E' vero che Maria unisce cristiani e musulmani?

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani


Il Corano pone Maria tra quelle che in esso sono considerate come le quattro donne più importanti del genere umano: Khadiga, prima e unica moglie di Maometto sino a quando ella fu in vita, Aisha, che divenne moglie di Maometto a 9 anni e gli sopravvisse, e Fatima, la figlia prediletta di Maometto e della sua prima moglie Khadiga, e per l’appunto Maria di Nazaret, madre di Gesù ma non riconosciuta quale Madre di Dio. Sebbene nel versetto coranico 3:42 si venga assegnando proprio a quest’ultima una preferenza su tutte le altre donne, in quanto si legge testualmente che “Dio t’ha prescelta e t’ha purificata e t’ha eletta su tutte le donne del creato”, nella Tradizione islamica «è Khadiga la più insigne perché condivide in toto con Muhammad l’excursus dell’ascesa della Rivelazione coranica», mentre Maria viene messa sullo stesso piano, anche se per motivi diversi, di Fatima (D. Cocozza, Cristo. Un profeta tra Bibbia e Corano, Stamen 2008).

Ora, si comprende come, in realtà, l’apparente venerazione degli islamici per Maria nazarena sia del tutto ingannevole e corrisponda al più ad un espediente teologico volto semplicemente a conferire maggiore attendibilità alla religiosità o falsa religiosità maomettana e coranica. In alcuni ambienti islamici radicati in Occidente si sente parlar bene talvolta di Gesù e Maria, ma non certo come sarebbe necessario e giusto parlarne ovvero, rispettivamente, come Figlio di Dio e Madre di Dio, bensí solo per accreditare Maometto e Khadiga come continuatori e “superatori” di entrambi nella storia della salvezza. Potrebbero mai i cristiani accettare una posizione del genere?

In realtà, quello di furbi manovratori islamici è un trucco opportunistico che proprio in questi giorni si sta ripetendo per il Natale: ormai gli islamici in Europa e nel mondo sono talmente numerosi che, per i contraccolpi molto pericolosi che essi potrebbero subire in quanto ospiti occidentali a causa dei loro sanguinari correligionari dell’Isis e non solo dell’Isis, si è ritenuto conveniente ridurre il più possibile le differenze tra cristianesimo e islamismo diffondendo e amplificando tra l’altro ad arte la voce, con l’ottusa e sempre pronta complicità dei media occidentali, che «quest’anno nella notte tra il 24 e il 25 dicembre nasce Maometto, in quanto il calendario islamico ha fatto coincidere dopo quasi mezzo secolo (non capitava dal 1558) il giorno santo per i cristiani con la festa per la nascita del Profeta, il cosiddetto Maulid», una coincidenza che anche secondo accreditati ma irresponsabili giornalisti italiani costituirebbe «una buona ragione…per ‘celebrare le due feste insieme’ all’insegna», come nota causticamente e giustamente qualcuno, «‘dell’Italia multietnica dove cristiani e musulmani vivono uno accanto all’altro’ e per godersi ‘questa notte della nascita che porta all’incontro e alla pace’ in un minestrone multi-religioso» [G. Veneziani, Per  l’Annunziata Natale è (anche) la festa di Maometto, in “L’Intraprendente” del 27 dicembre 2015].

Ma, a proposito del rapporto tra islamismo e cristianesimo una mistificazione, forse inconsapevole ma ugualmente deprecabile, è stata compiuta recentemente, anche in ambito cattolico, proprio sulla figura di Maria, la quale garantirebbe, secondo l’autrice di questa tesi, una perfetta unità tra cristiani e musulmani. Perché?

