Legge contro l'omofobia: legge di inciviltà

Scritto da Battista Giglio.

 

Sul sito dei deputati del PD si legge che l’omofobia è «la paura e l'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità» e si ricorda che l’Unione Europea la mette sullo stesso piano del razzismo, della xenofobia, dell’antisemitismo e del sessismo, per cui diversi Stati europei si sono attrezzati per tempo di diversi strumenti normativi idonei a garantire una tutela legale piuttosto efficace contro la discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere. L’Italia invece sarebbe in grave ritardo nella lotta all’omofobia e transfobia e nell’assicurare uguali diritti a tutti indistintamente. Questa è la ragione per la quale, dicono i deputati del PD,  era assolutamente necessaria una legge contro l’omofobia come quella che proprio in questi giorni i “democratici” vorrebbero far approvare in parlamento.

Anzi, questa legge, precisano, è stata concepita non solo contro l’omofobia, ovvero contro la paura dei gay, ma contro l’odio verso di essi. Proprio cosí: perché  «l'omofobia, per essere tale, proprio come il razzismo, non richiede necessariamente la violenza fisica. Una legge di civiltà, in nessun modo ideologica, che serva in primo luogo a dire al Paese che la nostra comunità nazionale ripudia ogni forma di odio, incluso quello omofobico e transfobico. Per questi motivi il Partito Democratico ha chiesto con determinazione che la legge venga approvata con urgenza». L’intellighentia dei “democratici” italiani giunge dunque a teorizzare che un comunissimo e universale sentimento qual è l’odio debba essere considerato reato e debba essere incluso tra i reati puniti dalla legge Mancino-Reale.

Il che significa che se, dal momento in cui andrà in vigore la legge, io mi dovessi alzare dal mio posto in treno o in un bar o in una pizzeria e andarmene altrove perché infastidito dalla presenza di persone manifestamente o ostentatamente gay, potrei già incorrere in una querela e in eventuali sanzioni penali. Se poi dovessi sostenere pubblicamente, senza alcuna intenzione di offendere chicchessia ma solo nel quadro di un civile confronto culturale e/o religioso con chi la pensasse diversamente, che l’omosessualità è una malattia e che tuttavia non è moralmente riprovevole in sé considerata ma solo in quanto pratica omosessuale, il misfatto sarebbe considerato probabilmente ancora più grave e il carcere o una pesantissima sanzione economico-amministrativa non me li toglierebbe nessuno. Questo può accadere nella civiltà dell’immagine e delle varie idolatrie contemporanee tra cui va certamente inserita anche la omolatria, ovvero culto indiscriminato del gay.

Invece i democratici italiani definiscono “di civiltà” e “in nessun modo ideologica” una legge che minaccia penalmente chiunque si azzardi a manifestare, magari solo istintivamente o inavvertitamente, oppure sul piano del confronto culturale e religioso, disappunto o avversione per due persone dello stesso sesso che si comportino in pubblico come se fossero di sesso diverso! Questi sarebbero, è bene insistere anche polemicamente, i frutti più maturi del pensiero moderno o della stessa postmodernità! Il Partito Democratico, che ha una cospicua componente cattolica, fa finta di ignorare come questa legge introduca un reato d’opinione che non può non ridurre la sfera della libertà, della democrazia e del diritto, nel quale ultimo viene instillato lo stesso germe ideologico che è alla base dei regimi totalitari.

I democratici lo negano, ma questa è la pura e semplice verità: essendo totalmente incapaci di tutelare adeguatamente gli interessi vitali di operai e lavoratori sotto il profilo economico e sociale, si sono ridotti a fare i presunti eroi dell’emancipazione sessuale a colpi di farsesche prese di posizione pseudo culturali e di decreti irrazionali e immorali finalizzati non a modificare determinati rapporti socio-economici di forza tra gli esseri umani ma l’ordine naturale della nostra esistenza cosí come è uscito dalla mente di Dio. Ma anche ammettendo in via puramente ipotetica che una chiara e netta presa di distanza dall’omosessualità e principalmente da condotte omosessuali esibite in pubblico fosse sbagliata, com’è possibile pensare di poter punire penalmente chi se ne faccia portatore in termini di pura e semplice opinione?

