Ermes Ronchi e gli esercizi spirituali di Ariccia

Scritto da Francesco di Maria.

 

Povero Giovanni Battista che punta il dito accusatore contro Erode, reo a suo dire di fornicare con la moglie di suo fratello! Povero Pietro, il pescatore di uomini, che, dopo aver rimproverato Ananìa e Saffira solo per aver mentito allo Spirito Santo, resta impassibile quando entrambi vengono puniti da Dio e stramazzano al suolo! Povero Paolo che non solo come persecutore dei cristiani ma anche come nuovo apostolo di Gesù esercita spesso la sua missione con toni di inaudita violenza contro eretici, dissoluti e pervertiti, e non esita talvolta ad alzare la voce persino contro san Pietro!

Povero Gesù, che non ha parlato solo di beatitudini ma ha anche minacciato guai seri a tutti coloro che non si sforzino di ottemperare ai suoi “comandi” e che, con parole di fuoco, non si avventa solo su farisei ipocriti e mercanti del tempio ma anche su chiunque non creda nel Signore ovvero nel Figlio unigenito di Dio-Padre, su chiunque bestemmi contro lo Spirito Santo confondendo il bene con il male e il giusto con l’ingiusto, su chiunque faccia discorsi sulla misericordia di Dio dimenticandosi completamente o sostanzialmente della verità e della giustizia di Dio!

Già, proprio Gesù che, diversamente da chi afferma il contrario (E. Ronchi, La Chiesa non accenda riflettori su di sé ma su Cristo, Ariccia, 8 marzo 2016), non bacia “chi lo tradisce” ma semplicemente è baciato da colui che lo tradisce e da colui che, proprio per questo, viene chiamato “figlio della perdizione” (Gv 17, 12).

E, soprattutto, poveri noi, che osiamo spezzare l’unanime silenzio di approvazione che gravita in questo momento, in quel di Ariccia e in gran parte del mondo cattolico, sulle lezioni magistrali di Ermes Ronchi. Non so cosa sia io: un presuntuoso, un arrogante, un disturbatore. Lo dica, se crede, la comunità cattolica di cui mi sento parte. So solo che non dovevo tacere e non ho taciuto. Don Ermes Ronchi, il processo di conversione a Cristo è lungo e difficile, perché il nostro re è un Signore tanto misericordioso quanto giusto ed esigente! E' un Signore non solo dolce e buono ma un Dio onnipotente, eterno e perfetto, che solo perché tale può essere anche infinitamente misericordioso, contrariamente a quanto sostiene Ronchi (Ogni uomo cerca un Dio coinvolgente. Dio può morire di noia nelle nostre chiese, Ariccia, 7 marzo 2016: “Dio mi attira non perché onnipotente, non mi seduce perché eterno o perfetto”). E' un Signore, infine, che continua a ripetere anche a noi: "attenti a come ascoltate!" (Lc 8, 18).