Elena Aiello: domande su una beatificazione
Diamo per scontato che sia tutto vero quello che è stato acquisito dalla Chiesa su suor Elena Aiello ai fini della sua imminente beatificazione: le sue visioni private di Gesù e Maria, la sudorazione di sangue e il fenomeno delle stimmate e della coronazione, nonché naturalmente un’esistenza terrena trascorsa tra immani sofferenze personali e uno straordinario impegno evangelico a favore dei poveri, degli esclusi, degli abbandonati, anche se, per quanto riguarda stimmate e possibili fenomeni connessi, l’esperienza insegna che non sempre essi debbano essere necessariamente attribuiti ad un intervento dall’alto.
Aggiungiamo a tutto ciò il miracolo richiesto e forse (dubitativo d'obbligo per le modalità in cui si sarebbe manifestato) ottenuto dalla apposita commissione ecclesiastica: al riguardo bisognerebbe onestamente riconoscere che una persona moribonda e in coma può uscire dallo stato di coma e può tornare a vivere per semplici motivi naturali e non per motivi necessariamente sovrannaturali (come invece si vuole sia accaduto per la giovane donna “miracolata” nel 2002 su intercessione di suor Elena), sebbene il governo divino si eserciti sugli uni e sugli altri. Infine, sottoscriviamo pure volentieri il giudizio espresso dal vescovo della diocesi di Cosenza-Bisignano mons. Nunnari: «i poli della sua spiritualità sono l’amore per Cristo sofferente, la condivisione della sua Passione e l’amore per gli ultimi, in particolare per l’infanzia abbandonata».
Ecco: ammesso che, senza volere a tutti i costi cavillare, tutto ciò sia vero, come non collocare suor Elena tra le persone più buone e sante della nostra terra (indipendentemente dai cosiddetti “onori degli altari” che spettano peraltro solo a Dio)? Poi però ci sono anche le cosiddette “profezie”, quelle di cui scrive suor Elena nei suoi “quaderni spirituali” e quelle in base a cui sull’importante sito Internet dei frati minimi di Paola si attribuisce a suor Elena anche “il carisma della profezia”. E francamente qui il credente, saldo nella fede e lucido nel giudizio, avverte un certo disagio dal momento che la lettura diretta del contenuto delle pretese rivelazioni profetiche della monaca di Montalto Uffugo lo costringe a constatare che molto probabilmente il carisma della profezia non fu tra i doni mistici che ella ricevette dal Signore, pur avendo ritenuto di doversi cimentare anche sul piano profetico.
Intanto ci si deve chiedere perché mai suor Elena, una povera e incolta suora di provincia, abbia pensato di scrivere a Mussolini alla vigilia della partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale accanto ai nazisti per ammonirlo sulle nefaste conseguenze che tale decisione avrebbe avuto. Ella ci fa sapere che a spingerla a scrivergli sia stato nostro Signore nel corso di un'apparizione anche se non ci sono elementi oggettivi che rivelino la fondatezza di questa sua rivelazione. Nella lettera del 1940 cui qui ci si riferisce, suor Elena avrebbe riportato il messaggio del Signore: «All’Italia, perché sede del mio Vicario, ho mandato Benito Mussolini, per salvarla dall’abisso verso il quale si era avviata, altrimenti sarebbe arrivata in condizioni peggiori della Russia. In tanti pericoli l’ho sempre salvato; adesso deve mantenere l’Italia fuori della guerra, perché l’Italia è civile ed è la sede del mio Vicario in terra. Se farà questo avrà favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto». Con tutta la buona volontà è molto difficile riconoscere in queste parole, in questa sintassi, in questo lessico, in queste tonalità, l’austera e sobria essenzialità della Parola di Dio e di un Dio biblico ed evangelico non certo cosí “ideologico” e cosí “politico”. Ma poi era cosí complicato prevedere per via semplicemente intuitiva cosa sarebbe successo all’Italia di Mussolini qualora fosse entrata in guerra?
Non solo: suor Elena, a partire dagli anni ’50, si sarebbe avventurata in una serie di previsioni catastrofiche o apocalittiche del tutto sbagliate e inattendibili, come nel caso di una lettera dell’11 aprile del 1952, in cui si legge di un “flagello” ormai “vicino”: «fuoco mai visto scenderà sulla terra e gran parte dell’umanità sarà distrutta… Quelli che resteranno troveranno nella mia protezione la misericordia di Dio, mentre tutti coloro che non vogliono pentirsi delle loro colpe periranno in un mare di fuoco!… La Russia sarà quasi completamente bruciata. Anche altre nazioni scompariranno. L’Italia sarà salvata in parte per il Papa». Come oggi tutti sanno, niente di più inesatto! E ancora, in due lettere rispettivamente del 1959 e del 1960, presa da una sorta di sacro furore anticomunista e antisovietico, che in quegli anni e prima dell’ascesa al soglio pontificio di Giovanni XXIII caratterizzava gran parte del pensiero della gerarchia e del clero cattolici, profetizza addirittura la conquista russa del mondo e persino della Chiesa di Roma.
