Viva papa Francesco

Scritto da Francesco di Maria.

 

Poverino! Qualcuno c’è rimasto male: papa Francesco ha denunciato pubblicamente il genocidio armeno attuato nel 1915 dalla Turchia islamica e molti di quei siti che fino all’altro ieri lo avevano elogiato per la sua apertura al dialogo interreligioso, adesso si dicono stupiti e delusi.  In uno di questi siti si legge: «Suscita cosí non poca preoccupazione la "guerra" diplomatica scoppiata fra Santa Sede e Turchia sulla questione del cosiddetto "genocidio Armeno". Perchè una diplomazia vaticana sempre attenta proprio nell'uso delle parole ha scelto la via dello scontro con un paese come la Turchia che ha un ruolo certamente non secondario in Medio Oriente? Perchè esporre la comunità cristiana della Turchia ad eventuali rappresaglie per l'uso di una parola, per quanto giusta essa possa essere? Non pensiamo che in Vaticano mancassero i dizionari, ed il fatto che i nostri guerrafondai siano tutti contenti di tale scelta, vedi Il Foglio di Ferrara, ci lascia particolarmente preoccupati».

Si noti la minacciosa e ricattatoria allusione alle nefaste conseguenze che potrebbero ricadere sulla comunità cristiana turca. Chi ragiona cosí, ignora evidentemente che il cristiano manifesta la sua forza spirituale soprattutto nei momenti più difficili della sua vita e che non è il ricatto di chicchesia che può distoglierlo dall'affermare la verità con grande libertà.

Inoltre, non so se “Il Foglio” di Ferrara sia guerrafondaio, ma so perfettamente che esiste un modo non guerrafondaio di essere contrari al dialogo interreligioso e questo modo è semplicemente il modo evangelico di testimoniare senza astio ma con fermezza la propria fede nella assoluta signoria di Cristo.

Il papa, sempre assistito e sollecitato dallo Spirito Santo, ha cominciato a comprendere la natura equivoca di un dialogo interreligioso da lui sino ad oggi perseguito in buona fede per motivi pastorali, di un dialogo che alla lunga ha finito per procurare un eccesso di visibilità mediatica e di legittimità religiosa solo a quell’islam il cui volto demoniaco è inaccessibile solo a chi non lo voglia vedere per motivi inconfessabili. Papa Francesco non è un ingenuo, non è un buono nel senso più mellifluo e scadente del termine, e comincia a rendersi conto che tra i tanti poteri mondani contro cui la sua fede gli impone di prendere posizione c’è anche il malefico potere islamico, che è la negazione assoluta del cristianesimo.

Il male non può essere nascosto o negato, perché certe ferite non si possono rimarginare se si fa finta di non vederle. Questo ha detto saggiamente il papa, che però, nel ricordare l’«immane e folle sterminio» turco del popolo armeno, ha inteso mostrare soprattutto come l’islam sia attraversato da un vizio genetico e storicamente ricorrente: l’uso religioso indiscriminato della violenza come strumento di dominio politico. Infatti, è ancora nel segno della religione islamica che oggi viene consumandosi sotto gli occhi indifferenti di molti e in particolare della comunità politica internazionale «una sorta di genocidio» le cui vittime sono migliaia di cristiani inermi, «pubblicamente e atrocemente uccisi, decapitati, crocifissi, bruciati vivi o costretti ad abbandonare la loro terra a causa della loro fede in Cristo».

Sembra che l’umanità «rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore» e «non riesca a cessare di versare sangue innocente». Un evento tragico come l’olocausto armeno, lungi dall’impedire agli islamici di oggi di ripetere lo stesso orrore, sembra piuttosto galvanizzarli e indurli «ad eliminare i propri simili, con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori».

La riconciliazione e la pace tra i popoli si devono fondare non su semplici ed ipocriti rapporti diplomatici ma sulla capacità di riconoscere la verità e ammettere le proprie responsabilità nella vita come nella storia. Quanto ai cristiani, la loro testimonianza è vera ed efficace solo se segnata dal «coraggio dell’annuncio», perché, sottolinea Francesco, è proprio questo coraggio che «ci distingue dal semplice proselitismo…Noi non facciamo pubblicità» per avere «più “soci” nella nostra “società spirituale”». Questo «non serve, non è cristiano». Invece «quello che il cristiano fa è annunziare con coraggio; e l’annuncio di Gesù Cristo provoca, mediante lo Spirito Santo, quello stupore che ci fa andare avanti». Perciò «il vero protagonista di tutto questo è lo Spirito Santo», a tal punto che — come si legge negli Atti degli apostoli — quando i discepoli ebbero terminato la preghiera il luogo in cui erano tremò e tutti furono colmi di Spirito. È stato, ha detto Francesco, «come una nuova Pentecoste».

Adesso i politici turchi, finalmente smascherati pubblicamente, stanno facendo i diavoli a quattro, anche se islamici come Erdogan sono in costante compagnia con i diavoli, e alle blandizie con cui accolsero tempo fa il papa nella loro terra fanno ora seguire imprecazioni più o meno velate e minacce di ritorsione contro il Vaticano. Reazioni che dovrebbero peraltro consigliare i politici occidentali, ivi compreso il premier Renzi nella circostanza troppo pavidamente silenzioso, di continuare a tenere la Turchia ad una certa distanza dall’Europa! A dire il vero, le reazioni turche erano prevedibili: mi sarei stupito del contrario, anche visto il comportamento quanto meno equivoco dello Stato turco nei confronti dell’Isis.

Ma la migliore parte della comunità cristiano-cattolica non può che stringersi affettuosamente attorno al suo pontefice, senza nulla temere e continuando a confidare nella misericordia di Dio, il quale di certo sorride nel constatare dall’alto che la sua Chiesa terrena, sotto la guida del suo vicario, nel ripudiare il silenzio complice di Caino del tutto indifferente alla vita di suo fratello, ha oggi saputo scrivere una delle pagine più belle della sua storia.

La dolorosa ricorrenza dello sterminio turco-islamico dei cristiani assiri, ha auspicato oggi significativamente papa Francesco, induca «tutti coloro che sono posti a capo delle Nazioni e delle Organizzazioni internazionali ad opporsi con ferma responsabilità, senza cedere ad ambiguità e compromessi, di fronte a conflitti che talvolta degenerano in violenze ingiustificabili, fomentate strumentalizzando le diversità etniche e religiose». Viva papa Francesco!