Il prete va amato comunque
La condotta del prete non può non essere oggetto di pubblica attenzione e di riflessione ecclesiale perché la sua identità spirituale e sacramentale è troppo importante perché lo “si lasci fare” senza mai batter ciglio qualunque cosa dica e qualunque comportamento assuma. La comunità, la diocesi, la parrocchia, nell’insieme dei suoi membri, ha il dovere di vigilare in spirito di verità e carità sulla sua attività ministeriale, per sostenerlo ed incoraggiarlo ma anche, ove necessario, per correggerlo e sollecitarlo a non deviare in nessun modo dalla rotta evangelica. Specialmente in un tempo in cui troppo spesso il prete finisce per essere causa di scandalo o al centro di avvenimenti obiettivamente indecorosi, egli deve essere seguito con rispetto ed affetto nei diversi ambiti ecclesiali ma anche con consapevolezza evangelica e senso di responsabilità, in modo che nulla ci si possa e debba rimproverare proprio da un punto di vista comunitario nel caso in cui, nonostante ogni suggerimento o consiglio, dovesse commettere errori gravi e lesivi della sua stessa dignità sacerdotale. Non è solo il vescovo che deve vigilare ma tutti i fedeli e in particolare quelli che sono spiritualmente e non necessariamente culturalmente più attrezzati per esercitare un fraterno e amorevole controllo sull’operato dei sacerdoti stessi. O meglio, il vescovo deve vigilare più di tutti nel senso che non dovrebbe ascoltare solo i suoi preti più fidati o che ritiene più fidati ma, con pari diligenza e sensibilità, tutti coloro che a lui dovessero rivolgersi per manifestargli esigenze e preoccupazioni soggettive ed oggettive.
Ciò premesso, il prete deve essere amato senza riserve e con tutti i suoi limiti sia perché nella funzione ministeriale che svolge rappresenta in ogni caso il Signore sia perché, come giustamente viene spesso ribadito, senza prete non c’è Chiesa. In questo senso, le riflessioni, a metà tra lo scherzoso e il serio, presentate in qualche sito Internet a firma di un non meglio identificato padre Mattia, sono non solo argute ma anche sommamente significative ed educative, e queste riflessioni sono qui di seguito riportate.
Chi è il prete? «Per gli assidui alla Messa è l’uomo di Dio, per i lontani è il funzionario della religione. Per alcuni è un solitario egoista, per altri è l’uomo di tutti e altruista. Alcuni lo benedicono, altri lo maledicono. Tutti pretendono di giudicarlo. Se parla con i ricchi è un capitalista; se sta con i poveri è un comunista. Se ha un volto gioviale è un gaudente, se è pensoso è un eterno insoddisfatto. Se è bello: “Perché non si è sposato?”; se è brutto “Nessuno l’ha voluto”. Se va all’osteria è un beone, se sta in casa è un fannullone. Se va in clergyman è un uomo di mondo, se veste la tonaca è un conservatore, [se indossa abiti civili privi totalmente o parzialmente di contrassegno religioso, è un ribelle]. Se è grasso non si lascia mancare niente, se è magro è un avaro sicuramente. Se predica più di dieci minuti: non finisce più! Se è breve: non sa dire proprio niente! Se ha i capelli lunghi è un contestatore, se ha i capelli corti è un sorpassato. Se battezza e sposa tutti: strapazza i sacramenti; se è piuttosto esigente, allontana la gente. Se sta in Chiesa: non si interessa mai di nessuno, se fa visita ai parrocchiani: non è mai in casa. Se non organizza feste, non si fa mai nulla. Se fa dei lavori in parrocchia: butta via i soldi! Se parla di contemplazione di Dio: è un astratto; se parla di problemi pratici è un materialista. Se ha il Consiglio Pastorale: si lascia menare per il naso. Se non ce l’ha è un prete autoritario e clericale. Se cita il Concilio è un prete troppo moderno; se parla di Catechismo e un prete “tridentino”. Se è giovane non ha esperienza; se è anziano farebbe bene ad andare in pensione. Se saluta tutti: chi è? Che vuole? Che cerca? Se non saluta: S’è fatto anche prete! Se confessa in poco tempo: perché va a confessare se non ha pazienza. Se aiuta il penitente: com’è lungo! E se è una donna: quanto tempo se la tiene! Se la sua Messa è corta: ma dove deve andare? Se la sua Messa è lunga: non finisce più! C’è anche la possibilità che, siccome la Messa è una questione d’amore, la si possa trovare troppo lunga solo perché l’amore di chi critica forse è troppo corto».
Il divertente ma problematico sermoncino di padre Mattia si conclude con un appello: “tu, popolo di Dio, non lasciarli mai soli i sacerdoti, ma dona loro aiuto e conforto, perché disprezzandoli rischi di scoraggiarli. Prega dunque con loro, prega per loro, prega per le nuove leve di sante vocazioni sacerdotali e missionarie”. Come non sottoscrivere? Infine, una postilla: un elenco di giudizi di insigni personalità della Chiesa e di uno scienziato come Enrico Medi sulla figura del sacerdote: “La più grande grazia he Dio possa fare ad una famiglia è un figlio Sacerdote” (san Giovanni Bosco); “Se incontrassi un angelo ed un sacerdote, saluterei prima il sacerdote e poi l’angelo” (santa Caterina da Siena); “Lasciate una parrocchia per venti anni senza prete e vi si adoreranno le bestie” (Curato d’Ars); “Sacerdoti siete grandi, perciò siate santi” (Enrico Medi).