Cento pensieri su Maria di Nazaret

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

1. Maria è il baluardo vivente che i nemici di Dio non hanno mai scalato e che i loro dardi non possono neppure intaccare  (S. Agostino)

 

2. Maria Santissima continua in cielo il suo ufficio materno a riguardo dei membri di Cristo cooperando alla nascita e allo sviluppo della Vita Divi­na nelle anime dei redenti   (Paolo VI)

 

3. Come nella generazione naturale vi è un padre e una madre, cosí nella generazione soprannaturale e spirituale vi è un Padre che è Dio e una madre che è Maria  (S. Luigi Grignion di Montfort)

 

4. Non sarò tranquillo finché non avrò un vero affetto filiale verso la Ver­gine Maria    (S. Giovanni Berchmans)

 

5. Nelle vicende dolorose dei tempi non restano altri conforti che quelli del cielo e tra questi l’intercessione potente di quella che fu in ogni tem­po l’Ausiliatrice dei Cristiani    (S. Pio X)

 

6. Se vogliamo aiutare gli altri, non possiamo avere successo senza l’aiuto della Madre di Cristo e Madre nostra, Maria Santissima    (S. Wyszynski)

 

7. L’educazione del giovinetto per mezzo di Maria ha un’influenza costante su tutta la sua vita. Maria sarà per lui una leva per uscir fuori dal male: il nome di Maria produrrà sempre nel cuore di lui un palpito d’amore    (San Pier Giuliano Eymard)

 

8. Maria ama la gioventù e quindi ama e benefica quanti della gioventù si prendono cura   (Don Bosco)

 

9. Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Se­guendo Lei, non devierai; invocandola, non ti disperderai; pensando a Lei, non peccherai; tenendoti stretto a Lei, non cadrai. (S. Bernardo di Chiaravalle)

 

10. Con Maria il nostro cuore diventa umile davanti a Dio, affabile con    gli uomini, compassionevole verso i poveri, mite con i nemici    (Don Edoardo Poppe)

 

11. Senza Maria, l’ingresso di Dio nella storia non giungerebbe al suo fine; non sarebbe raggiunto ciò che ha importanza nella confessione di fede: che Dio è un Dio con noi e non solo un Dio in se stesso e per se stesso. Cosí la donna, che si qualificò sempre come umile, cioè come donna anonima (Lc 1, 48), è collocata nel punto centrale della confessione nel Dio vivente, il quale non può essere pensato senza di lei. Ella appartiene irrinunciabilmente alla nostra fede nel Dio vivente, nel Dio che agisce     (Cardinale J. Ratzinger 1995)

 

12. Contemplando Maria, dobbiamo domandarci se anche noi vogliamo essere aperti al Signore, se vogliamo offrire la nostra vita perché sia una dimora per Lui; oppure se abbiamo paura che la presenza del Signore possa essere un limite alla nostra libertà, e se vogliamo riservarci una parte della nostra vita, in modo che possa appartenere solo a noi. Ma è proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di sé, dell’amore, che si fa servizio e condivisione (Benedetto XVI - Omelia 4 ottobre 2012)

 

13. Maria assunta in cielo, con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata (Benedetto XVI - Angelus 15 agosto 2012)

 

14. La Chiesa saluta Maria, la Madre di Dio, come « stella del mare »: Ave maris stella. La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. [...] E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente Arca dell'Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14)?    (Benedetto XVI - Enciclica Spe Salvi)

 

15. Cari fratelli, non dimenticate che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù, e “non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vaga credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù” (Lumen gentium, 67). Amarla significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio  (Benedetto XVI – Angelus 25 marzo 2012)

 

16. L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri. Mentre infatti Maria è Immacolata, libera da ogni macchia di peccato, la Chiesa è santa, ma al tempo stesso segnata dai nostri peccati. Per questo il Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto; lo domanda perché Ella accompagni il cammino di fede, perché incoraggi l’impegno di vita cristiana e perché dia sostegno alla speranza. Ne abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento cosí difficile per l’Italia, per l’Europa, per varie parti del mondo (Benedetto XVI - discorso dell’8 dicembre 2011)

 

17. La “donna” dell’Apocalisse è Maria stessa. Ella appare “vestita di sole”, cioè vestita di Dio: la Vergine Maria infatti è tutta circondata dalla luce di Dio e vive in Dio. Questo simbolo della veste luminosa chiaramente esprime una condizione che riguarda tutto l’essere di Maria: Lei è la “piena di grazia”, ricolma dell’amore di Dio. E “Dio è luce”, dice ancora san Giovanni (1 Gv 1,5). Ecco allora che la “piena di grazia”, l’“Immacolata” riflette con tutta la sua persona la luce del “sole” che è Dio  (Benedetto XVI - discorso dell’8 dicembre 2011)

 

18. L’esempio di Maria apra la via a una società più giusta, matura e responsabile, capace di riscoprire i valori profondi del cuore umano (Benedetto XVI – Discorso del 26 maggio 2011)

 

19. Maria ci insegna a pregare, a fare della nostra preghiera un atto d’amore per Dio e di carità fraterna. Pregando con Maria, il nostro cuore accoglie coloro che soffrono. Come potrebbe la nostra vita non esserne, di conseguenza, trasformata? Perché il nostro essere e la nostra vita tutta intera non dovrebbero diventare luoghi di ospitalità per il nostro prossimo? Lourdes è un luogo di luce, perché è un luogo di comunione, di speranza e di conversione  (Benedetto XVI - Omelia del 13 settembre 2008)

 

20. La Madonna ci insegna ad aprirci all’azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda Lui: a partire dal cuore. E a guardarli con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati, sfruttati. “Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia”  (Benedetto XVI - Discorso dell’8 dicembre 2009)

 

21. Guardando l’Assunta in cielo comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni giorno, pur segnata da prove e difficoltà, scorre come un fiume verso l’oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace. Comprendiamo che il nostro morire non è la fine, ma l’ingresso nella vita che non conosce la morte. Il nostro tramontare all’orizzonte di questo mondo è un risorgere all’aurora del mondo nuovo, del giorno eterno. "Maria, mentre ci accompagni nella fatica del nostro vivere e morire quotidiano, mantienici costantemente orientati verso la vera patria della beatitudine. Aiutaci a fare come tu hai fatto"  (Benedetto XVI – Omelia del 15 agosto 2008)

 

22. “Ecco la tua madre!” Gesù rivolge queste parole a ciascuno di voi, cari amici. Anche a voi chiede di prendere Maria come madre “nella vostra casa”, di accoglierla “tra i vostri beni”, perché è Lei che, svolgendo il suo ministero materno, vi educa e vi modella fino a che Cristo non sia formato in voi pienamente  (Giovanni Paolo II - 13 aprile 2003)

 

