Fedele Bisceglia e la sua pretoriana

Scritto da Francesco di Maria.

 

Il signor Bisceglia, ex monaco di Acri, che continua ad indossare la tonaca soprattutto a beneficio di stampa e televisione, ha preannunciato per mezzo dei suoi legali querela ai nostri danni. Non ne siamo sorpresi, ma perché? Semplicemente per aver noi scritto un articolo, molto critico ma assolutamente legittimo e anzi doveroso sotto il profilo etico-religioso e del tutto corretto dal punto di vista del diritto penale, che in vero ha per oggetto non solo il suddetto personaggio ma alcune personalità del mondo politico e religioso cosentino sullo sfondo di un conformismo sociale e religioso decisamente acritico qual è quello che, a parer nostro, vige nella nostra città e nella nostra comunità cattolica.

Il titolo originale dell’articolo era il seguente: “Cosenza: un ex frate, il Comune e la Chiesa”, che però nel sito QuiCosenza è stato trasformato in “I cattolici di Fogli Mariani contro Padre Fedele e il vescovo: violata l’onorabilità di suor Tania” (7 luglio), all’evidente scopo di far apparire lo scritto ben più aggressivo e cattivo di quel che realmente è, come d’altronde conferma il sottotitolo redazionale: “Sul sito cosentino di testimonianza cattolica grave attacco al frate francescano”. Grave attacco? Al più, si potrebbe capire: “duro o severo attacco”, ma l’aggettivo “grave” implica un evidente giudizio di valore, una presa di posizione, naturalmente a favore del Bisceglia, che francamente appaiono antitetici rispetto a quella libera ed obiettiva informazione che seri professionisti della carta stampata e del web dovrebbero sforzarsi di assicurare nel miglior modo possibile.

E, benché i giornalisti del sito citato, come tanti giornalisti cosentini, siano legati all’ex frate da rapporti di profonda amicizia, che sfiora talvolta la devozione personale, è del tutto incomprensibile e ingiustificabile il fatto che nei giorni successivi la dipendenza affettiva e morale degli operatori di QuiCosenza si sia venuta trasformando in vera e propria tifoseria e quindi in una serie di valutazioni manifestamente unilaterali e faziose, per nulla fondate sul contenuto del nostro articolo ma su una disistima preconcetta e ostile verso chiunque osi “attaccare” l’ex religioso.

Infatti, in data 14 luglio, ecco che il sito di cui sopra pubblica un’intervista radiofonica al Bisceglia, corredata da un lungo e sgangherato commento di censura, a firma del direttore Simona Gambaro, avverso i “Fogli Mariani” e il suo responsabile. Va subito detto che, molto democraticamente, è stato consentito a Bisceglia di replicare ma non a noi di controreplicare! Titolo del pezzo era: “La replica di padre Fedele al fango dei ‘Fogli Mariani’: ‘sono sereno, se la vedranno con Gesù Cristo’ “.

Era cosí “sereno” l’acrese da preannunciare in pari tempo querela verso i suoi critici, cosí sereno da far intendere chiaramente che il Cristo non ci avrebbe perdonato per questo grave sgarbo a un suo ex ministro, cosí sereno da perdonarci come suoi nemici pur appellandosi alla giustizia terrena per vederci puniti! Come definire uno che ragiona cosí? Cosa pensare della Chiesa cattolica che ordina presbiteri e religiosi che evocano disinvoltamente il giudizio di Dio per fini meramente strumentali e personali ostentando una spocchiosa indifferenza verso talune critiche del tutto fondate e pertinenti, oltre che doverose, quali sono quelle che talvolta si alzano dalla comunità ecclesiale?

Questa è una domanda seria almeno quanto lo sono quelle che ogni giorno, non sempre senza intendimenti maliziosi e demagogici, vengono fatte sulla pedofilìa o, in tono minore a dire il vero, sulla diffusa omosessualità nella Chiesa. Ma Bisceglia, come i giornalisti che lo hanno intervistato sin troppo amichevolmente in tale occasione e che presumendosi giornalisti famosi come quelli della BBC News hanno irriso a “Fogli Mariani” definendo “cretine” le cose su cui sarebbe stato costruito il nostro articolo e mentendo spudoratamente sul fatto che avremmo inondato le redazioni giornalistiche urbane di nostre mails, non sono dotati, almeno in apparenza, di capacità razionali e teologiche tali da poter cogliere il significato e il valore spirituali ed evangelici di un siffatto rilievo.

Bisceglia, nell’intervista, come al solito è venuto autocommiserandosi, paragonandosi (Dio lo perdoni!) a nostro Signore, e ripetendo il suo consueto invito a tutti quelli che lo perseguiterebbero (!) a convertirsi e a chiedergli perdono, senza minimamente rispondere alle molteplici e sensate obiezioni che sono contenute nell’articolo incriminato. Anzi, egli a qualcosa ha accennato: al rimprovero filiale da noi mosso ai vescovi mons. Nolè e mons. Nunnari, che però ha voluto maliziosamente leggere come “calunnie”, al fine di sentirsi legittimato a sollecitare i due presuli a sporgere a loro volta querela nei confronti del sottoscritto. Come sarebbe bello quel giorno, almeno quel giorno, avrà pensato l’ex frate, ritrovarmi seduto in tribunale accanto ad eminenti autorità della Chiesa cosentina in una causa comune avverso chi ha “blasfemato” ovvero bestemmiato contro la Madonna nel ritenere di poter criticare degli uomini di Chiesa in un sito intitolato per l’appunto a Maria!

