Comunione in bocca e comunione sulla mano

Scritto da Francesco di Maria.

Dal libro del vescovo argentino Juan Rodolfo Laise, Comunione sulla mano, Siena, Cantagalli, 2016

Chi fa la comunione sulla bocca, chiosa Laise, «segue puntualmente non solo la tradizione ricevuta, ma la volontà espressa degli ultimi Papi», ad eccezione del papa oggi in carica, «ed evita così di porsi in occasione di peccato nel lasciar cadere per negligenza frammenti che sono il Corpo di Cristo». Chi fa la comunione sulla mano «non per questo pecca né commette personalmente un atto di disobbedienza, però sceglie una forma sconsigliata dai Papi, in sé meno riverente e più propensa alle profanazioni e la cui concessione fu frutto della politica del “fatto consumato”».

 

Dall’articolo di mons. Nicola Bux, Alla sua presenza, in La Voce di Ferrara-Comacchio, settimanale cattolico d'informazione, 1 luglio 2014.

Il Messale Romano, promulgato da Paolo VI, ammonisce: «Non è consentito ai fedeli di “ prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano” (Institutio Generalis del Messale Romano, 118) la sacra ostia o il sacro calice. In merito, inoltre, va rimosso l'abuso che gli sposi si distribuiscano in modo reciproco la santa Comunione» (Istruzione Redemptionis Sacramentum 94). Ancora «Non si permetta al comunicando di intingere da sé l'ostia nel calice, né di ricevere in mano l'ostia intinta» (Ivi, 104). Un altro abuso frequente è la distribuzione della Comunione da parte di accoliti e ministri straordinari, – anche se vi sono sacerdoti e diaconi, ministri a ciò deputati – cosa prevista solo in caso di una grande folla, cioè, almeno cinquecento fedeli, che si accostassero tutti al sacramento! Eppure, nell'Istruzione Redemptionis Sacramentum, richiesta da Giovanni Paolo II nell'Enciclica sull'Eucaristia, si ammonisce: «E' riprovevole la prassi di quei Sacerdoti che, benché presenti alla celebrazione, si astengono comunque dal distribuire la Comunione,incaricando di tale compito i laici» (RS 157) e poi: «Il ministro straordinario della santa Comunione, infatti, potrà amministrare la santa Comunione soltanto quando mancano il Sacerdote o il Diacono, quando il Sacerdote è impedito da malattia, vecchiaia o altro serio motivo o quando il numero dei fedeli che accedono alla Comunione è tanto grande che la celebrazione stessa si protrarrebbe troppo a lungo……

 

La prassi ordinaria – secondo la tradizione condivisa d'oriente e d’occidente – è che si riceva nella bocca, dopo un atto di riverenza, un inchino profondo o in ginocchio. Ma non di rado, i fedeli che vogliano riceverla, così, sono oggetto di bruschi dinieghi, anche scandalosi, da parte di sacerdoti noncuranti d'avere nelle mani le sacre specie. Eppure, il modo di riceverla, in piedi e sulla mano, è solo un indulto, ossia un permesso a tempo. Pertanto, non poteva non suscitare reazioni l''innovazione' di Benedetto XVI di amministrare la Comunione ai fedeli, in ginocchio e in bocca: 'innovazione', rispetto appunto all'indulto, che in diverse nazioni consente di riceverla sulla mano. Infatti, si ritiene da non pochi, che solo nella tarda antichità e nell’alto medioevo, la chiesa d'oriente e quella d'occidente abbiano preferito amministrarla in tal modo. Ma, Gesù ha dato la Comunione agli apostoli in bocca o ha chiesto loro di prenderla con le proprie mani? Visitando una mostra del Tintoretto a Roma, ho osservato alcune 'Ultime Cene' in cui Gesù dà la Comunione in bocca agli apostoli: si potrebbe pensare che si tratti di una interpretazione del pittore ex post, un po' come la postura di Gesù e degli apostoli, a tavola, nel cenacolo di Leonardo, che 'aggiorna', alla maniera occidentale, l'uso giudaico dello stare invece reclinati a mensa….

 

la tradizione pittorica orientale e occidentale, dal V al XVI secolo ha raffigurato Cristo che fa la Comunione agli apostoli direttamente nella bocca. Benedetto XVI, in continuità con la tradizione universale della Chiesa, ha ripreso il gesto: perché non imitarlo? Ne guadagnerà la fede e la devozione di molti verso il sacramento della Presenza, specialmente in un tempo dissacratorio, come quello odierno» .

 

Pertanto, cari fratelli vescovi dell’Italia, lasciate che, virus o non virus, epidemia o non epidemia, pestilenza o non pestilenza, il fedele che intenda accostarsi alla santa comunione eucaristica con spirito adorante continui ad avere piena facoltà di ricevere sulle labbra l’ostia consacrata, il corpo stesso di Cristo, direttamente dalle mani del ministro celebrante e non sul palmo della propria mano. L'igiene dell'anima è comprensiva dell'igiene del corpo, qualunque cosa accada del corpo. L’integrale fede in Cristo Gesù non può e non deve tollerare di essere messa in quarantena, di essere mortificata con accorgimenti terreni che non hanno alcun valore quando si tratta di accostarsi a Colui che ha salvato e sempre salverà il mondo da morte sicura. Riempiamo piuttosto le chiese di gente e preghiamo uniti e fiduciosi il Signore affinché ogni pericolo presente e futuro per il nostro corpo e la nostra anima abbia a cessare.