23. Con la sua lettura sapienziale della storia, Maria ci introduce a scoprire i criteri del misterioso agire di Dio. Egli, capovolgendo i giudizi del mondo, viene in soccorso dei poveri e dei piccoli, a scapito dei ricchi e dei potenti e, in modo sorprendente, colma di beni gli umili, che gli affidano la loro esistenza (Giovanni Paolo II – Catechesi mariana del 6 novembre 1996) 

 

24. O Madre, che conosci le sofferenze e le speranze della Chiesa e del mondo, assisti i tuoi figli nelle quotidiane prove che la vita riserva a ciascuno e fa' che, grazie all'impegno di tutti, le tenebre non prevalgano sulla luce!  (Giovanni Paolo II)

 

25. "Più mi occupo delle anime e più trovo che la via mariana è la più facile, la più sicura, la più breve"   (Padre Anselmo Treves)

 

26. Tutti coloro, che hanno operato maggiori conversioni, erano animati da una devozione straordinaria verso la Vergine Maria
(Padre Chautard)

 

27. "Se conoscessi una persona che ama Maria più di me, andrei a cercarla, anche a cento leghe di distanza, per imparare da essa ad amare di più la Vergine"   (S. Giovanni Eudes)

 

28. "Maria Santissima è l'acquedotto con cui fluiscono nella Chiesa e nell'anima fedele i doni della grazia"
(Ricardo di S. Lorenzo)

 

29. "Iddio ha deposto nelle mani di Maria tutte le sue grazie, ed essa, come buona madre, sempre attenta ai nostri bisogni va distribuendole"    (San Giuseppe Cafasso)

 

30. Ricordatevi, o pietosissima Vergine Maria, che non si è mai inteso dire nel mondo, che alcuno ricorrendo alla vostra protezione, implorando il vostro aiuto, e chiedendo il vostro patrocinio, sia stato da Voi abbandonato. Animato da tale confidenza a Voi ricorro, o Madre, Vergine delle vergini, a Voi vengo, e con le lacrime agli occhi, peccatore pentito, mi prostro ai vostri piedi a domandare pietà. Non vogliate, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma benigna ascoltatemi ed esauditemi. Cosí sia   (San Bernardo di Chiaravalle)

 

31. Madre mia, mi affligge il pensiero che io possa tornare a perdere la divina grazia. I pericoli sono continuati, i nemici non dormono e nuove tentazioni mi assalgono. Ah! proteggetemi dunque, Signora mia! Aiutatemi negli assalti dell'inferno e non permettete che io abbia di nuovo a commettere il peccato e ad offendere il vostro Figlio Gesù. No, non sia mai che io di nuovo abbia a perdere l'anima mia, il Paradiso e Dio. Questa grazia io vi domando, o Maria, questa io desidero, questa Voi intercedetemi. Cosí spero, cosí sia      (Sant’Alfonso de’ Liguori)

 

32. A Gesù si va e si “ritorna” sempre per Maria   (Josemaría Escrivá de Balaguer)

 

33. Alla Madonna ho promesso che avrei fatto le cose per bene, perché tutto quello che faccio, lo faccio a nome suo. E cosí lei è stata attenta a non farmi sbagliare   (Gino Bartali)

 

34. Almeno una volta al giorno bisognerebbe dire: grazie Maria. Non si sa perché, però qualcosa ce l’ha data   (Roberto Benigni)

 

35. Anche oggi narrano le gesta atroci dei filibustieri, e specialmente di un uomo, il quale tolse via l’immagine della Vergine Maria, e ritornò un anno dopo a prendere quella di San Giuseppe dicendo che era un peccato che la signora stesse senza suo marito     (Charles Darwin)

 

36. Anche se le singole scene riferite a Maria sono sparse qua e là nei vangeli, esse tuttavia [...] formano una rete di rapporti i cui singoli momenti si illuminano, si moltiplicano e si approfondiscono a vicenda indefinitamente, come in una sala degli specchi    (Hans Urs von Balthasar)

 

37. La Santa Vergine ci ha generati due volte: nell’Incarnazione e ai piedi della croce. Ella è dunque due volte nostra madre (San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars)

 

38. Se l’inferno si potesse redimere, voi Maria gli otterreste la grazia (San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars)

 

39. Maria, donna dei nostri giorni, vieni ad abitare in mezzo a noi. Tu hai predetto che tutte le generazioni ti avrebbero chiamata beata. Ebbene, tra queste generazioni c'è anche la nostra, che vuole cantarti la sua lode non solo per le cose grandi che il Signore ha fatto in te nel passato, ma anche per le meraviglie che egli continua a operare in te nel presente. Fa' che possiamo sentirti vicina ai nostri problemi. Non come Signora che viene da lontano a sbrogliarceli con la potenza della sua grazia o con i soliti moduli stampati una volta per sempre. Ma come una che, gli stessi problemi, li vive anche lei sulla sua pelle, e ne conosce l'inedita drammaticità, e ne percepisce le sfumature del mutamento, e ne coglie l'alta quota di tribolazione. Maria, donna dei nostri giorni, liberaci dal pericolo di pensare che le esperienze spirituali vissute da te duemila anni fa siano improponibili oggi per noi, figli di una civiltà che, dopo essersi proclamata postmoderna, postindustriale e postnonsoché, si qualifica anche come postcristiana!
Maria, donna dei nostri giorni, dandoti per nostra madre, Gesù ti ha costituita non solo conterranea, ma anche contemporanea di tutti. Prigioniera nello stesso frammento di spazio e di tempo. Nessuno, perciò, può addebitarti distanze generazionali, né gli è lecito sospettare che tu non sia in grado di capire i drammi della nostra epoca. Mettiti, allora, accanto a noi, e ascoltaci mentre ti confidiamo le ansie quotidiane che assillano la nostra vita moderna: lo stipendio che non basta, la stanchezza da stress, l'incertezza del futuro, l'usura dei rapporti, l'instabilità degli affetti, l'educazione difficile dei figli, l'incomunicabilità perfino con le persone più care, la frammentazione assurda del tempo, il capogiro delle tentazioni, la tristezza delle cadute, la noia del peccato…Facci sentire la tua rassicurante presenza, o coetanea dolcissima di tutti. E non ci sia mai un appello in cui risuoni il nostro nome, nel quale, sotto la stessa lettera alfabetica, non risuoni anche il tuo, e non ti si oda rispondere: 'Presente!'. Come un'antica compagna di scuola  (Vescovo Tonino Bello)

 

40. Il segreto per conoscere se uno è un uomo di Dio, è quello di esaminare se ama l’Ave Maria e la Corona. Quando è lodata, amata, onorata o riceve qualche cosa Maria, Dio è lodato, Dio è amato, Dio è onorato, Dio riceve per le mani di Maria e in Maria (San Luigi Maria Grignion di Montfort)

 

