Maria, ovvero come diventare santi

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Come diventare santi, ovvero fedeli con la mente e col cuore, con la fede e con la pratica di vita, agli insegnamenti e ai comandi di Cristo? A questa domanda cerca di rispondere il piccolo ma utile libro del teologo tedesco monsignor Florian Kolfhaus “Totus Tuus, Maria. Dodici giorni di preparazione per la consacrazione alla Madonna”, Cantagalli, Siena 2011, che oltre che un invito ad intraprendere la via della santità è anche e soprattutto il tentativo di mettere a fuoco un metodo per realizzare la santità nella propria vita. C’è un importante punto di riferimento in questa operetta: il celebre Trattato della vera devozione alla Santa Vergine di san Luigi Maria di Grignion, dove lo sforzo di emulare Maria di Nazaret attraverso un totale abbandono a lei nella preghiera e in tutti gli atti della vita quotidiana viene indicato come il modo migliore di perseguire la santità.

Non è certo facile vivere come Maria ma è necessario sforzarsi di vivere come lei e cercare la sua assistenza e la sua protezione per poter sperare di ottenere la misericordia di Dio. Anche se è del tutto comprensibile e pertinente l’obiezione per cui Maria è “la piena di grazia” e sarebbe quindi illusorio pensare o pretendere che comuni creature quali noi tutti siamo possano eguagliarne la semplicità e l’umiltà e quindi la grandezza umana e spirituale davanti a Dio e agli uomini, non è affatto irrealistico ritenere che la sua esistenza costituisca negli stessi piani divini un imprescindibile modello di comportamento per il genere umano e per ognuno di noi. Perché è vero che, portando ognuno la sua croce, bisogna seguire esclusivamente il Salvatore, ma è altrettanto vero che, senza sforzarsi di interiorizzare il modo in cui la sua santissima madre lo ha amato non solo come madre ma anche e principalmente come credente e come discepola, a nessuno è consentito di seguirne veramente le orme.

Se a Maria si può giungere solo in e per mezzo di Cristo, non è meno vero che a quest’ultimo si può giungere solo attraverso un culto adorante del divino quale quello per tutta la vita coltivato da Maria, indipendentemente dal grado di cultura delle persone in cui tale culto trovi sincera e fattiva ospitalità. Anche Maria è stata salvata da Cristo, ma Cristo Salvatore è Maria che lo ha fatto giungere a noi e ad ognuno di noi aderendo in tutto e per tutto alla volontà del Padre, ivi compreso il tragico atto sacrificale del Figlio che avrebbe distrutto la sua esistenza di donna e di madre ma non la sua dignità di credente e di fedele seguace di Dio.

Senza Maria, oggi saremmo privi di una Madre potente cinta ormai per sempre di divina regalità, e poiché l’amore di Dio per le sue creature tanto più tende a dilatarsi quanto più la preghiera di un cuore purissimo come quello di Maria si alza verso di lui, l’esistenza di una Madre e di una Regina celeste in funzione della storia soteriologica degli uomini è di fondamentale importanza non solo nel quadro della nostra sofferta e travagliata quotidianità ma anche in rapporto al ritorno di Cristo sulla terra (parusía) e al giudizio che egli dovrà pronunciare su ognuno di noi.

Non che Cristo non sia perfettamente autonomo nella sua capacità di amare e di usare misericordia ma uno dei misteri della divinità consiste proprio nel fatto che quest’ultima è particolarmente sensibile alle accorate preghiere di lode e di richiesta di tutte le sue creature e più segnatamente di una creatura come Maria la cui storia personale è misteriosamente ma concretamente intrecciata e mescolata con la stessa storia di Dio. Cristo è perfetto amore perché Dio è ontologicamente Amore ma questo significa anche che più viene amato ed implorato da coloro cui egli ha dato la vita, più tende ad accrescersi la struggente visceralità del suo amore. E chi più di Maria potrebbe indurlo ad essere visceralmente portato ad usare compassione verso tutti i suoi figli? E chi più di coloro che a Maria si affidano potrebbe sperare di strappargli il perdono e di vederlo sorridere per l’eternità?

Maria, che ha tanto amato il Figlio, aiuta tutti i suoi figli più devoti, pur senza togliere alcuno dalla normalità della sua vita terrena, a trasformare gradualmente ma profondamente le proprie abitudini esistenziali accendendo in essi quel desiderio di santità che altro non è se non desiderio di appartenere a Dio quanto più fedelmente e indissolubilmente possibile. Laddove, se è vero che sempre molteplici sono le vie spirituali della santità, altrettanto vero è che una e universale è la regola che mediante l’intercessione mariana è possibile e necessario rispettare per intraprenderle, vale a dire sforzarsi onestamente e continuamente di conformarsi a Cristo per mezzo di una fede rocciosa e resistente ad ogni contrarietà o avversità dell’esistenza, di un impegno caritatevole sincero e disinteressato a favore del prossimo bisognoso, di una speranza lucida di vita oltre la vita.  

Bellissimo è il brano che qui si cita da una recensione al suddetto libro di mons. Florian Kolfhaus: «La devozione a Maria è, dunque, una scuola di santità che consiste semplicemente nell’imitazione di Cristo. La Madonna desidera insegnarci la vera sapienza, che non è un libro, né una scienza o una filosofia, ma Gesù stesso: “Colui che conosce Nostro Signore Gesù Cristo” scrive San Luigi Maria “sa tutto, anche se non sa nient’altro. Colui che non lo conosce, anche se conosce tutte le altre cose, non sa niente.

La statua di Nostra Signora di Quito (Ecuador) mostra la Madonna che balla sul serpente. Quest’immagine straordinaria vuol dire che Lei, che è “piena di grazia”, vince il male senza fatica. Maria calpesta la testa del dragone ballando per dirci che la sequela del suo Figlio – anche se significa portare la croce – non è una vita di tristezza e depressione. Il santo viene spesso visto come una persona triste, incapace di gioire e oppresso dal peso troppo grosso di comandamenti, norme e regole.

Il vero santo, invece, è colui che vive in stato di grazia. E solo questa grazia, non la sua forza umana, lo fa vincere, ballando nella gioia del Signore, sul peccato e sul male. Basta la collaborazione dell’uomo, basta il “fiat” fiducioso affinché Dio compia la sua volontà. Questo si impara da Maria; anzi, Lei stessa, distribuendo tutte le grazie di cui abbiamo bisogno, ci forma ad immagine di figli.

Consacrarsi alla Madonna significa perciò lasciarsi condurre da Lei a questo “ballo”, che si fa sulla terra, ma ai ritmi della musica di Lassù. Ella ci guida in questa danza insegnandoci tre passi che si ripetono continuamente: conoscere, amare e servire Cristo. La devozione mariana non è qualcosa di secondario o di superficiale nella vita cristiana, ma è centrale: “Essere cattolici vuol dire essere mariani” ha detto il Papa Benedetto XVI» (Totus tuus, Maria, in “Zenit” dell’11 aprile 2013).