Infatti si legge: «La Russia marcerà su tutte le nazioni d’Europa, particolarmente sull’Italia, e innalzerà la sua bandiera sulla cupola di San Pietro!… Manifesterò la Mia predilezione per l’Italia, che sarà preservata dal fuoco; ma il cielo si coprirà di densa tenebra e la terra sarà scossa da spaventosi terremoti che apriranno profondi abissi, e verranno distrutte città e province; e tutti grideranno che è la fine del mondo! Anche Roma sarà punita secondo giustizia per i suoi molti e gravi peccati, perché lo scandalo è arrivato al colmo. I buoni però che soffrono e i perseguitati per la giustizia e le anime giuste non debbono temere, perché saranno separati dagli empi e dai peccatori ostinati, e saranno salvati!» (1959) e, in data 22 agosto 1960: «L’umanità si è allontanata da Dio e, allucinata dai beni terreni, ha dimenticato il Cielo e si è sprofondata in una corruzione strabocchevole, che non trova riscontro neppure con i tempi del diluvio!… Ma l’ora della giustizia di Dio è vicina e sarà terribile!… E se gli uomini non ravviseranno in questi flagelli i richiami della Divina Misericordia e non ritorneranno a Dio con una vita veramente cristiana, un’altra guerra terribile verrà da est ad ovest, e la Russia con le sue armi segrete, combatterà l’America, travolgerà l’Europa e si vedrà specialmente il fiume Reno della Germania pieno di cadaveri e di sangue. Anche l’Italia sarà travagliata da una grande rivoluzione e il Papa dovrà molto soffrire. Il nemico, come leone ruggente, avanzerà su Roma e il suo fiele avvelenerà popoli e nazioni…».
Più che di profezie sembrerebbe trattarsi di pensieri ossessivi a sfondo paranoico, che non possono non suscitare gravi perplessità sulla qualità dei processi psichici e intellettivi da cui traggono verosimilmente origine queste pseudorivelazioni profetiche della suora di Montalto. Nell’ultima profezia fatta solo qualche tempo prima di morire, ella dice di “vedere” «una grande rivoluzione a Roma! Stanno entrando in Vaticano. Il Papa è da solo, sta pregando. Stanno tenendo il Papa. Lo prendono con la forza. Lo picchiano fino a farlo cadere. Lo stanno legando. Oh Dio! Oh Dio! Gli stanno dando dei calci. Che scena orribile! E’ terribile!…Nostra Signora si sta avvicinando. Quegli uomini malvagi cadono a terra come cadaveri! Nostra Signora aiuta il Papa ad alzarsi prendendolo per il braccio, lo copre con il Suo manto e gli dice: – Non temere!» (venerdì santo 1961). Come è noto, la storia si sarebbe incaricata di dimostrare la totale falsità di queste premonizioni e di queste previsioni.
Ora, una serena e rigorosa riflessione su tutto ciò interessa alla Chiesa e ai suoi fedeli? La comunità cattolica è proprio sicura di aver fatto tutto quello che era necessario fare per rendere questo processo di beatificazione, che avrà il suo culmine a Cosenza il 14 settembre 2011, quanto più possibile limpido e attendibile? Perché l’aspetto “profetico”, che ovviamente non è cosa di poco conto e che appare inequivocabilmente cosí problematico e discutibile, della personalità di questa mistica calabrese (anche perché gran parte delle sue “visioni” vengono riportate come fedele traduzione delle parole e delle intenzioni di nostro Signore e della sua santissima Madre), non è stato reso noto, divulgato a sufficienza sia dai responsabili ecclesiastici, in primis da quelli che si sono occupati più direttamente del caso, sia dagli strumenti di comunicazione di massa? Si è forse temuto che l’esplicitazione ecclesiale e mediatica di tale delicata questione potesse inficiare o comunque indebolire le ragioni che sono state addotte per sostenere la causa stessa di beatificazione? Ma, se fosse cosí, quel che è stato adottato non sarebbe quanto meno un atteggiamento disdicevole e contrario al noto monito cristiano e cattolico secondo cui è sempre e comunque la verità che ci rende e deve renderci liberi?
Chi scrive, senza alcun merito personale e anzi in modo per lui del tutto incomprensibile, assiste spesso da alcuni anni a fatti straordinari che sembrano somigliare molto a fenomeni sovrannaturali: perciò egli non è mosso da alcun pregiudizio nei confronti della “monaca santa” che santa sicuramente sarà se Dio la riterrà tale. Ma noi, semplici e limitati uomini della Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa di Cristo, se proprio vogliamo beatificare e santificare pubblicamente qualcuno, a conforto e a sostegno dell’intera comunità religiosa, dobbiamo stare attenti a non lasciarci troppo condizionare dal desiderio spasmodico di proclamare e di avere un beato o un santo in più a scopi di pura e semplice edificazione religiosa sotto cui talvolta possono anche nascondersi motivi meno nobili e meno disinteressati di quelli dichiarati. Soprattutto dovremmo pregare, chierici e laici, sacerdoti comuni e sacerdoti ministeriali, molto più spesso ed intensamente il Signore affinché ci dia qualche segno concreto e inequivocabile sulla veridicità o meno di quel che a ragione o a torto riteniamo di dover fare in suo onore e a testimonianza della sua volontà (come per esempio accadde a Lourdes con Bernadette e a Fatima con suor Lucia) e ci preservi dal fanatismo strisciante (di cui pare che suor Elena fosse “nemica”) e dall’errore.