Perché, si legge, «nel mondo musulmano…è molto sentito il culto a Maria, unica donna che nel Corano viene chiamata per nome; i santuari mariani sono meta di pellegrinaggio di fedeli musulmani che a Lei chiedono grazie e rivolgono preghiere. In Egitto, in Siria, in Marocco e in altri Paesi, cristiani e musulmani coltivano questo comune amore per la Vergine. Straordinario, poi, è il segno di pace che avviene in Libano, dove cristiani e musulmani festeggiano insieme l’Annunciazione addirittura come festa nazionale» (Anna Rotundo, Cristiani e musulmani uniti da Maria, in “In Terris” del 21 dicembre 2015). Che tanti musulmani, probabilmente ignari della vera natura del loro credo religioso, si vengano affezionando sul piano pratico a Maria di Nazaret, non può che rallegrare il mondo cristiano e cattolico, ma basta questo per affermare che Maria unisce cristiani e musulmani?

Si è già detto, all’inizio di questo articolo, che Maria non è venerata dagli islamici come la migliore di tutte le donne e come Madre di Dio, ma solo come una delle migliori donne dell’umanità. Il che, dottrinariamente, costituisce una differenza abissale tra le due concezioni religiose. Ma poi Maria potrà forse unire cristiani e musulmani in qualche preghiera o in qualche festa religiosa comune e comune in quanto dovuta a particolarissime contingenze storiche, ma in tutto il resto, nel discernimento rigoroso della verità, nel rapporto con Dio e nel rapporto di fedeltà a Dio, nello stesso rapporto con il prossimo, nelle scelte decisive della vita, è proprio vero che il nome di Maria sia sufficiente ad assicurare la loro unità spirituale e religiosa?

Fino a che punto gli islamici potranno e vorranno seguire, per riprendere le parole del vescovo Vincenzo Bertolone, quelle «indicazioni della Mater misericordiae» (ivi), tutte indirizzate all’amorevole ed obbediente glorificazione del Figlio suo divino Gesù e già cosí impegnative da attuare per molti cristiani?

Può darsi benissimo che uomini e donne musulmani, capaci di tenere una condotta di vita irreprensibile nonostante la loro fede erronea e decisamente antitetica alla fede in Cristo, precederanno in paradiso molti cristiani, perché solo Dio sa cosa c’è nei cuori dei suoi figli e solo di Dio è il giudizio finale, ma noi cristiani, per quanto possiamo e dobbiamo senz’altro cooperare con persone di fede islamica nelle cose pratiche della quotidianità e avere verso di esse un fraterno sentimento di rispetto e di stima, non saremo con esse realmente o completamente uniti se rinunceremo a testimoniare attivamente in mezzo a loro la nostra fede in Gesù, perché il Signore stesso ci ha affidato il compito di predicare e testimoniare il vangelo, tutto il vangelo, con le parole e con la vita, tra “tutte le genti”, e quindi tra tutti i popoli, le razze, le culture, le religioni esistenti al mondo, senza nulla concedere a preoccupazioni diplomatiche o utilitaristiche di varia natura e solo ricordandoci di non voler imporre la nostra fede con atti di forza o di violenza.

Ecco: Maria, per la quale la fede in Dio non fu mai mero sentimentalismo religioso, non può che intercedere dall’alto dei cieli, presso il Padre e il Figlio, affinché l’umanità spiritualmente migliore dell’universo islamico venga maturando in se stessa pensieri e sentimenti religiosi sempre più prossimi a quelli cristiani, sí da integrarsi a pieno titolo nel vero e grande popolo di Dio: quello guidato da nostro Signore Gesù Cristo, il santo dei santi, l’unico Salvatore del genere umano, e non da Maometto, un semplice usurpatore.

I cristiani hanno il dovere, la missione di evangelizzare nei tempi a venire il mondo islamico, nel nome e per conto di Cristo, persino con il martirio più cruento, ben al riparo di ogni spirito di conquista e di colonizzazione religiosa e piuttosto in spirito di carità e di pace. Il cristiano che ama il Signore non potrà in ogni caso deflettere dall’annuncio chiaro e veritiero della buona novella anche tra i fratelli islamici: sarà forse anche lui per quest’ultimi, come Gesù lo era stato per pagani e falsi credenti duemila anni fa, un segno di contraddizione e di conflitto, ben sapendo però che l’amore di Cristo per gli esseri umani è sempre legato a un santo spirito di contraddizione e di conflitto.