41. Nessuna donna, oltre Maria, ha avuto dalla sorte il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolo, che si può prendere nelle braccia e coprire di baci. Un Dio caldo, che sorride e respira, un Dio che si può toccare, e che vive. Ed è in quei momenti che dipingerei Maria – se fossi pittore – e cercherei di rendere l’espressione di tenera audacia, di timidezza con cui protende il dito per toccare la dolce piccola pelle di questo Bambino di cui sente sulle ginocchia il peso tiepido, e che le sorride (Jean Paul Sartre)   

 

42. La Vergine è pallida e guarda il bimbo con meraviglia ansiosa. Perché il Cristo è suo figlio, la carne della sua carne e il frutto delle sue viscere... E sul momento la tentazione è cosí forte che dimentica che è Dio. Lo stringe fra le sue braccia e gli dice: "Piccolo mio”. Ma in altri momenti, resta interdetta e pensa: Dio è là, ed è presa da un timore religioso per questo Dio che non parla, per questo bambino che incute timore  (Jean-Paul Sartre)

 

43. «Qui elucidant Me vitam aeternam habebunt». Loda Maria chi ora scrive intorno a Lei, chi parla di Lei, e chi fa pubblicamente pratiche in Suo onore. Maria per noi è una realtà invisibile, ma ben percettibile se La invochiamo; è paragonabile alla realtà impalpabile delle onde radiofoniche   (Padre Angelo Cantons)

 

44. La devozione a Maria può essere falsa se cerca solo beni materiali, vera se cerca la santificazione, perfetta se ci si serve di Lei per farsi santi    (Padre Angelo Cantons)

 

45. Perché tanto accanimento dei «moderni» eretici contro la Madonna e contro il culto a Lei? Non sarà per l’orgoglio di sottomettersi ad una Donna…, come fu l’orgoglio nei demòni, che li fece insorgere contro il Verbo Incarnato, cioè contro l’idea di sottomettersi, nel Figlio di Dio, ad una natura umana, inferiore alla loro natura angelica? (Padre Angelo Cantons)

 

46. Madre santissima, per amore tuo mi offro a rimanere in questo duro carcere, anche se agli altri sarà concesso di tornare a casa. Rimarrò qui nella dimenticanza e nel disprezzo, senza amici e senza alcun conforto, a patire per Te. Mi offro particolarmente a Te, o Maria, affinché incontri la morte in questo campo tra uomini ostili ed indifferenti (San Massimiliano Kolbe)

 

47. Ave, o unica Madre ignara di uomo. Tu sola sei rimasta illibata tra tutte le madri e hai raggiunto i risultati delle madri pur vivendo da Vergine. O nuovo prodigio tra tutti i prodigi! Ave, o Vergine che hai generato; tu sola tra le vergini hai partorito e hai perseguito gli obiettivi delle vergini, pur vivendo da madre. O miracolo arduo per tutti! Ave, o impronta regale, che hai plasmato in forma simile al tuo corpo materno il Re di tutti, che ha preso da te la sua sostanza; cosicché quale era la genitrice, tale era anche il generato. Ave, o libro stampato (cf. Is 29,11), esente da ogni pensiero libidinoso. Il Signore di quella legge che era stata impressa a caratteri divini, nascendo da te, ti ha conosciuto lui solo in modo verginale     (Teodoro Studita)

 

48. Coloro che hanno acquisito te, o Genitrice di Dio, come protettrice    non andranno delusi: tu proteggi infatti dai pericoli e appiani le tentazioni della vita, donando anche la speranza e i beni della vita a venire  (Simone Metafraste)

 

49. Ella era vergine non solo di corpo ma anche di mente e non falsò mai, con la doppiezza, la sincerità degli affetti. Umile di cuore, riflessiva, prudente, non loquace, amante dello studio divino, non riponeva la sua speranza nelle instabili ricchezze ma nella preghiera dei poveri. Assidua al lavoro, modesta nel parlare, cercava come giudice dei suoi pensieri non l’uomo ma Dio. Non offendeva nessuno, era caritatevole con tutti, rispettava i più vecchi, non invidiava gli uguali. Fuggiva l’ostensione, seguiva la ragione, amava la virtù. Quando mai offese, sia pure con un solo sguardo, i genitori? Quando mai fu in disaccordo con i congiunti o disprezzò il misero? Quando mai dileggiò il debole? Quando schivò il povero ella che era solita prender parte a convegni umani soltanto quando lo richiedeva la carità e non ne scapitava il pudore? Nulla di bieco nello sguardo, nulla di arrogante nelle parole, nulla d’inverecondo negli atti. Non un gesto incomposto, non un passo precipitato, non voce alterata. L’aspetto stesso della sua persona, rifletteva la santità della mente ed era espressione di bontà […]. Nel lavoro non si concesse tregua, nel cibo moltiplicò i digiuni. E quando sentiva il bisogno di ristoro prendeva cibi comuni atti unicamente ad allontanare la morte e non a procurare piacere. Prendeva riposo per necessità e non per diletto. E mentre il corpo riposava, vegliava il suo spirito che richiamava nel sonno le cose lette o proseguiva le interrotte o ripensava alle prestabilite o predisponeva le future […] Maria osservava tutti come se da tutti avesse dovuto imparare e ogni suo atto era informato a virtù in modo da essere piuttosto maestra che discepola. Tale la descrisse l’Evangelista, tale la trovò l’angelo, e tale se la elesse lo Spirito Santo  (Ambrogio di Milano)

 

50. O mia Signora, o mia protettrice, Madre del mio Signore, ancella del Figlio tuo, Madre del tuo Creatore, io ti prego, io ti scongiuro, io ti supplico perché mi sia concesso lo Spirito del tuo Signore, perché mi sia dato lo Spirito del Figlio tuo, perché io riceva lo Spirito del mio Redentore; concedimi di intendere degnamente le tue vere prerogative, di parlare degnamente dei tuoi veri privilegi e di amare tutto quello che è vero e degno di te   (Idelfonso di Toledo)

 

51. Figlio della Vergine, fa che io parli della Genitrice tua, sebbene io confessi che la parola su di lei ci supera. Un cantico di ammirazione ora a parlar mi muove, e voi, prudenti, con l’orecchio dell’anima, con amore udite. Il mistero di Maria si agita in me, ché ammirato lo mostri, voi, con prudenza, le vostre menti disponete. La Vergine Santissima oggi mi chiama a parlare di lei, purifichiamo l’udito per il suo bel mistero, che non sia disonorato. Cielo secondo, nel cui seno abita il Signore dei cieli, e da lei splendette per cacciar le tenebre del mondo […] Pudica e casta e di bellezze di santità ripiena, è piccola per lei la bocca mia perché di lei faccia parola […] Vergine che senza amplesso è divenuta madre miracolosamente, madre che senza mutazione nella sua verginità rimase. Fulgido castello che il re costruì ed entrò ed abitò in esso, e non furono aperte dinanzi a lui le porte per uscire. Fanciulla che qual cocchio dei celesti è divenuta, ed in trionfo portò il Fortissimo che le creature porta. Sposa che ha concepito senza che da lei fu conosciuto lo sposo, ed un bambino partorì senz’essersi mai trovata nel luogo del padre suo  (Giacomo di Sarug)

