La gloria di Maria come gloria di Dio

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Se Dio ha voluto scendere a noi per il tramite di Maria, consacrandola poi madre universale dell’umanità, come possiamo pensare di salire verso di lui senza Maria, senza il suo amore materno, senza le sue preghiere, senza la sua mediazione? Non possono e non devono esserci equivoci: è Dio stesso, e non la povera mente confusa e contorta di qualche esaltato, che ha voluto che la donna di Nazareth fosse mediatrice del suo mediatore, sia quando si è trattato di accoglierlo «in mezzo a noi», sia quando si è trattato di far nascere la sua Chiesa e di assistere i suoi figli per l’eternità.

Dio non è e non può essere geloso di Maria, perché Maria è stata creata per la gloria stessa di Dio ed è e resta parte integrante del suo piano salvifico. Dio è semplicemente ammirato di Maria, di questa creatura che, riempita della grazia divina, volle liberamente e responsabilmente vivere solo per il suo Signore, il quale di conseguenza esige che ella sia rispettata, onorata, venerata sempre più intensamente e sinceramente nel corso della storia umana e sia sempre meglio ricordata e implorata come colei cui il nostro Dio ha affidato per sempre il suo stesso piano di salvezza. Perciò la gloria di Maria non potrà mai diminuire o oscurare ma potrà solo accrescere la gloria di Dio. E’ Dio e non l’uomo che ha reso adorabile colei che non può essere adorata in senso teologico.

Dio è diventato uomo per Maria, per la fede e l’amore di Maria, e se l’uomo diventerà in qualche modo simile a Dio, ciò accadrà perché la stupefacente e misericordiosa sapienza divina ha previsto che ciò accada per quella donna, per quella fede e quell’amore. Chi è, del resto, che può cantare e celebrare veramente la gloria divina se non le creature a Dio più obbedienti? E quale creatura, dalle origini del mondo sino ad oggi, ha obbedito a Dio più di Maria? Chi di noi potrà mai credere come Maria? Chi di noi, uomo o donna, potrà vivere con la stessa intensità spirituale con cui visse Maria? Chi potrà eguagliare la radicalità delle sue convinzioni religiose e il coraggio delle sue scelte pratiche? Chi saprà amare contemporaneamente Dio e il prossimo con la sua stessa vigorosa semplicità?

Dio, come è noto, esalta gli umili. Per questo ha inteso esaltare Maria, che umile è stata non negli atteggiamenti esteriori ma nell’intimità del suo sentire e nella radicalità del suo agire (un sentire e un agire che solo aposteriori molti di noi, abituati ad una vita “normale”, dicono di approvare e condividere), trasformando la serva (che tale è sempre stata in senso letterale e non metaforico) in una regina o meglio in una madre regina rimasta vergine e ormai delegata a governare pienamente le cose del cielo e della terra. Dio in Maria ha esaltato la donna nella pienezza delle sue facoltà fisiche e spirituali, intellettive e morali, laiche (in quanto donna del popolo – laos – e impegnata in normali attività domestiche e civili) e religiose; ha esaltato non già una donna pregiudizialmente chiusa al mondo ma aperta a tutte le necessità materiali e spirituali di questa vita terrena, non già una donna che cerca di ripararsi dal mondo ma che sa ripararsi nel mondo pur sapendosi in pari tempo destinata ad un mondo altro da questo. Ella fu di Dio perché ne seppe ascoltare la voce e seppe vivere per lui, ma potè anche essere dell’umanità, per riconoscimento e decreto di Dio stesso, perché ne conobbe profondamente tutti i bisogni temporali e spirituali.  

In questo senso, dunque, non c’è dubbio che il nostro amore per Maria coincida con il nostro amore per il Signore; che anzi tutte le lodi, i canti e le preghiere che innalziamo a Maria non facciano altro che accrescere a dismisura la gloria già infinita di Dio, perché glorificando Maria noi glorifichiamo la creatura che, pur nella sua ontologica imperfezione creaturale, ha perfettamente corrisposto alla divina volontà ottenendo di stare per sempre sullo stesso piano di Dio, ma glorifichiamo ancor più Dio stesso che, attraverso Maria, vale a dire dal basso e non dall’alto come pure avrebbe potuto, ha voluto essere amato come Dio che ci salva per la nostra piccolezza e la nostra semplicità, per la sincerità e la profondità della nostra fede.

Ovviamente, c’è modo e modo di onorare la santa vergine, e dicendo questo non si intende prendere implicitamente le distanze dalla cosiddetta devozione popolare che funge spesso da salutare contrappeso alle molteplici forme di troppo intellettualistica devozione mariana elaborata talvolta in alcune rinomate accademie teologiche e persino nelle pontificie università, ma semplicemente mostrarsi consapevoli del fatto che, all’interno o all’esterno della devozione popolare, per riprendere un concetto di san Luigi M. Grignion di Montfort, «il diavolo, falso monetario ed ingannatore abile e sperimentato, ha già illuso tante anime con una falsa devozione alla santissima Vergine» (Trattato della vera devozione alla santa vergine, San Paolo, 1987, p. 73). Sí, perché scriveva il Grignion, ci sono i devoti critici, i devoti scrupolosi, i devoti esteriori, i devoti presuntuosi, i devoti incostanti, i devoti ipocriti e i devoti interessati (ivi, pp. 74-80), che nell’opera citata vengono descritti con dovizia di particolari e che in effetti sono tutti da inserire, anche in questo caso non con disprezzo ma con spirito di carità, nella categoria dei falsi devoti che difficilmente possono concorrere alla gloria di Maria e alla gloria di Dio, benché Dio e Maria sappiano essere nel giudizio ben più benevoli di chi pure avverte la necessità di spiegare le cose nel modo più chiaro ed efficace possibile.

La gloria di Maria è comunque la gloria di Dio, non la gloria di una persona che si vorrebbe abusivamente deificare ma la gloria di una persona che Dio ha voluto innalzare al rango della sua stessa realtà divina, allo stesso modo di come la missione di Maria, per divina volontà, è stata ed è parte integrante della missione eterna di Cristo. E quindi perché dovremmo temere di prendere con noi Maria (S. M. Perrella, Non temere di prendere con te Maria, Torino, San Paolo, 2004)? Perché, prendendola con noi, dovremmo temere di offendere in qualche modo il Dio uno e trino e di ridurne l’importanza?