L'assunzione di Maria in cielo e noi
Maria ha conosciuto la morte solo per qualche istante, giusto per pagare il prezzo della sua creaturalità peraltro immacolata, quindi il suo corpo e la sua anima sono stati presi immediatamente dagli angeli o da Cristo stesso e sono stati portati in cielo glorificati dalla potenza di Dio. Il progetto ab aeterno di Dio, quello di creare una creatura speciale che fosse capace di farle da sposa, da madre, da collaboratrice, da discepola e figlia esemplare nel corso dell’esperienza terrena, viene a trovare il suo culmine nell’assunzione in cielo e nella proclamazione di Maria come regina del cielo e della terra, degli esseri celesti e degli esseri terreni. La serva per antonomasia del Signore, dopo aver patito e pianto con lui e per lui, diventa regina sotto i nuovi cieli e sulla nuova terra di Dio, per integrare la gioia già sconfinata degli esseri celesti e per assolvere dal cielo, munita di nuovi poteri sovrannaturali conferitile da Dio stesso, la sua funzione di madre di tutte le creature terrene e di condottiera di tutte le anime desiderose di eterna felicità.
L’esperienza mariana non può che confortare i nostri cuori e alimentare le nostre speranze di una vita buona e giusta che non finisce e che risponde alle attese di chi sulla terra vi abbia sinceramente ed onestamente aspirato. Meritano di essere ricordate le parole pronunciate recentemente dal pontefice: «Nell'Assunzione di Maria, contempliamo…ciò che siamo chiamati a raggiungere nella sequela di Cristo Signore e nell'obbedienza alla sua Parola, al termine del nostro cammino sulla terra.
La tappa ultima del pellegrinaggio terreno della Madre di Dio ci invita a guardare al modo in cui Ella ha percorso il suo cammino verso la meta dell’eternità gloriosa» (Benedetto XVI, La vita cristiana è un affrettarsi verso Dio, L’Osservatore Romano, 17-18 agosto 2009).
Perciò la vita di Maria deve spronarci a fare del nostro meglio per ottenere che noi siamo condotti non già dal nostro io chiuso, egoistico e pauroso ma da “un Altro”, da quello Spirito Santo che, se pregato e invocato insistentemente, ci accompagna sempre nel faticoso cammino della nostra esistenza consentendoci di scorgere sempre più profondamente in esso «il misterioso disegno di Dio Padre, per la salvezza del mondo» (Ivi). Bisogna che ognuno di noi rifletta attentamente sul fatto che seguendo «Gesù da Betlemme all’esilio in Egitto, nella vita nascosta e in quella pubblica, fino ai piedi della Croce, Maria vive la sua costante ascesa verso Dio nello spirito del Magnificat, aderendo pienamente, anche nel momento dell’oscurità e della sofferenza, al progetto d’amore di Dio e alimentando nel cuore l’abbandono totale nelle mani del Signore, così da essere paradigma per la fede della Chiesa…Tutta la vita è un’ascensione, tutta la vita è meditazione, obbedienza, fiducia e speranza, anche nelle oscurità; e tutta la vita è questa “sacra fretta”, che sa che Dio è sempre la priorità e nient’altro deve creare fretta nella nostra esistenza» (Ivi).
L’Assunzione ci ricorda che se il nostro cammino, come quello di Maria, è un cammino dietro Gesù, esso non può sfociare che nella piena, totale ed integrale comunione con Dio, ovvero nel glorioso coronamento della nostra fede, perché nel disegno di Dio è giusto che chi, a cominciare da Maria, ha accolto Gesù nella sua vita terrena, venga poi accolto in Gesù e da Gesù nella vita celeste.
In questo cammino Maria, per volontà del Figlio, è sempre con noi, specialmente nel senso che ci incoraggia a fare quel che fece lei: offrire corpo e anima a Cristo, il quale assunse la sua umanità proprio da Maria, dalla sua carne, e che, sotto un profilo eminentemente spirituale, vuole continuare ad assumere la sua propria carne, il suo corpo e il suo sangue, dalla carne, dal corpo e dal sangue di ognuno di noi, al fine di continuare ad operare nella storia attraverso noi, di realizzare il suo regno anche attraverso ognuno di noi e di portarci alla fine là dove ha già portato la sua santissima madre facendone l’assunta per eccellenza del cielo (Benedetto XVI, Il pane di Maria è pane di vita eterna, L’Osservatore Romano, 17-18 agosto 2009). Maria ha accolto Gesù nel tempo, Gesù ha accolto Maria, l’Immacolata Concezione, nell’eternità del suo amore e della sua vita: lo stesso premio che attende di poter concedere a noi peccatori, se sapremo convertirci ogni giorno alla sua misericordia, per mezzo del suo perdono e della sua grazia redentrice.
L’invito conclusivo del papa è troppo importante perché non debba essere ricordato ancora una volta: «ciò che è accaduto in Maria, vale, in altri modi, ma realmente, anche per ogni uomo e ogni donna, perché ad ognuno di noi Dio chiede di accoglierLo, di mettergli a disposizione il nostro cuore e il nostro corpo, la nostra intera esistenza, la nostra carne - dice la Bibbia -, perché Egli possa abitare nel mondo. Ci chiama ad unirci a Lui nel sacramento dell'Eucaristia, Pane spezzato per la vita del mondo, per formare insieme la Chiesa, il Suo Corpo storico. E se noi diciamo sì, come Maria, anzi nella misura stessa di questo nostro "sì", avviene anche per noi e in noi questo misterioso scambio: veniamo assunti nella divinità di Colui che ha assunto la nostra umanità. L'Eucaristia è il mezzo, lo strumento di questo reciproco trasformarsi, che ha sempre Dio come fine e come attore principale: Lui è il Capo e noi le membra, Lui la Vite e noi i tralci. Chi mangia di questo Pane e vive in comunione con Gesù lasciandosi trasformare da Lui e in Lui, è salvato dalla morte eterna: certamente muore come tutti, partecipando anche al mistero della passione e della croce di Cristo, ma non è più schiavo della morte, e risorgerà nell'ultimo giorno, per godere la festa eterna con Maria e con tutti i Santi. Questo mistero, questa festa di Dio incomincia quaggiù: è mistero di fede, di speranza e di amore che si celebra nella vita e nella liturgia, specialmente eucaristica, e si esprime nella comunione fraterna e nel servizio per il prossimo. Preghiamo la Vergine Santa, affinché ci aiuti a nutrirci sempre con fede del Pane di vita eterna per sperimentare già sulla terra la gioia del Cielo» (Ivi).