E’ possibile ritrovarsi a parlare sempre delle stesse cose? Reati contro il razzismo, contro religioni diverse dalla propria o apologie di passati regimi totalitari, e quindi anche ipotetici reati di opinione contro l’omosessualità, possono essere ragionevolmente e civilmente perseguiti in sede penale? In questo modo non si è già molto prossimi a un regime di tipo dittatoriale? La legge Mancino è già in se stessa discutibile per il fatto che punisca con il carcere determinate forme di apologia ideologico-politica e non altre; ora il PD, con la convergenza del Movimento 5Stelle e di parte non trascurabile del PDL, vorrebbe accentuare questo passaggio dalla discriminazione ideologica al codice penale e dal linciaggio mediatico al carcere.  E’ semplicemente vergognoso oltre che indicativo del degrado intellettuale e morale cui è giunta la sinistra italiana e, più in generale, la nostra politica nazionale.

 Ma il nocciolo del problema qui in realtà è molto semplice da cogliere. Premesso che coloro che vogliono una specifica legge a tutela di quella determinata categoria di persone che sono gli omosessuali, muovono dal presupposto pseudoscientifico che la sessualità di una persona non dipenderebbe dalla sua sessualità in senso biologico ma “dalla percezione psicologica” che ha della sua stessa sessualità (sicché si sarebbe uomini o donne non oggettivamente in base alla propria struttura biologica e morfologica ma solo in base, e indipendentemente dai propri organi genitali maschili o femminili, al modo in cui ci si percepisce), non si possono non sottoscrivere le giustissime osservazioni e obiezioni fatte al riguardo da Marcello Veneziani, che denuncia la profonda ferita che in questo modo si verrebbe ad infliggere all’universalità del diritto e del principio dell’eguaglianza di tutti di fronte alla legge: «Perché ci dev'essere una norma speciale a tutela degli omosessuali, degli islamici o dei neri e non degli anziani, dei malati, dei credenti in Cristo o degli indigenti? Non è ripugnante prendersela con un vecchio, un malato o un poveraccio o lo è solo se si tratta di omosex, neri, rom, ebrei o islamici? Perché non è più un reato bestemmiare, irridere, essere blasfemi verso Dio, Gesù Cristo, la Madonna, i santi, i simboli e i princìpi della religione cristiana e invece lo diventa se si compiono le stesse profanazioni verso altre religioni? Anche il femminicidio è un abominio giuridico e una violazione elementare della parità dei diritti della persona; ci sono persone che contano il doppio e persone che contano la metà?» (La legge pro gay è illiberale, in “Il Giornale” del 24 luglio 2013).

Una volta il coraggio consisteva nell’opporsi pubblicamente alla discriminazione e alla persecuzione degli omosessuali; ora che, proprio ad opera delle lobbyes omosessuali e dei loro molti ed interessati complici politici, ad essere discriminato e perseguitato è lo stesso genere umano, la stessa creazione di Dio, il coraggio consiste e, dopo l’approvazione eventuale della legge sempre più dovrà consistere, nell’opporsi alle stesse leggi dello Stato che vorrebbero modificare, nel nome e per conto di lobbyes sempre più potenti, la stessa struttura antropologica dell’umanita e della vita civile. Forse ci toccherà di vivere in un tempo in cui il problema non sarà semplicemente quello di essere anticonformisti ma quello, ben più drammatico, di doversi esporre a sanzioni penali per poter continuare ad ottemperare ai dettami della propria coscienza e, per i credenti, alle leggi stesse di Dio.   

L’omofobia è certo un sentimento riprovevole se, a causa di una sessualità diversa dalla nostra, noi facciamo di tutto per colpevolizzare, emarginare, discriminare chi ne sia portatore; ma che si arrivi al punto di intendere punitivamente con omofobia persino la facoltà di esprimere liberamente il proprio pensiero sulla omosessualità, sui cosiddetti diritti civili dei gay, sul matrimonio tra omosessuali, e di opporsi di conseguenza, sia pure con misura e senso di responsabilità, a pratiche omosessuali sempre più esibite anche in pubblico, è francamente un vero e proprio attentato alla razionalità umana, alla libertà e alla dignità degli individui, contro il quale laici intellettualmente onesti e cristiani e cattolici non potranno non testimoniare e non impegnarsi anche civilmente e politicamente con tutto il coraggio che il Santo Spirito di Dio vorrà loro elargire.