 

52. Genitrice di Dio, Vergine Immacolata, noi confidiamo in te: intercedi per noi presso il Cristo. Tu sei la sola Benedetta fra le donne, Madre e Semprevergine, luce intellettuale, Genitrice del nostro Creatore: ti benediciamo per sempre. Sei circondata dalle ali dei cherubini, santa Deipara, Vergine e Madre, dimora della divinità, Genitrice di Dio, benedetta da tutta la predicazione apostolica. A te, che sei il tabernacolo e il tempio del Dio Verbo, noi accorriamo; o Maria Madre e Vergine: intercedi per noi presso Cristo. Madre di Dio ignara di nozze, Santa che in modo ineffabile hai portato in te la Natura divina, il Verbo del Padre, e l'hai ineffabilmente generato, con voce incessante poi ti preghiamo: intercedi sempre per noi presso di lui. Continuamente ti supplichiamo, santa Madre di Dio: intercedi presso il Cristo Dio nostro, perché ci liberi dalla tentazione e da tutti i nostri pericoli    (Stefano di Siunikh)

 

53. Ave, Vergine delle vergini, Madre senza pari, che sei stata degna di    essere fecondata senza seme virile, aiutaci a meditare ripetutamente la legge del Signore e a raggiungere la beatitudine nel regno della gloria. Ave, le tue viscere hanno generato colui del quale le genti hanno pianto a gran voce la morte. Acolta la voce dei supplicanti che devotamente ti cercano; rimuovi le cause del male che ci hanno colpito. Ave, o Vergine, specchio del santo celibato, dal cui grembo è nato per noi un bambino che ha assaporato la morte per compassione verso chi era morto; e che ha espiato la colpa ponendo termine alla morte con la sua morte   (Stefano Langton)

 

54. Se la Chiesa domanda ai suoi figli di attaccarsi alla Corona, evidentemente è perchè questa piace alla Regina del cielo. A noi basta sapere che piace a lei: nient'altro   (Cardinale Leo J. Suenens) 

 

55. A chi rimprovera di essere più mariani che cristiani, di lodare sempre Maria, dimenticando il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ricordiamo che il Rosario è soprattutto la lode della Trinità   (Piero Bargellini) 

 

56. Con il Rosario, per i meriti della Vergine Maria tutto il mondo è salvo  (Papa Alessandro VI) 

 

57. Noi poveri peccatori invochiamo Maria per l'ora della nostra morte: ella è "porta del cielo", è assai più di Pietro la "portinaia celeste" che ci rende accessibile l'accesso alla presenza di suo Figlio  (Karl Rahner) 

 

58. In un'epoca in cui la virtù della fede in Dio è esposta ogni giorno a cosí gravi e pericolosi assalti, il cristiano trova nel Rosario mezzi abbondanti per alimentarla e rafforzarla (Leone XIII) 

 

59. Il Rosario è in uso nella cristianità da quasi sei secoli. Innumerevoli anime se ne sono servite, l'hanno amato: saranno stati tutti sciocchi o cattivi cristiani?   (Romano Guardini) 

 

60. Quando anch'io sarò dentro la terra con le mani giunte sul petto, all'un de' polsi avrò un rosario: questo. E gran pace, finalmente, in cuore, fratello   (Ada Negri) 

 

61. Ave Maria! nell'ultima ora del viver mio il moribondo spirito tu raccomanda a Dio! Chi nel tuo bacio muore si sveglierà nel bacio del Signore   (Arnaldo Fusinato)

 

62. Madre di tutti gli uomini/ Signora perfetta dell'Armonia,/ musica nel rosario che ci riporta a Dio,/ Sorella che conosce i nostri cuori/ Ogni nostra pena, ogni peccato./ Vergine Madre che ha sempre illuminato/ la terra dopo Eva caduta nel peccato./ Madre di Cristo illuminami! Ch'io possa dire di te con vere, semplici parole   (Elio Fiore)

 

63. Se trovassi più tempo per colloquiare con la Vergine, acquisteresti ben altre risorse per trattar con Dio e con gli uomini, per la scienza e per la vita. Il solo contatto ti purificherebbe più che tutti i tuoi studi e conati   (Igino Giordani)

 

64. Imitando Maria, o, meglio, unendoci a Maria, tenendo lei presente durante le ventiquattro ore della giornata, la marcia dell’esistenza diventa una scala paradisi, una scalata al paradiso […]. Le asprezze dell’ascesa si fan dolcezza se ci si lascia prendere per mano da lei   (Igino Giordani)

 

65. L’Arcangelo Gabriele non scende a Roma la trionfale, ad Atene la saggia, a Babilonia l’orgogliosa. No, Egli va in un angolo della Galilea, in un villaggio sconosciuto, a Nazareth. Qui trova una casetta che ospita il Tesoro del Cielo e della terra, il segreto Amore dell’Eterno Padre: una Vergine. Il suo nome è Maria: Ella è un abisso di Grazie, un oceano di grandezze, un mondo di meraviglie   (Padre Gibieuf)

 

66. Nessuno entra in Cielo se non passa per Maria come attraverso a una porta    (San Bonaventura)

 

67. Maria è cosí potente presso Dio che esser suo devoto è un pegno di predestinazione   (Don Federico Suárez Verdeguer)

 

68. Non vi è stata al mondo Creatura più esaltata come Maria, […] perchè non vi è stata creatura che si sia umiliata come Maria   (San Bernardo di Chiaravalle).

 

69. Il Dio del Magnificat è un Dio rivoluzionario, perché in esso Dio esalta nella sua grazia gli umiliati e gli offesi, gli oppressi e gli schiacciati, i disumanizzati (...) d'altra parte egli protesta contro i non-uomini, che distruggono la vita degli altri con la violenza, la ricchezza, l'egoismo. Egli disperde i boriosi, affinché da non-uomini diventino uomini. Egli rovescia dal trono i potenti affinché riscoprano la loro umanità. Rimanda a mani vuote i ricchi affinché imparino a guadagnare per sé e per il loro prossimo. Anche noi possiamo possedere la gioia di Maria solo se solidarizziamo con i sofferenti, se partecipiamo alla storia liberatrice di Dio che disperde e raccoglie, giudica e libera, svuota e sazia      (J. Moltmann)

70. Maria è una profetessa, una donna coraggiosa e forte, coinvolta nella liberazione messianica dalle ingiustizie storico-sociali dei poveri. […]La nostra situazione attuale diagnosticata come prigione ed oppressione sociale e politica si presenta come un luogo ermeneutico privilegiato per leggere il Magnificat di Maria e farci ascoltatori del suo messaggio. L'inno della Vergine è sorto in un quadro di rapporti corrispondente ai nostri. Per questo esso ci sembra cosí vicino ed attuale. È evidente che i termini della situazione erano differenti, ma il tipo di relazioni tra i termini, lo spirito con cui la Vergine ha agito ed ha reagito di fronte ad essi, ci sembrano omologhi. Maria come per incanto, diventa una nostra contemporanea.   (Leonardo Boff)

