Il maestro, vol. 3, Roma, Edizioni Mediterranee, 2014; R. Guénon, Studi sulla massoneria. L’ortodossia massonica. Gli alti gradi massonici, Milano, Edizioni Brancato, 2014; e ancora A. Sebastiani, La luce massonica. L’Essenza della Libera Muratoria, vol. 1, Terni, Hermes Edizioni, 1991 e La luce massonica. L’Arte operativa nell’Ordine, vol. 2, Terni, Hermes Edizioni, 1991. Ma la pratica massonica è molto diversa dalla molto idealizzata spiritualità massonica, come si evince chiaramente da libri documentati come quello di M. Pizzuti, Rivelazioni non autorizzate. Il sentiero occulto del potere, Vicenza, Edizioni Il Punto d’Incontro, 2009.
4 P. Vajda, La Franc-Maçonnerie expliquée aux profanes, Épinal (France), Editions Véga, 2002, e Savoir et connaissance. Approche herméneutique du Rite Ecossais Ancien et Accepté, Paris, Edition Dervy, 2009, da cui si è tratta la frase citata nel testo, pp. 66-89, 94-104, 116-117, 128 e 138-139.
5 G. Martino, Morale o moralismo? Rispetto o ipocrisia? Buon senso o conformismo? Qualche utile distinzione, in sito on line “Europa oggi”, 30 ottobre 2006; A. de Benoist, Minima moralia. Per un’etica delle virtù, Milano, Bietti, 2017; A. Mohler, Il moralismo non è il Vangelo (ma molti cristiani pensano che lo sia), in sito on line “Coramdeo.it”, 12 Agosto 2024; L. Alici, Filosofia morale, Brescia, Scholé, 202. Quanto affermato nel corpo del testo non toglie che, secondo quanto peraltro si evince dalla stessa storia della massoneria, il massone possa essere anche capace di offrire la sua vita per nobili cause, come la difesa della patria o l’immolarsi generosamente per la difesa della vita altrui: non tuttavia in ottemperanza a precisi e inderogabili obblighi statutari, quanto per effetto di un sentire caratteriale che può indurre il massone non meno che un non massone o un ateo a compiere atti di eclatante e meritevole altruismo. Il significato del concetto di altruismo, comunque, anche in relazione alla stessa tradizione cristiana, resta molto meno scontato e più problematico di quanto generalmente non si voglia ammettere: si veda, per esempio, David Sloan Wilson, L’altruismo. La cultura, la genetica e il benessere degli altri, Torino, Bollati Boringhieri, 2015. Quanto ai massoni, il loro altruismo istituzionale è molto più simile a forme camuffate di egoismo, arrivismo o machiavellismo: si veda, a titolo esemplificativo, L. Visca, Propaganda. L’origine della più potente loggia massonica, Roma, Castelvecchi, 2011. L’altruismo massonico può essere autentico verso i fratelli di loggia ma non verso i simili e tuttavia “diversi” esterni alle logge, nei confronti dei quali si pongono determinate pregiudiziali. Si legge significativamente in F. Conti, I massoni e l’idea di altruismo. Modelli e pratiche, in Per continuare il dialogo. Gli amici ad Angelo Varni (A cura di A. Malfitano-A. Preti-F. Tarozzi), Bologna, Bononia University Press, 2014, tomo I, pp. 35-46: «Le logge costituirono nel XVIII secolo un modello di aggregazione fraterna, fondato sul principio della naturale socievolezza dell’uomo e della sua indefinita perfettibilità. Dentro i sodalizi massonici i fratelli poterono sperimentare un sentimento di pari dignità, di solidarietà fra iniziati, che trovava alimento nella collegialità dell’attività rituale e dell’azione filantropica e tendeva a produrre “una pratica di rapporti sociali fraterni e idealmente egualitari”». Infine, sempre attenti a non lasciarsi turlupinare dal prossimo, che non sempre avverte realmente il bisogno di essere aiutato a stare meglio ma che troppo frequentemente è portato a crearci sensi di colpa su richieste o aspettative francamente illecite (si pensi ai cosiddetti “diritti civili” o a certi modi indiscriminati e ben poco giudiziosi e responsabili di porsi in rapporto al problema dei migranti o degli occupanti abusivi di case o al consumo di droghe), non dovremmo avere difficoltà a riconoscere che taluni elogi dell’egoismo sono più saggi e caritatevoli di certe conformistiche e sperticate lodi di un amore o di una carità malintesi o fraintesi: cfr., A. Torno, Elogio dell’egoismo, Milano, Bompiani, 2012.
