Amare il Santo Rosario

Scritto da Guglielmo Argentino on .

 

Il Santo Rosario della Beata Vergine Maria risale al 1100, secolo in cui i monaci certosini lo recitavano già da qualche tempo. Da allora venne diffondendosi in tutto il mondo cattolico e divenne popolare non solo tra gli ordini o istituti religiosi che ne portavano il titolo ma nelle stesse masse popolari, ragion per cui i Pontefici che si sarebbero venuti avvicendando sul soglio di Pietro ritennero di doverlo regolamentare, riconoscerlo ufficialmente e consigliarlo vivamente agli stessi fedeli. Fu il domenicano Pio V il primo papa che lo riconobbe con una serie di documenti pontifici, tra cui la bolla “Salvatoris Domini” del 1572, ovvero subito dopo la vittoria cristiana sui turchi musulmani a Lepanto. Poi toccò a papa Leone XIII dedicare a questa preghiera cristologica rivolta a Maria ben 22 documenti: in quello del 1892 afferma che sia giusto che “i veri cristiani lo abbiano spesso tra le mani e lo meditino pienamente ". Nel 1898 giunge ad affermare che il "Rosario costituisce la più eccellente forma di preghiera privata e il mezzo più efficace per conseguire la vita eterna" e che "nell'ora suprema i devoti del Rosario saranno consolati dalla materna tenerezza della Vergine Maria e si addormenteranno dolcemente sul suo seno".

Poi fu la volta di Pio X che, devotissimo di Maria come lo sarebbero stati peraltro tutti gli altri papi, scrisse che "Il Rosario costituisce l'orazione per eccellenza riunendo alla meditazione dei misteri della nostra religione e alle più sante preghiere, la mediazione della Vergine Santissima. Dobbiamo nutrire la più cara speranza che per mezzo di questa pratica il Signore ci accordi le migliori grazie". E nel suo testamento raccomandò il Rosario come "la preghiera che, sempre dopo quella liturgica, fra tutte è la più bella, la più ricca di grazie, quella che più piace alla Santissima Vergine Maria". Toccò quindi a Benedetto XV e a Pio XI onorare la Madre di Gesù. Sembra che Pio XI abbia proferito una volta la seguente frase: "Potrei convertire il mondo se avessi un esercito che recitasse il Rosario".

Per Pio XII il Rosario fu “compendio di vita cristiana, segno sicuro del favore celeste, presidio per l'attesa salvezza". Si giunge cosí, dopo Giovanni XXIII e soprattutto Paolo VI, autore della significativa “Esortazione apostolica” Marialis cultus, a Giovanni Paolo II che il 16 ottobre 2002 pubblicava quella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae  che sarà qui oggetto di analisi e in cui  il Rosario veniva definito come “preghiera dal cuore cristologico" che con la sua "semplicità e profondità rimane, anche in questo terzo millennio, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità". Giovanni Paolo II proclamava poi l'anno che va dall'ottobre 2002 all'ottobre del 2003 "Anno del Rosario" , invitando alla recita di questa preghiera, che "porta al cuore stesso della vita cristiana ed offre un'ordinaria quanto feconda opportunità spirituale e pedagogica per la contemplazione personale, la formazione del popolo di Dio e la nuova evangelizzazione".

“Nella sobrietà dei suoi elementi”, scrive Giovanni Paolo II, il Rosario “concentra in sé la profondità dell'intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l'opera dell'Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all'esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore”. E più avanti, con un preciso riferimento autobiografico, scrive significativamente il papa: “Fin dai miei anni giovanili questa preghiera ha avuto un posto importante nella mia vita spirituale. Me lo ha ricordato con forza il mio recente viaggio in Polonia, e soprattutto la visita al Santuario di Kalwaria. Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. Ad esso ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto. Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre 1978, ad appena due settimane dall'elezione alla Sede di Pietro, quasi aprendo il mio animo cosí mi esprimevo:  ‘Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità’”.

