La santità tra Maria e la Chiesa

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani


Maria, madre della Chiesa, è “la tuttasanta”, mentre la Chiesa, pur a lei ispirandosi e rivolgendosi supplichevolmente nel corso del suo cammino terreno, non è tutta santa nello stesso modo. E’ ciò che vedremo. Ma intanto bisogna premettere che sia Maria sia la Chiesa, in quanto speciali proprietà di Dio, sono sante perché entrambe inondate di Spirito Santo e perché in entrambe avviene una reale e profonda interiorizzazione dell’esortazione contenuta in Levitico 19, 2: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”, dove tuttavia è ben noto che la santità non viene “donata” per le opere più o meno buone che si compiono quanto soprattutto per la grazia che si riceve a prescindere dalle opere che potranno successivamente essere compiute.

Maria è “piena di grazia” ancor prima di venire al mondo e la Chiesa è fondata “sulla roccia” e quindi destinata a non crollare mai ancor prima che inizi la sua storia effettuale. All’annuncio dell’angelo la prima può offrire solo la sua fede non certo una santità fatta di particolari opere caritative. Come scrive Ennio Staid: ella, fino a quel momento, “non aveva costruito ospedali, non aveva sfamato nessun povero, né raccolto lacrime o visitato carcerati” (Avere fede significa rispondere in “Madre di Dio” 2014, n. 4). Poteva offrire e offrí infatti solo la sua sconfinata fede, convinta com’era che “l’obbedienza alla fede” sia “il massimo dei beni”. Maria risponde positivamente alla chiamata di Dio semplicemente perché certa che, oltre il male che sempre incombe su di noi e che non risparmia la nostra stessa intimità, Dio è con noi.

E’ in virtù della sua granitica fede che sarà consentito piano piano a Maria di ampliare e irrobustire la sua santità: si pensi al modo encomiabile in cui avrebbe accolto dentro di sé Gesù ma anche alla premurosa assistenza prestata alla cugina Elisabetta, alla amorevole cura con cui avrebbe cresciuto ed educato suo figlio, ai terribili stenti che per lui avrebbe patito con serena oblazione sin dai tempi del concepimento e della fuga in Egitto, alle terribili umiliazioni subite a causa della sconvolgente predicazione di suo figlio, al suo dolore incolmabile e insieme alla sua pur provata compostezza ai piedi della croce, alla generosa e caritatevole disponibilità a fare fino in fondo la volontà di Dio accettando di diventare madre dell’umanità e della Chiesa.

Tutti questi atti sono opere di carità e di carità incommensurabile ma, per l’appunto, scaturite da un atto originario e permanente di fede in un Dio di giustizia e misericordia, in un Dio lontano e vicino ad un tempo, in un Dio che non manca prima o poi di esaltare gli umili e di umiliare i superbi. La fede, se è sincera, solida e incondizionata, non può non produrre opere concrete di bontà, di amore, di solidarietà, anche se non è necessariamente vero il contrario, dal momento che grandi opere umanitarie di per sé non generano necessariamente alcuna fede in Dio-Cristo, potendo  ben essere compiute solo per orgoglio, vanagloria o per puro compiacimento personale, e insomma per quella sorta di autosufficienza spirituale che vanifica ogni umana iniziativa in sé considerata proprio mentre tende ad allontanare ineluttabilmente da Dio.

Maria poté diventare totalmente santa per quel cuore integro e quella mente lucida che le consentirono di cogliere e di vivere l’essenziale di ogni buona teologia: abbandonarsi con slancio infantile alla misericordia divina. Se la fede è davvero radicata nella nostra psiche oltre che nelle nostre categorie mentali, prima o poi produce anche opere buone, non per proprio merito, ma perché è il Signore che spinge a compierle sia pure nei limiti delle umane capacità di ciascuno. E la Chiesa?

Anche la Chiesa è fondata su un atto originario di fede, un atto probabilmente non meno significativo anche se meno lineare e univoco di quello di Maria, e anche perché bisognoso di essere sostenuto dalla stessa spirituale maternità di Maria. Il cammino della Chiesa, che è fatta di singoli individui ma anche di intere comunità, appare storicamente più accidentato e difficoltoso, più disseminato di errori e di peccati, rispetto al tormentato ma irreprensibile cammino mariano. Peraltro, Maria è nella gloria perché ha concluso il suo pellegrinaggio terreno, mentre la Chiesa è ancora faticosamente in cammino. Dunque, pur santa per la sua origine divina, la Chiesa è anche peccatrice per le sue colpe di istituzione umana e di comunità di battezzati in Cristo che, tuttavia e a differenza di quel che è accaduto per Maria, non sono stati preservati dal peccato originale rimanendo pertanto più deboli ed esposti alle tentazioni e alla violazione dei precetti divini.

Dunque, in tal senso la santità della Chiesa non può essere messa sullo stesso piano della perfetta santità di Maria. Ma, come sopra si è evidenziato, la santità delle opere della Chiesa è e forse sarà sempre meno adamantina della santità delle opere di Maria, anche perché, per quanto sincera e incondizionata, la sua fede in Cristo è tuttavia, sin dall’inizio, più travagliata e meno risoluta, più dubbiosa e meno determinata della fede riposta da Maria nel suo Dio. La storia dei dodici apostoli di Gesù è certamente una storia di grande amore e di appassionato attaccamento spirituale alla persona di Cristo ma anche una storia di dubbi, di tradimenti, di vigliaccheria.

Questo è il marchio d’origine della Chiesa di Cristo ed è un marchio che, nel corso dei secoli, è diventato non obsoleto ma ancora più evidente e preoccupante. La fede aveva non solo trasmesso a Maria la consapevolezza che Dio non esime nessuno dalle fatiche e dai dolori della vita umana ma aveva anche attivato in lei la capacità di soffrire con e per gli altri, di sopportare le peggiori umiliazioni per amore, di continuare a rimanere in tutto e per tutto fedele al Signore persino nell’umana disperazione della croce, malgrado la croce, oltre la croce, sebbene mai senza la croce. Certo, la pienezza di grazia divina, di cui era stata prodigiosamente inondata ab aeterno, aveva non poco contribuito a renderla capace di tanta eroica santità. Ma, di fatto, può essere espresso lo stesso giudizio sulla Chiesa?

Come Maria, anche la Chiesa cammina nella fede: nessun dubbio al riguardo. Ma, diversamente da Maria, essa è santa e al tempo stesso peccatrice. Talvolta, non tanto sul piano dottrinario e verbale, ma su quello dei comportamenti, delle azioni e delle relazioni con le diverse realtà del mondo, la Chiesa “fatica ad annunziare un Dio che si è fatto uomo ed è morto sulla croce come un comune delinquente. I suoi pastori non sono angeli, ma uomini con i pregi e i difetti di tutti gli uomini. La fragilità, i suoi peccati, mostrano la sua libertà e il tremendo potere di dire sí o no ai disegni del Padre” (ivi).

E, dall’alto dei cieli, Maria, l’unica creatura storicamente capace di dire a Dio solo dei “sí” definitivi, continua ad intercedere perché anche i parziali “no” o le relative incertezze della Chiesa, alla fine, possano trasformarsi in una coraggiosa e definitiva accettazione della volontà di Dio.