Il ministero celeste di Maria
A fedeli dispersi e molto lontani da lui, san Pietro scrive da Roma (chiamata nella sua lettera Babilonia) per esortarli ad essere coraggiosi e ad operare il bene in Cristo perché essi sono «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui» (Pt2, 9). Chiunque creda in Cristo è dunque un eletto, un sacerdote regale e profetico (profetico in quanto annuncia e proclama “le opere ammirevoli di lui” e quindi in sostanza il suo potere e la sua volontà), una persona santa tenuta a tradurre la santità conferitagli dalla sua stessa fede in una vita di preghiera e di carità secondo gli insegnamenti di Cristo.
In assoluto, la prima persona “eletta” dell’antico popolo ebraico e del nuovo popolo cristiano era stata Maria, e Maria era stata la prima tra tutti i credenti in Cristo a manifestare la sua regalità sul Calvario standosene dignitosamente dritta di fronte al suo figlio morente, la prima ad esercitare una funzione sacerdotale nell’offrire al Padre nel tempio la Vittima sacrificale ancora in fasce ovvero il suo stesso figlio, la prima ad esercitare anche una funzione profetica per tutta la vita in virtù di quella grazia divina di cui era colma.
Regina, sacerdotessa e profetessa: questo triplice ministero ella avrebbe continuato ad esercitare ed esercita dal Cielo, con tutta l’amorevole discrezione e la forza spirituale di cui Dio l’ha resa capace, ad esclusivo beneficio di tutti i suoi figli sulla terra. Ella è la Donna dello Spirito Santo e, per mezzo di esso, continua ad intervenire nelle vicende umane perché tutti i popoli e i figli di Dio abbiano ogni opportunità per salvarsi in Cristo.
Come Regina può fare quello che vuole, nel senso che non c’è nulla che il Signore le possa ormai negare; come sacerdotessa continua ad intercedere presso suo figlio da lei stessa offerto per la nostra salvezza affinché la sua grazia ci consenta di uscire dalla nostra condizione di peccato per elevarci verso il Cielo; come profetessa continua a cantare le lodi di Dio e ad ispirare gli uomini e le donne di buona volontà perché anch’essi uniscano le loro lodi alle sue.
Per questo motivo, la Chiesa ha trovato in lei una madre esemplare e un modello insuperabile di fede. San Cromazio, vescovo di Aquileia, diceva che la Chiesa di Cristo non esiste senza Maria, e un teologo contemporaneo come Urs Von Balthasar sosteneva che “senza la mariologia il cristianesimo minaccia di disumanizzarsi”. La Chiesa è pura e santa nella mente e nel cuore di Dio, ma è spesso impura e soggetta al peccato nella prassi degli uomini e delle donne che ne fanno parte, e Dio-Cristo si è servito di una donna come Maria perché ella con la sua tenerezza e la sua sagacia materne, con la santa autorevolezza dei suoi richiami e delle sue esortazioni provvedesse meglio di chiunque altro a purificare le anime e a favorire una continua riforma spirituale della Chiesa stessa.
Senza Maria i servi di Cristo e, per sua sconfinata liberalità, gli amici di Cristo, non potrebbero contare su quella particolare premura materna che si era manifestata a Cana di Galilea in occasione del primo miracolo pubblico di Gesù; senza Maria noi tutti non potremmo sentirci continuamente e amorevolmente sollecitati, in quanto servi o diaconi di Gesù, da quelle memorabili parole: “fate quello che egli vi dirà”.
Probabilmente, Maria dice dal cielo ad ognuno di noi, per quanto crudeli e perversi talvolta possiamo essere, e a tutta la Chiesa di cui è madre e regina: “fate quello che Gesù vi ha detto senza mai stancarvi; fatelo anche se conoscerete cadute e angoscianti amarezze perché Egli è pronto a perdonarvi e io stessa, se me lo chiederete con l’umiltà che a Lui è gradita, vi rimetterò in sesto nel nome e per conto di mio figlio”. La dolcezza e la grandezza di una figura come quella di Maria, la sua vicinanza spirituale di essere umano tra esseri umani, esercita un influsso benefico sui cuori e produce un senso di fratellanza universale, un desiderio di bene e d’amore, di cui l’umanità ha assolutamente bisogno.
Si dice sempre che la donna è insopprimibile nella vita e nella storia; perché mai allora la donna Maria, la sorella Maria, la madre Maria, la Regina Maria, oggi dall’alto dei suoi privilegi celesti, se ne dovrebbe restare in disparte semplicemente ad osservare quello che succede nel nostro mondo? Non è giusto che proprio lei, con il suo interesse verso di noi, con le grazie che ci elargisce, col sostegno che ci offre, con le preghiere incessanti rivolte a Dio in nostro favore, stia lí a dimostrare che effettivamente nel disegno originario di Dio la donna dovesse assolvere una funzione importantissima: quella di compagna dell’uomo (s’intenda umanità) e quella di collaboratrice stretta di Dio?
Sono concetti che esprimono una sorta di infantilismo psichico? Tutto può essere naturalmente: tuttavia un uomo come Massimiliano Kolbe, per niente soggetto a sdolcinature sentimentalistiche e anzi dotato di un temperamento spirituale tanto candido e ardente quanto virile, era solito invocare l’Immacolata con l’affettuoso e filiale diminutivo di “mammina”. E, ricordandoci che solo chi diventa come i bambini potrà entrare nel regno dei cieli, non sarebbe male che ognuno di noi imparasse ad invocare la Madre di Dio con questo stesso diminutivo. Quando saremo davanti a Cristo Giudice a rendere conto della nostra vita solo lei potrà confortarci e sostenerci: ancora una volta, come solo una donna e una madre, per volontà stessa di Dio, sa fare.