6 G. Giarrizzo, Massoneria e illuminismo nell’Europa del Settecento, Venezia, Marsilio, 1995; J. Godwin, L’illuminismo dei teosofi. Le radici dell’esoterismo moderno, Roma, Settimo Sigillo-Europa Lib. Ed., 2009; M. Freschi, Le luci del Settecento. Tra illuminismo ed esoterismo, Acireale (CT), Tipheret Edizioni, 2018; C. Bonvecchio, Esoterismo e massoneria, Sesto San Giovanni (Milano), Mimesis, 2007. Si veda pure L. Sacchi, Massoneria. Un’introduzione, Torino, Lindau, 2024, in cui molto chiara e puntuale è l’analisi del complesso intreccio tra un’anima illuministica che promuove l’impegno della Massoneria per la modernizzazione e la laicizzazione della società e un’anima esoterica che alimenta l’antico spirito religioso della pratica massonica.
7 F. R., Loggia Il Dovere, Lugano, La morte: “Rito di iniziazione”, novembre 2013, in sito on line https://freimaurerei.ch/it.
8 Si vedano, per esempio, (A cura di G. Greco), In nome del padre e dei fratelli. Sacerdozio e massoneria, Sesto San Giovanni (Milano), 2021; T. Di Fiore, Massoneria e chiesa cattolica. Dall’incompatibilità alle condizioni per un confronto, Palermo, Dario Flaccovio Editore, 2013.
9 Ennio Stamile, Chiara inconciliabilità. Chiesa e Massoneria lo «scandaloso» dialogo, in “Avvenire” dell’1 novembre 2017.
10 Padre Paolo M. Siano, Il dialogo molto riservato e ambiguo tra Chiesa e Massoneria 1968-1972, 2a parte, in “Corrispondenza Romana” del 27 aprile 2022. Anche le citazioni precedenti e successive all’ultima nota del testo sono tratte da questo documento. Padre Siano è un teologo e grande esperto cattolico di massoneria. Si veda anche P. M. Siano, Un manuale per conoscere la massoneria, Frigento (AV), Casa Mariana Editrice, 2012.
11 Molto istruttivo, al riguardo, è il libro di G. Masciullo, La tiara e la loggia. La lotta della massoneria contro la Chiesa, Verona, Fede&Cultura, 2023, tutte le peggiori perversioni e le più nefande macchinazioni che vengano scandendo, insieme alle opere di bene, il tempo storico del genere umano (Illuminante, in tal senso, potrebbe rivelarsi il libro di A. Pellicciari, I papi e la massoneria, Milano, Ares, 2023, anche se non comprensivo di un’ambigua figura di papa quale quella del regnante Francesco.
12 Come si evince nitidamente dal testo di Karl L. Reinhold, I misteri ebraici ovvero la più antica massoneria religiosa, Macerata, Quodlibet, 2011. Sulla ricettività massonica di influenze filosofiche e religiose eterogenee, si può vedere L. Sentinelli, Le vere origini della massoneria, Torino, Yume Editore, 2022. Sui corposi risvolti pratico-pragmatici della massoneria in relazione al mondo economico, finanziario, culturale e sociale, molto utile appare il libro di L. G. Manenti, La massoneria italiana. Dalle origini al nuovo millennio, Roma, Carocci, 2024. D’altra parte, solo parzialmente riuscito è da ritenere il tentativo di un riconosciuto storico della massoneria di smontare interpretazioni storiche avverse alla massoneria e solo in parte viziate da pregiudizio: A. A. Mola, Storia della massoneria in Italia, Milano, Bompiani, 2019.
13 E. Lennhoff e O. Posner, Internationales Freimaurer-Lexikon, Vienna-Monaco di Baviera 1980, col. 1300.
14 Ivi, col. 524.
15 Ivi, col. 374.
16 Ivi, col. 1207.
17 Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria, in “L’Osservatore Romano”, 23 febbraio 1985.
18 A cura di Epiphanius, Massoneria e sette segrete. La faccia occulta della storia, Napoli, Controcorrente, 2021. Viceversa, solo in modo preconcetto e unilaterale si può accusare la Chiesa cattolica di aver operato sempre contro i bisogni e i diritti dell’umanità: come accade nel libro di Laura Fezia, L’inganno della Croce. Come la Chiesa cattolica ci ha ingannato e ha inventato se stessa con menzogne, Cesena, Macro Edizioni, 2024. Questa autrice non ha mai disdegnato in vita la frequentazione di un esponente massonico molto polemico ma confuso e stravagante quale certo Mauro Biglino.
