Il mezzo vangelo di Socci
Antonio Socci ha una grande autostima, ritenendosi paladino intrepido della fede cattolica contro tutti i tentativi contemporanei di stravolgerla o di intaccarne i principali fondamenti. E’ sempre stato in prima linea a polemizzare nei confronti di progressisti, cattocomunisti e laici immanentisti di diversa estrazione sociale e culturale, e soprattutto verso quella parte di gerarchia cattolica che cerca di interloquire secondo lui troppo spesso e troppo imprudentemente con il mondo e con le sue problematiche e le sue istanze prevalentemente ispirate ad un falso umanismo e ad un’ipocrita concezione dell’emancipazione umana.
Non nego che talvolta eserciti una critica seria e fondata intorno a fenomeni degenerativi dell’universo religioso cattolico, ma il più delle volte le sue analisi appaiono vistosamente viziate da uno spirito settario, da una spiritualità regressiva ancorata ad una preconcetta svalutazione del sapere filosofico e scientifico moderno e contemporaneo, ad un rigetto acritico e superficiale di importanti correnti di pensiero quali il marxismo, la psicanalisi, il nichilismo, che, se opportunamente studiate, potrebbero essere invece utilizzate a supporto e non a detrimento della stessa fede nei valori evangelici.
Iscritto a Comunione e Liberazione come Formigoni, sempre manifestamente schierato su posizioni di destra, amico dello Stato d’Israele e sospettoso o indifferente verso i palestinesi, molto più interessato ad una Chiesa e ad una fede trionfalistiche che non ai valori fortemente altruistici e comunitari che esse sono chiamate a veicolare e testimoniare in quest’aiola terrena che ci fa tanto feroci, come recita il ventiduesimo canto del Paradiso dantesco, molto più incline a giudicare sentenziosamente che non ad ascoltare e a comprendere umilmente e costruttivamente, oggi Socci, nel suo ultimo volume “Non è Francesco” pubblicato da Mondadori (2014), se la prende con papa Francesco con il mettere persino in discussione la legittimità e la validità della sua elezione a successore di Pietro, dopo le dimissioni rassegnate da Benedetto XVI.
Anzi, il giornalista toscano non nasconde la sua nostalgia per il pontificato di quest’ultimo ed enumera tutti i presunti o reali errori commessi sin qui, sia sul piano pastorale che su quello teologico, dal papa argentino. E’ bene dire che non tutte le critiche rivolte a Bergoglio sono da ritenersi infondate, ma il problema è che ciò che sembra ispirarle non è un sentimento di filiale carità, quanto piuttosto un malcelato senso di insofferenza nei confronti di un papa che, pur forse cedendo troppo a talune pressioni mediatiche in sede etica e politico-religiosa (vedi omosessualità, unioni civili, dialogo interreligioso ecc.), ha avuto tuttavia non la stolta temerarietà, come tende a ritenere Socci, ma il merito indubbio di richiamare l’attenzione del popolo cattolico su quei princípi di giustizia, di comunione materiale e spirituale, di condivisione dei beni economici, di esaltazione del lavoro come fonte primaria di libertà e dignità di ogni persona, che sono componenti non marginali ma centrali e trainanti del messaggio evangelico e su cui la Chiesa, all’indomani della grande riflessione teologica esercitata soprattutto dai Padri dei primi secoli dell’era cristiana, non aveva più insistito con la loro stessa assiduità e con il loro stesso fervore evangelico: assiduità e fervore evangelico ampiamente ripresi e riattualizzati per l’appunto da papa Francesco.
Ciò premesso, non si può non dire al cattolico Socci: se anche un papa delude le tue speranze e le tue aspettative (posto che siano legittime), ricordati che il giudizio definitivo su di lui come su chiunque altro spetta solo a Dio e che tu, come figlio di Dio e della Chiesa, sei ugualmente tenuto a sostenere il suo pontificato con la preghiera e con giudizi non unilaterali o sprezzanti ma umilmente capaci di percepirne anche aspetti positivi che non mancano mai persino nei pontificati più controversi della storia della Chiesa, giacché non c’è pontificato in cui non agisca in qualche modo, misteriosamente e beneficamente, lo Spirito Santo.
Ecco perché è semplicemente meschino contrapporre, ammesso senza concedere che la contrapposizione socciana abbia un qualche fondamento o una qualche attendibilità, ad un «Joseph Ratzinger, gigante di speranza» un papa Francesco che non sarebbe affatto come san Francesco d’Assisi o un suo degno emulo, ed è ancora più disdicevole definire invalida l’elezione dell’attuale papa solo perché il Conclave, contrariamente a quanto prevede la Costituzione Apostolica ovvero il diritto ecclesiastico, l’avrebbe eletto pontefice di Santa Romana Chiesa non già nei limiti delle quattro votazioni giornaliere da esso appunto previste ma alla quinta o alla sesta votazione (secondo quanto si afferma nel citato “Non è Francesco”).
Domanda: a parte il fatto che, se anche i cardinali riuniti in Conclave sbagliano in perfetta buona fede nel rispettare una determinata regola procedurale le decisioni che ne conseguono, se consapevoli e responsabili, non ne vengono affatto inficiate ed invalidate, chi gliel'ha detto a Socci che le cose siano andate veramente cosí? Solo un cardinale del Conclave e nessun’altro avrebbe potuto riferirgli questo “segreto”, venendo cosí meno al suo inderogabile dovere di segretezza. E, d’altra parte, se un cardinale viene per ipotesi meno ad un dovere cosí importante anche sotto il profilo spirituale e teologico, quale credibilità potrebbero mai avere le notizie da lui spifferate ai quattro venti o semplicemente ad un suo amico giornalista? Se la pone o non se la pone Socci una domanda di questo tipo, che è molto più seria e gravida di conseguenze spirituali delle domande e delle obiezioni meramente sensazionalistiche con cui riempie i suoi libri?
Attento Socci, attento! Attento a non essere interessato alla vendita dei tuoi libri più che alla diffusione di quella verità di cui ti senti apostolo predestinato! Quello in cui tu rischi di credere è solo un mezzo vangelo, ma il credente può conseguire la salvezza solo se crede in tutto il vangelo.