Maria e l'umano come sintesi di maschile e femminile
«Se Dio stesso ha scelto di avere una donna per madre, vuol dire che non si può avere un’adeguata ermeneutica di ciò che è umano, senza un adeguato ricorso a ciò che è femminile; solo la differenza tra l’“io femminile”, e l’“io maschile“ potrà arricchire e completare l’espressione dell’humanum in tutti gli ambiti della società, come ci ricorda un bellissimo pensiero di Pavel Evdokimov: “Il mondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcun ruolo è sempre più un mondo senza Dio, poiché senza madre Dio non può nascervi”». (A. Rotundo, Maggio: Maria, la mamma e le rose, in “Zenit” del 3 maggio 2015).
Più specificamente si può aggiungere che Dio può nascere solo in un mondo in cui la struttura dell’umano, del matrimonio e della famiglia sia e resti di natura eterosessuale e non omosessuale e in cui all’uomo-padre e alla donna-madre sia riconosciuta pari dignità; Dio può nascere solo in un mondo in cui un uomo ami una donna e viceversa e in cui un uomo e una donna assolvano rispettivamente una funzione paterna e una funzione materna.
I teorici del gender possono dire quel che vogliono, possono continuare a farneticare sull’inesistenza di una differenza biologica ed ontologica tra uomo e donna, tra genere maschile e genere femminile, possono ostinarsi nel rivendicare la scelta personale della propria identità di genere come un diritto naturale, ma chiunque decida di avere la sua stella polare non in una razionalità ideologizzata e mistificante ma in una razionalità ragionante e ragionevole, intrisa di buon senso e di sano spirito critico, sa bene che essi sostengono e propagano il falso e che la loro opera è funzionale ad un disegno diabolico di progressiva alterazione della stessa struttura antropologica dell’umanità e di crescente destabilizzazione dello stesso vivere civile.
Maria è “la serva del Signore” che accetta di buon grado la sua sessualità, il suo ruolo di donna, di madre e di sposa: e di sposa non solo in senso spirituale e sovrannaturale (sposa di Dio) ma anche nell’ambito degli ordinamenti giuridici e sociali terreni in quanto sposa di un uomo in carne e ossa di nome Giuseppe. Maria sa perfettamente che l’umanità creata da Dio è quella che risulta da una sintesi di elemento maschile e di elemento femminile e che questo rapporto di attrazione non prevede e non ammette deroghe ai fini della perpetuazione della specie umana.
Questo non significa che ella ignori certe anomalie di natura, certe devianze psico-biologiche o traumi affettivi e familiari, quali quelli che sono alla base delle diverse forme di omosessualità, e che non coltivi compassione e un affetto speciale per ogni possibile tipologia di umana “diversità”. Ma non arriva a concepire, e non certo a causa di pregiudizi sessisti diffusi nella sua società molto più che nella nostra, la possibilità di poter pensare all’omosessualità come a una realtà naturale normale, là dove in natura si danno realtà normali e realtà abnormi, e ancor meno la possibilità di una messa in discussione, per effetto di un falso umanitarismo, del disegno originario del Creatore. Ella, anche in questo caso, si attiene docilmente alla via e alla verità del suo Cristo perché sa che solo lí sgorga una vita senza fine.
Peraltro, nel piano creazionale di Dio la sessualità, per quanto fattore essenziale nello sviluppo della personalità degli esseri umani, non esaurisce in se stessa l’intera realtà spirituale della vita personale il cui valore trascende la sfera sessuale e può essere misurato solo in rapporto alla capacità di ciascuno di fronteggiare adeguatamente tutte quelle pulsioni ed inclinazioni che siano contrarie alla legge stessa di Dio. Pulsioni e inclinazioni presenti sia nei soggetti eterosessuali che in quelli omosessuali ma che nel caso di quest’ultimi, ove vengano traducendosi in effettive pratiche sessuali, hanno l’aggravante di porsi non solo contro un divieto divino (come appunto accade per determinate pratiche eterosessuali) ma di mettere addirittura in discussione e di violare lo stesso ordine naturale stabilito di Dio (come accade per ogni genere di pratica omosessuale).
Maria fu immacolata ma non certo asessuata e, pur avendo anche lei le sue pulsioni naturali, seppe governarle con la ragione e con la fede e visse la sua sessualità non già in modo abnorme, magari per il fatto che non avrebbe conosciuto uomo sino alla fine della sua vita, bensí in modo assolutamente normale ed equilibrato sempre ponendo la sua sensibilità e la sua tenerezza femminili al servizio dell’umanità redenta dal Figlio. Questo naturalmente non deve produrre un effetto depressivo su uomini e donne che non abbiano la stessa capacità mariana di essere casti, perché sempre infinita è la misericordia divina per chi si pente sinceramente, ma non può non porsi come duro monito verso tutti coloro che non solo peccano contro Dio, reiterando condotte immorali o contro natura, ma osano persino disconoscere la santità della sua volontà fraintentendone o alterandone deliberatamente il significato o il senso.
Anche attraverso Maria, Dio ha dato risposta non tanto ad un bisogno generico del genere umano di essere salvato quanto al bisogno specifico dell’umanità di essere salvata dalle sue illusorie, ingannevoli e ricorrenti forme di libertà e liberazione, a cominciare da quelle che riguardano le realtà più intime della vita personale di ogni essere umano.