La migrazione di massa e il "grande rischio" per l'Europa*

Scritto da Cardinale Robert Sarah on . Postato in Compagni di viaggio, articoli e studi

Il cardinal Robert Sarah, roccioso difensore dell’ortodossia cattolica, ha preso posizione anche sullo spinoso tema dell’immigrazione rilasciando al giornale cattolico “In Terris” la seguente intervista.

Il suo pensiero si potrebbe sintetizzare in poche frasi: niente frontiere aperte in modo indiscriminato, niente sostegno a chi alimenta con soldi e assistenza logistica flussi migratori incontrollabili, niente esegesi biblica dell’immigrazione. Il porporato guineano, infatti, spiega: “Meglio aiutare le persone a realizzarsi nelle loro culture piuttosto che incoraggiarle a venire in un’Europa in piena decadenza. È una falsa esegesi quella che utilizza la Parola di Dio per valorizzare la migrazione. Dio non ha mai voluto questi strappi”. Nell’intervista, Sarah parla della Polonia, dove afferma di essere stato in visita: “Essa - la sua riflessione - è libera di dire all’Europa che ciascuno è stato creato da Dio per essere messo in un ben preciso posto, con la sua cultura, le sue tradizioni e la sua storia. Questa volontà attuale di globalizzare il mondo sopprimendo le nazioni, le specificità, è pura follia”. Il cardinale non lesina poi critiche all’Unione europea. “Voi siete anzitutto polacchi, cattolici, e solo successivamente europei. Voi - il suo invito - non dovete sacrificare queste due prime identità sull’altare dell’Europatecnocratica e senza patria”. E poi il siluro: “La Commissione di Bruxelles non pensa che alla costruzione di un libero mercato al servizio delle grandi potenze finanziarie. L’Unione europea non protegge più i popoli, protegge le banche”. Si potrebbe interpretare quello di Sarah come un controcanto rispetto a quanto intonato da altri esponenti ecclesiastici. “Tutti i migranti che arrivano in Europa vengono stipati, senza lavoro, senza dignità… È questo ciò che vuole la Chiesa?”, si chiede il prefetto. Che aggiunge: “La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa. Se l’Occidente continua per questa via funesta esiste un grande rischio – a causa della denatalità – che esso scompaia, invaso dagli stranieri, come Roma fu invasa dai barbari. Parlo da africano. Il mio paese è in maggioranza musulmano. Credo di sapere di cosa parlo”.


Il magistero dei pontefici e l'appello dei vescovi africani

L’atteggiamento del card. Sarah ricalca un passo del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale del rifugiato del 2013. Ecco la celebre citazione di Ratzinger: “Nel contesto socio-politico attuale (…), prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”. Linea di continuità con quanto il suo predecessore, San Giovanni Paolo IIaffermava al Congresso mondiale delle migrazioni nel 1998, ossia che “diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione”. Poi Benedetto XVI, in un altro passaggio del suo messaggio del 2013, avvertiva che “non possiamo dimenticare la questione dell’immigrazione irregolare, tema tanto più scottante nei casi in cui essa si configura come traffico e sfruttamento di persone, con maggior rischio per donne e bambini”. Sembra di rileggere il card. Sarah, quando nella sopracitata intervista definisce la migrazione di massa “nuova forma di schiavismo”. Concetto che si presenta anche nel messaggio dei vescovi delle conferenze nazionali e interterritoriali dell’Africa occidentale al termine della Terza Assemblea Plenaria che si è tenuta a metà maggio in Burkina Faso. I presuli si rivolgono ai giovani dei loro Paesi così: “Certo, comprendiamo la vostra sete di felicità e di benessere che i vostri Paesi non vi offrono. Disoccupazione, miseria, povertà rimangono mali che umiliano. Tuttavia, non dovete sacrificare la vostra vita lungo strade pericolose e destinazioni incerte. Non lasciatevi ingannare dalle false promesse che vi porteranno alla schiavitù e ad un futuro illusorio! Con il duro lavoro e la perseveranza potrete avere successo in Africa e, cosa più importante, rendere questo continente una terra prospera”. Ed ecco Papa Francesco: "Senza integrazione meglio non accogliere: accogliere lo straniero è un principio morale. Ma non si tratta di accogliere 'alla belle étoile', no, ma un accogliere ragionevole". Perciò occorre parlare "della prudenza dei popoli sul numero o sulle possibilità: un popolo che può accogliere ma non ha possibilità di integrare, meglio non accolga. Lì c’è il problema della prudenza. E credo che proprio questa sia la nota dolente del dialogo oggi nell’Unione Europea".

* Intervista tratta da "In Terris" del 3 giugno 2019