 

71. Sí, certo, Maria sa che Dio ama tutti e tutti avvolge con il suo gesto misericordioso, perché sono tutti suoi figli. Tuttavia sa anche che vi sono figli che sono docili o ribelli, buoni o cattivi. In un mondo cosí contraddittorio e disumanizzato, dove vi sono innegabilmente oppressi ed oppressori, la forma dell'amore di Dio è differente. Gesù non tratta alla stessa maniera i poveri, gli ammalati, i farisei, i pubblicani, ed Erode. I poveri li chiama beati, i farisei sepolcri imbiancati, Erode lo chiama volpe, ai pubblicani fa vedere, come a Zaccheo, l'iniquità della loro ricchezza, accumulata con la frode. Dunque, la liberazione che vuole per tutti incontra strade differenti a causa delle diverse forme di oppressione. Cosí Dio esalta gli umili e fa giustizia ai poveri perché insorge contro gli oppressori che per le loro operazioni avide e egoistiche provocano impoverimento ed umiliazione. Disperde i superbi di cuore perché, convertiti e liberi dalla loro ridicola autoaffermazione, possano essere figli liberi ed obbedienti a Dio e fratelli degli altri uomini    (Leonardo Boff) 

 

72. Se sfogliamo la letteratura, è più facile che imperi l'ironia e persino il disprezzo che fluisce da penne di uomini convinti del loro primato arrogante. Purtroppo ci sono anche donne che si sono allineate a questo stile di spavalderia e di prevaricazione, imitando il maschio. Per fortuna, però, il mondo non è tutto maschile e, proprio per questo, il mondo non è senza Dio. Infatti, senza madre, Dio non può nascervi     (Pavel Evdokimov)

 

73. Maria, nella fede, ebbe il coraggio di confidare nel Dio dell'impossibile e di lasciare a Lui la soluzione dei suoi problemi: la sua era fede pura   (Carlo Carretto)

 

74. Vergine Maria, anche se non parliamo molto di te, tu sei con noi, ci doni Gesù, ce lo offri cosí come lo hai offerto all’adorazione dei magi. Aiutaci a penetrare con il cuore il mistero della croce e della gloria del tuo Figlio  (Carlo Maria Martini)

 

75. Un certo sapiente, mentre desidera lodare Maria in modo ferventissimo, nell’ammirare il suo nome cosí esclama: Maria è la filosofia dei cristiani. Che cosa significa? La filosofia è lo studio o  l’amore della sapienza. Maria è chiamata la filosofia dei cristiani, perché chiunque voglia trovare la sapienza deve indirizzare a Maria tutto il suo amore e il suo studio. La vera sapienza però è Cristo, chiamato forza e sapienza di Dio. Egli in senso vero e proprio è la sapienza dei cristiani, poiché il cristiano non può cercare altra sapienza all’infuori di lui. Chi desidera conseguire questa sapienza rivolga il proprio studio a Maria, in quanto in Maria deve tendere chiunque deve trovare Cristo. Per mezzo di Maria infatti si va a Cristo, come mediante la madre si va al figlio, mediante la madre della misericordia alla stessa misericordia […] Maria è stata chiamata da un certo sapiente la filosofia dei cristiani, che significa lo studio della sapienza, non solo - secondo quanto detto sopra – perché i cristiani devono meditare in Maria per trovare la vera sapienza, ma anche perché lei ha sempre meditato in Cristo, che è la vera sapienza dei cristiani, più di tutti gli uomini, servendo alla sua umanità e contemplando la sua divinità   (Odone di Cantorbery)  

 

76. Noi diciamo e affermiamo che rientra nel deposito della fede che la Santissima Vergine, in previsione dei meriti di Cristo, è stata concepita senza la macchia del peccato originale, che nella razza di Adamo colpisce ogni nascita. Forse non si è ancora posta sufficiente attenzione alla luce, che può gettare sulla nostra esistenza questa definizione sulla Vergine Santissima. Infatti, nessuno potrà negare che un’eredità di condanna pesa sull’essere umano fin dalla nascita, oscurandone tutta l’esistenza, conferendole una caratteristica di dolore e di ingiustizia. Nella Vergine Santissima, invece, e in “Lei soltanto”, noi vediamo riemergere lo stato primitivo della creatura, la condizione dell’uomo come avrebbe dovuto essere prima del peccato. E’ la Vergine Santissima la vera prima Eva, la nuova Eva, la Eva rinnovata e riscattata. Ecco allora che la condanna tenebrosa e pesante, che gravava sull’esistenza umana,  per il fatto stesso della nascita e delle origini, s’interrompe in un punto e, attraverso questa unica e sola interruzione, appare il raggio di un’altra luce. Qui il “peccato d’origine” viene a trovarsi come sottomesso, superato, sconfitto, perché questo peccato non tocca neanche minimamente Colei, che è veramente Madre nostra secondo la grazia, perché a questo titolo vi partecipiamo noi pure. Perciò, possiamo dire che, per l’equilibrio delle verità cattoliche, come non si deve mai pensare all’inferno senza pensare al Calvario, che redime e salva, così non si dovrebbe mai pensare al “peccato d’origine” senza pensare all’Immacolata Concezione e all’amore divino verso di noi, che in nulla si manifesta meglio che nell’idea di una madre dotata di una capacità educativa divina. Più si rifletterà sulla Mariologia e più s’illuminerà “l’Adamologia” e più si garantirà anche la “Cristologia”. Però questi sviluppi chiedono secoli e secoli di riflessione e di preghiera  (Jean Guitton)

 

77. Maria è colei che, tutta avvolta dallo Spirito, si libra nel cielo della nostra storia per rendere armonioso e partecipe anche il nostro corpo: con la voce del canto, il ritmo dei piedi e i gesti delle mani. Rendere anche il nostro corpo, tutto il nostro corpo partecipe del dinamismo della nostra fede cristiana è quasi un sogno. Per certi aspetti per alcuni potrebbe persino essere un sogno ancor troppo lontano e quasi irreale. Il canto e la danza di Maria ci testimonia la possibilità reale di un investimento totale della nostra esistenza nella prospettiva della risurrezione in Gesù. Come anzitutto è avvenuto in Maria. Lo stesso tema della castità e della verginità cristiana – tanto spesso accostato a Maria e alla sua singolare spiritualità – qui trova senso e piena comprensione. Nulla in Maria  è stato esterno alla sua danza d’amore. Anche il suo corpo. È la grazia che domandiamo anche noi: quella di poter danzare come Maria la nostra danza, la nostra vita spirituale. Danzando come il re Davide davanti all’arca del Signore, stando dietro a Maria, lei, arca della nuova alleanza. Incontro, con le lampade accese, a Cristo, Signore nostro, lo Sposo amato che sta per venire  (don Walter Magni)

