Renovatio Ecclesiae?
Ci fu un tempo, nel secondo dopoguerra, in cui i sacerdoti erano quasi degli intoccabili: protetti e difesi generalmente dalle gerarchie ecclesiastiche, spesso a spada tratta, anche in situazioni in cui sarebbe stato lecito avere almeno qualche dubbio sulla loro condotta e adottare un qualche provvedimento disciplinare. Anche un sacerdote, uomo tra uomini, era il ragionamento prevalente, può sbagliare, ma è pur sempre un sacerdote di Cristo da rispettare nella sua funzione sacerdotale e per cui pregare. Sotto il pontificato di papa Francesco, le cose si sono letteralmente capovolte, quanto meno in termini di comunicazione e sia pure sotto una fortissima pressione massmediatica del tutto inesistente tra il 1945 e il 1965/70: perché la sensazione, forse errata ma di certo prevalente, è che la Chiesa guidata da Francesco non sia solo una Chiesa che ammonisce ed esorta paternamente, come è giusto che sia, ma sia soprattutto una Chiesa che, in primis, pensa di rigenerarsi spiritualmente prendendo pubblicamente a pesci in faccia il clero perché troppo spesso corrotto, asservito al potere e al denaro, troppo spesso preso dalla carriera, autoreferenziale, poco aperto alle esigenze del mondo e degli stessi fedeli.
Sono cose emerse anche di recente e ancora una volta dalle meditazioni degli esercizi spirituali affidati a don Ermes Ronchi nel ritiro di Ariccia. Sembra che la Chiesa debba essere misericordiosa verso tutti, tranne che verso quella ampia tipologia di sacerdoti che, al di là dei loro limiti personali, hanno soprattutto il torto di non essere completamente in linea, non per capriccio ma il più delle volte per profondo convincimento spirituale e teologico, con il profilo di prete tutto bontà, disponibilità, mitezza e misericordia, se necessario anche a scapito dell’ortodossia cattolica, tratteggiato da Francesco e dagli illustri esponenti della curia papale. Siamo certi che sia questa la via di una vera Renovatio Ecclesiae?