Darwinisti allo sbaraglio
L’ipotesi evoluzionista, al contrario di tante altre ipotesi e leggi scientifiche come la teoria eliocentrica provata da Galilei o la teoria einsteiniana della relatività generale o la stessa legge newtoniana della gravitazione universale, non ha mai avuto una verifica sperimentale esaustiva e incontrovertibile, e questo spiega perché la comunità scientifica sia ancora molto divisa o incerta nel riconoscere in modo unanime la fondatezza scientifica della teoria darwiniana dell’evoluzione, specie dinanzi alla pretesa extrascientifica che tale teoria possa minare addirittura i fondamenti della fede religiosa e più in particolare cattolica.
Sono per lo più filosofastri da quattro soldi molti degli epigoni di Charles Darwin che, dall’alto di cattedre universitarie spesso inventate ad hoc e talvolta immeritate, manipolano maldestramente i dati sperimentali delle scienze della vita, in palese contrasto persino con le più intime convinzioni dello stesso Darwin, per perseguire precisi interessi accademici di bottega e per tentare di esercitare truffaldinamente un’influenza egemonica sulla cultura filosofica nazionale ed internazionale. Questi signori, però, non dispongono neppure di una mezza dimostrazione scientifica che consenta loro di provare, di provare e non semplicemente di supporre, quel che sarebbe accaduto in passato, ovvero che la vita nella sua complessità si sarebbe evoluta dalla materia e dai suoi elementi più semplici. Né essi accrescono il grado di scientificità della loro tesi allorché propongono perentoriamente di sostituire la classica o tradizionale categoria della causalità con quella della casualità, per cui il caso o la contingenza diventerebbero la chiave di volta di quel che non potrebbe essere diversamente spiegato.
Gli studi di questa gente, che passa il suo tempo a dispensare patenti intimidatorie di ignoranza e incompetenza a destra e a manca, devono la loro autorevolezza solo al fatto che anche l’esercito di darwiniani o darwinisti che dir si voglia è ben sostenuto e alimentato da potenti lobbies internazionali, allo stesso modo di come omossessuali arroganti e prepotenti, sostenitori del libero amore e di ogni genere di trasgressione sessuale, o teorici radicali e oltranzisti di pratiche eutanasiche, devono la loro accentuata visibilità alle loro lobbies di riferimento. Il caso, la contingenza: supposizioni, solo supposizioni, anzi molto più spesso semplici fantasie spacciate per intuizioni geniali di stampo scientifico.
Il fatto è che l’evoluzionismo, come presunta teoria scientifica, non fornisce autonomamente alcuna prova, alcuna dimostrazione o verifica sperimentale (e quindi tale da potersi ripetere sempre in laboratorio secondo precisi protocolli procedurali) in virtù della quale sia possibile sostenerne legittimamente la scientificità, ma esso si fonda invece su un assunto filosofico, e come tale proponibile ma non verificabile, ovvero quello per cui non esiste nulla che non derivi dalla materia e da una materia in continuo movimento o sviluppo evolutivo. E’ principalmente questa idea, che come tale, se circoscritta a determinati e ben precisi ambiti logici, può naturalmente avere la sua utilità, a stare particolarmente a cuore di soggetti animati da odio, più o meno inconfessato, verso la cultura cattolica e verso tutti coloro che non sono disposti ad accettare in blocco o indiscriminatamente il relativismo contemporaneo, che nel darwinismo ha una piattaforma teorica privilegiata.
C’è relativismo e relativismo, e il relativismo che scaturisce da approcci interpretativi corretti all’impresa scientifica moderna e contemporanea è un relativismo ancora ben compatibile con la fede in Dio, in Cristo Salvatore e nei valori assoluti che ne derivano. Viceversa, altre forme di relativismo fondate su letture parziali e unilaterali, e perciò arbitrarie e dogmatiche, e ancora grottescamente inconsapevoli di quanto siano contraddittorie nel pretendere che non vi siano verità assolute tranne quelle su cui evidentemente si fonda questo stesso assunto polemico, sono da aborrire in tutti i sensi e da ritenere non degne di uno spirito non già religioso ma realmente laico e democratico.
L’evoluzione non è un fatto. Si diano pace quelli che sostengono il contrario solo sulla base di osservazioni empiriche cui ad oggi nessuno scienziato è riuscito a conferire quella unità logico-razionale, quella cogenza dimostrativa e quella univocità scientifiche senza cui non è possibile qualificare una teoria come scientifica. Nessuno si scaglia contro Darwin, ci mancherebbe altro, ma solo contro i suoi epigoni più mediocri e più indegni di lui, che purtroppo non perdono occasione, con i loro deliri speculativi e il loro esilarante fanatismo ideologico, per dare prova di saccenteria e accademica stupidità.