 

78. Anche se i nostri occhi non ti possono vedere, o Tuttasanta, tu abiti in mezzo a noi e ti manifesti in vari modi a quanti sono degni di te     (Germano di Costantinopoli)

 

79. Ricordati, Signora, che nel battesimo sono stato consacrato al Signore e ho professato con la mia bocca il nome cristiano. Purtroppo non ho osservato quanto ho promesso. Tuttavia sono stato consegnato e affidato a te dal mio Signore Dio vivo e vero. Tu salva colui che ti è stato consegnato e custodisci colui che ti è stato affidato    (Fulberto di Chartres)

 

80. O Immacolata, ...oso supplicarti di essere tanto buona da volermi dire chi sei Tu. Desidero, infatti, conoscerti sempre più... Chi sei, o Signora? Chi sei, o Immacolata?  (San Massimiliano Kolbe)

 

81. Per me ortodosso, la Theotokos (Madre di Dio) è l’onnipresente. Basta partecipare alla nostra divina liturgia per accorgersi che Maria è onorata e incensata nelle icone, celebrata in festività che punteggiano l’anno liturgico, cantata da anafore e inni ricchi di simboli biblici e di afflato poetico. Veramente la nostra è la religione di Gesù e di Maria  (Padre ortodosso ed ex marxista russo Sergej Bulgakov)

 

82. La Vergine Maria è il centro invisibile, ma reale della Chiesa apostolica; è in lei che è nascosto il segreto del cristianesimo… Ella è la giustificazione, il fine e il senso della creazione; ella è, in questo senso, la gloria del mondo. In lei Dio è già tutto in tutti. Dunque, entrando in cielo allo stato di glorificazione, la Vergine resta la madre del genere umano per il quale ella prega e intercede. E’ per questo che la Chiesa a lei indirizza le sue preghiere domandandole il suo aiuto… In breve, la venerazione della Vergine dà la sua impronta a tutta l’antropologia e la cosmologia cristiana, e a tutta la vita di preghiera e di pietà… Lo Spirito Santo non si incarna in un uomo, ma si manifesta
nell’umanità. La Vergine Maria, “Serva del Signore”, è precisamente una personalità trasparente all’azione dello Spirito Santo  (Padre Sergej  Bulgakov)

 

83. Se ritorniamo a Maria, dimora dello Spirito, terra pura e non inquinata, neutralizzeremo ogni connivenza con il male e contribuiremo a stabilire nel mondo la civiltà dell’amore. Soprattutto in lei, serva del Signore, impareremo che il segreto della vera grandezza non è il dominio degli uni sugli altri in una logica di oppressione e di egoismo, ma il vivere con gli altri e per gli altri in atteggiamento di ascolto, di servizio e di aiuto vicendevole  (Padre Stefano De Fiores)

 

84. Santa Maria, donna innamorata, roveto inestinguibile di amore, noi dobbiamo chiederti perdono per aver fatto un torto alla tua umanità. Ti abbiamo ritenuta capace solo di fiamme che si alzano verso il cielo, ma poi, forse per paura di contaminarti con le cose della terra, ti abbiamo esclusa dall’esperienza delle piccole scintille di quaggiù. Tu invece, rogo di carità per il Creatore, ci sei maestra anche di come si amano le creature  (Vescovo Tonino Bello)

 

85. Dio ha voluto che il clero guardasse la Vergine santa come la regina e il modello della sua perfezione, avendola colmata nel suo interno di tutti i doni e della grazia di cui il clero non sarà mai riempito. Egli vuole che la principale preoccupazione del clero sia di onorare in lei la piena e totale comunicazione della sua grazia di cui Gesù Cristo l’ha eminentemente rivestita  (Jean-Jacques Olier) 

 

86. Maria è stata mediatrice fra gli uomini e Dio nell'ambasciata dell'annunciazione, allorché dà il consenso dell'umanità. Ma dal momento in cui ha accolto l'unico mediatore, Maria è da allora innanzi soltanto comunione e partecipazione alla sua unica mediazione. Il suo ruolo non è sminuito, ma costituito da questa subordinazione: è innalzato, valorizzato, trasfigurato dal dinamismo del Figlio di Dio... suo Figlio. In questa antropologia femminile e maschile della salvezza, dunque, Maria è innanzi tutto, da se sola, la santa Chiesa nella sua comunione con Cristo, alla sua nascita e alla sua morte.
Maria, associata alla fondazione stessa della salvezza, ha anticipato e preparato il ruolo materno della Chiesa. Ha dato al mondo Cristo. La sua profezia, il Magnificat, inaugura i carismi del Nuovo Testamento (Lc 1,46-54). Ha anticipato la Chiesa sul Calvario, dove inaugura la funzione di madre degli uomini (Gv 19,25-27). In virtù dell'integrazione di Maria nel mistero di Cristo, dunque, la salvezza è ad un tempo maschile e femminile. Ci voleva una donna per la compassione a Cristo. Certo, è Gesù che ha generato la Chiesa, nata dal suo fianco trafitto, come dicono i padri. Ma ci voleva la presenza di una donna che ne fosse il segno e partecipasse visibilmente a questa nascita nel dolore. Ci voleva una donna che fosse il modello e il germe della Chiesa. La salvezza non è affare di un solo sesso. Dio ha voluto che vi fossero associati l'uomo e la donna. Maria è il contrassegno femminile, l'icona della Chiesa. Essa coopera in ogni fase, con la sua ricettività attiva e la sua fecondità di madre. Il mistero della salvezza sarebbe snaturato senza Maria. Sarebbe divino, maschile, omosessuale nel senso etimologico della parola. Occorreva che il posto primordiale delle donne nella vita, nella genesi e nella crescita dell'umanità fosse rappresentato nei fondamenti stessi della salvezza da questa donna «immacolata» che diede Dio al mondo  (René Laurentin)

 