19 G. Giudice, Massoni famosi che in tre secoli hanno cambiato il mondo, Sesto San Giovanni (Milano), 2018.
20 La pubblicistica massonica si sforza di rendere attendibile un’immagine della divinità che nelle sue descrizioni risulta tuttavia alquanto evanescente e priva di reale attrattività etico-spirituale: R. Steiner, Teosofia. Introduzione alla conoscenza soprasensibile del mondo e del destino dell’uomo, Montevarchi (Arezzo), Harmakis Edizioni, 2018; V. Tartaglia, Lezioni sulla teosofia massonica, Milano, SreetLib, 2021.
21 I. Sassanelli, Cristo e la solitudine di Dio e dell’essere umano, Bari, Cacucci, 2018; molto istruttivo e ben scritto è il libro di L. Lugaresi, Vivere da cristiani in un mondo non cristiano. L’esempio dei primi secoli, Torino, Lindau, 2020.
22 K. Rahner, Il morire cristiano, Brescia, Queriniana, 2009; Jared C. Wilson-Matt Chandler, Vivere è Cristo. Morire è guadagno, Roma, ADI MEDIA, 2019; A. Grün, Che cosa c’è dopo la morte? L’arte di vivere e morire, Alba (CN), Paoline Editoriale Libri, 2009.
23 Cfr., V. Tartaglia, La Rivelazione Massonica. La scienza muratoria dalla sapienza alla teosofia attraverso la luce, Foggia, Bastogi Edizioni, 2010; A. Di Prinzio, Misteri della tradizione ermetica. Svelando e rivelando, vol. 1, Roma, Atanòr, 2014, e Segreti della tradizione ermetica. Svelando e rivelando, vol. 2, Roma, Atanòr, 2018.
24 Questo era il titolo di un libro di diversi decenni or sono: F. Molinari, La Massoneria, cattedrale laica della fraternità, Brescia, Queriniana, 1981.
25 In un comunicato della Loggia Giordano Bruno di Ferrara si legge: «il mondo profano ci invidia perché vede in noi uno spirito di unità e pertanto calunnia l’istituzione indicandola come un’associazione a delinquere, costituita da persone che si privilegiano vicendevolmente, pur di non mancare a tale dovere di fratellanza». Questa è la retorica massonica utilizzata persino da raffinati intellettuali di diversa fede politica, ideologica e/o religiosa, che, operando in qualità di massoni, non sopportano di essere criminalizzati. Il trucco ideologico della massoneria, nonostante gli sforzi di chiarificazione di temi e aspetti cruciali del verbo massonico compiuti da I. Mainguy, Simbolica massonica del terzo millennio, Roma, Edizioni Mediterranee, 2009, è che la sua verità istituzionale, che solo ai “maestri” spetta di preservare e spiegare, non coincide affatto con la verità della sua prassi ordinaria e discrezionalmente esercitata dai suoi adepti, come si evince anche da V. Vanni e M. Bettagli, Che cos’è la massoneria, Acireale (CT),Tipheret, 2014.
26 N. Bux, La fraternità cristiana non è la massoneria, in dito on line “La Nuova Bussola Quotidiana” del 22 ottobre 2020.
27 Qualche utile considerazione al riguardo è contenuta in G. Di Bernardo, Filosofia della massoneria. L’immagine massonica dell’uomo, Venezia, Marsilio, 2002, e Filosofia della massoneria e della tradizione iniziatica, Venezia, Marsilio, 2016.
28 Per la forte componente metafisica e ontologico-trascendente che pervade alcuni percorsi teorici della storia massonica, è utile consultare la monumentale opera in tre volumi di Ilio Moretti, Filosofia del Mito, della Luce e della Fede. La formazione del pensiero massonico tra Antichità e Anno Mille, Città di Castello (PG), Luoghi Interiori, 2020; Filosofia della fede e dell'amore. Lo sviluppo del pensiero massonico nel Medioevo, Luoghi Interiori, 2021; Filosofia della ragione e dello spirito. Il pensiero massonico moderno e contemporaneo, Luoghi Interiori, 2023.
29 Il Gran Maestro Gustavo Raffi, nell’Allocuzione “Le vie del dialogo”, G.O.I., 2002, scriveva in modo inequivocabile: «La Massoneria non esprime, invero, una particolare filosofia o ideologia, ma un metodo di convivenza tra tutte le filosofie e le ideologie possibili».
30 M. Introvigne, La massoneria, Torino, Editrice Elledici, 1997; e a riprova della costitutiva commistione nei quadri massonici tra cause legittime e pratiche altamente illecite, si veda anche J. Dickie, I liberi muratori. Storia mondiale della massoneria, Roma-Bari, Laterza, 2021.
31 R. Guénon, Studi sulla massoneria, Roma, Gherardo Casini Editore, 2015.
32 A. Pellicciari, I papi e la massoneria, citato.
33 M. Heidegger, Ormai solo un Dio ci può salvare. Intervista con lo «Spiegel», Torino, Guanda, 2011.