Ma le parole pronunciate dall’ex frate si commentano da sé, essendo dolorosamente strampalate e ancora una volta di infima valenza teologica,  evangelica e magisteriale, benché convenga fermarsi qui perché non è questa la sede opportuna per una discussione teologica. Come se ciò non bastasse il Bisceglia si è voluto avventurare anche in campo giuridico sostenendo con enfasi che chi critica le sentenze della Cassazione va contro la Costituzione! Diamine, ma perché i legali che gli stanno accanto giorno e notte non gli spiegano che, per la stessa Cassazione, tutti i cittadini hanno diritto a criticare sentenze e magistrati di ogni grado di giudizio, ivi compresi quelli della Cassazione, perché solo in tal modo può essere esercitato un giusto contrappeso all’ “elevato” grado di indipendenza e di autonomia della magistratura (Cassazione, 5ª Sez. Penale, n. 29232 del 6 luglio 2004)?

Quel che dispiace, d’altra parte, è il trasporto emozionale con cui la direttrice del sito on line Simona Gambaro ha non solo inteso gestire la vicenda ma la stessa intervista in oggetto. Ella, nel voler assumere il ruolo di vera e propria pretoriana del Bisceglia, ha detto che l’integrità dell’ex monaco sarebbe indiscutibile, ha detto che l’ex religioso, che con consueta modestia definisce la sua vita “un inno alla povertà”, non può essere criticato da nessuno e non ha bisogno di essere lodato da nessuno perché egli “si eleva da se stesso” (che è verissimo anche se non nel senso in cui la giornalista ha usato questa espressione), e infine ha affermato che quelli che fanno sono preferibili a quelli che dicono! Colpiscono il semplicismo, la genericità, l’astrattezza, e infine la partigianeria, di queste affermazioni. Ma tant’è! Peraltro, “Fogli Mariani”, secondo la giornalista avrebbe commesso il delitto di lesa maestà anche per aver criticato la decisione del sindaco Occhiuto di regalare un assessorato alla povertà al Bisceglia, senza accorgersi che la nostra stessa critica è stata mossa ai danni del suo “idolo”, sia pure per motivi diversi dai nostri, da alcuni degli amici giornalisti più stretti del fu frate!

Ci sarebbero tante altre osservazioni da fare, ma non è il caso di accanirsi contro chi forse odia o non ama coerentemente la verità, anzi la Verità. Quindi concludo. Simona Gambaro chiude il suo commento pro-Bisceglia in modo paternalistico e moralistico, chiamandoci fra l’altro “cari amici”, e infatti l’ultimo periodo della sua scialba e insignificante nota recita cosí: “E’ chiarissimo che chi scrive non conosce padre Fedele, non ha idea di cosa sia la città di Cosenza e ha pensato di passare alla ribalta per fare un pò di promozione ad un sito internet che dovrebbe essere dedicato alla testimonianza cattolica, alla figura della Madonna, Maria, ma attraverso quelle parole è andato fuori dal concetto di religiosità e di osservanza dei dettami di una Chiesa, che almeno chi scrive, ritiene si faccia proprio come Padre Fedele: tra i poveri, tra la gente, con una mano tesa al prossimo, con fatti concreti e meno chiacchiere da bar e accuse faziose”.

A parte qualche sgrammaticatura e qualche inestetismo formale, è chiarissimo che questa gentile signora non ha letto, come avrebbe dovuto fare per evidenti motivi deontologici, neppure un rigo delle centinaia di articoli pubblicati in “Fogli Mariani”: altrimenti si sarebbe vergognata di scrivere parole indegne di una mente onesta e di uno spirito appena appena sensibile a valori morali non necessariamente evangelici!

Quando lei nasceva, signora Gambaro, noi avevamo già fatto un bel pezzo di strada, per grazia di Dio, nella miseria ma anche e soprattutto nella verità e nello spirito di giustizia! Potrei anche invitarla ad informarsi meglio su di noi, ma non lo faccio perché non ne avverto la necessità. Piuttosto lei, che si definisce religiosa, veda di approfondire la sua fede, magari ascoltando qualche buon pastore ed evitando di frequentare (è pur sempre una possibilità) lupi travestiti da agnelli, e perché no leggendo anche i “Fogli Mariani”, che devono la loro esistenza unicamente al nostro Dio e non al nostro io.

Peraltro, è lei che liberamente e subdolamente ha pubblicato il nostro articolo sul suo sito: di quale volontà promozionale parla? Noi non frequentiamo i bar lussuosi e i circoli raffinati che frequenta lei con i suoi amici “arrivati”: la prossima volta, veda di calibrare meglio i suoi interventi e sia più limpida verso se stessa! Se crede.