87. Al tempo della «mariologia dei privilegi» si è creduto di modernizzare la gloria di Maria definendola «l'eterno femminino». Quali che fossero le buone intenzioni e i valori messi in luce con questa bella formula, essa aveva l'inconveniente di fare di Maria un mito, di idealizzarla nell'astrazione. Ebbene, Maria è l'esatto contrario di un mito e di un'astrazione: il contrario altresí delle dee pagane, incarnazioni mitiche delle forze della natura. E’ un essere umano, nato nella Palestina del I secolo; una ragazza molto concreta e vivissima: dovette lottare contro le difficoltà quotidiane dell'esistenza e visse la sua vita con quel dinamismo che faceva dire al cardinale Saliège: « Un giorno bisognerà pur liberare le energie esplosive nascoste nel cuore delle donne». In quel tempo le donne, per sopravvivere e per far sopravvivere la loro famiglia, dovevano ogni giorno coltivare e raccogliere, prima di preparare le vivande; macinare il grano, impastare la farina, cuocere il pane, alimentare il fuoco, cosí difficile da accendere; filare, tessere, cucire gli abiti. Il destino delle donne era allora, più che oggi, un eterno ricominciare daccapo. In quest'economia povera e in quest'igiene ignara di medicina scientifica, il corpo era sottoposto a dura prova. In una società in cui l'autorità era affare degli uomini, occorreva un'inventiva inesauribile per far sí che l'ubbidienza non fosse distruttiva ma costruttiva, che un soffio perenne di calore umano, di raccoglimento sereno e di amore venissero a ravvivare l'orizzonte austero della vita. La donna è l'anima della casa, è stato detto. Maria riversò tutto l'amore possibile nelle piccole azioni della vita quotidiana. E questo amore costruì l'avvenire, attraverso la lotta umana e spirituale a cui nulla si sottrae in questo mondo di peccato. Il vangelo ci lascia intravedere i momenti critici: i problemi suscitati dalla concezione verginale (Mt 1 e Lc 1), la separazione da Gesù durante la vita pubblica, il dramma della passione, la separazione ultima dell'ascensione (At 1,10-14), le tensioni della comunità primitiva di Gerusalemme in cui Maria era una delle vedove ebree, dapprima avvantaggiate rispetto alle vedove greche, poi private dei loro privilegi a motivo dell'incarico affidato ai «sette» i cui nomi indicano appunto che erano tutti greci (At 6,1-6). Maria non è una femminilità vagante nella stratosfera. É una libertà vivente in cammino verso Dio, nel rendimento di grazie, un dinamismo irresistibile proteso a edificare dall'interno il mondo e la salvezza del genere umano. Maria seppe vivere lo slancio dei misteri gioiosi (non senza austerità) e accettare i misteri dolorosi verso la gioia perfetta dei misteri gloriosi. Le donne allora, insieme ai bambini, ai poveri e ai malati, erano tra i «poveri in spirito» (Mt 5,3) ai quali Gesù annunciò la buona novella del vangelo. Maria ha saputo, meglio di chiunque altro, far tesoro di tutto, anche delle sofferenze, per portare a compimento l'opera di Dio sulla via della felicità. E senza dubbio capocordata in questa ascesa: ammirevole, ma imitabile  (René Laurentin)

 

88. La "nuova Eva" è l'Immacolata, è Colei che restituisce all'antica Eva la bellezza originale deturpata dal peccato, è la donna perfetta che «riprende e rinnova ciò che nel mistero della creazione corrispondeva all'eterno disegno di Dio creatore» (Mulieris dignitatem, n. 11). Nell'Immacolata, quindi, contempliamo qual è la donna nel pensiero di Dio, come Egli l'ha voluta e quale è la missione che ab aeterno le ha affidato  (Maria Gabriella Iannelli)

 

89. Educati da Maria, i cristiani diventano pagine autentiche di esistenza evangelica. Come Maria, essi meditano in cuor loro le parole e i fatti di Gesù per viverli e realizzarli nella loro storia personale ed ecclesiale. Per questo lo stile mariano non è un’alienazione spirituale, ma un compimento sommo dell’essere cristiani   (autore o autrice non identificati)

 

90. La dignità di Maria sta tutta fondamentalmente in due verità profonde che toccano il suo mistero: la sua «maternità divina», chiamiamola per assonanza Madre del Verbo; il suo «discepolato»: Maria è discepola del Verbo. Comunque lo si declini il suo mistero è tale in rapporto alla Parola. Ella accoglie la Parola nella concretezza della sua carne di donna: è l'inaudito, l'insperato; noi non canteremo mai abbastanza la profondità di questo mistero; la donna esclusa dalla storia vi viene reinserita, esaltata in modo assolutamente impensabile e improponibile. Questa fanciulla bella, splendente, piena di grazia agli occhi del suo Signore, realmente portatrice di tutti i valori del suo popolo, è colei che a nome dell'umanità tutta fa spazio alla Parola di Dio che in lei si incarna. Non riusciremo mai a cogliere pienamente il mistero di questo intimo rapporto tra la Madre del Verbo e il Verbo stesso. Ma è il disegno di Dio, è il progetto di Dio che lì si compie, perché il progetto di Dio non è altro che quello di renderci capaci, idonei ad entrare in «dialogo» con lui  (Cettina Militello)

 

91. Il progetto di Dio su Maria, è lo stesso progetto di Dio sulla donna. È molto semplice dimostrarlo cogliendo Maria nella normalità della storia d'Israele. Ciò che le accade è tuttavia singolare, eccezionale, ma invoca pur sempre il femminile come partner di Dio nell'Alleanza. Al di là dell'antropomorfismo Dio è padre, ma è anche madre; l'uomo gli collabora, ma gli collabora anche la donna. Il mistero di Maria è il mistero della donna, il mistero della donna è il mistero di Maria. Ovvero il mistero di Dio sul femminile non distingue tra Maria e le altre donne. Maria non è «sola tra le donne», ma è donna, è la Donna. Tuttavia deve esserci sempre presente la contestualità singolarissima di Maria. Non è possibile riferire alla donna «normale» sic et simpliciter ciò che avviene in Maria. Non possiamo, noi donne, quale che sia la nostra scelta, riproporre nella sua «singolare» ricchezza ciò che accade in Maria. Noi possiamo riconoscerla «prima tra le donne», ma non possiamo reiterarne il mistero, nei suoi caratteri singolarissimi. Nella profondità del suo mistero, Maria non rappresenta le donne, rappresenta l'umanità intera, uomini e donne. Ella è l'umanità come dov'essere al cospetto di Dio   (Cettina Militello)

 

92. Maria, madre del Cristo, ha, nella vita e nella fede della Chiesa, un posto e un senso che superano ampiamente i punti particolari del dogma nei quali essa è implicata. Il posto di questa donna non è senza importanza per l’equilibrio antropologico essenziale alla teologia, che per oggetto non ha Dio in se stesso, bensí Dio salvatore degli uomini (Eb 11,6). L’antropologia cristiana mancherebbe di equilibrio se fosse esclusivamente maschile. Ma non se ne esce con delle speculazioni confuse sulla femminilità di Dio. Il posto primordiale di Maria, all’origine stessa del Cristo, è un segno ineluttabile all’origine del cristianesimo. Esso manifesta il ruolo anticipatore, inaugurale e dinamico che il Cristo e il Vangelo (Luca e Giovanni) hanno attribuito alle donne, dall’incarnazione alla resurrezione. Si tratta di una delle chiavi per capire la tipologia femminile della Chiesa. Maria e le donne del Vangelo non sono tipi di sottomissione e di passività, bensí di libertà, di iniziativa, di anticipazione  (Giuseppe Daminelli)

 

93. Maria è il prototipo della genuina femminilità  (Edith Stein)

 

