La Chiesa e Internet

Scritto da Tania Forenti.

 

Dal 12 al 15 novembre corrente anno in Vaticano si è svolto un simposio, organizzato dalla Commissione episcopale europea per i media (Ceem), sul tema 'La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa'. Lo stesso Benedetto XVI, in un messaggio rivolto a tutti i partecipanti, ha invitato ad esaminare “questa nuova cultura e le sue implicazioni per la missione della Chiesa”. La Chiesa, nel corso dei lavori, ha preso atto che Internet è uno strumento di informazione ormai cosí importante che essa non può più fare a meno di esservi presente avendo più di altri soggetti per cosí dire storico-istituzionali una buona ed eccellente notizia da annunciare e diffondere: quella di Cristo Salvatore. Il cardinale Josip Bozanic, che ha presieduto i lavori, ha affermato che, non essendo Internet “un semplice recipiente che raccoglie diverse culture” ma un mondo informativo e comunicativo “che produce cultura”, «appare evidente chiedersi quale rapporto intrattiene questa ‘nuova’ cultura con quelle dette ‘tradizionali’» e ha finito per chiedersi significativamente: «quali implicazioni ha la presenza di Internet, oggi, per la missione della Chiesa? Quali ripercussioni ha la presenza di Internet, oggi, per la missione della Chiesa? Quali ripercussioni ha nell’opera di evangelizzazione delle culture e di inculturazione della fede? Come Internet è entrato nella pastorale ordinaria delle nostre diocesi e delle nostre parrocchie?» (Roberta Sciamplicotti, La Chiesa diffonda su Internet la buona novella di Cristo, in “Zenit” del 12 novembre 2009).

Il Vangelo, alla luce dell’enorme importanza ormai assunta da Internet nella vita della gente e non solo dei credenti, non può rimanere fuori da questo vero e proprio “mondo” della comunicazione e i cristiani non possono esimersi dall’adoperarsi diligentemente per veicolarne attraverso esso il messaggio d’amore e i valori. Naturalmente, Internet in sé considerato non è né buono né cattivo: è solo un mezzo straordinariamente potente della comunicazione contemporanea e come tale può essere usato bene o male. I cristiani non possono disertare la rete, proprio come non possono disertare tutti gli altri ambiti della realtà terrena, perché questo significherebbe consegnare in modo incontrastato Internet come il mondo alle forze irrazionali e negative che vi operano e rinunciare quindi a testimoniare la Parola di Dio in una dimensione tanto rilevante della vita contemporanea.

Questo però non deve significare che l’apporto dei cristiani debba consistere in una continua demonizzazione di tutto ciò che anche al di fuori della propria confessione religiosa possa sembrare erroneo e dannoso, ma in un’attenta opera di discernimento che porti ad utilizzare ogni espressione della vita e del sapere di questo tempo in funzione di una migliore comprensione e di una progressiva purificazione della fede stessa. Oggi dunque, hanno rilevato alcuni vescovi intervenuti al Simposio, testimoni di Cristo bisogna saper essere anche in Internet.

Come già nel passato, anche oggi la Chiesa comprende bene che strumenti di diffusione della verità non sono unicamente “i lunghi trattati di teologia”, che anzi andrebbero ormai usati con molta parsimonia, ma anche e forse soprattutto tutte quelle forme comunicative di fede particolarmente incisive e convincenti di cui per grazia di Dio la comunità ecclesiale è sempre stata e continua ad essere sufficientemente ricca (Ivi). Di qui anche un appello ai sacerdoti cattolici affinché si circondino di laici competenti che possano aiutarli a migliorare o a potenziare la loro opera evangelizzatrice e pastorale, anche se occorre notare che tale collaborazione, che talvolta risulta felicemente praticata, incontra ancora in molti casi un ostacolo insormontabile nella aprioristica (e a volte boriosa) diffidenza di vescovi e preti verso laici culturalmente e spiritualmente preparati e proprio per questo non disponibili ad ambigui e nocivi patteggiamenti extraevangelici con certe loro esigenze corporative oppure nella supponenza altrettanto ingiustificata che certi laici colti assumono nei confronti dei loro fratelli presbiteri.

E’ tuttavia importante che un sito cristiano e cattolico sia capace di evitare un linguaggio astruso o troppo “tecnico” che finirebbe per trasformare in ideologia, che tende ad imporre il proprio punto di vista, quello che invece dovrebbe essere e restare pura e semplice testimonianza di fede, la quale tuttavia impone di rimanere fedeli a certi princípi portanti del messaggio di Cristo. Un sito cattolico deve curare principalmente la qualità, la chiarezza e l’efficacia della comunicazione attraverso cui si intende testimoniare, annunciare e diffondere la parola di Gesù nella società contemporanea. Come ha ben detto Jean-Michel di Falco Léandri, Vescovo di Gap e di Embrun e Presidente della CEEM, «così come la croce ha il suo asse verticale e il suo asse orizzontale, così deve essere la nostra evangelizzazione nella rete: orizzontale per la sua estensione, verticale per la sua profondità e la sua qualità» (Ivi).    

I vescovi partecipanti hanno ricordato come per lo stesso pontefice sia necessario che la Chiesa sia molto presente in Internet, con competenza e senso di responsabilità, affinché essa possa esercitare sempre meglio «una “diaconia della cultura” nell’attuale “continente digitale”, percorrendo le sue strade per annunciare il Vangelo, l’unica parola che può salvare l’uomo» (Ivi).