Come si cade nelle mani del demonio*

Scritto da don Aldo Buonaiuto on . Postato in Compagni di viaggio, articoli e studi


“Notte e potere delle tenebre sono sempre vicini” con queste incisive parole si è espresso Bergoglio proprio ieri sera nella sua visita ai confratelli Gesuiti. Sentire un Pontefice citare così spesso le forze del male fa un certo effetto. Nei suoi discorsi è usuale sentirlo parlare del diavolo e delle sue opere nefaste. Molti sono coloro che restano sorpresi e alcuni anche scandalizzati dall’insistenza di Papa Francesco nel mettere in guardia sia i fedeli ma anche i pastori dal potere delle tenebre. Evidentemente molti speravano di non sentire più dai vertici della Chiesa l’utilizzo di certi vocaboli e figure considerate da non pochi teologi come un qualcosa da superare e quindi da dimenticare. L’azione di satana viene interpretata da molti bravi accademici della teologia contemporanea semplicemente come una simbologia di repertorio antico.

Molto spesso dal popolo si sente dire che i primi a non credere al diavolo siano proprio i preti. Certo che non si può generalizzare ma in questo clima sociale così oscuro e superficiale anche un certo clero può essere figlio di questa malattia del relativismo assoluto. Persone che dovrebbero rappresentare il mondo di Dio le vedi invece perse nelle mode degli uomini e ancora una volta la storia si ripete nel vedere l’uomo, quello del “peccato originale”, tradire il proprio Creatore, illudersi di poterne fare a meno, cadere nel perverso vortice dell’autosufficienza per poi ritrovarsi solo e impaurito. Si, perché questo è il gioco del viscido serpente, il diavolo, e cioè quello di incantare l’umanità portandola verso il vizio e ogni sorta di vanità per poi spingerla nel caos della solitudine.

La sua vittoria è slegare l’umanità da Dio, separarla affinché rinnegando e misconoscendo il fautore della vita ci si possa smarrire per sempre. Il Santo Padre conosce il nemico e lo combatte con tutte le sue forze di buon Pastore così come hanno fatto i Santi e coloro che non si sono accontentati di una vita mediocre. Il dono della fede è quindi una cosa seria che molti sprecano mentre altri ci giocano, pensando che si possa manipolare addirittura la religione, il sacro, il soprannaturale. Ma questo non è possibile anzi può diventare un terribile boomerang per coloro che mentre dicono di amministrare i beni spirituali di fatto invece compiono il male e quelle opere tenebrose dalle quali il Papa ci chiede di difenderci.

Per un credente in Cristo c’è una potente “arma” che può allontanarci dal maligno, è un esorcismo impareggiabile e si chiama Sacramento della Riconciliazione. Per chiunque invece e cioè per ogni uomo di buona volontà c’è un’altra “arma” altrettanto efficace che scaccia ogni forma di male: è l’amore, la capacità di amare il nemico, di servirlo anche correggendolo ed espiando il suo errore. L’amore, quello vero, anche per chi non ha ricevuto il dono della fede è l’unico gesto veramente credibile che può lasciare una profonda traccia per sempre.

*Questo articolo del 28 settembre 2014 è stato tratto dal sito cattolico on line www.interris.it.