Sacramenti sempre più nel mirino della giurisprudenza*
I Sacramenti appaiono sempre più, a livello internazionale, nel mirino della giurisprudenza. Così, mentre nel mondo – in Sri Lanka, India, Cina, Siria ed in molte altre regioni… – proseguono le persecuzioni di sangue contro i cristiani, altrove l’inquietante ondata di laicismo giacobino, rivestito di più o meno nobili pretesti, non conosce a sua volta tregua e procede a colpi di codicilli.
La Camera dei Deputati cilena ha, ad esempio, approvato un disegno di legge, che pretende di obbligare i sacerdoti a violare il segreto della Confessione in caso di abuso sessuale. Secondo la Conferenza episcopale, tale norma rappresenta un passo «molto grave», un’autentica minaccia per la libertà religiosa e crea un’oggettiva e «seria difficoltà» dal punto di vista del diritto canonico.
Il disegno di legge venne presentato nel maggio dello scorso anno dall’on. Raul Soto, peraltro un cristiano-democratico, è stato approvato lo scorso ottobre dalla Commissione costituzionale, la Camera bassa lo ha a sua volta recepito ed ora, per diventare operativo, deve attendere il “sì” anche da parte del Senato: qualora giungesse, verrebbe modificato l’art. 175 del Codice di Procedura Penale e verrebbe pertanto ampliato lo spettro di coloro che vengono obbligati a denunciare reati commessi contro minori e adulti in condizioni fisiche o mentali tali da richiedere particolare attenzione per le loro condizioni fisiche o psichiche.
Tale obbligo, che riguarda già i dirigenti degli istituti scolastici, le forze dell’ordine, le capitanerie di porto ed i comandanti delle navi, verrebbe esteso ora anche alle «autorità ecclesiastiche di qualsiasi confessione religiosa, tanto di diritto pubblico quanto di diritto privato, ed, in generale, ai Vescovi, ai pastori, ai ministri di culto, ai diaconi, ai sacerdoti, ai religiosi ed a chiunque altro» sia responsabile «di una Congregazione» o di gruppi, così come ai vertici di associazioni, fondazioni o sigle di carattere culturale, giovanile, educativo, sportivo o di altra natura.
In particolare, il canone 983 del Codice di Diritto Canonico cozza contro tale norma, perché così recita: «§1. Il sigillo sacramentale è inviolabile; pertanto, non è assolutamente lecito al confessore tradire anche solo in parte il penitente con parole o in qualunque altro modo e per qualsiasi causa. §2. All’obbligo di osservare il segreto sono tenuti anche l’interprete, se c’è, e tutti gli altri ai quali in qualunque modo sia giunta notizia dei peccati della Confessione».
In caso di infrazione, il canone 1388 specifica: «§1. Il confessore che violi direttamente il sigillo sacramentale incorre nella scomunica latae sententiaeriservata alla Sede Apostolica; chi poi lo fa solo indirettamente sia punito proporzionalmente alla gravità del delitto».
Un altro fronte ostile è stato aperto in Olanda, dove le Sinistre, gli ambientalisti ed i liberali pretendono un inasprimento della sanzione per chiunque contragga matrimonio religioso prima di quello civile. In merito è stato presentato l’ennesimo disegno di legge che prevede per i trasgressori una multa di 4 mila euro o, in alternativa, una condanna a sei mesi di carcere.
La norma amplia quanto già previsto dall’art. 68 del Codice civile olandese, estendendone gli effetti anche sugli sposi e sui loro testimoni; il provvedimento, per il quale i nubendi devono essere entrambi maggiorenni, verrebbe introdotto per evitare abusi nella comunità islamica, quali poligamia, nozze forzate o con minorenni, per cui dovrebbe essere approvato da un’ampia maggioranza parlamentare, senza incontrare ostacoli.
I conti tuttavia non tornano… Anche in Italia poligamia, nozze forzate o con minorenni sono sempre state vietate e contrastate efficacemente. Sono bastate le leggi concordatarie per questo. Non solo: di per sé anteporre il matrimonio civile a quello religioso non basta a scongiurare illeciti, poiché quel che poi accada in una moschea o in un centro culturale islamico, del fatto che cioè vi si celebrino o meno altre, nuove unioni, non è detto che all’esterno si abbia notizia.
Quel che è certo è che tale mossa crea viceversa seri problemi di carattere morale in casa cattolica (e non solo), tali da costringere quanti desiderino aderire in pieno alla Dottrina ad organizzare le proprie nozze in modo tale che cerimonia civile e religiosa differiscano solo di qualche ora. Diversamente potrebbe facilmente insorgere col tempo la falsa convinzione che sia sufficiente, per dirsi sposati, esserlo di fronte allo Stato, rinunciando al Sacramento o rinviandolo sine die¸ specie in un contesto di lassismo spirituale quale l’attuale.
Dopo divorzio, aborto, fecondazione assistita, eutanasia, si registra insomma una tendenza a modificare sempre più la giurisprudenza, nelle piccole come nelle grandi cose, in senso sempre più o contrario alla fede cattolica (come in Cile) oppure penalizzante (come in Olanda), dove – si badi – ad esser messi in discussione sono due Sacramenti. Il che è francamente inquietante.
* Pubblicato in "Corrispondenza romana" dell'1 maggio 2019