Maria e la Russia
Anche la Russia è stata ed è protetta dalla Vergine Maria. Non solo la Russia zarista e in parte prezarista (è nel XIII secolo che la tradizione popolare russa colloca la prima apparizione in Russia dell’icona della Santa Madre di Dio, la Valdimir’skaya, di Kazan, realizzata poco dopo l’anno Mille a Costantinopoli e da qui scomparsa nel 1209), ma anche e sorprendentemente la stessa Russia marxista e comunista di Stalin. Il primo evento storico che la storiografia russa di ispirazione religiosa riferisce al prodigioso intervento della Madre di Gesù a favore del popolo russo risale all’1 ottobre del 1552, giorno in cui si celebrava la Protezione materna della Vergine, allorché lo zar Ivan cosiddetto (impropriamente) il Terribile, il primo ad assumere il titolo di Zar di tutte le Russie, sconfisse i temibili Tartari, che da musulmani impedivano ai cristiani il libero esercizio della loro fede, entrando a Kazan, la loro capitale. Qualche anno dopo, a causa di un incendio, i tartari, pensando che i russi fossero troppo provati e impreparati militarmente per resistere ad un loro attacco, tentarono di riconquistare la città senza tuttavia riuscirvi.
Nei giorni seguenti, si narra, la Santa Vergine apparve ad una bambina molto povera di nove anni ordinandole di cercare un’icona tra le rovine della città, un’icona che fu trovata e che da allora divenne per l’appunto la sacra icona della Madonna di Kazan, simbolo della protezione diretta che Maria aveva inteso esercitare e avrebbe sempre esercitato anche in futuro su tutto il popolo russo.
In realtà, i fatti della storia si sarebbero incaricati di radicare sempre più questa credenza nel cuore dei russi. Poco dopo la battaglia di Kazan, i polacchi occuparono tutto il territorio russo giungendo a minacciare persino Mosca ma, nell’ottobre del 1612, il popolo moscovita, dopo essersi affidati ancora una volta in preghiera alla Madonna di Kazan, fu capace di respingere la minaccia polacca e scacciare gli occupanti dai loro territori.
Nel 1709, sarebbe toccato allo zar Pietro il Grande affrontare e neutralizzare l’invasione svedese volta ad estirpare la tradizione ortodossa russa e a sostituirla con la religione protestante: nel 1709 gli svedesi subirono una tremenda sconfitta a Poltava da parte dell’esercito russo che tra le sue fila aveva portato ben in vista sul campo di battaglia l’icona della Madonna di Kazan, diventata ormai stabilmente la custode dell’identità spirituale della nazione, tanto che, quando un secolo dopo circa i russi riuscirono a prevalere anche sulle armate napoleoniche che in un primo tempo avevano addirittura incendiato e saccheggiato Mosca, venne loro del tutto spontaneo attribuire quella prodigiosa vittoria alla Madonna di Kazan.
La relativa icona fu allora portata da san Pietroburgo, dove era stata conservata all’indomani della vittoria sugli svedesi, a Mosca e qui sarebbe rimasta per quasi un secolo, fino alla fine di giugno del 1904, quando però, dopo la pesante sconfitta subìta dai russi nella guerra contro il Giappone e i successivi moti rivoluzionari che da una parte precedono lo scoppio della prima guerra mondiale che per la Russia avrebbe avuto un esito rovinoso e che dall’altra sarebbero sfociati nella rivoluzione bolscevica, essa sarebbe sparita dalla cattedrale della città moscovita. E’ a questo punto che la multisecolare identità spirituale e religiosa russa rischia di eclissarsi per cedere il passo alla nuova civiltà atea e materialistica che, nel nome dell’umanità proletaria, i teorici comunisti della Rivoluzione d’ottobre del 1917, avrebbero voluto costruire prima in Russia e poi in tutto il resto del mondo libero. In effetti, non è un caso che Maria, proprio qualche mese prima dello scoppio della Rivoluzione d’ottobre, il 13 luglio del 1917, apparisse in Portogallo, a Fatima, e parlasse a tre ingenui pastorelli.
Senonché Maria di Nazaret, come ha ben documentato Vittorio Messori nella più recente edizione del suo volume “Ipotesi su Maria” (Ares 2015), lungi dall’indietreggiare dinanzi alla persecuzione anticristiana voluta ed attuata dalla spietata dittatura sovietica e stalinista, continuò a stare vicina al suo popolo, talmente vicina che, come risulta dagli archivi segreti relativi all’era staliniana, nel momento in cui, nel corso della seconda guerra mondiale e più esattamente nel 1941, i nazisti avevano accerchiato Mosca ed erano sul punto di conquistarla, un depresso Stalin non solo ordinava che l’icona della Madonna di Kazan a bordo di un aereo militare sorvolasse su Leningrado già occupata dai tedeschi, ma, nel denunciare il tradimento dell’alleato tedesco e nell’incitare l’intero popolo russo alla resistenza patriottica antinazista, a differenza di altri gerarchi sovietici come ad esempio Molotov si rivolgeva (il 3 luglio per radio) a tutti i popoli dell’URSS non con la canonica e laicissima espressione “compagni e compagne”, bensí con un assolutamente inedito e sorprendente “fratelli e sorelle”.