94. «In Cristo è lo stesso Signore Iddio che si presenta. Come il Verbo eterno è l'immagine del Padre, nella quale il Padre contempla se stesso, cosí nel Verbo incarnato questa immagine del Padre si rende visibile agli uomini. [...] In Maria non vediamo il Signore, ma vediamo lei stessa, sempre al fianco del Signore. Il suo servizio è un servizio immediato: è intercessione, che ella a Lui presenta per gli uomini, è distribuzione di grazia, grazia che ella, ricevendola nelle proprie mani, riversa su di loro. Ella non rappresenta il Signore, ma lo asseconda. [...]. Però ella sta al fianco di Cristo, non a suo profitto ma a vantaggio nostro: è la madre dei viventi, non perché da lei tutti provengano, di generazione in generazione, ma perché il suo amore materno abbraccia insieme il capo e tutto il Corpo Mistico»  (Edith Stein)

 

95. Perché la più grande? Alcuni anni fa il settimanale americano, Time, dedicò la “cover story” a Maria di Nazaret, come fosse una star della politica o del mondo dei mass media, o addirittura una “top model”. Il giornalista si chiedeva: “La donna più celebrata della storia era semplicemente la serva di Dio o la prima femminista?”. Possiamo rispondere di sí affermando che Maria è stata ed è la donna più celebrata di tutti i tempi, la figura femminile “storica” più straordinaria, più studiata, contemplata, pregata e imitata. Anche se non è stata una “femminista” com’è inteso questo termine nella cultura di oggi. È stata ed è la più celebrata solamente perché è stata la “serva di Dio”  (don Mario Scudu)

 

96. Il Signore, pur rispettandola in una maniera inarrivabile, ha anche chiesto a Maria inesauribili capacità di dedizione, di oblazione, di disponibilità, di fedeltà: fedeltà della mente, del cuore, della carne, dei giorni. Dio si è impadronito di Maria in una maniera totale. La Madonna è stata creata per essere travolta quasi nel mistero del Figlio suo, diventandone una delle prime e più gloriose e misteriose manifestazioni […] Quando leggiamo la vita delle Sante, siamo sempre messi di fronte a questo spettacolo: un Dio che le elegge, le sceglie, le convoca a missioni più grandi della loro fragilità e si rende glorioso in loro, come in Maria. Possiamo allora dire che, nella visione cristiana, la Madonna rimane la primogenita di queste donne nuove che sono, nel progetto di Dio, più gloriose della prima donna, perché anche per esse vale quel perfezionamento della creazione che il Padre ha voluto realizzare per mezzo del Figlio redentore. Qui potremmo aprire un discorso sulla varietà delle vocazioni cristiane. La vocazione di Maria è unica e irripetibile, ma se pensiamo a certe vocazioni femminili nell'Antico Testamento, ci rendiamo conto che il Signore non intende emarginare le donne dalla storia della salvezza, ma le convoca nel mistero di Maria e in quello di Cristo. Quando leggiamo la storia di Giuditta, di Ester o di Debora noi sentiamo di essere di fronte a vicende che non si concludono nella vicenda personale, ma esprimono il maturare di un mistero, che in Maria si compie e, dopo Maria, nella storia del cristianesimo si moltiplica attraverso la varietà delle vocazioni femminili. Saranno vocazioni che implicano un credere a Dio e alla sua potenza, un abbandonarsi alle iniziative di Dio, soprattutto sotto il profilo dell'amore, della carità, un diventare creature nelle quali Dio si pronuncia. Si può veramente dire che, da questo punto di vista, la storia di tante santità femminili ha delle caratteristiche che mettono in evidenza la dimensione profetica del cristianesimo, ancora più di tante santità maschili  (Cardinale Atanasio Ballestrero)

 

97. Il mondo divenne cristiano per Maria e solo per Maria: ecco l’Apostola. Lo sarà completamente, se completamente Maria sarà conosciuta, imitata, invocata come l’Apostola. Ieri, oggi, nei secoli. Sacerdoti ed anime cristiane, riflettiamo: il mondo non arriva a Cristo perché non si addita ancora abbastanza la via: Maria... Si moltiplicano stampe, discorsi, proposte, iniziative, fatiche, spese... Ma Gesù si trova sempre come l’hanno trovato i pastori ed i Magi: “Et invenerunt Mariam et Joseph et infantem positum in praesepio”. È il fatto che sempre deve ripetersi e si ripeterà sino alla fine dei secoli. E se non si troverà Maria, non si troverà Gesù...  (Don Giacomo Alberione)

 

98. Maria: Madre di tutte le creature, serva di Dio, rischiara la mia mente, rafforza la mia volontà, illumina la mia vita, per un “sí” definitivo a questo progetto di vita cristiana. Aiutami a cercare i valori, ad approfondirli e a vivere con atteggiamenti più sinceri. La tua vita sia il modello che mi sprona a scoprire e a seguire Cristo, tuo Figlio. Che la mia testimonianza serva anche ai miei fratelli, affinché tutti uniti possiamo seguire il Signore, Cristo, tuo Figlio  (Manuel Bravo)

 

99. Maria è il grembo pregnante del mondo, dell’umanità, della storia, la terra fertile seminata da Dio. Nella luce della Pentecoste la figura di Maria, simbolo e sintesi dell’accoglienza femminile, acquista un significato particolare. La sua discreta presenza ai primordi della Chiesa, la sua perseveranza nella preghiera e nell’amicizia con i discepoli di Gesù, ce la proiettano in una luce nuova: più impegnata, più pubblica, più ecclesiale. Si direbbe che la vita di Maria, prima cosí privata, conosca una espansione nuova, un nuovo impegno, una nuova responsabilità   (Adriana Zarri)

 

100.  Maria corregge genealogicamente l’incauto errore di Eva perché le insegna che non si può pretendere di diventare divini prima di portare a compimento la propria umanità, prima di assumerla avendola accettata   (Luce Irigaray)

 

Postilla

Maria, la Madre di Gesù Cristo nostro Signore e nostro unico Salvatore, è una madre esemplare e buonissima al di là di ogni ragionevole immaginazione. Ella intercede presso il suo Figlio divino per tutti, per la salvezza di tutti, anche se non tutti dovessero salvarsi, per la salvezza di quelli che già, sia pure in forme diverse, le chiedono aiuto e invocano il suo amore misericordioso e di quelli che ancora vivendo come se la vita finisse con la vita terrena non le rivolgono neppure un pensiero. Di più: ella si manifesta concretamente in molti modi non solo a quanti sono degni di lei attraverso una vita cristiana sommamente virtuosa ma anche a quanti sono indegni di lei per via della tiepidezza della loro fede, di una condotta immorale o di un’esistenza non perfettamente irreprensibile. Se non lo avessi constatato personalmente, io, che mi sento appartenere agli indegni a causa di una persistente e fastidiosissima “spina nella carne”, non avrei forse pensato di raccogliere questi cento pensieri in suo onore, cento come cento sono proprio oggi gli scritti a lei amorevolmente dedicati in questo sito con incondizionata e immensa gratitudine filiale. Gloria a Te, Madre e Regina, e al Tuo e nostro unico Dio!