Adesso e nella nostra morte

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

L’Ave Maria si conclude con la frase: “prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte”. In questo modo, quando ci rivolgiamo alla santa madre di Dio, noi chiediamo quello di cui sentiamo il bisogno spirituale e quello che noi sappiamo di poter chiedere perché relativo alla nostra esigenza evangelica di conservare e rafforzare la fede nei momenti spesso difficili della nostra vita e in particolare nel momento più drammatico della vita stessa che è la morte. Ma perché preghiamo già ora per l’ora della nostra morte? Perché in quell’ora forse non saremo più in grado di pregare, pur certi che la madre celeste resterà comunque al nostro fianco. D’altra parte, chiediamo a Maria di pregare per noi adesso, cioè in questo preciso istante, per sottolineare che non è che io abbia sempre bisogno dell’aiuto della madre celeste in senso generico o astratto, avendone invece bisogno hic et nunc, in questo momento determinato in cui mi sento sottoposto a prove non facili o a tentazioni particolarmente insidiose, e in tutti i singoli momenti esistenziali in cui mi sento coinvolto in vicende almeno relativamente inedite, nuove, non del tutto omogenee a quelle passate e a quelle future.

In ogni “adesso” noi sperimentiamo difficoltà nuove, diverse, specifiche e con esse sperimentiamo quella debolezza, quelle ansie e quei timori personali che ci inducono, coscienti di essere semplici peccatori, a chiedere l’aiuto sovrannaturale della madre di Gesù, ovvero di colei le cui preghiere non restano mai inascoltate da parte del Figlio e da parte di Dio nella sua realtà trinitaria. Temo di soccombere al peccato che adesso mi sta insidiando, alla disonestà che adesso mi sta tentando, all’impudicizia e alla perversione che adesso mi stanno allettando, alla vanità e alla superbia che adesso sento montare nel mio animo, alla menzogna e all’aggressività che adesso in me stanno facendosi strada: ecco, Madre, per tutto questo ti chiedo di pregare per me in questo frangente, in questa situazione, e di aiutarmi quindi a conservare la fede attraverso un comportamento lineare, coerente, fedele al Signore e a Te, nonostante le notevoli pressioni negative cui esso è sottoposto. Ti chiediamo, Madre, di pregare adesso per noi e per me, perché adesso, nelle contingenze attuali del nostro vivere, il Signore ci sta chiamando, e perché quindi adesso noi siamo tenuti a rispondere alla sua chiamata.

Come ha scritto il teologo evangelico tedesco Rudolf Karl Bultmann, «il giudizio escatologico su di noi cade “adesso” perché “adesso”, siamo di fronte a Dio e da quello che “adesso” facciamo dipende il giudizio di Dio su di noi. Siamo continuamente in situazione di giudizio di fronte a Dio, in un momento decisivo». E uno studioso commenta: «questo, forse, è un po’ forzare le note e svalutare il giudizio finale; però c’è senz’altro qualche verità in questa insistenza sull’importanza dell’“adesso”», aggiungendo che «un altro aspetto dell’“adesso” è ancora molto più profondo e più importante. “Adesso” è il momento in cui Dio mi aspetta. Per Dio è sempre “adesso”. Dio non è nel tempo. E’ eterno e l’eternità tradizionalmente fu definita un nunc stans, un adesso stabile, un adesso che non passa in un dopo, un adesso che è sempre, semplicemente nient’altro che adesso, pura presenza. Il nostro adesso, che sembra cosí fuggevole, è il momento della presenza divina, il momento privilegiato della contemplazione. Per contemplare veramente, cioè per essere nella preghiera alla presenza divina, è necessario rimanere fermi nell’“adesso”. Non divagare nel passato con i ricordi, e ancora meno nel futuro con i progetti, i propositi, le paure, ma essere semplicemente presenti nel continuo “adesso”» (Peter Henrici, Adesso…e nell’ora della nostra morte, 10 maggio 2010, in sito “Formazione religiosa”).

Ecco perché è importantissimo chiedere a Maria la sua preghiera in nostro favore proprio “adesso” e non solo per tutto quello che in generale ci può succedere nella vita: è importante per noi, per me, che Maria preghi il Signore non tanto affinché ci o mi risolva sempre tutti i problemi mondani personali e non ci o non mi faccia mai conoscere né disgrazia, né dolore, né malattia, quanto affinché, nella buona o nella cattiva sorte, ci conceda e mi conceda di rispondere alla “chiamata” secondo la sua volontà e quindi secondo i suoi insegnamenti, dandoci la forza e il coraggio di resistere persino a forme oltremodo virulente di scoraggiamento e di depressione (Ivi). 

D’altra parte, viene ancora notato, «la morte sarà un “adesso” ove non vi sarà più decisione, non vi sarà più possibilità di fare una scelta o piuttosto vi sarà una sola scelta da fare: la scelta assolutamente decisiva» (Ivi). In tutti gli altri momenti della vita, si prega pensando pur sempre ad un futuro da scegliere, da volere, da proporre e da assegnare alla propria coscienza e alla propria vita. Qui invece, nella morte, non c’è nessuno futuro, non c’è altro se non la chiamata ultima di Dio, non c’è altra realtà se non la presenza pura di Dio: non c’è più niente, non le persone care, non i propositi o i progetti personali, non la mia stessa volontà di scegliere e fare quello che voglio.

Nella morte sperimento il momento della totale e irriducibile passività, dell’esclusivo affidarsi a Dio: qui io non posso fare più niente, fa tutto Dio. Fa tutto Dio, ma, viene osservato giustamente, «bisogna ancora accettare che lo faccia. A seconda di questo, nell‘ora della nostra morte o tutto sarà presenza divina, una specie di grande rapimento di amore, amore che diventa veramente totale e in cui tutto il resto sparisce; o tutto sarà ribellione, tutto sarà rifiuto da parte mia, tutto sarà una violenza che mi viene fatta mio malgrado, una lacerazione definitiva poiché ormai non potrò più resistere, ma tutta la mia scelta sarà resistenza. E’ questa una definizione, in termini più esistenziali, di quello che noi chiamiamo inferno, questa ultima lacerazione totale, ove la mia volontà si oppone alla volontà divina. In questo senso l’ora della morte sarà l’ora del giudizio» (Ivi).

Perciò, Madre, prega per noi peccatori “adesso”, quando ancora possiamo fare qualcosa per cambiar vita o per redimerci, per confermare o rafforzare la nostra fede e la nostra vicinanza pur imperfetta a Dio, per riscattarci o per guadagnare qualche “merito” agli occhi di Dio e per ottenere in particolare la sua benevolenza; e poi, anche se noi non potremo più chiedertelo per cause non dipendenti dalla nostra volontà, prega per noi “nella nostra morte”, quando non possiamo fare più niente, quando non possiamo fare altro che confidare nel perdono e nella misericordia di Dio a causa delle insufficienze che non siamo riusciti a colmare durante tutta una vita, per i peccati che non siamo riusciti ad espiare in modo adeguato, per quella “perfezione” evangelica che non siamo riusciti a conseguire completamente o in misura soddisfacente. Prega Madre, perché, nonostante i limiti e le colpe di cui non siamo riusciti a liberarci interamente, il Signore ci accolga tra le sue braccia misericordiose e ci conceda la vita eterna. Amen.