Lungi dall’opporsi alla liturgia e dall’insidiarne la centralità, come pure alcuni temono, questa preghiera “fa da supporto” alla liturgia stessa “giacché ben la introduce e la riecheggia, consentendo di viverla con pienezza di partecipazione interiore, raccogliendone frutti nella vita quotidiana. Forse c'è anche chi teme che essa possa risultare poco ecumenica, per il suo carattere spiccatamente mariano. In realtà, essa si pone nel più limpido orizzonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Concilio l'ha delineato: un culto orientato al centro cristologico della fede cristiana, in modo che  ‘quando è onorata la Madre, il Figlio [...] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato’. Se riscoperto in modo adeguato,il Rosario è un aiuto, non certo un ostacolo all'ecumenismo!”.

A tutto questo non si può non aggiungere, notava opportunamente il papa, che la recita quanto più diffusa possibile del Rosario corrisponde ad un preciso e santo desiderio della Madre stessa di Gesù. Infatti, sono “note le svariate circostanze, tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, nelle quali la Madre di Cristo ha fatto in qualche modo sentire la sua presenza e la sua voce per esortare il Popolo di Dio a questa forma di orazione contemplativa. Desidero in particolare ricordare, per l'incisiva influenza che conservano nella vita dei cristiani e per l'autorevole riconoscimento avuto dalla Chiesa, le apparizioni di Lourdes e di Fatima, i cui rispettivi santuari sono meta di numerosi pellegrini, in cerca di sollievo e di speranza”. 

Se la preghiera ha anche e soprattutto il compito di aiutare a contemplare il volto di Cristo, è evidente che nessuno si sia dedicato alla contemplazione del volto di Cristo con la stessa assiduità di Maria: “Gli occhi del suo cuore”, scriveva Giovanni Paolo II, “si concentrano in qualche modo su di Lui già nell'Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cfr Lc 2, 7). Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da Lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell'episodio dello smarrimento nel tempio: ‘Figlio, perché ci hai fatto così?’ (Lc 2, 48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell'intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (cfr Gv 2, 5); altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della 'partoriente', giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la morte dell'Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto (cfr Gv 19, 26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l'effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cfr At 1, 14)”.

Tutto questo, insomma, per sottolineare come non ci sia preghiera più idonea del Santo Rosario per ricordare Cristo con Maria, per imparare Cristo da Maria, per conformarsi a Cristo con Maria, per supplicare Cristo con Maria, per annunciare Cristo con Maria, vale a dire per poter conseguire il perdono di Dio e la salvezza eterna per mezzo e in virtù della potentissima e misericordiosissima intercessione di Maria di Nazaret, che continua ad invitarci a fare tutto quello che Egli ci ha detto di fare.  Non può essere provato ma è verisimile che proprio Maria di Nazaret abbia fatto sia a san Domenico di Guzman che al beato Alano de la Roche le seguenti promesse: "A tutti coloro che reciteranno il mio Rosario prometto la mia specialissima protezione. Il Rosario sarà un'arma potentissima contro l'inferno, distruggerà i vizi, dissiperà il peccato e abbatterà le eresie. Chi si raccomanderà col Rosario non perirà. Chiunque reciterà devotamente il Rosario, con la meditazione dei Misteri, si convertirà se peccatore, crescerà in grazia se giusto, e sarà fatto degno della vita eterna. Io libero ogni giorno dal Purgatorio le anime devote del mio Rosario. I veri figlioli del mio Rosario godranno di una grande gioia in Cielo. Ciò che chiederai con il Rosario, l'otterrai. Coloro che pregano il mio Rosario, saranno da me soccorsi in ogni loro necessità".

E san Luigi Maria Grignion de Montfort, che di cose mariane se ne intendeva e che fu molto caro a Giovanni Paolo II, ha scritto: “Vi supplico con insistenza, per l’amore che vi porto in Gesù e Maria, di recitare ogni giorno il Rosario....al momento della morte benedirete il giorno e l’ora in cui mi avete creduto”.