Il linguaggio era chiaramente cristiano, a dispetto del fatto che, appena qualche anno prima ovvero nel 1938, lo stesso Stalin aveva voluto varare un “piano quinquennale dell’ateismo” che prevedeva, si pensi un po’, la chiusura di tutte le chiese ortodosse e l’eliminazione di tutti i sacerdoti ancora in vita entro e non oltre il 1943! Non solo: sempre in quel fatidico anno 1941, gli ufficiali dell’esercito sovietico ricevettero l’ordine di ritornare all’antica usanza zarista di andare in battaglia al grido di “Avanti, con Dio”!
Sono tutte cose che Messori ha narrato con puntualità e precisione, aggiungendo anche dell’altro: “Il regime non aveva mai permesso che fosse coperto il posto di Patriarca della Russia ed ecco che la Pravda, per la prima volta, diede notizia che Stalin aveva ricevuto una delegazione ecclesiastica e (parole testuali del giornale ufficiale del PCUS) 'il Comandante Supremo delle Armate e Capo del governo ha espresso la sua comprensione alla proposta dei religiosi di eleggere un Patriarca e ha dichiarato che da parte del governo non verrà opposto ostacolo' "; e rilevando che tutto questo non poteva non risultare “sconvolgente per popoli abituati alla lotta implacabile contro le 'superstizioni': nella Leningrado assediata dai tedeschi riapparve, dal magazzino in cui era buttata assieme a moltissime altre immagini sacre, l’icona veneratissima della Madre di Dio di Kazan, protettrice della Russia e, sotto il tiro dell’artiglieria tedesca e della Lufwaffe, le autorità stesse organizzarono una devota processione. E non finì lì: l’icona così cara a tutti i credenti fu trasportata a Mosca, essa pure sotto tiro, e un’altra processione fu celebrata con la collaborazione del Partito ateo. Ma lo sbalordimento raggiunse il culmine quando la Madre di Dio di Kazan, con un viaggio lungo e tormentato, raggiunse un’altra città assediata, una città che portava il nome stesso del Grande Capo e che quindi aveva un altissimo valore simbolico: Stalingrado” (in “Il Timone”, luglio 2014).
Ora, gli storici non religiosi o di orientamento marxista tenderanno a sottovalutare questa circostanza o ad interpretarla solo come un espediente politico usato da Stalin per tentare di dare più forza alla mobilitazione popolare contro il nemico invasore e in particolare alla mobilitazione di quelle masse popolari ancora cristiane e molto legate alle loro Chiese, ma la verità è che qualcosa di profondamente inatteso aveva sconvolto l’ex seminarista ribelle della Georgia fino al punto di costringerlo di ricorrere alla santissima Madre di Dio per salvare il suo popolo e se stesso dalla barbarie nazista.
Forse la Madonna di Kazan non avrà “convertito” Stalin ma è innegabile che, almeno in quella non trascurabile vicenda storica del suo popolo e della sua stessa vita e nel clima di distensione religiosa che ne sarebbe seguito, ella sarebbe riuscita a piegare l’indole empia e persecutoria del dittatore sovietico alla salvifica volontà del suo Figlio divino.
Recentemente si sono incontrati Putin e papa Francesco ed è apparso a tutti singolare che proprio il Presidente russo, dopo aver omaggiato il capo della Chiesa cattolica con una preziosa copia della Sacra immagine della Madonna di Kazan, lo abbia poi anche sollecitato a baciare l’icona e ad accompagnare questo gesto con un altrettanto significativo segno della croce. Come Stalin aveva affidato a Maria di Nazaret nel 1941 le sorti della sua patria e forse non solo quelle della sua patria, cosí Putin e Francesco, sia pure su iniziativa del primo, in occasione di questo loro incontro hanno voluto affidare a Maria le sorti di un mondo contemporaneo dilaniato da guerre e da odi razziali di diversa natura oltre che da molteplici e deleteri egoismi nazionali e individuali.
E, sembra, questa continuità dell’amore, anche se non sempre limpido e coerente, per la Madre di Dio persino nel cuore dei più alti responsabili della vita politica del popolo russo, è più che sufficiente a valere da monito per noi “occidentali”: “attento Occidente a non sottovalutare il potenziale spirituale oltre che politico della Russia, senza il cui apporto non sarà possibile costruire una pace sufficientemente credibile e stabile nel mondo! Attento soprattutto a cogliere bene e a non disattendere la volontà di Dio!”.
E’ peraltro un dato oggettivo quello per cui, come rilevava il 15 agosto 2015 Filippo Romeo, esperto di geopolitica, Direttore del Programma Infrastrutture e Sviluppo Territoriale IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie), “dal 1997 ai giorni d'oggi c'è stato un incredibile incremento sia di conversioni, ma anche soprattutto di diocesi, cattedrali, monasteri e università teologali. Questo dimostra che c'è un forte fermento religioso che si traduce in una rinascita del Patriarcato di Mosca e della fede ortodossa, che tutto sommato non è mai svanita totalmente neanche nel periodo sovietico”. Appunto.