Una poesia religiosa di struggente bellezza

Scritto da Lambert Noben on . Postato in Compagni di viaggio, articoli e studi

 

La seguente poesia viene attribuita a Lambert Noben, un religioso belga non meglio identificato, quindi pressoché un anonimo, e, interpretata come espressione di un umanitarismo cristianizzato più che come portato di esemplare spirito biblico, ha ricevuto da parte cattolica alcune critiche di natura teologica. Per esempio, quel verso che recita “Sono nato uomo perché tu possa essere Dio», è stato preso di mira perché un uomo, biblicamente parlando, non può essere reso Dio o simile a Dio da parte di Dio stesso ma, al più, “immagine di Dio”, e anche su quell’altro verso in cui si dice che Dio ha voluto nascere nella vita di ogni persona “per portare tutti alla casa del Padre”, si è eccepito che, da un punto di vista biblico, non tutti, indiscriminatamente, potranno entrare nella casa del Padre, ma solo coloro che avranno voluto convertirsi, con parole e opere, a Cristo. Senonché, i cattolici dovrebbero sapere che, come recita la prima lettera di Giovanni  (3.3), «sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è».

Ora, è evidente che essere simili a Dio non comporta ancora essere identici a Dio, come più chiaramente si evince dalle parole di Gesù, secondo le quali «i figli della risurrezione» saranno «figli di Dio» (Lc 20, 36): e, benché non figli unigeniti ma adottivi, e soprattutto adottivi in Cristo l’unigenito, del quale verosimilmente non potranno che condividere il potere, i beni e la gloria. Se poi si tien conto del fatto che tale concetto è stato espresso in versi, credo che il buon cattolico si potrebbe generosamente concedere un minimo di elasticità interpretativa e potrebbe riconoscere comunque che dalla narrazione biblica il disegno amorevole e lungimirante di Dio è proprio quello di farsi uomo, vivere e soffrire come uomo, morire come uomo, al fine di consentire all’uomo di ritornare nella sua casa e vivere analogicamente come Dio.

E così, anche per quel che si riferisce alla possibilità salvifica di entrare nella casa celeste, è di tutta evidenza che il verso in questione non alluda ad una possibilità indiscriminata, a prescindere cioè dalla fede, dalla volontà di convertirsi a Cristo e di seguirne il più fedelmente possibile gli insegnamenti e i comandi, ma dice semplicemente che Dio-Cristo nasce nella vita di ognuno di noi, perché ognuno di noi, conoscendolo, abbia piena facoltà di seguirne la via o di prendere una strada diversa, ma, per l’appunto, è biblicamente fuori discussione che il Padre e il Figlio compiono il loro atto sacrificale di amore al fine (per portare) di portare tutti alla loro casa, anche se non dovesse essere così, anche se anzi non sarà così, dal momento che il testo biblico originale, quale compare in Luca, Paolo, Marco e Matteo, della frase eucaristica pronunciata da Gesù recita esattamente:  “Questo è il mio sangue … versato per voi” e “per molti”, non “per tutti”. La parola “tutti” non compare in nessun altro testo biblico, e d’altra parte la Chiesa preconciliare e già bimillenaria diceva sempre: pro multis e non pro omnibus. Sarà poi anche vero, come molto cavillosamente e artificiosamente notava a suo tempo il cardinale Albert Vanhoye, che in lingua ebraica non si dà una contrapposizione frontale di significato tra “molti” e “tutti”, ma resta il fatto che la parola pronunciata da Gesù fu “molti” (polloi) e non “tutti” (pantes) (Si vedano su fronti contrapposti: F. di Maria, La salvezza di Cristo è per “tutti” o per “molti”, in questo stesso sito, e Intervista al cardinale A. Vanhoye, Non c’è contrapposizione dialettica tra pro multis e per tutti, in “30 Giorni”, aprile 2010). E un motivo deve pur esserci. Ecco, dunque, il bellissimo testo poetico in parola di Lambert Noben.

 

 F. di M.

Sono nato nudo, dice Dio, perché tu sappia spogliarti di te stesso.

 

Sono nato povero perché tu possa considerarmi l’unica ricchezza.

 

Sono nato in una stalla perché tu impari a santificare ogni ambiente.

 

Sono nato debole, dice Dio, perché tu non abbia paura di me.

 

Sono nato per amore perché tu non dubiti mai del mio amore.

 

Sono nato di notte perché tu creda che posso illuminare qualsiasi realtà.

 

Sono nato persona, dice Dio, perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.

 

Sono nato uomo perché tu possa essere "dio".

 

Sono nato perseguitato perché tu sappia accettare le difficoltà.

 

Sono nato nella semplicità perché tu smetta di essere complicato.

 

Sono nato nella tua vita, dice Dio, per portare tutti alla casa del Padre.